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venerdì 13 aprile 2018

L'Europa si interroga sulle sanzioni contro l'Iran per la Siria

Esiste un conflitto all’interno dei paesi europei circa l’atteggiamento da tenere con l’Iran. Le questioni sono due, ed anche se paiono non collegate tra loro, costituiscono un problema sulle relazioni con Teheran, ma anche con Washington. Il coinvolgimento iraniano nella guerra siriana al fianco di Assad, e quindi di tutte le sue malefatte, impone di ai paesi europei di dare una risposta forte di tipo diplomatico al paese iraniano: la soluzione trovata sarebbe quella di imporre a Teheran delle sanzioni, tuttavia, la ragione della discussione è di quale gravità dovrebbero essere questi provvedimenti. L’interrogativo è legato all’accordo sul nucleare che l’Iran ha stipulato anche con l’Unione Europea, la Germania, la Francia ed il Regno Unito. Il timore è che, a causa delle sanzioni per la presenza in Siria, Teheran abbia una reazione negativa anche sull’accordo relativo al nucleare, sopratutto per le pressioni che arrivano dagli USA, che, con il presidente Trump, sembra che vogliano recedere da quanto concordato. Quello che gli europei temono è che mettere nuove sanzioni sull’Iran possa costituire per Teheran una sorta di scusa per rendere inefficace il trattato ed aprire la strada allo sviluppo militare atomico iraniano. Questo scenario sarebbe il peggiore possibile in questa fase, caratterizzata dalle tensioni tra americani e russi, perchè riaprirebbe ufficalmente il fronte iraniano. In realtà il comportamento di Trump è influenzato, oltre che dai preconcetti della Casa Bianca, anche dalle pressioni degli israeliani e delle monarchie sunnite, tradizionali avversari di Teheran. Il rischio concreto è quello della proliferazione nucleare e di uno stato di tensione permanente, con l’Iran che potrebbe rivendicare il suo diritto alla ricerca nucleare, anche per fini militari e una dialettica costituita da minacce di intervento armato, e di adeguate risposte, come era già accaduto prima del raggiungimento della firma sull’accordo. Per evitare il ritorno di un equilibrio del terrore su scala multipolare, e, quindi, più difficile da controllare, Berlini, Parigi e Londra hanno proposto di sanzione l’Iran con uno schema di provvedimenti selettivi: la ragione è quella di non causare un irrigidimento di Teheran e, nello stesso tempo, dimostrare a Washington, che, con questa modalità, si può essere severi con  l’Iran senza indurlo a  ritirarsi dal trattato.  Nonostante il disaccordo con alcuni partner europei, le misure proposte riguardano non lo stato iraniano, ma i suoi funzionari ritenuti direttamente coinvolti nel conflitto siriano. Se, da un lato, si tratta evidentemente di una operazione condotta dimostrando tutta la buona volontà possibile nei confronti di un paese che si è comunque reso responsabile di massacri verso i civili, dall’altro lato, proprio questa cautela potrebbe essere scambiata per debolezza da Trump e, di conseguenza fornirgli l’occasione per continuare nel progetto di boicottare il trattato sul nucleare. Il pericolo reale è che, oltre al presidente statunitense, anche il governo iraniano approfitti di queste sanzioni per rinnegare il trattato, considerando anche, che gli attesi benefici in campo economico sono stati fino ad ora molto ridotti. In altre parole a Teheran potrebbero giudicare più conveniente procedere verso la direzione di diventare una potenza atomica e, nel contempo rinforzare le relazioni politiche e commerciali con i paesi nemici degli americani come la Russia, ma anche la Cina, ritenute più vantaggiose in senso strategico, anhe a discapito dei possibili vantaggi economici, per ora non arrivati, che la fine delle sanzioni da parte di europei ed americani avrebbero dovuto garantire. Occorrerà attendere cosa il governo di Teheran riterrà più importante: se gli aspetti geopolitici o quelli economici, certo senza vantaggi tangibili appare scontato che l’Iran prediliga le sue ambizioni internazionali.

Europe wonders about sanctions against Iran for Syria

There is a conflict within European countries about the attitude to be taken with Iran. There are two issues, and even if they seem unrelated to each other, they are a problem on relations with Teheran, but also with Washington. Iranian involvement in the Syrian war alongside Assad, and therefore all of his misdeeds, requires European countries to give a strong diplomatic response to the Iranian country: the solution found would be to impose sanctions on Teheran, however, the reason for the discussion is how serious these measures should be. The question is related to the nuclear agreement that Iran has also stipulated with the European Union, Germany, France and the United Kingdom. The fear is that, because of the sanctions for the presence in Syria, Teheran has a negative reaction also on the nuclear agreement, especially for the pressure coming from the USA, which, with President Trump, seems to want to withdraw from what agreed. What Europeans fear is that putting new sanctions on Iran could be a sort of excuse for Tehran to make the treaty ineffective and pave the way for Iranian atomic military development. This scenario would be the worst possible at this stage, characterized by tensions between Americans and Russians, because the Iranian front would open up officially. In fact, Trump's behavior is influenced not only by the preconceptions of the White House, but also by the pressures of the Israelis and Sunni monarchies, traditional opponents of Tehran. The concrete risk is that of nuclear proliferation and a state of permanent tension, with Iran that could claim its right to nuclear research, also for military purposes and a dialectic consisting of threats of armed intervention, and adequate responses, such as it had already happened before the signature on the agreement was reached. In order to avoid the return of a balance of terror on a multipolar scale, and therefore more difficult to control, Berlini, Paris and London have proposed sanctions against Iran with a scheme of selective measures: the reason is not to cause a tightening of Tehran and, at the same time, demonstrate to Washington that, in this way, one can be strict with Iran without inducing him to withdraw from the treaty. Despite the disagreement with some European partners, the proposed measures concern not the Iranian state, but its officials believed to be directly involved in the Syrian conflict. If, on the one hand, it is clearly an operation carried out demonstrating all the goodwill possible towards a country that has in any case been responsible for massacres against civilians, on the other hand, precisely this caution could be mistaken for weakness from Trump and, therefore, provide him with the opportunity to continue the project to boycott the nuclear treaty. The real danger is that, in addition to the US president, even the Iranian government take advantage of these sanctions to renounce the treaty, considering, too, that the expected benefits in the economic field have been hitherto greatly reduced. In other words, Teheran could judge that it is more convenient to move towards becoming an atomic power and, at the same time, reinforce political and commercial relations with the enemy countries of the Americans like Russia, but also China, considered more advantageous in a strategic sense. anhe at the expense of the possible economic benefits, for now not arrived, that the end of the sanctions by Europeans and Americans should have guaranteed. It will be necessary to wait what the Teheran government will consider more important: if the geopolitical or economic aspects, certainly without tangible benefits, it seems obvious that Iran favors its international ambitions.

Europa se pregunta sobre las sanciones contra Irán por Siria

Existe un conflicto dentro de los países europeos sobre la actitud que debe tomarse con Irán. Hay dos cuestiones, e incluso si parecen no tener relación entre sí, son un problema en las relaciones con Teherán, pero también con Washington. La participación iraní en la guerra siria junto a Assad, y por lo tanto todas sus fechorías, requiere que los países europeos den una fuerte respuesta diplomática al país iraní: la solución encontrada sería imponer sanciones a Teherán, sin embargo, el motivo de la discusión es cuán serias deberían ser estas medidas. La pregunta está relacionada con el acuerdo nuclear que Irán también ha estipulado con la Unión Europea, Alemania, Francia y el Reino Unido. El temor es que, debido a las sanciones por la presencia en Siria, Teherán también tenga una reacción negativa sobre el acuerdo nuclear, especialmente por la presión proveniente de Estados Unidos, que, con el presidente Trump, parece querer retirarse de lo que él estuvo de acuerdo. Lo que los europeos temen es que aplicar nuevas sanciones a Irán podría ser una especie de excusa para que Teherán haga que el tratado sea ineficaz y allane el camino para el desarrollo militar atómico iraní. Este escenario sería el peor posible en esta etapa, caracterizado por tensiones entre estadounidenses y rusos, porque el frente iraní se abriría oficialmente. De hecho, el comportamiento de Trump está influenciado no solo por las ideas preconcebidas de la Casa Blanca, sino también por las presiones de las monarquías israelíes y sunitas, los opositores tradicionales de Teherán. El riesgo concreto es el de la proliferación nuclear y un estado de tensión permanente, con Irán que podría reclamar su derecho a la investigación nuclear, también con fines militares y una dialéctica consistente en amenazas de intervención armada, y respuestas adecuadas, como ya había sucedido antes de que se alcanzara la firma del acuerdo. Para evitar el retorno del equilibrio del terror en una escala multipolar, y por lo tanto más difícil de controlar, Berlini, París y Londres han propuesto sanciones contra Irán con un esquema de medidas selectivas: el motivo no es provocar un ajuste de Teherán y, al mismo tiempo, demostrar a Washington que, de esta manera, uno puede ser estricto con Irán sin inducirlo a retirarse del tratado. A pesar del desacuerdo con algunos socios europeos, las medidas propuestas no se refieren al estado iraní, pero se cree que sus funcionarios están directamente involucrados en el conflicto sirio. Si, por una parte, se trata claramente de una operación llevó a cabo la demostración de la mejor voluntad posible contra un país que era al menos responsable de masacres contra la población civil, por el contrario, precisamente esta precaución podría confundirse con debilidad Trump y, por lo tanto, darle la oportunidad de continuar el proyecto para boicotear el tratado nuclear. El peligro real es que, además del presidente de Estados Unidos, incluso el gobierno iraní aproveche estas sanciones para renunciar al tratado, considerando también que los beneficios esperados en el campo económico se han reducido hasta ahora. En otras palabras, Teherán puede juzgar más conveniente para proceder hacia la dirección de convertirse en una potencia nuclear y, al mismo tiempo, fortalecer las relaciones políticas y comerciales con los países enemigos de los estadounidenses como Rusia, sino también a China, mejor considerada en un sentido estratégico, anhe a expensas de los posibles beneficios económicos, por ahora no alcanzados, que el fin de las sanciones de europeos y estadounidenses debería tener garantizado. Habrá que esperar lo que el gobierno de Teherán considerará más importante: si los aspectos geopolíticos o económicos, ciertamente sin beneficios tangibles, parece obvio que Irán favorece sus ambiciones internacionales.

Europa wundert sich über Sanktionen gegen Iran für Syrien

In den europäischen Ländern herrscht ein Konflikt über die Haltung gegenüber dem Iran. Es gibt zwei Probleme, und selbst wenn sie nicht miteinander verwandt zu sein scheinen, sind sie ein Problem in den Beziehungen zu Teheran, aber auch zu Washington. Die iranische Beteiligung am syrischen Krieg an der Seite Assads und damit all seine Untaten erfordern von den europäischen Ländern eine starke diplomatische Antwort auf das iranische Land. Die Lösung wäre, Teheran mit Sanktionen zu belegen. Der Grund für die Diskussion ist, wie ernst diese Maßnahmen sein sollten. Die Frage bezieht sich auf das Atomabkommen, das der Iran auch mit der Europäischen Union, Deutschland, Frankreich und dem Vereinigten Königreich vereinbart hat. Die Angst ist, dass Teheran wegen der Sanktionen für die Anwesenheit in Syrien auch auf das Atomabkommen eine negative Reaktion hat, besonders für den Druck aus den USA, der sich mit Präsident Trump aus dem zu entfernen scheint er stimmte zu. Was die Europäer fürchten, ist, dass die Einführung neuer Sanktionen gegen den Iran eine Art Entschuldigung für Teheran sein könnte, um den Vertrag wirkungslos zu machen und den Weg für die iranische Entwicklung des atomaren Militärs zu ebnen. Dieses Szenario wäre zu diesem Zeitpunkt das Schlimmste, das durch Spannungen zwischen Amerikanern und Russen gekennzeichnet wäre, weil sich die iranische Front offiziell öffnen würde. In der Tat wird Trumps Verhalten nicht nur durch die Vorurteile des Weißen Hauses beeinflusst, sondern auch durch den Druck der Israelis und sunnitischen Monarchien, traditionelle Gegner Teherans. Das konkrete Risiko besteht in der nuklearen Proliferation und einem permanenten Spannungszustand, wobei der Iran sein Recht auf Nuklearforschung beanspruchen könnte, auch für militärische Zwecke und eine Dialektik, die aus der Drohung einer bewaffneten Intervention und adäquaten Antworten besteht, wie z es war bereits geschehen, bevor die Unterzeichnung des Abkommens erreicht wurde. Um die Rückkehr eines terroristischen Gleichgewichts zu vermeiden, das schwieriger zu kontrollieren ist, haben Berlini, Paris und London Sanktionen gegen den Iran mit einem System selektiver Maßnahmen vorgeschlagen: Der Grund ist nicht eine Verschärfung von Teheran und demonstrieren gleichzeitig Washington, dass man auf diese Weise strikt gegenüber dem Iran sein kann, ohne ihn zum Rückzug aus dem Vertrag zu veranlassen. Trotz der Meinungsverschiedenheiten mit einigen europäischen Partnern betreffen die vorgeschlagenen Maßnahmen nicht den iranischen Staat, sondern seine Beamten glauben, direkt am syrischen Konflikt beteiligt zu sein. Wenn es sich auf der einen Seite um eine Operation handelt, bei der der ganze Wohlwollen gegenüber einem Land gezeigt wird, das auf jeden Fall für Massaker an der Zivilbevölkerung verantwortlich ist, könnte man genau diese Vorsicht fälschlicherweise für Schwäche halten Trump und bieten ihm daher die Möglichkeit, das Projekt zum Boykott des Atomvertrags fortzusetzen. Die reale Gefahr besteht darin, dass neben dem US-Präsidenten auch die iranische Regierung diese Sanktionen ausnutzt, um auf den Vertrag zu verzichten, wobei auch zu berücksichtigen ist, dass die erwarteten Vorteile im wirtschaftlichen Bereich bisher stark reduziert wurden. Mit anderen Worten, Teheran könnte beurteilen, dass es günstiger ist, eine Atomkraft zu werden und gleichzeitig die politischen und kommerziellen Beziehungen zu den feindlichen Ländern der Amerikaner wie Russland, aber auch China, das im strategischen Sinne als vorteilhafter angesehen wird, zu verstärken. Auf Kosten der möglichen wirtschaftlichen Vorteile, die jetzt nicht erreicht werden, sollte das Ende der Sanktionen von Europäern und Amerikanern garantiert sein. Es wird notwendig sein abzuwarten, was die Teheraner Regierung für wichtiger halten wird: Wenn die geopolitischen oder wirtschaftlichen Aspekte, sicherlich ohne greifbare Vorteile, offensichtlich sind, wird der Iran seine internationalen Ambitionen bevorzugen.

L'Europe s'interroge sur les sanctions contre l'Iran pour la Syrie

Il y a un conflit au sein des pays européens quant à l'attitude à adopter avec l'Iran. Il y a deux problèmes, et même s'ils ne semblent pas liés les uns aux autres, ils posent problème sur les relations avec Téhéran, mais aussi avec Washington. L'implication iranienne dans la guerre syrienne aux côtés d'Assad, et donc de tous ses méfaits, exige que les pays européens donnent une réponse diplomatique forte au pays iranien: la solution trouvée serait d'imposer des sanctions à Téhéran, cependant, la raison de la discussion est la gravité de ces mesures. La question est liée à l'accord nucléaire que l'Iran a également stipulé avec l'Union européenne, l'Allemagne, la France et le Royaume-Uni. La crainte est que, à cause des sanctions pour la présence en Syrie, Téhéran a également une réaction négative de l'accord sur l'énergie nucléaire, en particulier pour les pressions qui viennent des États-Unis, qui, avec Trump Président, semblent vouloir se retirer de ce il a accepté. Ce que craignent les Européens, c'est que l'imposition de nouvelles sanctions à l'Iran pourrait être une sorte d'excuse pour que Téhéran rende le traité inefficace et ouvre la voie au développement militaire atomique iranien. Ce scénario serait le pire possible à ce stade, caractérisé par des tensions entre Américains et Russes, car le front iranien s'ouvrirait officiellement. En fait, le comportement de Trump est influencé non seulement par les idées préconçues de la Maison Blanche, mais aussi par les pressions des Israéliens et des monarchies sunnites, adversaires traditionnels de Téhéran. Le risque concret est celui de la prolifération nucléaire et d'un état de tension permanente, avec l'Iran qui pourrait revendiquer son droit à la recherche nucléaire, y compris à des fins militaires et une dialectique constituée de menaces d'intervention armée, et de réponses adéquates, telles que cela s'était déjà produit avant la signature de l'accord. Pour éviter le retour d'un équilibre multipolaire de la terreur d'échelle, et donc plus difficiles à contrôler, Bertini, Paris et Londres ont proposé de sanctionner l'Iran avec un motif de mesures sélectives: la raison est de ne pas provoquer un raidissement de Téhéran et, en même temps, démontrer à Washington que, de cette façon, on peut être strict avec l'Iran sans l'inciter à se retirer du traité. Malgré le désaccord avec certains partenaires européens, les mesures proposées ne concernent pas l'Etat iranien, mais ses responsables supposés être directement impliqués dans le conflit syrien. Si, d'une part, cela est clairement une opération menée démontrant la meilleure volonté possible contre un pays qui était au moins responsable des massacres contre des civils, d'autre part, précisément cette mise en garde pourrait être confondu avec la faiblesse Trump et, par conséquent, lui donner l'occasion de continuer le projet de boycott du traité nucléaire. Le vrai danger est que, outre le président américain, même le gouvernement iranien profite de ces sanctions pour renoncer au traité, estimant également que les avantages attendus dans le domaine économique ont été considérablement réduits jusqu'à présent. En d'autres termes, Téhéran peut juger plus commode de se diriger vers la direction de devenir une puissance nucléaire et, en même temps de renforcer les relations politiques et commerciales avec les pays ennemis des Américains comme la Russie, mais aussi la Chine, mieux considéré dans un sens stratégique, Au détriment des avantages économiques possibles, pour l'instant non arrivés, la fin des sanctions des Européens et des Américains aurait dû être garantie. Il faudra attendre ce que le gouvernement de Téhéran considérera comme plus important: si les aspects géopolitiques ou économiques, certainement sans avantages tangibles, il semble évident que l'Iran favorise ses ambitions internationales.

Europa questiona sanções contra o Irã pela Síria

Há um conflito dentro dos países europeus sobre a atitude a ser tomada com o Irã. Há duas questões, e mesmo que pareçam não relacionadas entre si, são um problema nas relações com Teerã, mas também com Washington. O envolvimento iraniano na guerra síria ao lado de Assad e, portanto, todos os seus crimes, exigem que os países europeus dêem uma forte resposta diplomática ao país iraniano: a solução encontrada seria impor sanções a Teerã, no entanto, A razão para a discussão é quão sérias devem ser essas medidas. A questão está relacionada ao acordo nuclear que o Irã também estipulou com a União Européia, Alemanha, França e Reino Unido. O temor é que, por causa das sanções pela presença na Síria, Teerã tenha uma reação negativa também ao acordo nuclear, especialmente pela pressão vinda dos EUA, que, com o presidente Trump, parece querer se retirar do que ele concordou. O que os europeus temem é que colocar novas sanções contra o Irã possa ser uma espécie de desculpa para Teerã tornar o tratado ineficaz e preparar o caminho para o desenvolvimento militar atômico iraniano. Este cenário seria o pior possível nesta fase, caracterizado por tensões entre americanos e russos, porque a frente iraniana se abriria oficialmente. De fato, o comportamento de Trump é influenciado não apenas pelos preconceitos da Casa Branca, mas também pelas pressões dos israelenses e monarquias sunitas, oponentes tradicionais de Teerã. O risco concreto é o da proliferação nuclear e um estado de tensão permanente, com o Irã que pode reivindicar seu direito à pesquisa nuclear, inclusive para fins militares e uma dialética que consiste em ameaças de intervenção armada, e respostas adequadas, como isso já havia acontecido antes que a assinatura do acordo fosse alcançada. A fim de evitar o retorno de um equilíbrio de terror em escala multipolar e, portanto, mais difícil de controlar, Berlini, Paris e Londres propuseram sanções contra o Irã com um esquema de medidas seletivas: a razão não é para causar um aperto Teerã e, ao mesmo tempo, demonstram a Washington que, deste modo, alguém pode ser rigoroso com o Irã sem induzi-lo a retirar-se do tratado. Apesar do desacordo com alguns parceiros europeus, as medidas propostas não dizem respeito ao Estado iraniano, mas acredita-se que seus funcionários estejam diretamente envolvidos no conflito sírio. Se, por um lado, é claramente uma operação realizada demonstrando toda a boa vontade possível em relação a um país que, de qualquer forma, foi responsável por massacres contra civis, por outro lado, precisamente essa cautela poderia ser confundida com Trump e, portanto, dar-lhe a oportunidade de continuar o projeto para boicotar o tratado nuclear. O perigo real é que, além do presidente dos Estados Unidos, até mesmo o governo iraniano aproveite essas sanções para renunciar ao tratado, considerando, também, que os benefícios esperados no campo econômico foram até então bastante reduzidos. Em outras palavras, Teerã poderia julgar que é mais conveniente avançar para se tornar um poder atômico e, ao mesmo tempo, reforçar as relações políticas e comerciais com os países inimigos dos americanos como a Rússia, mas também a China, considerada mais vantajosa no sentido estratégico. anhe às custas dos possíveis benefícios econômicos, por ora não chegados, que o fim das sanções por europeus e americanos deveria ter garantido. Será necessário esperar o que o governo de Teerã considerará mais importante: se os aspectos geopolíticos ou econômicos, certamente sem benefícios tangíveis, parece óbvio que o Irã favorece suas ambições internacionais.

Европа задается вопросом о санкциях против Ирана в отношении Сирии

В европейских странах существует конфликт в отношении отношения к Ирану. Есть два вопроса, и даже если они кажутся не связанными друг с другом, это проблема отношений с Тегераном, но и с Вашингтоном. Причастность Ирана к сирийской войне наряду с Асадом и, следовательно, все его проступки требует от европейских стран дать решительный дипломатический ответ на иранскую страну: решение было бы заключаться в том, чтобы наложить санкции на Тегеран, однако, причиной обсуждения является то, насколько серьезны эти меры. Вопрос связан с ядерным соглашением, которое Иран также предусмотрел с Европейским союзом, Германией, Францией и Соединенным Королевством. Страх в том, что из-за санкций за присутствие в Сирии Тегеран также отрицательно реагирует на ядерное соглашение, особенно на давление со стороны США, которое, с президентом Трампом, похоже, хочет отказаться от того, что Он согласился. Что опасаются европейцы, так это то, что введение новых санкций в отношении Ирана может быть своего рода оправданием для Тегерана, чтобы сделать договор неэффективным и проложить путь для развития атомного вооружения Ирана. Этот сценарий был бы наихудшим на данном этапе, характеризующимся напряженностью между американцами и россиянами, поскольку иранский фронт официально откроется. На самом деле поведение Трампа зависит не только от предрассудков Белого дома, но и от давления израильтян и суннитских монархий, традиционных противников Тегерана. Конкретный риск связан с распространением ядерного оружия и постоянным напряжением, когда Иран может претендовать на свое право на ядерные исследования, а также в военных целях и диалектику, состоящую из угроз вооруженной интервенции и адекватных ответов, таких как это уже произошло до подписания соглашения. Чтобы избежать возврата баланса террора в многополярном масштабе и, следовательно, более трудно контролировать, Берлин, Париж и Лондон предложили санкции против Ирана с помощью схемы избирательных мер: причина не в том, чтобы вызвать ужесточение Тегерана и, в то же время, продемонстрировать Вашингтону, что таким образом можно быть строгим с Ираном, не побуждая его отказаться от договора. Несмотря на несогласие с некоторыми европейскими партнерами, предлагаемые меры касаются не иранского государства, но его должностные лица, как полагают, непосредственно участвуют в сирийском конфликте. Если, с одной стороны, это явно операция, проводимая путем демонстрации всей возможной доброй воли в отношении страны, которая в любом случае несет ответственность за массовые убийства в отношении гражданских лиц, с другой стороны, именно эта осторожность может быть ошибочно принята за слабость Трамп и, следовательно, предоставить ему возможность продолжить проект бойкота ядерного договора. Реальная опасность заключается в том, что, помимо президента США, даже иранское правительство использует эти санкции для отказа от договора, считая также, что ожидаемые выгоды в экономической сфере до сих пор значительно сократились. Иными словами, Тегеран мог судить, что удобнее двигаться в направлении становления атомной державой и в то же время укреплять политические и коммерческие отношения с вражескими странами американцев, такими как Россия, но и Китай, которые считаются более выгодными в стратегическом плане. anhe за счет возможных экономических выгод, пока что не прибывших, чтобы закончить санкции со стороны европейцев и американцев. Необходимо будет подождать того, что правительство Тегерана будет считать более важным: если геополитические или экономические аспекты, безусловно, без ощутимых преимуществ, кажется очевидным, что Иран выступает за свои международные амбиции.