Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
Politica Internazionale
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venerdì 13 aprile 2018
歐洲對敘利亞制裁伊朗的做法感到不安
歐洲國家內部存在著與伊朗的態度衝突。有兩個問題,即使它們看起來沒有關係,它們也是與德黑蘭的關係問題,也是與華盛頓的關係問題。伊朗參與對阿薩德的側敘利亞戰爭,那麼他所有的劣跡,需要歐洲國家給予了外交式的強烈反應,伊朗國家:發現將實行對伊朗制裁的解決方案,但是,討論的理由是這些措施應該有多嚴肅。這個問題與伊朗同歐盟,德國,法國和聯合王國規定的核協議有關。令人擔心的是,因為在敘利亞存在的制裁,德黑蘭也對核能的協議消極的反應,特別是對於那些來自美國的壓力,它與特朗普總統,似乎想從撤出什麼他同意了。歐洲人擔心的是,對伊朗實施新的製裁可能是德黑蘭使條約無效並為伊朗原子能軍事發展鋪平道路的藉口。這種情況在現階段可能是最糟糕的,其特點是美國人和俄羅斯人之間的緊張關係,因為伊朗陣線將正式開放。事實上,特朗普的行為不僅受到白宮先入之見的影響,而且受到以色列人和遜尼派君主國 - 德黑蘭傳統反對派的壓力的影響。具體的風險是核擴散和永久緊張狀態,伊朗可能聲稱擁有核研究權,包括出於軍事目的和由武裝干涉威脅構成的辯證法以及適當的反應,例如它已經在協議簽署之前就已經發生了。為了防止大規模的恐怖,因此更難以控制的多極平衡的回歸,貝爾蒂尼,巴黎和倫敦都提出了選擇性措施的模式制裁伊朗:原因是不會引起硬化並同時向華盛頓表明,通過這種方式,可以嚴格控制伊朗而不會導致他退出條約。儘管與一些歐洲夥伴意見分歧,但擬議的措施不涉及伊朗國家,但其官員認為直接參與敘利亞衝突。如果,一方面,這顯然是一個操作進行展示最好的意志可能對一個國家,這是針對平民的屠殺至少負責,而另一方面,正是這種謹慎可能會被誤認為是弱點因此,特朗普為他提供了繼續該項目抵制核條約的機會。真正的危險是,除了美國總統,伊朗政府還採取這些制裁的優勢否認條約,考慮到預期的經濟效益迄今一直非常有限。換句話說,德黑蘭可以判斷更方便地朝著成為一個核電的方向前進,同時加強與美國人的敵人的國家,如俄羅斯的政治和經貿關係,也是中國,最好在戰略意義上考慮,以犧牲可能的經濟利益為代價,現在還沒有到來,歐洲人和美國人的製裁應該已經得到保證。有必要等待德黑蘭政府認為更重要的東西:如果地緣政治或經濟方面,當然沒有實際利益,看起來伊朗顯然贊成其國際雄心。
欧州はシリアに対するイランに対する制裁について不思議
欧州諸国内では、イランとの取り組みについて紛争が起こっています。 2つの問題があります。たとえ互いに無関係に見えるとしても、テヘランとの関係やワシントンとの関係には問題があります。しかし、テヘランの制裁に課すことであろうたソリューション:アサド側のシリア戦でイランの関与、そしてその後、すべての彼の悪行の、イランの国の外交タイプに強い応答を与えるために欧州諸国が必要ですそのような重力の議論のための理由は、これらの措置すべきです。問題は、イランがEU、ドイツ、フランス、英国とも規定している原子力協定に関連している。恐怖があるため、シリアでのプレゼンスのための制裁のため、テヘランにも大統領のトランプで、何から撤退したいように見える、特に米国から来る圧力のための原子力エネルギーに関する合意に否定的な反応を、持っている、ということです彼は同意しました。私は何を恐れることはテヘランが条約を無効にするには、言い訳のようなものを構成し、イランの核兵器開発への道を開くためにのためにヨーロッパ人がイランに新たな制裁を置くことです。このシナリオは、イランの正面が正式に開かれるため、アメリカ人とロシア人の間の緊張を特徴とするこの段階では最悪の可能性があります。実際にはトランプの挙動は、さえイスラエルの圧力とスンニ派の君主で、ホワイトハウスの先入観によってだけでなく、テヘランの伝統的な反対者に影響を与えています。本当のリスクは、次のような、イランとの核拡散と緊張の永久的な状態では、軍事目的のために、原子力研究にその権利を主張する可能性があり、弁証法は、武力介入の脅威、および適切な応答で構成されていることです契約の署名に達する前に既に起こっていた。規模のテロの多極バランスの戻りを防止し、したがって、制御がより困難にするには、ベルティーニ、パリとロンドンは、選択的施策のパターンでイランを制裁することを提案している。その理由は、硬直を引き起こすことではありませんテヘランと同時には、このモードで、あなたは彼が条約から脱退させずに、イランと厳しいことができ、ことをワシントンに示しています。いくつかのヨーロッパのパートナーとの意見の相違にもかかわらず、対策案は、イランの状態に影響を与えませんが、その職員は、シリア紛争に直接関与であることが判明しました。一方で、これは明らかにされた場合の動作は、少なくとも民間人に対する虐殺の責任、一方で、まさにこの注意が弱点と誤解することができた国に対する最善の意志可能性を実証実施しましたトランプは、したがって、核条約をボイコットするためにプロジェクトを継続する機会を彼に提供する。本当の危険は、米国大統領のほかに、イラン政府はまた、予想経済的利益は、これまで非常に限られていたことを考えると、条約を拒否するように、これらの制裁を活用することです。言い換えれば、テヘランは、原子力なる方向に向けて進むために、より便利判断してもよいし、同時にロシアのようなアメリカ人の敵の国との政治的な貿易関係を強化するだけでなく、中国、最高の戦略的な意味で考えられ、ヨーロッパ人とアメリカ人による制裁の終結が保証されるべきであったことを、経済的便益の可能性を犠牲にして、今は到着しなかった。これは、イラン政府が最も重要と考えるものまでありません:具体的なメリットのないコースの地政学的または経済的なものは、イランが国際的野心を好むことは明らかと思われる場合。
أوروبا تتساءل عن العقوبات ضد إيران لسوريا
هناك صراع داخل الدول الأوروبية حول الموقف الذي يجب اتخاذه مع إيران. هناك مسألتان ، وحتى إذا بدا كل منهما غير مرتبط ببعضهما البعض ، فإنهما يمثلان مشكلة في العلاقات مع طهران ، ولكن مع واشنطن أيضًا. التورط
الإيراني في الحرب السورية إلى جانب الأسد ، وبالتالي جميع أخطائه ، يتطلب
من الدول الأوروبية تقديم رد دبلوماسي قوي على الدولة الإيرانية: الحل
الذي يتم التوصل إليه هو فرض عقوبات على طهران ، سبب المناقشة هو مدى جدية هذه التدابير. ويرتبط السؤال بالاتفاق النووي الذي اشترته إيران أيضا مع الاتحاد الأوروبي وألمانيا وفرنسا والمملكة المتحدة. والخوف
هو أنه بسبب العقوبات المفروضة على وجودها في سوريا ، فإن طهران لديها رد
فعل سلبي أيضا على الاتفاقية النووية ، وخاصة بالنسبة للضغط القادم من
الولايات المتحدة الأمريكية ، والذي يبدو ، مع الرئيس ترامب ، يريد
الانسحاب مما وافق. ما
يخشاه الأوروبيون هو أن وضع عقوبات جديدة على إيران يمكن أن يكون نوعاً من
العذر لإيران لجعل المعاهدة غير فعالة وتمهيد الطريق أمام التطوير النووي
الإيراني. هذا السيناريو سيكون الأسوأ في هذه المرحلة ، والذي يتسم بالتوترات بين الأمريكيين والروس ، لأن الجبهة الإيرانية ستفتح بشكل رسمي. في
الواقع ، فإن سلوك ترامب لا يتأثر فقط بالأفكار المسبقة للبيت الأبيض ،
ولكن أيضا بسبب ضغوط الإسرائيليين والملكيات السنية ، المعارضين التقليديين
لطهران. الخطر
الملموس هو انتشار الأسلحة النووية وحالة التوتر الدائم مع إيران التي
يمكن أن تدعي حقها في إجراء أبحاث نووية ، بما في ذلك لأغراض عسكرية وجدل
يتكون من تهديدات بالتدخل المسلح ، وردود كافية ، مثل كان قد حدث بالفعل قبل التوقيع على الاتفاق تم التوصل إليه. من
أجل تجنب عودة توازن الرعب على نطاق متعدد الأقطاب ، وبالتالي أكثر صعوبة
في السيطرة ، اقترحت برلين وباريس ولندن عقوبات ضد إيران بمخطط إجراءات
انتقائية: السبب ليس التسبب في تشديد في
طهران ، وفي الوقت نفسه ، تبرهن لواشنطن على أنه بهذه الطريقة ، يمكن
للمرء أن يكون صارمًا مع إيران دون حثه على الانسحاب من المعاهدة. على
الرغم من الاختلاف مع بعض الشركاء الأوروبيين ، فإن التدابير المقترحة لا
تتعلق بالدولة الإيرانية ، لكن مسؤوليها يعتقد أنهم متورطون بشكل مباشر في
الصراع السوري. إذا
كان من الواضح ، من جهة ، عملية نفذت لإظهار جميع النوايا الحسنة الممكنة
لبلد كان مسؤولاً على أي حال عن ارتكاب مذابح ضد المدنيين ، من ناحية أخرى ،
يمكن أن يخطئ هذا التحذير على وجه التحديد لضعفه. ترامب ، وبالتالي ، توفر له الفرصة لمواصلة المشروع لمقاطعة المعاهدة النووية. الخطر
الحقيقي هو أنه ، بالإضافة إلى رئيس الولايات المتحدة ، حتى الحكومة
الإيرانية تستفيد من هذه العقوبات للتخلي عن المعاهدة ، مع الأخذ في
الاعتبار أيضًا أن الفوائد المتوقعة في المجال الاقتصادي قد انخفضت إلى حد
كبير حتى الآن. وبعبارة
أخرى ، يمكن لطهران أن تحكم على أنه من الأنسب أن تتحرك نحو أن تصبح قوة
ذرية ، وفي الوقت نفسه ، تعزز العلاقات السياسية والتجارية مع الدول
المعادية للأميركيين مثل روسيا ، ولكن أيضا الصين ، التي تعتبر أكثر فائدة
من الناحية الاستراتيجية. على
حساب المنافع الاقتصادية المحتملة ، في الوقت الراهن لم تصل ، أن نهاية
العقوبات من جانب الأوروبيين والأميركيين ينبغي أن يكون مضمونا. سيكون
من الضروري انتظار ما ستعتبره حكومة طهران أكثر أهمية: إذا كانت الجوانب
الجيوسياسية أو الاقتصادية ، دون فوائد ملموسة بالتأكيد ، يبدو واضحا أن
إيران تفضل طموحاتها الدولية.
giovedì 12 aprile 2018
Le variabili dello scenario siriano
La ragione del perchè il conflitto in Siria rischia di diventare una sorta di guerra mondiale è la presenza di forze armate di diversi paesi sul territorio siriano, con obiettivi evidentemente differenti; uno scenario che presenta una variabilità di situazioni in equilibrio fortemente precario. Facendo un’analisi delle forze in campo si deve partire dall’interprete principale del conflitto: il dittatore di Damasco Bashar Al Assad. Dopo sette anni di guerra, con mezzo milione di moti e metà della popolazione del paese sfollata all’estero, il governo di Damasco controlla circa due terzi del territorio e, nominalmente, appare come il vincitore della guerra; tuttavia si tratta di una vittoria conseguita soltanto grazie all’intervento degli alleati russi ed iraniani, senza i quali sarebbe stato presumibilmente sconfitto già tre anni addietro. Assad è una figura ridotta a capo di stato fortemente controllato dagli alleati, mantenuto al potere soltanto per favorire gli interessi geopolitici di Mosca e Teheran. La Russia, inizialmente, aveva l’obiettivo principale di mantenere il controllo sull’unica base navale nel mare Mediterraneo, situata proprio sulla costa siriana; Putin è però stato abile a sfruttare il vuoto lasciato dagli USA, prima con Obama e dopo con Trump, facendo riconquistare a Mosca quel ruolo da super potenza che aveva promesso ad una popolazione sempre più nazionalista. Dal punto di vista militare la Russia ha legittimato la sua influenza sul paese siriano con un impiego di circa 50.000 soldati e, sopratutto, con l’installazione di un sistema di contraerea basato sulla tecnologia russa. Per l’Iran, oltre che l’aspetto geopolitico conta quello religioso: l’obiettivo di Teheran è quello di creare una fascia territoriale, che, partendo dall’Iran, attraversi l’Iraq, la Siria ed arrivi al Libano, per unire la popolazione sciita; si tratta di una questione fondamentale per la repubblica islamica, sopratutto nella fase attuale, che vede una unione sempre più compatta tra gli stati sunniti, capeggiati dagli storici nemici dell’Iran: l’Arabia Saudita. Oltre questi due paesi c’è la Turchia, che si contraddistingue per un comportamento non sempre lineare, a seconda delle convenienze del momento: se all’inizio, probabilmente, Ankara ha contribuito a finanziare gli estremisti sunniti, che poi sarebbero diventati le truppe del califfato, con gli sviluppi del conflitto si è avvicinata ad Assad, inquadrandolo come potenziale alleato per il contenimento delle ambizioni curde di creare una propria entità sovrana. Attualmente l’esercito turco presidia una fascia di territorio siriano situato sul proprio confine ed ultimamente ha di nuovo cambiato atteggiamento su Assad auspicandone la caduta, dopo che le forze regolari siriane si sono schierate a protezione dei curdi. Gli USA, dopo avere fatto la valutazione che lo Stato islamico era stato sconfitto dovevano fare rientrare in patria i circa 4.000 effettivi presenti sul suolo siriano, il bombardamento con armi chimiche sta cambiando i piani di Washington. Questa svolta repentina ed inaspettata può essere stata dettata da ragioni di opportunità interna ed internazionale dovute a solleciti israeliani per la presenza degli iraniani sulle frontiere del proprio paese. Per Tel Aviv, infatti, la vicinanza delle truppe di Teheran non è accettabile, anche perchè significa anche un appoggio materiale per Hezbollah. Tuttavia Tel Aviv mantiene buoni rapporti con Mosca e ciò rappresenta una variabile poco decifrabile nei rapporti del Cremlino con gli iraniani. Infine occorre considerare ancora altre forze armate presenti sullo scenario, che non sono però espressione di entità statali, ma milizie di gruppi sradicati dalle loro postazioni, come nel nord siriano e nella zona di Aleppo vi sono gli appartenenti ad Al Qaeda, mentre nel deserto tra Siria ed Iraq vi sono diversi gruppi di appartenenti allo Stato islamico, che potrebbero costituire il serbatoio per nuove milizie radicali. Un discorso a parte deve essere fatto per i curdi, che senza l’appoggio americano potrebbero avvicinarsi ai russi, creando una nuovo motivo di imbarazzo nel rapporto tra Mosca e l’Iran. Questo quadro restituisce una una situazione molto complicata e ricca di variabili, che con uno sviluppo di tipo militare, quale il possibile attacco americano ad Assad, rischia di avere forti ripercussioni anche su scala mondiale. Gli scenari futuri appaiono di difficile previsione, anche se uno scontro diretto tra USA e Russia non sembra probabile, le due potenze avrebbero il modo di farsi la guerra su altri piani, primo fra tutti quello commerciale e della stabilità europea. Senza contare che aspetti consolidati come l’accordo sul nucleare iraniano verrebbe sicuramente cancellato. Ora è il momento che le diplomazie agiscano e scongiurino una fase negativa per tutto il mondo.
The variables of the Syrian scenario
The
reason why the conflict in Syria risks becoming a sort of world war is
the presence of armed forces from different countries on Syrian
territory, with clearly different objectives; a scenario that presents a variability of situations in a strongly precarious equilibrium. Making
an analysis of the forces in the field we must start from the main
interpreter of the conflict: the dictator of Damascus Bashar Al Assad. After
seven years of war, with half a million motions and half the population
of the country displaced abroad, the Damascus government controls about
two thirds of the territory and, nominally, it appears as the winner of
the war; nevertheless,
it is a victory achieved only thanks to the intervention of the Russian
and Iranian allies, without which it would presumably have been
defeated three years ago. Assad
is a figure reduced to a head of state strongly controlled by the
allies, kept in power only to favor the geopolitical interests of Moscow
and Tehran. Russia
initially had the main objective of maintaining control over the only
naval base in the Mediterranean Sea, located right on the Syrian coast; Putin,
however, was able to exploit the vacuum left by the US, first with
Obama and later with Trump, making Moscow the role of super power that
he had promised to an increasingly nationalist population. From
a military point of view, Russia has legitimized its influence on the
Syrian country with the employment of about 50,000 soldiers and, above
all, with the installation of an anti-aircraft system based on Russian
technology. For
Iran, as well as the geopolitical aspect of the religious: the goal of
Tehran is to create a territorial band, which, starting from Iran,
through Iraq, Syria and arrive in Lebanon, to unite the Shiite population; it
is a fundamental question for the Islamic republic, especially in the
current phase, which sees an increasingly compact union among the Sunni
states, led by the historic enemies of Iran: Saudi Arabia. Beyond
these two countries there is Turkey, which is characterized by a
behavior that is not always linear, depending on the convenience of the
moment: if at the beginning, probably, Ankara has helped to finance the
Sunni extremists, who would later become the troops of the Caliphate,
with the developments of the conflict has approached Assad, framing it
as a potential ally for the containment of Kurdish ambitions to create
its own sovereign entity. Currently
the Turkish army is guarding a strip of Syrian territory located on its
own border and lately has again changed its attitude on Assad hoping
for the fall, after the Syrian regular forces have lined up to protect
the Kurds. The
US, after making the assessment that the Islamic State had been
defeated, had to return home the approximately 4,000 people present on
Syrian soil, the bombing with chemical weapons is changing Washington's
plans. This
sudden and unexpected turnaround may have been dictated by reasons of
domestic and international opportunities due to Israeli reminders for
the presence of Iranians on the borders of their country. For
Tel Aviv, in fact, the proximity of Tehran's troops is not acceptable,
also because it also means a material support for Hezbollah. However,
Tel Aviv maintains good relations with Moscow and this represents a
variable that can not be readily understood in the Kremlin's relations
with the Iranians. Finally,
we need to consider other armed forces present on the scenario, which
are not the expression of state entities, but militias of groups
uprooted from their positions, as in the Syrian north and in the Aleppo
area there are members of Al Qaeda, while in the desert between Syria and Iraq there are several groups belonging to the Islamic State, which could be the reservoir for new radical militias. A
separate argument must be made for the Kurds, who without American
support could approach the Russians, creating a new reason for
embarrassment in the relationship between Moscow and Iran. This
framework gives back to a very complicated situation, rich in
variables, that with a military development, such as the possible
American attack on Assad, risks to have strong repercussions on a global
scale. The
future scenarios seem difficult to predict, even if a direct
confrontation between the US and Russia does not seem likely, the two
powers would have the way to wage war on other plans, first of all the
commercial and European stability. Not to mention that consolidated aspects such as the Iranian nuclear deal would surely be canceled. Now is the time for diplomacy to take action and set off a negative phase for the whole world.
Las variables del escenario sirio
La
razón por la cual el conflicto en Siria corre el riesgo de convertirse
en una especie de guerra mundial es la presencia de fuerzas armadas de
diferentes países en territorio sirio, con objetivos claramente
diferentes; un escenario que presenta una variabilidad de situaciones en un equilibrio fuertemente precario. Haciendo
un análisis de las fuerzas en el campo debemos partir del principal
intérprete del conflicto: el dictador de Damasco Bashar Al Assad. Después
de siete años de guerra, con medio millón de movimientos y la mitad de
la población del país desplazada en el extranjero, el gobierno de
Damasco controla alrededor de dos tercios del territorio y,
nominalmente, aparece como el ganador de la guerra; sin
embargo, es una victoria lograda solo gracias a la intervención de los
aliados rusos e iraníes, sin la cual, presumiblemente, habría sido
derrotada hace tres años. Assad
es una figura reducida a un jefe de estado fuertemente controlado por
los aliados, mantenido en el poder solo para favorecer los intereses
geopolíticos de Moscú y Teherán. Inicialmente,
Rusia tenía el objetivo principal de mantener el control de la única
base naval en el Mar Mediterráneo, ubicada en la costa siria; Putin,
sin embargo, fue capaz de explotar el vacío dejado por los EE. UU.,
Primero con Obama y más tarde con Trump, convirtiendo a Moscú en el
papel de súper poder que había prometido a una población cada vez más
nacionalista. Desde
el punto de vista militar, Rusia ha legitimado su influencia en el país
sirio con el empleo de unos 50,000 soldados y, sobre todo, con la
instalación de un sistema antiaéreo basado en la tecnología rusa. Para
Irán, así como el aspecto geopolítico del religioso: el objetivo de
Teherán es crear una banda territorial que, comenzando desde Irán, cruza
Irak, Siria y llega al Líbano, para unir la Población chiíta; es
una cuestión fundamental para la República Islámica, especialmente en
la fase actual, que ve una unión cada vez más compacta entre los estados
sunitas, liderada por los enemigos históricos de Irán: Arabia Saudita. Más
allá de estos dos países está Turquía, que se caracteriza por un
comportamiento que no siempre es lineal, según la conveniencia del
momento: si al principio, probablemente, Ankara ha ayudado a financiar a
los extremistas suníes, que luego se convertirían en las tropas del Califato,
con los desarrollos del conflicto se ha acercado a Assad, enmarcándolo
como un aliado potencial para la contención de las ambiciones kurdas de
crear su propia entidad soberana. Actualmente,
el ejército turco está custodiando una franja del territorio sirio
situado en su propia frontera y últimamente ha cambiado nuevamente su
actitud hacia Assad esperando la caída, después de que las fuerzas
regulares sirias se hayan alineado para proteger a los kurdos. Después
de hacer la evaluación de que el Estado Islámico había sido derrotado,
Estados Unidos tuvo que regresar a sus hogares con las aproximadamente
4.000 personas presentes en suelo sirio, el bombardeo con armas químicas
está cambiando los planes de Washington. Este
cambio repentino e inesperado puede haber sido dictado por razones de
oportunidades nacionales e internacionales debido a los recordatorios
israelíes de la presencia de iraníes en las fronteras de su país. Para
Tel Aviv, de hecho, la proximidad de las tropas de Teherán no es
aceptable, también porque también significa un apoyo material para
Hezbollah. Sin
embargo, Tel Aviv mantiene buenas relaciones con Moscú y esto
representa una variable que no se puede entender fácilmente en las
relaciones del Kremlin con los iraníes. Finalmente,
necesitamos considerar otras fuerzas armadas presentes en el escenario,
que no son la expresión de entidades estatales, sino milicias de grupos
desarraigados de sus posiciones, como en el norte sirio y en el área de
Alepo hay miembros de Al Qaeda, mientras que en el desierto entre Siria e Irak hay varios grupos pertenecientes al Estado Islámico, que podrían ser el depósito de nuevas milicias radicales. Se
debe hacer un argumento por separado para los kurdos, que sin el apoyo
estadounidense podrían acercarse a los rusos, creando una nueva razón
para la vergüenza en la relación entre Moscú e Irán. Este
marco remite a una situación muy complicada, rica en variables, que con
un desarrollo militar, como el posible ataque estadounidense a Assad,
corre el riesgo de tener fuertes repercusiones a escala global. Los
escenarios futuros parecen difíciles de predecir, incluso si no parece
probable una confrontación directa entre los EE. UU. Y Rusia, las dos
potencias tendrían la forma de hacer la guerra a otros planes, en primer
lugar la estabilidad comercial y europea. Sin mencionar que aspectos consolidados como el acuerdo nuclear iraní seguramente serían cancelados. Ahora es el momento de que la diplomacia tome medidas y ponga en marcha una fase negativa para todo el mundo.
Die Variablen des syrischen Szenarios
Der
Grund, warum der Konflikt in Syrien Gefahr läuft, zu einer Art
Weltkrieg zu werden, ist die Anwesenheit von Streitkräften aus
verschiedenen Ländern auf syrischem Territorium mit eindeutig
unterschiedlichen Zielen; ein Szenario, das eine Variabilität von Situationen in einem stark prekären Gleichgewicht darstellt. Bei
der Analyse der Kräfte auf dem Feld müssen wir von dem Hauptinterpreten
des Konflikts ausgehen: dem Diktator von Damaskus Bashar Al Assad. Nach
sieben Jahren Krieg, mit einer halben Million Anträgen und der Hälfte
der im Ausland vertriebenen Bevölkerung, kontrolliert die Regierung von
Damaskus etwa zwei Drittel des Territoriums und erscheint nominell als
der Gewinner des Krieges; Aber
es ist ein Sieg, der nur dank der Intervention der russischen und
iranischen Verbündeten erreicht wurde, ohne die er vor drei Jahren
vermutlich besiegt worden wäre. Assad
ist eine Figur, die auf ein von den Verbündeten stark kontrolliertes
Staatsoberhaupt reduziert ist, das nur an der Macht ist, um die
geopolitischen Interessen Moskaus und Teherans zu begünstigen. Russland
hatte zunächst das Hauptziel, die Kontrolle über den einzigen
Marinestützpunkt im Mittelmeer direkt an der syrischen Küste zu
behalten; Putin
war jedoch in der Lage, das von den USA hinterlassene Vakuum zu nutzen,
zunächst mit Obama und später mit Trump, was Moskau zu einer Supermacht
machte, die er einer zunehmend nationalistischen Bevölkerung
versprochen hatte. Aus
militärischer Sicht hat Russland seinen Einfluss auf das syrische Land
mit der Beschäftigung von etwa 50.000 Soldaten und vor allem mit der
Einrichtung eines auf russischer Technologie basierenden
Flugabwehrsystems legitimiert. Für
den Iran, sowie den geopolitischen Aspekt der Ordensleute: Das Ziel von
Teheran ist es, eine territoriale Band zu schaffen, die, ausgehend von
Iran, über den Irak, Syrien und im Libanon ankommen, die Schiitische Bevölkerung; Es
ist eine fundamentale Frage für die Islamische Republik, besonders in
der gegenwärtigen Phase, die eine immer kompaktere Union unter den
sunnitischen Staaten sieht, angeführt von den historischen Feinden des
Iran: Saudi-Arabien. Jenseits
dieser beiden Länder gibt es die Türkei, die sich durch ein Verhalten
auszeichnet, das nicht immer linear ist, abhängig von der Bequemlichkeit
des Augenblicks: wenn Ankara wahrscheinlich am Anfang geholfen hat, die
sunnitischen Extremisten zu finanzieren, die später die Truppen der Das
Kalifat hat sich mit den Entwicklungen des Konflikts an Assad
angenähert und es als potenziellen Verbündeten für die Eindämmung der
kurdischen Ambitionen zur Schaffung einer eigenen souveränen Entität
gestaltet. Gegenwärtig
bewacht die türkische Armee einen Streifen syrischen Territoriums an
ihrer eigenen Grenze und hat kürzlich seine Haltung gegenüber Assad
geändert, in der Hoffnung auf den Fall, nachdem sich die regulären
syrischen Truppen zum Schutz der Kurden zusammengeschlossen haben. Nachdem
die US-Regierung festgestellt hatte, dass der Islamische Staat besiegt
worden war, mussten die rund 4.000 Menschen auf syrischem Boden nach
Hause zurückkehren. Die Bombardierung mit chemischen Waffen verändert
Washingtons Pläne. Diese
plötzliche und unerwartete Trendwende könnte durch nationale und
internationale Möglichkeiten aufgrund der israelischen Erinnerung an die
Anwesenheit von Iranern an den Grenzen ihres Landes bedingt gewesen
sein. Für
Tel Aviv ist die Nähe von Teherans Truppen in der Tat nicht akzeptabel,
auch weil dies eine materielle Unterstützung für die Hisbollah
bedeutet. Tel
Aviv unterhält jedoch gute Beziehungen zu Moskau, und dies stellt eine
Variable dar, die in den Beziehungen des Kremls zu den Iranern nicht
ohne weiteres verstanden werden kann. Zu
guter Letzt müssen wir andere Streitkräfte berücksichtigen, die nicht
von staatlichen Einheiten sind, sondern Milizen von Gruppen, die aus
ihren Stellungen entwurzelt sind, wie im syrischen Norden und im
Aleppo-Gebiet Mitglieder von Al-Qaida, während in der Wüste dazwischen Syrien und der Irak gibt es mehrere Gruppen des Islamischen Staates, die das Reservoir für neue radikale Milizen sein könnten. Für
die Kurden, die ohne amerikanische Unterstützung auf die Russen zugehen
könnten, muss ein anderes Argument angeführt werden, was einen neuen
Grund für die Verlegenheit in den Beziehungen zwischen Moskau und Iran
schafft. Dieser
Rahmen führt zu einer sehr komplizierten und variantenreichen
Situation, die bei einer militärischen Entwicklung, wie etwa dem
möglichen amerikanischen Angriff auf Assad, auf globaler Ebene starke
Auswirkungen haben könnte. Die
Zukunftsszenarien scheinen schwer vorherzusehen, selbst wenn eine
direkte Konfrontation zwischen den USA und Russland nicht wahrscheinlich
ist, würden die beiden Mächte den Weg finden, andere Pläne, vor allem
die kommerzielle und europäische Stabilität, zu bekämpfen. Ganz zu schweigen davon, dass konsolidierte Aspekte wie das iranische Atomabkommen mit Sicherheit abgesagt werden. Jetzt ist es an der Zeit, dass die Diplomatie aktiv wird und eine negative Phase für die ganze Welt einleitet.
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