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mercoledì 25 marzo 2020
Albania e Macedonia del Nord in trattativa entrare in Europa
Dopo la Serbia ed il Montenegro anche per Albania e Macedonia del Nord è arrivato il momento per intraprendere ufficialmente i negoziati per l’adesione all’Unione Europea. Il benestare è arrivato grazie all’accordo, raggiunto all’unanimità, dai ventisette paesi membri, riuniti in videoconferenza. Nel benestare a Tirana e Skopje, tuttavia, non è ancora compresa la data nella quale potranno partire le ufficialmente le trattative. Questo particolare, seppure segna un passo avanti molto importante per i due paesi, rappresenta anche il sintomo della cautela che è presente nei paesi membri di Bruxelles ed i dubbi di alcuni paesi, in particolare, Non è un mistero che la Francia e l’Olanda, con il loro scetticismo, abbiano rallentato le trattative provocando almeno tre rinvii negli ultimi due anni. Le ragioni di Parigi e di Amsterdam non sono certo sbagliate: i due paesi, pur integrati nella cultura europea, non forniscono ancora adesso, le adeguate garanzie circa le riforme giudiziarie, la pluralità dei mezzi di comunicazione e soprattutto la corruzione, mentre un altro tema molto sentito è la richiesta di un maggiore contrasto contro le migrazioni clandestine, di cui attraverso i due paesi transitano alcune rotte usate dai migranti, oggetto di guadagni di organizzazioni clandestine. Da parte sua l’Unione Europea riconosce ai due paesi alcuni significativi progressi sull’applicazione dei diritti civili, le regole democratiche ed i rapporti con i paesi vicini. Dal punto di vista del processo dell’allargamento dell’Unione si tratta di una accelerata verso l’inclusione dell’area balcanica perché affianca i processi già in corso per Montenegro e Serbia. La riflessione che si deve imporre è quella di accertare le reali intenzioni dei paesi balcanici all’adesione all’Europa, per non ripetere gli errori compiuti con i paesi dell’ex blocco sovietico, in particolare quelli che aderiscono al patto di Visegrad: Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia ed Ungheria, che, sebbene con sfumature diverse, hanno contrastato più volte la politica comune europea, rifiutandosi di aderire alle direttive di Bruxelles, pur attingendo in modo consistente alle risorse finanziarie dell’Unione, che, per alcuni di questi paesi costituiscono l’entrata economica principale. Questi motivi devono essere le questioni fondamentali su cui basare il sistema di giudizio per l’ammissione, inoltre sarebbe anche opportuno prevedere forme giuridiche di rescissione dall’adesione da includere ne negoziato, per poi estenderle anche ai membri che già fanno parte dell’Unione. Un allargamento senza la condivisione totale dei principi e dello spirito europeo rappresenterebbe soltanto un motivo di ulteriore di potenziale disgregazione dell’Unione Europea e dei suoi obiettivi futuri, che non sono più rinviabili per permettere all’Europa di recitare il ruolo che le spetta in campo internazionale.
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