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martedì 16 febbraio 2021

La difficile relazione tra Unione Europea e Russia

 Le relazioni tra Unione Europea e Russia sembrano vicine ad un punto di rottura, anche se la situazione appare tutt’altro che irrimediabile, come hanno dimostrato le dichiarazioni contrastanti del ministro degli esteri russe, minacciose contro Bruxelles, e quelle del suo portavoce, che le ha, in parte smentite. L’attuale stato, molto problematico, tra le due parti, è dovuto alla risposta repressiva da parte della polizia russa nei confronti delle manifestazioni avvenute nelle piazze del paese russo da parte dell’opposizione. Le dure critiche dell’Unione verso il Cremlino hanno provocato una strategia di Mosca che ha come obiettivo quello di anticipare le possibili mosse ufficiali di Bruxelles. Alla concreta possibilità che l’Europa voglia imporre nuove sanzioni alla Russia, il governo di Mosca potrebbe controbattere con la rottura totale delle relazioni diplomatiche. La minaccia rivela lo stato di assoluto timore di Mosca per sanzioni che potrebbero riguardare settori nevralgici per l’economia russa e ne mette in risalto una debolezza diplomatica, che consegue ad una crisi interna sempre più grave. La possibilità di una rinuncia unilaterale alle relazioni con l’Europa appare come un tentativo estremo di evitare un isolamento che sarebbe il risultato di nuove sanzioni da parte europea; questo fattore si unisce anche alla necessità di dimostrare una potenza ed un peso internazionali, che appaiono in declino, soprattutto nello scenario continentale. Per Putin appare fondamentale riguadagnare posizioni all’estero per rinforzare la propria posizione in patria e questo intendimento potrebbe essere compromesso con una condanna internazionale non solo a parole, ma perseguita con fatti concreti come delle nuove sanzioni, che andrebbero ad aggiungersi a quelle già presenti. In realtà le minacce russe hanno evidenziato come le istituzioni europee si siano trovate impreparate alla reazione di Mosca ed abbiano reagito con preoccupazione ma anche con risentimento verso l’Alto rappresentante per la politica estera e sicurezza dell’Unione, a causa di una condotta contraddittoria nella recente visita nella capitale russa. Le critiche all’Alto rappresentante sono giustificate per mancanza di un atteggiamento più deciso nei colloqui con il ministro degli esteri russi, che ha reso evidenti le perplessità sull’incarico conferito; tuttavia senza le minacce russe, probabilmente queste critiche non sarebbero emerse in maniera così netta, tanto da determinare anche la richiesta delle dimissioni proprio da parte di alcuni paesi europei. Peraltro le minacce di Putin hanno sortito l’effetto di una posizione ufficiale europea tendente a scongiurare la rottura delle relazioni diplomatiche, soluzione maggiormente voluta dallo stato tedesco. Il risultato del capo del Cremlino dovrebbe però essere provvisorio, appare impossibile, infatti che l’Europa limiti la sua condanna alle repressioni russe senza il seguito di fatti concreti, anche in ragione della presenza sulla scena internazionale del nuovo presidente americano, che ha rivendicato un maggiore ruolo per gli USA nei confronti del rispetto dei diritti. Il coordinamento tra Washington e Bruxelles non può non passare per una condanna verso Mosca, ma è legittimo pensare che in questo frangente la Casa Bianca lasci l’iniziativa all’Europa, che deve stabilizzare le proprie posizioni di autonomia faticosamente acquisite durante la presidenza Trump. L’intenzione di Biden è lasciare autonomia politica all’Unione per instaurare un rapporto paritario nel quadro di collaborazione e difesa comune, che, tra gli altri, ha proprio nella Russia uno degli obiettivi principali. Il compito europeo quindi sarà di mantenere la propria fermezza contro le repressioni russe, senza tralasciare una soluzione diplomatica soddisfacente per entrambe le parti, ma che non deve risultare come subalterna alle minacce di Mosca.

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