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venerdì 8 gennaio 2021

Negli USA il partito repubblicano è diviso dopo i fatti di Washington

 

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I disordini di Washington, aldilà della evidente gravità dei fatti, che ha rovinato il prestigio americano e potrà influenzare i giudizi dei paesi esteri verso qualsiasi decisione statunitense in politica estera, portano alla ribalta un problema interno, che era rimasto nascosto nel dibattito politico americano, perché in parte sottovalutato ed in parte rimasto in posizione meno importante rispetto ai comportamenti anomali di Trump. Finita in malo modo quella che probabilmente è stata la peggiore presidenza mai vista a Washington, si apre il problema del futuro immediato ed anche a più lungo termine del partito repubblicano. In questa fase storica le scorie della presidenza Trump lasciano una formazione profondamente divisa tra repubblicani classici, che prediligono un modello di destra liberista, ma sempre e comunque all’interno del rispetto delle leggi del paese e populisti, che vogliono imporre una visione retrograda del paese, frutto della preminenza della ideologia del Tea party, che si è impossessata del partito, e che rifiutano le leggi democratiche, come ampiamente dimostrato, facilmente suggestionabili da un misto di motivazioni religiose e razziste, contornata da incredibili teorie cospirazioniste, elaborate da abili manipolatori politici, con la sola finalità di reperire facile consenso. L’obiezione principale a queste tesi è, che, comunque Trump ha ottenuto il record dei voti per un candidato repubblicano e che quelli che hanno dato l’assalto al parlamento americano e coloro che condividono questa aggressione, non costituiscono il totale del suo elettorato: ciò è vero e costituisce proprio la base della pericolosa divisione del partito repubblicano. Attualmente il rischio di scissione è molto concreto: esiste una frattura tra la leadership del partito, che ha subito e sopportato Trump a causa della propria incapacità di esprimere un candidato proprio ed alternativo, ed una parte consistente della base, che si è radicalizzata verso le ideologie populiste; questa radicalizzazione non è nata dal nulla, la così detta America profonda aveva ed ha caratteristiche che rendevano facile la conquista da parte di un leader come Trump, irrispettoso delle regole democratiche, vissute come una prevaricazione da parte delle élite politiche e finanziare, percepite, spesso non a torto, come responsabili della diseguaglianza profonda presente nelle regioni più arretrate del paese.  Anche sul piano numerico dei deputati e senatori eletti al parlamento statunitense, su un totale di 262 membri, 147 si sono pronunciati contro la ratifica dell’elezione di Biden: schierandosi con Trump hanno espresso, per convinzione o opportunità, la loro adesione all’ala populista del partito, facendo una sorta di gioco d’azzardo sul loro futuro politico; infatti, se da un lato, questo appoggio può costituire un investimento, nel caso di una ricandidatura di Trump, anche al di fuori del partito repubblicano, al contrario, verosimilmente, ne chiude ogni possibilità all’interno della formazione repubblicana classica. La domanda, però è se queste due parti potranno avere una riconciliazione; Trump e quindi il suo elettorato non pare intenzionato a perdonare il comportamento del partito da quella che considera una debolezza verso il presidente eletto, il partito, però, non potrà mai perdonare a Trump l’atto finale della sua presidenza, rappresentato dall’assoluto disprezzo verso le regole democratiche americane. Il presidente uscente sembra avere promessa una sua ricandidatura tra quattro anni, che se si concretizzerà, non potrà essere all’interno dell’attuale perimetro, quindi l’ipotesi di una rottura del bipartitismo americano sembra diventare una possibilità; tuttavia, se per Biden le cose appaiono al momento più semplici, anche il partito democratico rischia di patire forti tensioni tra la parte più moderata e l’ala sinistra, che ha accresciuto il suo peso. La riflessione è doverosa, soprattutto in un momento di difficoltà del sistema americano, perché occorre prevedere i possibili scenari futuri, tra i quali il bisogno di alleanze al di fuori dei movimenti politici canonici, con la conseguenza di una difficile governabilità del paese più importante del mondo sullo scenario internazionale. La prospettiva deve preparare gli altri attori  internazionali ad una eventualità di instabilità interna degli Stati Uniti, che non potrà non riflettersi nel mantenimento ed alla variazione degli  equilibri internazionali futuri.

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