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giovedì 9 luglio 2020
L'Unione Europea deve prendere le distanze da Pechino ed avere un ruolo decisivo nella difesa dei diritti umani
I gravi rapporti tra USA e Cina non potranno non avere ripercussioni sugli equilibri internazionali, come, in parte sta già avvenendo; tuttavia occorre interrogarsi su quali sono gli aspetti e le ricadute e come questi influenzeranno l’Europa normalmente inquadrata nel blocco occidentale. Il vecchio continente, ed in particolare l’Unione Europea, stanno vivendo un periodo difficile dovuto a tensioni interne, causate dalla rigidità delle istituzioni di Bruxelles, dalla crescita dei nazionalisti e dalla presenza di posizioni contrarie, che sono culminate con l’abbandono del Regno Unito. L’Unione è sempre stato un punto fermo dell’Alleanza Atlantica, ma con la presidenza Trump i legami sembrano essersi allentati. Anche la politica economica americana, richiusa su se stessa, ha obbligato Bruxelles nella ricerca di altri partner, al di fuori delle scelte abituali. Risulta indubbio che gli USA hanno lasciato un vuoto a causa della politica isolazionista di Trump, che ha sottovalutato gli effetti di volere concentrarsi principalmente sulla politica interna, tralasciando le ricadute e gli effetti del disimpegno in politica estera, proprio sul bilancio complessivo della posizione americana nel mondo. Pechino, pur con tutte le sue contraddizioni, ha saputo abilmente sfruttare questa assenza anche in ragione di una disponibilità di liquidità molto ingente. Le crisi economiche del mercato più importante del mondo, l’Europa, sono state un grande alleato per la politica espansionistica della Cina, perché gli hanno permesso di stabilire degli avamposti entro zone in cui, prima, l’accesso era precluso. Sulla necessità ed anche convenienza di stipulare affari con Pechino, c’è poco da dire, tuttavia la consapevolezza di stringere legami con una dittatura non è mai stata esaminata troppo a fondo soltanto per meri calcoli di convenienza. La Cina ha instaurato una sorta di soft power economico basato sulla facilità di investimenti di cui al momento opportuno presenterà il conto; intanto ha guadagnato il silenzio quasi uniforme sulle repressioni degli uiguri, del dissenso politico e del mancato rispetto dei diritti umani. Attualmente gli Stati Uniti non sono un partner affidabile, tuttavia non possono essere paragonati alla Cina, malgrado la gestione maldestra e quasi autolesionista della politica estera, le continue pessime figure del suo presidente ed anche la mancata tutela a cui il popolo americano è stato sottoposto per il problema della pandemia. Ora per l’Europa il problema non è da che parte schierarsi, nonostante i disagi con gli USA, appare chiaro, proprio in conseguenza del peggioramento del comportamento cinese, sia nel caso di Hong Kong, che nella persecuzione dei dissidenti all’estero, che la permanenza nel campo occidentale non può essere messa in discussione; piuttosto per Bruxelles occorre avanzare nel guadagnare un ruolo sempre più importante come attore internazionale, in grado di criticare e sanzionare i comportamenti della Cina, ma non solo. Interrompere i rapporti con stati dittatoriali come la stessa Russia, peraltro già oggetto di sanzioni o l’Egitto e la Turchia, solo per citarne alcuni, deve diventare una priorità, oltre che un vero e proprio programma politico. La prima mossa deve essere quella di interrompere i contatti con Pechino per lo sviluppo della tecnologia del 5G, dove sarebbe meglio scegliere una soluzione alternativa ed interna all’Unione, proprio per la peculiarità e l’importanza delle comunicazioni. Assumere un atteggiamento di non subalternità agli Stati Uniti in materia militare è altrettanto importante per gestire direttamente crisi come quella libica, che riguarda da vicino tutto il continente. Per fare ciò occorre superare le differenze in materia economica e la strada dei bond europei sembra un ottimo inizio, fare delle pressioni e scelte anche nette nei confronti di quelli stati, come quelli dell'ex blocco sovietico, che non sembra abbiano recepito gli ideali europei (d’altronde se l’Unione è rimasta anche senza Regno Unito, può benissimo rinunciare a nazioni che hanno solo preso senza dare), allontanarsi dalla Cina, prima di tutto sul piano economico, perché, alla fine, l’Europa è più essenziale per Pechino piuttosto che il contrario. Essere accondiscendenti o fare finta di nulla sui diritti umani vuole dire avvallare queste politiche e si tratta di scelte che prima o poi si ritorceranno contro a chi le ha fatte. La presidenza tedesca può essere l’occasione per andare in questa direzione: l’autorevolezza tedesca, specie in questa nuova versione post pandemia, può aggregare le nazioni realmente interessate, ad andare verso un obiettivo comune ed accrescere il ruolo europeo nel panorama mondiale anche come punto di riferimento per la tutela e la difesa dei diritti umani. Non sembra ma si tratta anche di un investimento economico.
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