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giovedì 2 gennaio 2020

Le nuove minacce della Corea del Nord

La questione nordcoreana e la minaccia nucleare di Pyongyang ritornano ad essere un argomento centrale nel dibattito internazionale. In questi mesi di relativa calma in cui il regime della Corea del Nord si è mantenuto tutto sommato tranquillo, non si sono registrati progressi circa il tema della denuclearizzazione della penisola coreana. Per gli Stati Uniti, questo argomento resta centrale negli obiettivi della politica estera di Washington, perchè il tema è inquadrato nella protezione degli alleati del Giappone e della Corea del Sud ed è visto come essenziale anche per regolare i rapporti di forza con Pechino; tuttavia l’immobilità da entrambe le parti non ha prodotto risultati soddisfacenti ne per Pyongyang ne per Washington e la situazione di stallo che si è venuta a creare ha prodotto soltanto una incertezza destinata a non durare. Infatti il leader nordcoreano Kim Jong-un ha espressamente affermato la mancata sussistenza dei motivi per mantenere il blocco sui test nucleari e, sopratutto, missilistici. Sopratutto la questione dei vettori destinati a trasportare gli ordigni nucleari appare l’argomento più sensibile per gli Stati Uniti, che temono lo sviluppo di una arma tattica a lungo raggio capace di raggiungere il territorio statunitense e quindi di minacciare anche un grande numero di altri paesi: una prospettiva capace di tenere sotto ricatto una vasta area del sud est asiatico, giudicata fondamentale per i traffici commerciali degli Stati Uniti e dei suoi alleati. Si tratta, è evidente, di una ipotesi che investe anche la questione commerciale con la Cina, che oltrepassa la questione dei dazi per arrivare ad avere una dimensione militare, che rischia di diventare preminente. Nonostante il silenzio di Pechino non sembra azzardato intravvedere un possibile disegno comune tra Cina e Corea del Nord, la cui alleanza non è stata intaccata dai comportamenti del dittatore Kim Jong-un, per esercitare una probabile pressione sugli Stati Uniti. Aldilà delle ipotesi è un fatto concreto che i negoziati per le denuclearizzazione della penisola sono ora bloccati e di conseguneza occorrà chiedersi quale saranno le conseguenze e chi otterrà i maggiori vantaggi, anche in termini indiretti, da questo stop. Uno degli obiettivi a breve termine del governo nordcoreano è quello di ridurre le sanzioni americane, che hanno effetti concreti molto pesanti su di un’economia in grave difficoltà; la minaccia di una nuova arma strategica deve essere inquadrata nella ricerca di ottenere, almeno, una riduzione delle sanzioni. Kim Jong-un nella sua tattica di minace, alternate a promesse, ha ribadito la volontà di non chiudere del tutto le trattative, aspettando un segnale concreto dalle autorità americane. Il Presidente Trump ha espresso parole positive per il dittatore nordcoreano, definendolo uomo di parola e dicendosi convinto che l’accordo di denuclearizzazione firmato in precedenza non sarà cancellato. L’impressione è che Trump cerchi di non esasperare una situazione che potrebbe rivelarsi molto pericolosa con l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale, ma questa potrebbe essere proprio l’intenzione di Kim Jong-un, che intravvede nella situazione contingente dell’approssimarsi delle elezioni presidenziali americane, una occasione per aumentare le pressione sul candidato repubblicano. Per Trump la riapertura del fronte nordcoreano potrebbe portare ulteriori argomenti sulla sicurezza nazionale ai suoi avversari: si tratta di una trappola che per l’inquilino della Casa Bianca presenta molte insidie e poche opportunità: se non cede alle minacce la questione nucleare nordcoreana si ripresenterà in tutta la sua gravità con ripercussioni anche sui rapporti internazionali con gli alleati regionali, al contrario un cedimento attraverso anche una diminuzione parziale delle sanzioni senza progressi tangibili nella denuclearizzazione, potrà essere interpretato come segno di una debolezza che potrebbe essere interpretato come inadeguatezza in ottica di rielezione. L’unica via appare una riapertura ufficiale delle trattative, che rappresenterebbe senz’altro un riconoscimento ufficiale per la Corea del Nord in un momento nel quale Pyongyang appare lontano dei riflettori della scena internazionale. Trump potrebbe concedere questo favore all’avversario in attesa di potere gestire con maggiore tranquillità la questione, se Kim Jong-un farà questa concessione.

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