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venerdì 23 agosto 2019
Europa ed USA si scontrano nel vertice delle sette economie avanzate
L’incontro dei sette paesi con l’economia più avanzata del mondo, che si svolge in Francia, presenta temi di grande contrasto tra i membri. L’introduzione di dazi e la minaccia di nuove imposte sulle merci in entrata negli USA, volute da Trump; la questione russa, con l’Unione Europea intenzionata a mantenere le sanzioni contro Mosca per la questione della Crimea e la guerra in Ucraina, ma avversate dagli Stati Uniti, che, anzi, vorrebbero riammettere la Russia a questi incontri ed infine l’accordo sul nucleare iraniano, difeso dall’Europa, ma dal quale gli USA si sono ritirati unilateralmente, sono le questioni che stanno creando rapporti sempre più problematici tra Bruxelles e Washignton. Esiste, poi il problema tutto interno all’Unione causato dalla fuoriuscita del Regno Unito, più volte riamandata, che si avvia alla sua definitiva scadenza ancora senza un accordo tra le due parti. Per l’Europa la necessità di mantenere un ordine internazionale fondato su regole certe, rimane una questione non differibile e si scontra con l’azione politica del presidente americano, abituato a non rispettare i patti firmati ed a cambiare continuamente il suo indirizzo politico, che viene adattato di volta in volta alle situazioni contingenti per ottenere il massimo vantaggio immediato per il paese americano. Si tratta di due modi di espletare l’azione governativa del tutto opposti e difficilmente conciliabili e che sono alla base dei profondi dissidi tra le due parti e che ne hanno causato il progressivo allontanamento. Tuttavia Bruxelles cerca di mettere al centro del vertice la cooperazione tra i paesi membri, grazie al fatto di essere democrazie, che rispettano lo stato di diritto; questa caratteristica viene individuata come mezzo per influenzare l’attuale evoluzione del mondo. Si capisce che il dialogo tra le sette maggiori economie mondiali resta alla base dei possibili rapporti positivi, ma basarsi su di caratteristica, seppure importante, senza i dovuti sostegni, diplomatici, militari ed economici, resta soltanto una illusione pericolosa. Anche perchè le prove del mancato rispetto dei trattati da parte di Washington continuano a ripetersi: anche l’accordo di Parigi sul clima sarà abbandonato dagli USA e la sessione del summit dedicata ai cambiamenti climatici avrà, così, un esito non univoco. Una novità interessante del G7 sarà l’apertura alla partecipazione di paesi africani: Burkina Faso, Egitto, Ruanda, Senegal e Sudafrica, il coinvolgimento di nazioni africane è interessante peri temi dell’immigrazione, del contrasto al terrorismo, per le potenziali collaborazioni in campo economico e per incrinare l’egemonia cinese nel continete africano; ma questo potrà essere soltanto un primo approccio, che dovrà essere seguito da iniziative concrete e da investimenti considerevoli. Ancora più difficile dirimere la questione dell’economia globale, il confronto tra Unione ed USA, ma con la Cina come spettatore interessato, sulla questione dell’introduzione dei dazi sembra essere senza soluzione, malgrado gli accrodi firmati, ma disattesi dal presidente degli Stati Uniti. Il rischio concreto è che l’introduzione dei dazi apra la via a successive ed infinite nuove imposte dall’una e dall’altra parte, con il rischio concreto di un innlazamento dei prezzi finali in grado di bloccare la già scarsa crescita mondiale. Altra questione fondamentale sono le tasse alle grandi industri informatiche, che colpirebbero prevalentemente aziende americane, l’Unione intende affrontare in maniera unita l’argomento, una modalità non gradita da Trump, che, come sempre per queste questioni, preferisce affrontare il problema con i singoli stati. Queste difficoltà, che incidono, nei rapporti tra gli stati delle sette grandi potenze evidenziano come queste organizzazioni stanno vivendo un momento di crisi proprio per gli obiettivi sempre più spesso contrastanti dei loro membri e per le ricadute diplomatiche che questi dissidi possono provocare. Certamente le occasioni di incontro tra le diplomazie sono sempre un occasione per mantenere o instaurare un dialogo ed una scadenza periodica di questi incontri facilita i rapporti e la collaborazione tra paesi, che pur essendo alleati, hanno anche visioni differenti su alcuni argomenti; tuttavia il livello di scontro dall’insediamento di Trump è salito ed ha costituito un fattore di disturbo ai rapporti tra gli stati membri delle prime sette economie mondiali. Nonostante gli sforzi europei l’attuale Casa Bianca sembra non perdere occasione per prendere le distanze dai partner europei e la prima conseguenza è stata, spesso, il fallimento dei vertici diplomatici. Questo segnale impone all’Unione Europea, ma anche a Canada e Giappone una seria riflessione sul rapporto con gli Usa, che è ancora imprescindibile, ma non con le stesse caratteristiche che esistevano prima di Obama. Nuove forme di alleanza possono essere studiate tra Unione, Canada e Giappone.
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