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martedì 3 settembre 2019

L'Inghilterra verso le elezioni

La crisi politica, interna al Regno Unito aumenta di intensità in maniera sempre più grave e potrebbe avere come risoluzione, una nuova competizione elettorale. C’è già una data ipotetica, che fisserebbe le nuove elezioni politiche per il 14 ottobre prossimo. Occorre ricordare che la data fissata per l’uscita dall’Unione del paese britannico è il 31 ottobre, risultato che il premier in carica vuole rispettare, per ascriversi una dubbia vittoria politica. L’intenzione del governo di Londra è quella di non chiedere ulteriori rinvii a Bruxelles e per scongiurare questa possibilità l’eventualità delle urne viene presentata come una sorta di ricatto per quei parlamentari conservatori, contrari all’uscita dall’Europa, sia in maniera ssoluta, che coni tempi ed i modi previsti dal governo in carica. Infatti il premier ha minacciato, in caso di adesione al progetto di legge laburista, che rinvierebbe di altri tre mesi l’allontanamento di Bruxelles, da parte di deputati conservatori, l’esclusione dalle liste elettorali del partito per le elezioni di ottobre. Il dibattito, quindi, assume una particolare rilevanza, prima di tutto, nel partito di governo, prima ancora che nella totalità delle forze politiche inglesi. La minaccia, infatti, va oltre l’esclusione dalle candidature, ma contempla, addirittura, l’espulsione dal partito conservatore, per tutti quei deputati dovessero unirsi al aprtito labutrista ed alle altre forze di opposizione, nella ricerca di un sistema di uscita dall’Europa, alternativo da quello previsto dal governo e, cioè, senza accordo con Bruxelles. Dopo la lacerazione del tessuto sociale inglese, praticamente diviso a metà sulla quastione dell’uscita dall’Europa, ora la scena politica della Gran Bretagna sta anadando incontro ad una lacerazione del suo territorio, per la questione scozzese, ma anche dello stesso maggiore partito del paese. Gli scenari che si aprono possono essere i più diversi, ma il partito conservatore, che ha dato il potere ad un tale premier, rischia un ridimensionamento mai visto nella sua storia. Prima della chiusura del parlamento, imposta per impedire la discussione circa la decisione sull’uscita dall’Unione, è prevista la riapertura del parlamento inglese ed in questa sede sarà discussa la proposta di legge per la richiesta di altri tre mesi di tempo a Bruxelles, proprio per evitare una uscita senza accordo; questa legge è stata definita, senza mezzi termini, una vera e propria questione di fiducia sul governo, che, se sconfitto, non avrebbe che altra strada per una nuova consultazione elettorale. Il premier ha ormai intrapreso una via di assoluta arroganza, che non contempla l’ascolto delle opinioni diverse, neppure all’interno del suo schieramento elettorale. I deputati conservatori, contrari alla linea del governo, sono di fronte ad una scelta se allinearsi alle posizioni del premier o del leader dell’opposizione, che rivendica un ruolo unificatore di tutti quanti, seppure di indirizzo politico differente, vogliano evitare l’uscita senza accordo, che provocherebbe danni ingenti all’economia del Regno Unito. Il comportamento del premier, già censurato per il rinvio dei lavori parlamentari, paragonato ad un vero e proprio colpo di stato, potebbe provocare una scissione all’interno del partito conservatore, che potrebbe presentarsi alle urne diviso tra i favorevoli all’uscita ed i contrari alla soluzione del premier. Ma sulle possibili elezioni ci sono remore anche da parte dei laburisti, che temono di non guadagnare consensi per le posizioni troppo timide sulla questione della Brexit, da parte del loro leader, un leader anche troppo identificato con la sinistra radicale per attirare consensi da campi politici differenti. Tuttavia, se la ragione delle elezioni non sarà, come non sarà, di natura generale, ma esclusivamente particolare, cioè incentrata sul tema dell’uscita dall’Europa, lo schieramento che si potrà formare contro il premier in circa, ancorchè eterogeneo, dovrebbe avere buone possibilità di vittoria. In questo caso, si potrebbe ridiscutere tutto, anche il risultato del referendum consultivo che blocca la politica inglese. Allora anche un nuovo referendum sulla permanenza in Europa avrebbe buone possibilità di vittoria, scongiurando una crisi economica per Inghilterra e Unione Europea.

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