Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

mercoledì 23 novembre 2016

يهدد اردوغان للانضمام إلى منظمة شنغهاي للتعاون

تهديد أردوغان للانضمام إلى منظمة شنغهاي للتعاون، ويبدو أن الابتزاز النهائي ضد الاتحاد الأوروبي، والتي المسافات تزداد يوما بعد يوم. الوجهة الجديدة إلى أن أنقرة ترغب في تحقيق هي منظمة فوق وطنية، والتي تضم الصين وروسيا وكازاخستان وقرغيزستان وطاجيكستان وأوزبكستان، والتي لديها مهمة التعاون العسكري والاقتصادي. على قائمة الانتظار للانضمام محتملة في المستقبل هي منغوليا وباكستان والهند وحتى إيران. وهي منظمة غير متجانسة لأغراض مختلفة من أعضائها، وأنه حتى الآن، لم تتطور كثيرا الأعمال التجارية الخاصة بك. ومع ذلك، في عالم متغير منظمة شنغهاي للتعاون، ويبدو أن هوامش واسعة للتنمية، في سياق العالم حيث تفقد اللاعبين الفردية المزيد والمزيد من الأهمية لصالح تحالف بين دول متعددة. إذا كان نموذج الاتحاد الأوروبي أو من الحلف الأطلسي، يبدو انه لا يزال بعيدا، والحاجة إلى اتفاقات أوسع من تلك الثنائية، ويزيد من أهمية المنظمات التي تكون موجودة بالفعل مع هيكلها، لا سيما إذا كانت تساعد على جلب بلدان المجاورة ذوي الاحتياجات التكميلية. مطالب التركية، لكسر العزلة سوف تزيد، يمكن أن تجد مبررا في طلب القبول في منظمة شنغهاي. هذا بالتأكيد من شأنه أن يستبعد كل محاولة أخرى للانضمام إلى الاتحاد الأوروبي، والذي هو حاليا غير ممكن بسبب الموقف أن الحكومة التركية اتخذت ضد الحقوق المدنية، أكثر وأكثر مضغوط في البلاد. ولكن بالنسبة لاردوغان سيكون اعترافا بالهزيمة، وأسهل لتبرير، ولكن لا يزال خسارة، لأن عدم الالتزام أوروبا ينبغي أن يكون للتصديق على فشل هدف السعي لفترة طويلة. لأن عضوية تحالف حيث هناك أن روسيا لا يمكن التوفيق بينها جعل مدخل في بروكسل. التصور هو أن أردوغان يريد أن يبقي مفتوحا كلا الاحتمالين، مع انضمام الى شنغهاي كفرصة أخيرة، وبأن العملية تمثل نوعا من الإنذار إلى أوروبا، والتي في حالة انضمام تركيا للمنظمة في شنغهاي، يمكن أن يكون على حدودها يمكن أن يكون باللغتين الصينية والروس. بالنسبة للنظام الحالي حاليا في البلاد التركية هناك سيكون أكبر مما لا شك فيه تقارب والانتقادات الطفيفة، فإنه يبقى أن نرى ما إذا كانت هذه العضوية سيجلب فوائد مماثلة لهذه العلاقة، وإن كان على مسافة، الذي يحتل حاليا المركز مع الاتحاد الأوروبي. ثم هناك مشكلة في حلف شمال الأطلسي، الذي طيبة في تركيا في حال انضمام في شنغهاي، قد يكون محل شك. على الرغم من أنه صحيح أن العلاقات القائمة مع البيت الأبيض لا تزال بعيدة عن الاسترخاء. يمكن أن تحدث تغييرات محتملة، ولكن، مع إنشاء الأمريكي الجديد الرئيس ترامب، وقد أعرب تشا مرارا عن رغبتها في ممارسة تورط الولايات المتحدة مختلفة في الحلف الأطلسي. لكن سيكون من المثير للاهتمام أن نرى كيف أن العلاقات بين ترامب وبوتين سوف تتطور وكيف تؤثر على سلوك تركيا نفسها. ما هو رأيك اردوغان اجراء استفتاء محتملة للصراع على نية أو لا تزال المضي قدما في المفاوضات من أجل التكامل الأوروبي، من أجل إلغاء كافة القضايا العالقة مع بروكسل في نهاية المطاف ونبدأ من الصفر، في سياق العلاقات الثنائية بين أنقرة والاتحاد الأوروبي، من دون شروط تتعلق إمكانية دخول البلاد التركية. ذلك ينبئ، وكذلك، وهو نوع من القطيعة مع الاتحاد الأوروبي، مع بعض قياسا على الحالة البريطانية.

venerdì 18 novembre 2016

I primi segnali della politica estera di Trump

Il primo appuntamento del nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, con la diplomazia, ha messo in evidenza una approssimazione ed un dilettantismo preoccupanti. L’occasione è stata l’incontro con il premier giapponese, Shinzo Abe, che è stato, di fatto, il primo vertice con un capo di stato straniero. Tokyo è stato ritenuto, fino ad ora, un partner strategico degli USA, dalla fine della seconda guerra mondiale e questa importanza è cresciuta con il maggiore rilievo che l’area orientale sta rivestendo, sia dal punto di vista degli equilibri geopolitici, che economici. Per l’amministrazione Obama questa parte del mondo doveva rivestire una centralità ancora maggiore del medio oriente, per la contemporanea presenza del maggiore competitore mondiale di Washington, la Cina, e dello stato ritenuto più pericoloso per gli equilibri nucleari, la Corea del Nord. Ma anche alla questione economica, con il presidio delle vie di comunicazione marine, essenziali per le merci, era dato particolare risalto, sopratutto se connessa con i tanti problemi di sovranità delle isole dei mari orientali e quindi dalle relative zone economiche esclusive, che presupponevano per gli Stati Uniti un impegno diretto e costante, attraverso la presenza di uomini e mezzi militari. In questo scenario il ruolo del paese giapponese ha sempre rivestito il ruolo di principale alleato della potenza statunitense, aspetto più volte contestato in campagna elettorale dal nuovo presidente. Nella visione di Trump, malgrado la volontà espressa di consolidare il paese americano a rivestire il ruolo di prima potenza mondiale, la politica estera sembra essere diventata meno centrale, in favore di un maggiore impegno interno, percorribile soltanto con una contrazione delle risorse destinate verso gli alleati da potere impiegare nelle politiche per favorire una politica espansiva negli Stati Uniti. Rientrano in questi progetti l’ammonimento generalizzato a tutti quei paesi, che finora hanno approfittato, secondo Trump, della protezione americana e che non hanno investito somme adeguate per la loro difesa; così come il ruolo dell’Alleanza Atlantica, dove l’impegno americano risulta troppo sbilanciato, rispetto a quello degli altri alleati. Nonostante l’importanza del Giappone nel quadro degli alleati americani, l’incontro tra Trump ed Abe non è stato concordato con il Dipartimento di stato e non si è svolto in alcuna sede istituzionale, ma in un palazzo di proprietà del nuovo inquilino della Casa Bianca. Il mancato supporto del Dipartimento di stato segnala una volontà di Trump a non volere lavorare con gli organi preposti, forse perchè i posti di responsabilità sono ancora occupati da personale fedele all’amministrazione precedente, ed un rifiuto di fondo al rispetto dei tempi e dei modi della politica. D’altro canto ciò non può costituire un fattore di sorpresa, proprio per il carattere del personaggio e della campagna elettorale condotta, ma deve, però, diventare un elemento costante, da considerare in maniera imprescindibile, da qui in avanti, come caratterizzazione della nuova diplomazia americana. Scordare il politicamente corretto è una cosa in ambito interno ed un’altra in politica estera, perchè la diplomazia è da sempre contraddistinta da toni misurati e significati, spesso non in rilievo, ma che permettono di dare una lettura attraverso le sfumature dei contatti diplomatici e che, spesso, generano, delle reazioni ben precise. Con Trump ciò non sembra più essere possibile perchè si entra in una era nuova, dove viene preferito l’approccio diretto ed anche al di fuori dei normali canali diplomatici. Vi è anche una percezione che Trump non si sia reso conto dell’importanza della politica estera, necessaria anche allo sviluppo dell’economia in un mondo sempre più globalizzato. Se si può comprendere l’esigenza di richiedere un maggiore impegno ai paesi alleati, nel quadro della politica difensiva, devono essere anche considerate le conseguenze, che porteranno, inevitabilmente ad una riduzione dell’importanza americana sullo scacchiere internazionale. Il risultato di una politica meno propensa ad un ruolo di primaria importanza degli USA, peraltro già iniziata con Obama, anche se in dimensioni decisamente differenti, sarà obbligato allontanamento da Washington, che diventerà sempre più isolata. Soggetti come l’Europa o lo stesso Giappone insieme alla Corea del Sud, dovranno trovare nuove forme di collaborazione ed integrazione militari, sempre più indipendenti dagli Stati Uniti, che, se riuscite, diminuiranno l’influenza americana. Ciò potrà consentire a Trump di torvare risorse per i problemi interni, ma le dichiarazioni elettorali di un accresciuto potere internazionale americano, non potranno che essere smentite.

The first foreign policy signals Trump

The first appointment of the new president of the United States, Donald Trump, with diplomacy, has revealed an approximation and a worrying amateurism. The occasion was a meeting with the Japanese Prime Minister, Shinzo Abe, who was, in fact, the first meeting with a foreign head of state. Tokyo was considered, until now, a strategic partner of the US, by the end of the Second World War and this importance has grown with the increased emphasis that the eastern area is cladding, both in terms of geopolitical balance, and economic. For the Obama administration this part of the world must have had an even greater centrality of the Middle East, for the simultaneous presence of the world's biggest competitor in Washington, China, and was considered the most dangerous to the nuclear balance, North Korea. But also to the economic issue, with the oversight of marine transportation routes, essential for goods, it had placed particular emphasis, especially when connected with the many problems of sovereignty of the islands of the eastern seas and thus by their exclusive economic zones, which assumed for the United States a direct and ongoing commitment, through the presence of men and military means. In this scenario, the role of the Japanese country has always played the role of chief ally of US power, repeatedly disputed aspect during the election campaign by the new president. In view of Trump, despite the expressed will to consolidate the American country to play the role of first world power, foreign policy seems to have become less central, in favor of a greater internal commitment, passable only with a reduction in resources allocated to the allies to be able to employ in policies to promote a policy of expanding in the United States. Within these projects the general warning to all those countries which have so far taken advantage, according to Trump, American protection and who have not invested adequate funds for their defense; as well as the role of the Alliance Atlantic, where the US commitment is too unbalanced, compared to that of other allies. Despite the importance of Japan in the context of American allies, the meeting between Trump and Abe has been agreed with the State Department and has not played in any institutional setting, but in a palace owned by the new occupant of the White House . The lack of support of the Department of State indicates a willingness to Trump not to want to work with bodies, perhaps because the senior positions are still occupied by the previous administration loyal staff, and a fundamental refusal to respect the times and ways of politics. On the other hand this can not constitute an element of surprise, because of his character and conduct of the election campaign, but has, however, become a regular feature, to be considered in an essential, from now on, as the characterization of the new American diplomacy. Forget the politically correct is something for internal application and another in foreign policy, because diplomacy has always been characterized by measured tones and meanings, often in relief, but allow to give a reading through the nuances of diplomatic contacts and which, frequently, generate, very specific reactions. With Trump this no longer seems to be possible because we enter a new era, where it is preferred the direct approach and even outside of normal diplomatic channels. There is also a perception that Trump has not realized the importance of foreign policy, also necessary for the development of the economy in an increasingly globalized world. If you can understand the need to ask for a greater commitment to the allied countries, in the framework of the defense policy, they must be considered the consequences, which will lead inevitably to a reduction of the importance of the American on the international stage. The result of a policy less inclined to a major role of the US, which have already started with Obama, although in very different sizes, will be forced away from Washington, which will become more and more isolated. Subjects such as Europe or Japan itself with South Korea, will have to find new forms of cooperation and military integration, more and more independent from the US, which, if successful, will diminish American influence. This may allow Trump to grim resources to internal problems, but the electoral statements of an increased American international power, will only be disproved.

La primera señales de política exterior Trump

La primera designación del nuevo presidente de Estados Unidos, Donald Trump, con la diplomacia, ha revelado una aproximación y un amateurismo preocupante. La ocasión fue una reunión con el primer ministro japonés, Shinzo Abe, que era, de hecho, la primera reunión con un jefe de Estado extranjero. Tokio fue considerado, hasta ahora, un socio estratégico de los EE.UU., para el final de la Segunda Guerra Mundial y esta importancia ha crecido con el mayor énfasis que la zona oriental es revestimientos, tanto en términos de equilibrio geopolítico y económico. Para la administración Obama esta parte del mundo debe haber tenido una mayor centralidad del Oriente Medio, por la presencia simultánea de mayor competidor en el mundo en Washington, China, y fue considerado como el más peligroso para el equilibrio nuclear, Corea del Norte. Sino también a la cuestión económica, con la supervisión de las rutas de transporte marítimo, esenciales para las mercancías, se había puesto un énfasis especial, sobre todo cuando se conecta con los muchos problemas de la soberanía de las islas de los mares del este y por lo tanto por sus zonas económicas exclusivas, lo que supone para los Estados Unidos un compromiso directo y permanente, a través de la presencia de hombres y medios militares. En este escenario, el papel del país japonesa siempre ha jugado el papel de principal aliado del poder de Estados Unidos, aspecto discutido en varias ocasiones durante la campaña electoral por el nuevo presidente. En vista de Trump, a pesar de la voluntad expresa de consolidar el país de América para jugar el papel de primera potencia mundial, la política exterior parece haberse convertido en menos central, a favor de un mayor compromiso interno, puede pasar sólo con una reducción de los recursos asignados a la aliados puedan emplear en las políticas para promover una política de expansión en los Estados Unidos. Dentro de estos proyectos, la advertencia general a todos los países que han tomado hasta ahora ventaja, según Trump, la protección estadounidense y que no han invertido fondos suficientes para su defensa; así como el papel del Atlántico Alliance, en el que el compromiso de Estados Unidos es demasiado desequilibrado, en comparación con la de otros aliados. A pesar de la importancia de Japón en el contexto de aliados de Estados Unidos, la reunión entre Trump y Abe se ha acordado con el Departamento de Estado y no ha jugado en cualquier entorno institucional, pero en un palacio perteneciente a la nueva ocupante de la Casa Blanca . La falta de apoyo del Departamento de Estado indica una voluntad de Trump no querer trabajar con cuerpos, tal vez debido a los altos cargos todavía están ocupadas por el personal leal administración anterior, y un rechazo fundamental de respetar los tiempos y modos de la política. Por otro lado, esto no puede constituir un elemento de sorpresa, debido a su carácter y la conducta de la campaña electoral, pero tiene, sin embargo, se convierten en un elemento habitual, para ser considerado en un elemento esencial, de ahora en adelante, como la caracterización de la nueva La diplomacia estadounidense. Olvidemos lo políticamente correcto es algo para su aplicación interna y otra en la política exterior, la diplomacia porque siempre se ha caracterizado por tonos y significados medidos, a menudo en relieve, pero permiten dar una lectura a través de los matices de los contactos diplomáticos y que, con frecuencia, generar, reacciones muy específicas. Con Trump esto ya no parece ser posible porque entramos en una nueva era, donde se prefiere el enfoque directo e incluso fuera de los canales diplomáticos normales. También hay una percepción de que Trump no ha dado cuenta de la importancia de la política exterior, también es necesario para el desarrollo de la economía en un mundo cada vez más globalizado. Si usted puede entender la necesidad de pedir un mayor compromiso de los países aliados, en el marco de la política de defensa, deben considerarse las consecuencias, lo que conducirá inevitablemente a una reducción de la importancia de la American en la escena internacional. El resultado de una política menos inclinados a un papel importante de los EE.UU., que ya han comenzado con Obama, aunque en muy diferentes tamaños, se verá forzado fuera de Washington, que se hará más y más aisladas. Temas como Europa o en el propio Japón con Corea del Sur, tendrán que encontrar nuevas formas de cooperación y la integración militar, cada vez más independiente de los EE.UU., que, si tiene éxito, va a disminuir la influencia estadounidense. Esto puede permitir a los recursos Trump sombrías a los problemas internos, pero las declaraciones electorales de un mayor poder internacional americana, sólo será refutada.

Die erste Außenpolitik Signale Trump

Der erste Termin des neuen Präsidenten der Vereinigten Staaten, Donald Trump, mit Diplomatie hat eine Annäherung und eine beunruhigende Dilettantismus enthüllt. Der Anlass war ein Treffen mit dem japanischen Premierminister Shinzo Abe, der war in der Tat das erste Treffen mit einem ausländischen Staatsoberhaupt. Tokio galt bisher als strategischer Partner der USA, bis zum Ende des Zweiten Weltkrieges und diese Bedeutung hat mit der zunehmenden Betonung gewachsen, dass der östliche Bereich ist Verkleidung, sowohl in Bezug auf geopolitische Gleichgewicht und wirtschaftlicher. Für die Obama-Administration dieser Teil der Welt muss eine noch größere Zentralität des Nahen Ostens, für die gleichzeitige Anwesenheit der weltweit größten Konkurrenten in Washington, China, gehabt haben und war der gefährlichste zur nuklearen Gleichgewicht, Nordkorea betrachtet. Aber auch für die wirtschaftliche Frage, die mit der Überwachung der Meerestransportwege, die für Waren, war es besonders Wert darauf gelegt, vor allem, wenn sie mit den vielen Problemen der Souveränität der Inseln der östlichen Meere und damit von ihren ausschließlichen Wirtschaftszonen verbunden, die davon ausgegangen, die Vereinigten Staaten eine direkte und kontinuierliche Engagement, durch die Anwesenheit von Männern und militärischen Mitteln. In diesem Szenario hat sich die Rolle des japanischen Landes immer die Rolle des wichtigsten Verbündeten der US-Macht gespielt, immer wieder umstrittenen Aspekt während der Wahlkampagne des neuen Präsidenten. Im Hinblick auf Trump, trotz der ausdrücklichen Willen der amerikanischen Land zu konsolidieren, die Rolle der ersten Weltmacht zu spielen, scheint Außenpolitik weniger zentral geworden zu sein, für eine größere innere Verpflichtung, befahrbar nur mit einer Verringerung der Ressourcen an den zugewiesenen Verbündete in der Politik zu beschäftigen, um der Lage sein, eine Politik der Ausbau in den Vereinigten Staaten zu fördern. Im Rahmen dieser Projekte die allgemeine Warnung an all jene Länder, die bisher Vorteil genommen, nach Trump, amerikanischen Schutz und die nicht über ausreichende Mittel für ihre Verteidigung investiert haben; sowie die Rolle der Allianz Atlantik, wo die US-Engagement zu unausgewogen ist, im Vergleich zu der anderen Verbündeten. Trotz der Bedeutung von Japan im Zusammenhang mit der amerikanischen Verbündeten, die Begegnung zwischen Trump und Abe wurde mit dem State Department vereinbart und hat in keiner institutionellen gespielt, aber in einem Palast durch den neuen Bewohner des Weißen Hauses im Besitz . Der Mangel an Unterstützung des Department of State zeigt die Bereitschaft zur Trump nicht zu wollen, mit Körpern zu arbeiten, vielleicht, weil die Führungspositionen immer noch von der vorherigen Regierung loyale Mitarbeiter besetzt sind, und eine grundsätzliche Weigerung, die Zeiten und Wege zu respektieren der Politik. Auf der anderen Seite kann das nicht ein Element der Überraschung dar, wegen seines Charakters und Durchführung der Wahlkampagne, sondern hat sich jedoch zu einem festen Bestandteil in einem wesentlich angesehen werden, von nun an, wie die Charakterisierung des neuen Die amerikanische Diplomatie. Vergessen Sie die politisch korrekte etwas für die interne Anwendung ist und eine andere in der Außenpolitik, weil Diplomatie durch gemessen Töne und Bedeutungen immer charakterisiert worden ist, oft in Erleichterung, aber erlauben eine Lesung durch die Nuancen der diplomatischen Kontakte zu geben und die, häufig erzeugen, sehr spezifische Reaktionen. Mit Trump scheint dies nicht mehr möglich sein, weil wir eine neue Ära eintreten, wo es den direkten Weg bevorzugt wird, und auch außerhalb der normalen diplomatischen Kanäle. Es gibt auch eine Wahrnehmung, dass Trump die Bedeutung der Außenpolitik nicht verwirklicht hat, auch die für die Entwicklung der Wirtschaft in einer zunehmend globalisierten Welt. Wenn Sie die Notwendigkeit für ein stärkeres Engagement der verbündeten Länder zu fragen, verstehen können, die im Rahmen der Verteidigungspolitik, müssen sie die Konsequenzen in Betracht gezogen werden, was zwangsläufig zu einer Verringerung der Bedeutung des amerikanischen auf der internationalen Bühne führen wird. Das Ergebnis einer Politik weniger geneigt, auf eine wichtige Rolle der USA, die bereits mit Obama begonnen haben, wenn auch in sehr unterschiedlichen Größen, wird weg von Washington gezwungen werden, die mehr und mehr isoliert wird. Themen wie Europa oder Japan selbst mit Südkorea, müssen neue Formen der Zusammenarbeit und militärische Integration, mehr und mehr von den USA unabhängige finden, die, wenn sie erfolgreich sind, wird der amerikanische Einfluss verringern. Dies kann erlauben Trump grimmig Ressourcen auf interne Probleme, aber die Wahl Aussagen eines erhöhten amerikanischen internationalen Macht, wird nur widerlegt werden.

Le premier des signaux de politique étrangère Trump

La première nomination du nouveau président des États-Unis, Donald Trump, avec la diplomatie, a révélé une approximation et un amateurisme inquiétant. L'occasion était une rencontre avec le Premier ministre japonais, Shinzo Abe, qui était, en fait, la première rencontre avec un chef d'Etat étranger. Tokyo a été considérée, jusqu'à présent, un partenaire stratégique des Etats-Unis, à la fin de la Seconde Guerre mondiale et de cette importance a grandi avec l'importance accrue que la zone orientale est la gaine, à la fois en termes d'équilibre géopolitique et économique. Pour l'administration Obama cette partie du monde doit avoir encore plus central du Moyen-Orient, la présence simultanée de plus grand concurrent du monde à Washington, en Chine, et a été considéré comme le plus dangereux pour l'équilibre nucléaire, la Corée du Nord. Mais aussi à la question économique, de la surveillance des routes de transport maritime, essentiels pour les marchandises, il avait mis un accent particulier, surtout lorsqu'il est connecté avec les nombreux problèmes de la souveraineté des îles des mers orientales et donc par leurs zones économiques exclusives, qui supposaient pour les États-Unis un engagement direct et en cours, grâce à la présence des hommes et des moyens militaires. Dans ce scénario, le rôle du pays japonais a toujours joué le rôle de principal allié de la puissance américaine, aspect contesté à plusieurs reprises pendant la campagne électorale par le nouveau président. Compte tenu de Trump, en dépit de la volonté exprimée de consolider le pays d'Amérique à jouer le rôle de première puissance mondiale, la politique étrangère semble être devenu moins central, en faveur d'un engagement interne supérieur, passable seulement avec une réduction des ressources allouées à la alliés pour être en mesure d'employer des politiques visant à promouvoir une politique d'expansion aux États-Unis. Dans ces projets, la mise en garde générale à tous les pays qui ont jusqu'à présent profité, selon Trump, la protection américaine et qui n'a pas investi suffisamment de fonds pour leur défense; ainsi que le rôle de l'Alliance atlantique, où l'engagement des États-Unis est trop déséquilibré, par rapport à celle des autres alliés. Malgré l'importance du Japon dans le contexte des alliés américains, la rencontre entre Trump et Abe a été convenu avec le Département d'Etat et n'a pas joué dans tout cadre institutionnel, mais dans un palais appartenant à la nouvel occupant de la Maison Blanche . Le manque de soutien du Département d'Etat indique une volonté de Trump pas vouloir travailler avec les organismes, peut-être parce que les postes de direction sont toujours occupées par l'administration du personnel loyal précédent, et un refus fondamental de respecter les temps et les moyens de la politique. D'autre part, cela ne peut pas constituer un élément de surprise, à cause de son caractère et la conduite de la campagne électorale, mais a, cependant, devenir un élément régulier, à considérer dans un élément essentiel, à partir de maintenant, comme la caractérisation de la nouvelle la diplomatie américaine. Oubliez le politiquement correct est quelque chose pour une application interne et une autre dans la politique étrangère, parce que la diplomatie a toujours été caractérisée par des tons et des significations mesurées, souvent en relief, mais permettent de donner une lecture à travers les nuances de contacts diplomatiques et qui, souvent, de générer, des réactions très spécifiques. Avec Trump cela ne semble plus être possible parce que nous entrons dans une nouvelle ère, où il est préférable de l'approche directe et même en dehors des voies diplomatiques normales. Il y a aussi une perception que Trump n'a pas réalisé l'importance de la politique étrangère, également nécessaire pour le développement de l'économie dans un monde de plus en plus globalisé. Si vous pouvez comprendre la nécessité de demander un plus grand engagement des pays alliés, dans le cadre de la politique de défense, ils doivent être considérés comme les conséquences, ce qui conduira inévitablement à une réduction de l'importance de l'Amérique sur la scène internationale. Le résultat d'une politique moins enclins à un rôle majeur des États-Unis, qui ont déjà commencé avec Obama, bien que dans des tailles très différentes, sera forcé loin de Washington, qui deviendra de plus en plus isolé. Des sujets tels que l'Europe ou le Japon lui-même avec la Corée du Sud, devront trouver de nouvelles formes de coopération et d'intégration militaire, de plus en plus indépendant des États-Unis, qui, en cas de succès, va diminuer l'influence américaine. Cela peut permettre à Trump aux ressources sombres aux problèmes internes, mais les déclarations électorales d'une puissance internationale américaine accrue, ne sera réfutée.

O primeiro Trump sinais de política externa

A primeira nomeação do novo presidente dos Estados Unidos, Donald Trump, com a diplomacia, revelou uma aproximação e uma amadorismo preocupante. A ocasião foi um encontro com o primeiro-ministro japonês, Shinzo Abe, que era, na verdade, o primeiro encontro com um chefe de Estado estrangeiro. Tokyo foi considerado, até agora, um parceiro estratégico de os EUA, até o final da Segunda Guerra Mundial e essa importância cresceu com a maior ênfase que a área oriental é revestimentos, tanto em termos de equilíbrio geopolítico e econômico. Para a administração Obama nesta parte do mundo deve ter tido uma ainda maior centralidade do Oriente Médio, para a presença simultânea de maior concorrente do mundo em Washington, China, e foi considerado o mais perigoso para o equilíbrio nuclear, a Coréia do Norte. Mas também para a questão econômica, com a supervisão de rotas de transporte marítimo, essencial para mercadorias, que tinha colocado especial ênfase, especialmente quando relacionada com os muitos problemas de soberania das ilhas dos mares orientais e assim por suas zonas económicas exclusivas, que assumiram para os Estados Unidos um compromisso directo e permanente, através da presença de homens e meios militares. Neste cenário, o papel do país japonesa sempre desempenhou o papel de principal aliado do poder dos EUA, aspecto repetidamente contestado durante a campanha eleitoral pelo novo presidente. Em vista do Trump, apesar da vontade expressa de consolidar o país americano a desempenhar o papel de primeira potência mundial, a política externa parece ter se tornado menos central, em favor de um maior comprometimento interno, transitável somente com uma redução dos recursos alocados para o aliados para ser capaz de empregar nas políticas para promover uma política de expansão nos Estados Unidos. Dentro destes projectos a advertência geral para todos os países que tomaram até agora vantagem, de acordo com Trump, proteção americana e que não tenham investido fundos adequados para a sua defesa; bem como o papel de União do Atlântico, onde o compromisso dos EUA é muito desequilibrada, comparada com a de outros aliados. Apesar da importância do Japão no contexto de aliados americanos, o encontro entre Trump e Abe foi acordado com o Departamento de Estado e não tem jogado em qualquer ambiente institucional, mas em um palácio de propriedade do novo ocupante da Casa Branca . A falta de apoio do Departamento de Estado indica uma vontade de Trump não querer trabalhar com corpos, talvez porque os altos cargos ainda são ocupados pela administração de pessoal leal anterior, e uma recusa fundamental para respeitar os tempos e modos da política. Por outro lado, isso não pode constituir um elemento de surpresa, por causa de seu caráter e conduta da campanha eleitoral, mas tem, no entanto, tornar-se uma característica regular, a ser considerado no essencial, de agora em diante, como a caracterização do novo diplomacia americana. Esqueça o politicamente correto é algo para aplicação interna e outra na política externa, porque a diplomacia sempre tem sido caracterizada por tons e significados medidos, muitas vezes em relevo, mas permitem dar uma leitura através das nuances de contatos diplomáticos e que, muitas vezes, gerar reações muito específicas. Com Trump isso não parece ser possível porque entramos em uma nova era, onde é preferível a abordagem direta e até mesmo fora dos canais diplomáticos normais. Há também uma percepção de que Trump não tenha percebido a importância da política externa, também necessário para o desenvolvimento da economia em um mundo cada vez mais globalizado. Se você pode entender a necessidade de pedir um maior compromisso com os países aliados, no âmbito da política de defesa, devem ser consideradas as consequências, o que levará inevitavelmente a uma redução da importância da América no cenário internacional. O resultado de uma política menos inclinados a um papel importante de os EUA, que já começou com Obama, embora em tamanhos muito diferentes, será forçado longe de Washington, que se tornará cada vez mais isolado. Assuntos como a Europa ou o próprio Japão com a Coreia do Sul, terá que encontrar novas formas de cooperação e integração militar, mais e mais independente de os EUA, que, se bem sucedida, irá diminuir a influência americana. Isso pode permitir que Trump aos recursos sombrias para os problemas internos, mas as declarações eleitorais de um aumento do poder internacional americano, só vai ser refutada.