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giovedì 26 marzo 2020

Poi la pandemia sarà economica

Lo scenario nel quale ha colpito in modo inatteso la pandemia era troppo condizionato da fattori economici e finanziari orientati al risultato immediato, senza una necessaria programmazione sul lungo periodo e, soprattutto, senza la dovuta previsione di situazioni di emergenza. Se le guerre sono circoscritte ad aree critiche ed importanti, ma periferiche per quanto riguarda il ciclo produttivo, la questione dell’emergenza sanitaria era pensata nelle stesse aree, o ancora più marginali, e gli si destinava piccole somme finanziarie: una sorta di beneficenza per lavare le coscienze dei paesi ricchi; i quali, però, si sono fatti trovare impreparati all’insorgenza di crisi sanitarie, non solo come quella attuale, ma anche soltanto limitate a confini ben definiti. Il problema dell’emergenza viene così trattato con soluzioni improvvisate e non preparate, che rivelano tutta l’inconsistenza degli attuali governi del globo. Parallelamente all’emergenza sanitaria è cominciata quella economica e finanziaria: la crisi di liquidità di industria e commercio rischia di fare altrettante vittime nelle aziende e nelle società imprenditoriali, che si sono trovate totalmente impreparate di fronte al crollo dei consumi. Per la società, a livello globale, che potrebbe uscire dalla pandemia la prima necessità sarà quella di ricostruire il  proprio tessuto sociale e la sua stessa organizzazione, per evitare pericolose derive in senso antidemocratico. Una avversione ad istituzioni statali o sopranazionali, come nel caso europeo, incapaci di elaborare un progetto sufficiente al contenimento del disastro, non potrebbe che favorire quelle istanze sovraniste e nazionaliste, che sono espressioni di sentimenti antidemocratici. Di più, l’adozione di strumenti tecnologici atti al controllo della popolazione, che già subisce una, per ora, giusta limitazione di alcuni diritti, potrebbero diventare, se scambiati per strumenti necessari oltre il limite della pandemia, una occasione irripetibile per la presa del potere di alcune parti politiche. Da questi pericoli si esce soltanto con il successo totale sulla pandemia, che possa ripristinare le libertà perdute e con una politica finanziaria adatta a contenere le difficoltà e, che nel contempo, favorisca il rilancio dell’economia. Ciò vuole dire strumenti finanziari in grado di raggiungere tutti i gangli della società e non concentrati in alcune aree sociali e geografiche e che tali strumenti non diventino un peso per il futuro, non siano cioè, portatori di un debito troppo levato ed a carico dei settori più sfortunati della società, come il caso greco ha insegnato. L’idea di strumenti di finanziamento incentrati sul problema della pandemia, che si stanno proponendo in Europa, sembra essere una soluzione adatta allo scopo; ma la contrarietà di alcuni paesi tradizionalmente troppo legati alla rigidità di bilancio, rischia di essere una causa in grado di frenare lo sviluppo dell’area più importante per il commercio mondiale. Se l’Unione Europea non saprà raggiungere un accordo al suo interno si scatenerà una guerra finanziaria tra Cina ed USA, per opzionare l’accesso al mercato europeo. La fine dell’Unione di fronte a questo scenario, diventa addirittura secondaria, se confrontata alle sue conseguenza, la prima delle quali sarebbe il fallimento degli ideali di libertà e rispetto dei diritti civili, che sono stati il motore della nascita dell’Europa. La miopia di Germania ed Olanda rischia di nuocere per prima a loro stesse, ma le vittime sul terreno, poi, sarebbero molte altre.

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