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giovedì 11 luglio 2019

Regno Unito: il principale partito di opposizione propone un nuovo referendum sull'Europa

La vicenda dell’uscita inglese dall’Unione si arricchisce di un nuovo episodio. Il leader del principale partito di opposizione ha deciso di appoggiare un nuovo referendum  sull’argomento. La decisione avviene in maniera tardiva, dopo un atteggiamento mai definito all’interno della formazione laburista e con la convinzione dello stesso leader della necessità di uscire dall’Europa. Fino ad ora soltanto il partito liberal democratico si è espresso chiaramente contro la Brexit. Le posizioni all’interno dei laburisti, sono, invece non omogenee e ciò non contribuisce ad una chiara ed univoca posizione del partito di fronte ad una eventuale ripetizione della consultazione. Che questa ripetizione sia necessaria sembra essere una cosa accertata da tempo. Il referendum che ha decretato, con poca differenza tra i si ed i no, l’uscita del Regno Unito dall’Unione è stato effettuato senza la dovuta informazione e con notizie palesemente falsate sulle conseguenze, sopratutto economiche, che si sarebbero verificate sui ceti meno abbienti. Dal punto di vista legale, inoltre, è stato un referendum consultivo, che, in teoria, non avrebbe dovuto avere, effetti pratici, se non quelli di indicare una via al governo. La natura stessa del quesito era troppo limitata ad una risposta affermativa, che non aveva altre interpretazioni, ad una negativa, che, invece, come hanno dimostrato gli eventi successivi, aveva diverse implicazioni: da quella senza condizioni a quella, più attenuata, di sviluppare, comunque, con l’Europa una zona commerciale comune. L’incapacità della politica e dei politici inglesi ha determinato una immobilità che è stata negativa tanto per Londra, quanto per Bruxelles. Valutare i perchè della decisione dei laburisti non è facile, senz’altro ragioni di opportunità politica hanno condizionato questa scelta: di fronte all’immobilismo dei conservatori, i laburisti hanno provato a cambiare il loro atteggiamento politico caratterizzato, anch’esso da una indecisione sconcertante, che ha provocato una dura sconfitta nelle elezioni europee. Sia i conservatori che i laburisti, cioè i partiti che si sono distinti per laloro indecisione sono stati quelli maggiormente puniti dagli elettori. Ma, mentre i conservatori sono alle prese con il cambio di leadership, i laburisti provano a sfruttare il vantaggio di non avere questo problema, rilanciando il tema del referendum. La cosa può, comunque, rivelarsi positiva perchè riporta al centro una possibilità di effettuare una scelta fondamentale per il paese in maniera più consapevole, ma, l’incertezza nei laburisti sul come affrontare la situazione rimane completamente.  Questa incertezza nei due partiti maggiori riflette l’immagine di un paese diviso e confuso che non sa prendere una decisione: la responsabilità è ancora di quelle classi dirigenti che non hanno saputo capire la crescente importanza dei sentimenti sovranisti di una parte del paese e dei gruppi che hanno saputo manipolare questa parte di popolazione e la loro percezione. Occorre ricordare che il Regno Unito, nell’Unione Europea,  godeva di privilegi ben maggiori rispetto agli altri membri e nonostante questo Bruxelles è stata vista con avversione anche perchè le classi politiche al potere non hanno saputo spiegare l’importanza di appartenere all’Unione. L’incertezza, tuttavia, riguarda anche se un nuovo referendum sarà effettivamente effettuato: i vincitori dell’uscita dall’Europa si appellano al mancato rispetto della volontà popolare, in caso di ripetizione, temendo, in realtà, un ribaltamento del risultato. In conclusione non è azzardato dire che qualunque esito dovesse uscire dalle urne il governo che dovrà applicare l’esito, ma questo vale anche senza un nuovo referendum, sarà in grande difficoltà perchè formato da personalità di entrambi le opinioni, tanto che è impossibile non rilevare che la vera difficoltà è quella di ricucire un paese troppo diviso e lacerato nel proprio profondo.

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