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mercoledì 6 novembre 2019
L'Iran contravviene all'accordo di Vienna
Il ritiro unilaterale dall’accordo sul nucleare iraniano da parte degli USA, ha provocato le sanzioni economiche a cui è sottoposta Teheran e che hanno provocato l’aggravamento di una crisi economica già in atto nel paese iraniano. Le ragioni dell’accordo, osteggiato dalla destra americana, punto di forza della politica estera di Obama, risiedevano nel controllo dei progressi nucleari dell’Iran e nella volontà di instaurare un clima più disteso tra i due paesi, attraverso il miglioramento economico del paese sciita. L’avvento di Trump nella massima carica statunitense ha sovvertito questo schema: la nuova politica della Casa Bianca ha avversato l’accordo fino al ritiro, pretendendo di fare rientrare nei termini dell’accordo stesso la limitazione dei progetti balistici rigurdanti i razzi iraniani. Ciò, in parte è dovuto al riavvicinamento di Washington a Ryad e Tel Aviv, che continuano a vedere l’Iran come il nemico principale. Per l’Arabia Saudita si tratta di contrastare le ambizioni regionali iraniane, mentre per Israele il problema è la minaccia che Teheran porta fino sulle frontiere israeliane, attraverso le milizie sciite presenti in Libano. In questo quadro di alleanze gli USA, con l’attuale presidente, hanno scelto di non mantenere la parola data incrinando la propria credibilità internazionale, anche di fronte agli altri firmatari dell’accordo: Unione Europea, Russia, Cina, Francia, Regno Unito Uniti e Germania. L’atteggiamento iraniano, se ci si limita ad un’analisi che riguarda soltanto la materia dell’accordo è stato, fino ad ora di dura contestazione diplomatica verso gli Stati Uniti ed, in parte, anche verso gli altri firmatari dell’accordo, che, secondo Teheran, non hanno fatto abbastanza perchè Washington mantenesse quanto sottoscritto. Tuttavia, nonostante l’economia iraniana abbia subito gravi danni dall’embargo petrolifero a cui è stata sottoposta, l’Iran non ha finora contravvenuto a quanto firmato nell’accordo del 2015. Al contrario la decisione di questi giorni segna un cambiamento nell’atteggiamento iraniano circa il trattamento dell’uranio, che può prefigurare anche usi oltre quelli civili. Teheran parla di una decisione reversibile in qualunque momento, se gli USA allenteranno la pressione sul divieto di vendita del petrolio a cui è sottoposto l’Iran. La prima intenzione del governo iraniano è quella di effettuare una pressione sui paesi firmatari dell’accordo, in modo che possano uscire dalla passività con la quale hanno accettato la decisione americana. Deve essere ricordato come Washington abbia esercitato una pressione anche sulle aziende dei paesi firmatari, sopratutto europei, con il divieto esplicito di commerciare con l’Iran, costringendo le imprese di questi paesi a rinunciare ad accordi commerciali già firmati, pena l’interdizione dal mercato statunitense. Se si guarda alla questione da un punto di vista più ampio, la decisione iraniana rischia di innescare una proliferazione nucleare nella regione, creando le condizioni che il trattato doveva scongiurare. Il rischio più immediato è che l’Arabia Saudita cerchi di diventare una potenza nucleare contrapposta all’Iran, in una situazione di forte contrasto tra i due paesi, con Ryad che si è dimostrata totalmente inaffidabile verso gli stessi alleati americani, sopratutto per la gestione della questione dello Stato islamico. Dei paesi europei, per ora, si è pronunciata solo la Francia accusando l’Iran di non rispettare l’accordo di Vienna, tuttavia, anche se pericolosa, la decisione iraniana può essere comprensibile di fronte al ritiro unilaterale americano ed all’immobilismo degli altri paesi firmatari, che tacitamente non hanno contrastato la Casa Bianca. Diversa la posizione di Mosca, che h assunto un atteggiamento comprensivo verso Teheran, considerata vittima del comportamento americano. Mosca può sfruttare a suo vantaggio, anche se per ora in maniera non troppo accentuata, la posizione americana irresponsabile nel quadro regionale perchè potrebbe favorire la proliferazione nucleare. La mossa iraniana obbliga Washington ad una risposta: se la Casa Bianca accentuerà le sanzioni Teheran si sentirà autorizzata a procedere con l’arricchimento dell’uranio, aprendo ad una serie di sviluppi negativi nello scenario diplomatico, viceveversa un atteggiamento più incline alla trattativa potrebbe aprire sviluppi più positivi ancheoltre il perimetro dell’area regionale. Per Trump una nuova sfida alla vigilia della campagna elettorale per il rinnovo presidenziale.
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