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Politica Internazionale
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martedì 7 gennaio 2020
La politica sconsiderata di Trump
L’attentato al generale iraniano, se inquadrato nella azione politica di Trump, pur nella sua evidente gravità, può senz’altro rientrare nelle modalità anomale di gestione del potere che sono state avviate dalla elezione dell’attuale inquilino della Casa Bianca. La presidenza Trump si è distinta per avere infranto tutti gli schemi che la gestione del potere della più importante potenza mondiale ha richiesto nella sua storia. Se è vero che l’azione iraniana stava diventando sempre più invadente e spregiudicata è altrettanto vero, che la scelta per contrastarla non è stata quella diplomatica, abbandonata da subito con il ritiro unilaterale dal trattato sul nucleare iraniano, ma con una scelta di campo che è stata troppo condizionata da Israele e dagli alleati inaffidabili delle monarchie saudite. Il confronto tra USA ed Iran stava procedendo nella dimensione di un conflitto a bassa intensità e di tipo asimmetrico, cioè mai affidato in modo chiaro e nominale ad elementi dei rispettivi stati. La decisione di infrangere le norme del diritto internazionale, colpendo un esponente ufficiale del paese iraniano sul territorio di una nazione terza, senza avvertire le istituzioni irakene, rappresenta un atto di guerra non solo verso Teheran ma ancheuna palese violazione contro Bagdad. Se il diritto internazionale è stato violato con le modalità tipiche di una entità dittatoriale, dal punto di vista politico ancora peggio sono state le minacce di colpire i siti culturali, evidenziando la mancanza di conoscenza della normativa stabilita dalla Convenzione dell’Aja sui crimini di guerra: un elemento non irrilevante per chi ricopre la carica di presidente degli Stati Uniti. Occorre poi rilevare lo sgarbo verso gli alleati, con la mancata comunicazione dell’azione, che, oltre ad avere un alto valore politico, potrebbe avere anche un effetto pratico in caso di ritorsione immediata, che fortunatamente non c’è stata, verso gli alleati degli Stati Uniti. La prima conseguenza è quella di avere vanificato anni di impegno in Irak: come richiesto dal parlamento irakeno le truppe americane e le loro basi non sono più bene accettate ciòlascia campo libero a Teheran, ma anche ad una ripresa del terrorismo grazie alla presenza latente dello Stato islamico, mai del tutto sconfitto. Come potrà evolvere la situazione? Teheran ha già deciso di dotarsi dell’arma nucleare e l’attentato al suo generale gli fornisce il via libera per rivendicare apertamente questa intenzione, verso cui il paese iraniano era già stato indirizzato a causa delle sanzioni americane. Sul fronte interno, l’atto americano è riuscito a sopire i contrasti interni, annullando, di fatto, i malumori economici e le dimostrazioni di piazza e rendendo, quindi, impraticablie la strada dell’appoggio alle opposizioni. Dal punto di vista militarela Repubblica Islamica è costretta ad un atto di ritorsione per non dimostrarsi come soggetto debole, sopratutto nell’ottica del mantenimento del prestigio come potenza regionale. A questo proposito l’intenzione dichiarata dalla guida suprema del paese è che le rappresaglie siano compiute da forze regolari iraniane e non da milizie fiancheggiatrici, se questo proposito dovesse essere attuato l’escalation che ne conseguirà potrebbe portare veramente ad un nuovo conflitto mondiale. Comunque vada a finire la tattica di Trump si è rivelata un fallimento, come ogni volta che si compie un uso così sconsiderato della violenza. Appare anche importante analizzare, seppure sommariamente, le possibili ragioni di un atto così sconsiderato: la vicinanza delle elezioni presidenziali, unite al procedimento di messa in stato di accusa del presidente americano, potrebbero avere provocato l’attuazione di una strategia estrema, che mette in evidenza, oltre al fatto dell’assoluta inadeguatezza nel ruolo della massima carica americana, anche la totale confusione e, forse, disperazione, di una personalità dove il culto per se stesso ha travisato ogni possibile ragionevolezza. Il corpo elettorale americano avrà prossimamente la possibilità di non vedere ricadere su se stesso una responsabilità terribile. Nel frattempo è necessario che tutte le diplomazie mondiali, non conatagiate dalla follia e dalla falsa onnipotenza si adoperino per evitare la catastrofe.
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