Dal punto di vista economico, l’accordo
tra USA e Messico, consente ai due paesi di evitare cirisi pericolose, non solo
dal punto di vista economico ma anche politico. Se fossero entrati in vigore i
dazi di Trump gli Stati Uniti avrebbero avuto una contrazione del prodotto
interno lordo dello 0,7% per i problemi che avrebbe patito il settore
automobilistico e quello della grande distribuzione. D’altronde l’allarme era
stato dato ampiamente dalla Federal Reserve statunitense, dalla borsa di Wall
Street e dallo stesso partito repubblicano, che era pronto a boicottare il
decreto presidenziale. Quindi un danno al prestigio politico del presidente
americano proprio all’interno del suo partito a circa un anno dalle elezioni
presidenziali. Anche sul piano diplomatico vi era la concreta possbilità di una
apertura dello stato di crisi con il vicino stato messicano: un problema sui
confini, che si sarebbe andato ad aggiungere alle diverse crisi internazionali
in cui gli USA si stanno districando. Ma se queste erano le potenziali
conseguenze nel terreno americano, anche in quello messicano una crisi con il
principale partner commerciale avrebbe potuto generare, sul piano interno,
conseguenze non gradite. Le richieste USA, per evitare i dazi al Messico, erano
quelle di bloccare la frontiera messicana con il Guatemala, condurre una
repressione nei confronti del racket che favorisce l’emigrazione illegale ed
operare il dibrigo delle pratiche dei richiedenti asilo sul suolo messicano,
anziché su quello americano. Nessuna di questerichieste è stata però
soddisfatta, il Messico ha inviato seimila uomini della Guardia Nazionale
presso il confine meridionale. Per il resto non si sa se non vi è stata la volontà
ad accogliere le richieste americane o,piuttosto, una impossibilità pratica di
esaudire la volontà statunitense. Per mettere in pratica il controllo della
frontiera meridionale occorre debellare la presenza delle organizzazioni
malavitose che controllano il traffico di uomini e ciò comporta uno sforzo,
dove la sola presenza militare non è sufficiente, ma è richiesto un impegno
notevole da parte dei servizi segreti ed una lotta alla corruzione presente
nell’apparato burocratico messicano. Queste difficoltà sono ben note agli
americani e ciò provoca dei seri interrogativi su quanto poteva attendersi il
presidente americano. Il sospetto legittimo è che Trump abbia usato la solita
tattica che prevede un annuncio roboante, per poi ottenere un risultato
inferiore di quanto richiesto, ma che deve essere esaltato dall’apparato della
Casa Bianca come un successo. Del resto lo stesso Trump ha rivendicato come la
sua strategia ottenga dei risultati tangibili. Tuttavia rimane ragionevole pensare che la
presenza dei seimila uomini della Guardia Nazionale potrà rallentare, anche in
modo considerevole, il flusso migratorio ma la vera domanda è per quanto. Al
momento il Messico ha fatto la cosa che costava meno sforzo ed ha ottenuto il
blocco dei dazi più che per la sua manovra di facciata, per l’impossibilità di
mandare in crisi l’industria americana da parte del presidente USA e per l’opposizione
dei settori finanziari, economici e politici, statunitensi. Che poi il merito
di una manovra diversiva messicana, sia ascritto alla strategia dell’inquilino
della Casa Bianca non cambiale cose: tra poco il traffico migratorio verso gli
Stati Uniti riprenderà come prima. Piuttosto il problema delle condizioni
igieniche dei centri di accoglienza di Arizona e Texas è in continuo
aggravamento, per le tante e continue presenze che si registrano; ciò crea una
difficoltà tangibile ed evidente ai funzionari americani, che si trovano
impossibilitati ad assicurare i più elementari standard di sicurezza sanitaria.
Ma a questa situazione, ben nota a Washington, non corrisponde una adeguata
assistenza proveniente dalle istituzioni centrali, che sembrano avere adottato
come tattica di risoluzione del problema, proprio la mancanza di una assistenza
adeguata ai migranti, forse per convincerli a desistere nel proposito di
emigrare clandestinamente negli Stati Uniti.
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