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Politica Internazionale
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giovedì 6 settembre 2018
La situazione dello Yemen è sempre più grave
La guerra nello Yemen è in corso da tre anni, ma ha una risonanza minore di quella siriana; lo scorso mese di Agosto è stato uno dei più tragici per la triste contabilità delle vittime che sono arrivate a ben 981 morti, tra cui più di 300 bambini. Le morti dei civili sono incidenti giustificati dai militari sauditi come atti di guerra legittimi, con pratiche burocratiche ciniche ed insensibili, che si inquadrano nella strategia usata contro i ribelli sciiti. Quella messa in pratica dalla coalizione sunnita, capeggiata, appunto, dall’Arabia Saudita e che comprende Marocco, Egitto, Sudan, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Bahrain e Qatar, è una condotta che unisce l’azione militare, con le inevitabili rappresaglie indiscriminate, all’utilizzo del blocco umanitario pressoché totale per usare la fame e le malattie come arma di guerra. Questa pratica potrebbe però essere inquadrata all’interno del reato del crimine di guerra, se fosse presente una volontà concreta di perseguire questa strada dalle Nazioni Unite, forse si potrebbe aprire una soluzione per questo conflitto; tuttavia la guerra continua quasi ignorata dalla stampa e dalle organizzazioni internazionali. Soltanto le Organizzazioni non governative cercano di portare avanti il loro lavoro in situazioni sempre più difficili e con il rischio concreto, per i loro operatori di essere colpiti da raid aerei della coalizione sunnita. La situazione sanitaria del paese è al collasso a causa del colera, che ha contagiato almeno mezzo milione di persone e che ha provocato oltre duemila morti soltanto negli ultimi tre mesi. Un dato importante è quello economico: lo Yemen è lo stato più povero del medio oriente e già in condizioni normali l’approvigionamento alimentare è difficoltoso, ciò rende ancora più difficile reperire risorse alimentari in una condizione di guerra dove i rifornimenti sono pressoché bloccati, sia dai militari, che dalla condizione del sistema delle vie di comunicazione, che risulta danneggiato praticamente nella sua interezza. Politicamente per l’Arabia ed i suoi alleati si tratta di una guerra che rappresenta la ritorsione contro l’Iran, ma anche contro la Russia, per la vittoria in Siria, che era un obiettivo dei paesi sunniti. Una sconfitta dei ribelli yemeniti di religione sciita potrebbe costituire un indebolimento per Teheran, che cercava un base per contrastare le monarchie sunnite. Nel quadro conflittuale dei rapporti tra Teheran e Washington, è presente, seppure defilato, un ruolo americano all’interno del conflitto. Già con Obama gli USA avevano evitato di interferire nel conflitto, restando neutrali, per non aumentare la distanza con Riyad a causa dell’accordo sul nucleare iraniano, ma con Trump presidente la sensazione è che gli Stati Uniti stiano collaborando con l’alleanza sunnita proprio in ottica anti iraniana. Il mancato sanzionamento internazionale dell’Arabia Saudita per le pratiche adottate nello Yemen può essere letto anche come elemento strategico contro Teheran; ciò consente ai sauditi di continuare ad opporsi all’apertura di corridoi umanitari, sia in uscita per i profughi, sia in entrata per i rifornimenti di medicinali e generi alimentari. Quello praticato da Riyad è un isolamento quasi totale, che pur non riuscendo a vincere la resistenza militare dei ribelli, riduce la possibilità di sopravvivenza dei civili, costringendoli a sofferenze enormi. Un ulteriore fattore che aggrava la situazione è la presenza in alcune zone del paese di gruppi di Al Qaeda e dello Stato islamico, che essendo sunniti si accaniscono anche essi sulla popolazione sciita. Se le Nazioni Unite non espletano la loro funzione, perchè probabilmente sono in ostaggio degli USA, quello che stupisce è il silenzio dell’Europa, che ancora una volta si dimostra pavida ed incapace di diventare un soggetto internazionale autorevole, forse a causa degli investimenti arabi presenti sul continente. Resta l’emergenza umanitaria sempre più grave, perchè la violenza militare è cresciuta anche infrangendo il diritto internazionale ed umanitario in un contesto di assoluto silenzio.
The situation in Yemen is increasingly serious
The war in Yemen has been under way for three years, but has a minor resonance than the Syrian one; last
August was one of the most tragic due to the sad accounting of the
victims, which reached 981 dead, including more than 300 children. Civilian
deaths are accidents justified by the Saudi military as legitimate acts
of war, with cynical and insensitive bureaucratic practices, which are
part of the strategy used against the Shiite rebels. That
put into practice by the Sunni coalition, led by Saudi Arabia, which
includes Morocco, Egypt, Sudan, Jordan, United Arab Emirates, Kuwait,
Bahrain and Qatar, is a conduct that combines military action with the
inevitable indiscriminate reprisals, the use of the almost total humanitarian block to use hunger and disease as a weapon of war. This
practice could however be framed within the crime of war crime, if
there was a concrete willingness to pursue this path from the United
Nations, perhaps a solution could be opened for this conflict; however the war continues almost ignored by the press and international organizations. Only
non-governmental organizations try to carry on their work in
increasingly difficult situations and with the real risk for their
operators to be hit by Sunni coalition air strikes. The
health situation in the country is collapsing because of cholera, which
has infected at least half a million people and has caused over two
thousand deaths in the last three months alone. An
important fact is the economic one: Yemen is the poorest state in the
Middle East and already under normal conditions the food supply is
difficult, which makes it even more difficult to find food resources in a
state of war where supplies are almost stuck, both by the military, that from the condition of the system of communication ways, which is damaged practically in its entirety. Politically
for Arabia and its allies it is a war that represents the retaliation
against Iran, but also against Russia, for the victory in Syria, which
was a goal of the Sunni countries. A
defeat of the Yemeni rebels of Shiite religion could be a weakening for
Tehran, which sought a basis for countering the Sunni monarchies. Within
the conflictual framework of the relations between Teheran and
Washington, an American role within the conflict is present, even if
defunct. Already
with Obama the US had avoided interfering in the conflict, remaining
neutral, not to increase the distance with Riyad because of the Iranian
nuclear agreement, but with Trump president the feeling is that the
United States are collaborating with the Sunni alliance in anti-Iranian optics. The
lack of international sanctioning of Saudi Arabia for the practices
adopted in Yemen can also be read as a strategic element against Tehran;
this
allows the Saudis to continue to oppose the opening of humanitarian
corridors, both for refugees and for supplies of medicines and
foodstuffs. The
one practiced by Riyadh is an almost total isolation, which despite
failing to overcome the military resistance of the rebels, reduces the
possibility of survival of civilians, forcing them to enormous
suffering. Another
factor that exacerbates the situation is the presence in some areas of
the country of groups of Al Qaeda and the Islamic State, which being
Sunni also incite themselves on the Shiite population. If
the United Nations does not perform its function, because they are
probably hostage to the US, what is astonishing is the silence of
Europe, which once again proves fearful and unable to become an
authoritative international subject, perhaps because of Arab investments
present on the continent. The
increasingly serious humanitarian emergency remains, because military
violence has also increased, infringing international and humanitarian
law in a context of absolute silence.
La situación en Yemen es cada vez más grave
La guerra en Yemen ha estado en marcha durante tres años, pero tiene una resonancia menor que la de Siria; en
agosto pasado fue uno de los más trágicos debido a la triste
contabilidad de las víctimas, que llegó a 981 muertos, incluidos más de
300 niños. Las
muertes de civiles son accidentes justificados por los militares
saudíes como actos legítimos de guerra, con prácticas burocráticas
cínicas e insensibles, que son parte de la estrategia utilizada contra
los rebeldes chiítas. Eso
puesto en práctica por la coalición sunita, liderada por Arabia
Saudita, que incluye a Marruecos, Egipto, Sudán, Jordania, Emiratos
Árabes Unidos, Kuwait, Bahréin y Qatar, es una conducta que combina la
acción militar con lo inevitable represalias indiscriminadas, el uso del bloqueo humanitario casi total para usar el hambre y la enfermedad como arma de guerra. Sin
embargo, esta práctica podría enmarcarse en el crimen de crímenes de
guerra, si hubiera una voluntad concreta de seguir este camino desde las
Naciones Unidas, quizás se podría abrir una solución para este
conflicto; sin embargo, la guerra continúa siendo ignorada por la prensa y las organizaciones internacionales. Solo
las organizaciones no gubernamentales intentan llevar a cabo su trabajo
en situaciones cada vez más difíciles y con el riesgo real de que sus
operadores sean atacados por los ataques aéreos de la coalición sunita. La
situación de salud en el país se está colapsando debido al cólera, que
ha infectado al menos a medio millón de personas y ha causado más de dos
mil muertes en los últimos tres meses. Un
hecho importante es el económico: Yemen es el estado más pobre de Medio
Oriente y ya en condiciones normales el suministro de alimentos es
difícil, lo que hace aún más difícil encontrar recursos alimenticios en
estado de guerra donde los suministros están casi estancados, tanto por los militares, que desde la condición del sistema de vías de comunicación, que se daña prácticamente en su totalidad. Políticamente
para Arabia y sus aliados, es una guerra que representa la represalia
contra Irán, pero también contra Rusia, por la victoria en Siria, que
fue un objetivo de los países suníes. Una
derrota de los rebeldes yemeníes de la religión chiita podría ser un
debilitamiento para Teherán, que buscaba una base para contrarrestar las
monarquías sunitas. Dentro
del marco conflictivo de las relaciones entre Teherán y Washington,
está presente un papel estadounidense dentro del conflicto, incluso si
está difunto. Ya
con Obama, los EE. UU. Habían evitado interferir en el conflicto,
manteniéndose neutrales, no para aumentar la distancia con Riyad debido
al acuerdo nuclear iraní, pero con el presidente Trump, la sensación es
que Estados Unidos está colaborando con la alianza sunita. en óptica anti-iraní. La
falta de sanción internacional de Arabia Saudita por las prácticas
adoptadas en Yemen también puede interpretarse como un elemento
estratégico contra Teherán; esto
permite a los saudíes continuar oponiéndose a la apertura de corredores
humanitarios, tanto para refugiados como para suministros de medicinas y
alimentos. El
practicado por Riad es un aislamiento casi total, que a pesar de no
superar la resistencia militar de los rebeldes, reduce la posibilidad de
supervivencia de los civiles, forzándolos a un enorme sufrimiento. Otro
factor que exacerba la situación es la presencia en algunas áreas del
país de grupos de Al Qaeda y del Estado Islámico, que siendo sunitas
también se incitan a la población chiíta. Si
las Naciones Unidas no cumplen su función, porque probablemente sean
rehenes de los EE. UU., Lo que es sorprendente es el silencio de Europa,
que una vez más demuestra temor e incapacidad para convertirse en un
sujeto internacional autorizado, tal vez debido a las inversiones árabes
presente en el continente La
emergencia humanitaria cada vez más grave se mantiene, porque la
violencia militar también ha aumentado, infringiendo el derecho
internacional y el derecho humanitario en un contexto de absoluto
silencio.
Die Situation in Jemen wird zunehmend ernst
Der Krieg im Jemen ist seit drei Jahren im Gange, hat aber eine geringere Resonanz als der syrische; Letzten
August war einer der tragischsten wegen der traurigen Bilanz der Opfer,
die 981 Tote erreichte, darunter mehr als 300 Kinder. Zivile
Tote sind Unfälle, die vom saudischen Militär als legitime
Kriegshandlungen mit zynischen und unsensiblen bürokratischen Praktiken,
die Teil der Strategie gegen die schiitischen Rebellen sind,
gerechtfertigt sind. Das
in der Praxis umgesetzt von der sunnitischen Koalition, geführt,
natürlich, das Saudi-Arabien und Marokko, Ägypten, Sudan, Jordanien,
Vereinigte Arabische Emirate, Kuwait, Bahrain und Katar umfasst, ist ein
Verhalten, das eine militärische Aktion, mit dem unvermeidlichen
kombiniert wahllose
Repressalien, die Verwendung der fast gesamten humanitären Blockade, um
Hunger und Krankheiten als Kriegswaffe zu nutzen. Diese
Praxis könnte jedoch in das Verbrechen der Kriegsverbrechen eingebettet
werden, wenn eine konkrete Bereitschaft bestünde, diesen Weg von den
Vereinten Nationen zu gehen, könnte vielleicht eine Lösung für diesen
Konflikt eröffnet werden; Der Krieg wird jedoch von der Presse und internationalen Organisationen fast ignoriert. Nur
Nichtregierungsorganisationen versuchen, ihre Arbeit in immer
schwierigeren Situationen und mit dem realen Risiko für ihre Betreiber
zu führen, von sunnitischen Luftschlägen der Koalition getroffen zu
werden. Die
Gesundheitssituation im Land bricht zusammen, weil Cholera mindestens
eine halbe Million Menschen infiziert hat und allein in den letzten drei
Monaten mehr als zweitausend Todesopfer gefordert hat. Eine
wichtige Tatsache ist die wirtschaftliche: Jemen ist der ärmste Staat
im Nahen Osten und bereits unter normalen Bedingungen ist die
Nahrungsmittelversorgung schwierig, was es noch schwieriger macht,
Nahrungsressourcen in einem Kriegszustand zu finden, in dem die
Versorgung nahezu blockiert ist durch das Militär, das aus dem Zustand des Systems der Kommunikationswege, die praktisch in ihrer Gesamtheit beschädigt ist. Politisch
für Arabien und seine Verbündeten ist es ein Krieg, der die Vergeltung
gegen den Iran, aber auch gegen Russland, für den Sieg in Syrien, der
ein Ziel der sunnitischen Länder war, darstellt. Eine
Niederlage der jemenitischen Rebellen schiitischer Religion könnte für
Teheran eine Schwächung sein, die eine Grundlage für die Bekämpfung der
sunnitischen Monarchien suchte. Im
konfliktreichen Rahmen der Beziehungen zwischen Teheran und Washington
ist eine amerikanische Rolle innerhalb des Konflikts präsent, selbst
wenn sie nicht existiert. Bereits
mit Obama hatten die USA von einer Einmischung in dem Konflikt darauf
verzichtet, neutral zu bleiben, nicht den Abstand Riad zu erhöhen
aufgrund der Vereinbarung über die iranische Atomfrage, aber mit Trump
President das Gefühl ist, dass die USA mit der sunnitischen Allianz
arbeiten eigene in anti-iranischer Optik. Das
Fehlen internationaler Sanktionen für die im Jemen praktizierten
Praktiken in Saudi-Arabien kann auch als strategisches Element gegen
Teheran gewertet werden; So
können sich die Saudis weiterhin der Öffnung humanitärer Korridore
sowohl für Flüchtlinge als auch für die Versorgung mit Medikamenten und
Lebensmitteln entgegenstellen. Die
von Riad praktizierte ist eine fast völlige Isolation, die, obwohl sie
den militärischen Widerstand der Rebellen nicht überwinden konnte, die
Überlebenschancen von Zivilisten verringert und sie zu enormen Leiden
zwingt. Ein
weiterer Faktor, der die Situation noch verschärft, ist die Präsenz von
Gruppen von al-Qaida und dem islamischen Staat, die sunnitisch sind und
sich auf die schiitische Bevölkerung aufstacheln. Wenn
die Vereinten Nationen ihre Funktion nicht erfüllen, weil sie
wahrscheinlich eine Geisel der USA sind, ist das Schweigen Europas
erstaunlich, das sich erneut als ängstlich erweist und nicht in der Lage
ist, ein internationales Thema zu werden, vielleicht wegen arabischer
Investitionen gegenwärtig auf dem Kontinent. Der
zunehmend ernste humanitäre Notstand bleibt bestehen, da auch die
militärische Gewalt zugenommen hat, die im völligen Schweigen das
internationale und das humanitäre Recht verletzt.
La situation au Yémen est de plus en plus grave
La guerre au Yémen est en cours depuis trois ans, mais a une résonance mineure à celle de la Syrie; L’août
dernier a été l’un des plus tragiques en raison de la triste
comptabilité des victimes, qui a fait 981 morts, dont plus de 300
enfants. Les
morts civiles sont des accidents justifiés par l’armée saoudienne comme
des actes de guerre légitimes, avec des pratiques bureaucratiques
cyniques et insensibles, qui font partie de la stratégie utilisée contre
les rebelles chiites. Cette
mise en pratique par la coalition sunnite, a conduit, bien sûr, qui
comprend l'Arabie Saoudite et le Maroc, l'Egypte, le Soudan, la
Jordanie, aux Emirats Arabes Unis, le Koweït, le Bahreïn et le Qatar,
est un comportement qui combine l'action militaire, avec l'inévitable des
représailles aveugles, l'utilisation du bloc humanitaire presque total
pour utiliser la faim et la maladie comme arme de guerre. Cette
pratique pourrait toutefois s’inscrire dans le cadre du crime de
guerre, s’il y avait une volonté concrète de poursuivre dans cette voie à
partir des Nations Unies, une solution pourrait peut-être être ouverte
pour ce conflit; Cependant, la guerre continue d'être ignorée par la presse et les organisations internationales. Seules
les organisations non gouvernementales tentent de poursuivre leur
travail dans des situations de plus en plus difficiles et avec le risque
réel que leurs opérateurs soient frappés par les frappes aériennes de
la coalition sunnite. La
situation sanitaire dans le pays s’effondre à cause du choléra, qui a
infecté au moins un demi-million de personnes et causé plus de deux
mille décès au cours des trois derniers mois seulement. Un
fait important est d'ordre économique: Le Yémen est l'Etat le plus
pauvre du Moyen-Orient et même dans des conditions normales,
l'approvisionnement alimentaire est difficile, ce qui rend encore plus
difficile de trouver des ressources alimentaires dans un état de guerre
où les fournitures sont presque bloqués, que ce soit par l'armée, que de l'état du système de communication, qui est endommagé pratiquement dans son intégralité. Politiquement
pour l’Arabie et ses alliés, c’est une guerre qui représente des
représailles contre l’Iran, mais aussi contre la Russie, pour la
victoire en Syrie, qui était un objectif des pays sunnites. Une
défaite des rebelles yéménites de la religion chiite pourrait être un
affaiblissement pour Téhéran, qui cherchait une base pour contrer les
monarchies sunnites. Dans
le cadre conflictuel des relations entre Téhéran et Washington, un rôle
américain dans le conflit est présent, même s'il a disparu. Déjà
avec Obama les Etats-Unis se sont abstenus d'intervenir dans le
conflit, en restant neutre, ne pas augmenter la distance avec Riyad en
raison de l'accord sur la question nucléaire iranienne, mais avec Trump
Président le sentiment est que les États-Unis travaillent avec
l'alliance sunnite propre dans l'optique anti-iranienne. L'absence
de sanction internationale de l'Arabie saoudite pour les pratiques
adoptées au Yémen peut également être considérée comme un élément
stratégique contre Téhéran; Cela
permet aux Saoudiens de continuer à s'opposer à l'ouverture de couloirs
humanitaires, à la fois pour les réfugiés et pour l'approvisionnement
en médicaments et en denrées alimentaires. Celui
que Riyad a pratiqué est un isolement presque total qui, malgré son
incapacité à surmonter la résistance militaire des rebelles, réduit la
possibilité de survie des civils, les forçant à d'énormes souffrances. Un
autre facteur qui aggrave la situation est la présence dans certaines
régions du pays de groupes d’Al-Qaïda et de l’État islamique, ces
derniers étant eux-mêmes incités à la population chiite. Si
les Nations Unies ne porte pas leur fonction, probablement parce qu'ils
sont otages des États-Unis, ce qui est surprenant est le silence de
l'Europe, ce qui prouve une fois de plus lâche et incapable de devenir
un organisme international faisant autorité, peut-être en raison des
investissements arabes présent sur le continent. L'urgence
humanitaire de plus en plus grave demeure, car la violence militaire
s'est également accrue, en violation du droit international et du droit
humanitaire dans un contexte de silence absolu.
A situação no Iêmen é cada vez mais grave
A guerra no Iêmen está em andamento há três anos, mas tem uma ressonância menor que a síria; agosto
passado foi um dos mais trágicos devido à triste contabilidade das
vítimas, que atingiram 981 mortos, incluindo mais de 300 crianças. Mortes
civis são acidentes justificados pelos militares sauditas como atos
legítimos de guerra, com práticas burocráticas cínicas e insensíveis,
que fazem parte da estratégia usada contra os rebeldes xiitas. Que
colocam em prática pela coalizão sunita, liderada, é claro, que inclui a
Arábia Saudita e Marrocos, Egito, Sudão, Jordânia, Emirados Árabes
Unidos, Kuwait, Bahrein e Qatar, é a conduta que combina ação militar,
com o inevitável represálias indiscriminadas, o uso do bloco humanitário quase total para usar a fome e a doença como arma de guerra. Essa
prática poderia, no entanto, ser enquadrada no crime de guerra, se
houvesse uma disposição concreta de seguir esse caminho a partir das
Nações Unidas, talvez uma solução pudesse ser aberta para esse conflito;
no entanto, a guerra continua quase ignorada pela imprensa e pelas organizações internacionais. Somente
organizações não-governamentais tentam continuar seu trabalho em
situações cada vez mais difíceis e com o risco real de seus operadores
serem atingidos por ataques aéreos da coalizão sunita. A
situação da saúde no país está em colapso por causa da cólera, que
infectou pelo menos meio milhão de pessoas e causou mais de dois mil
mortes nos últimos três meses. Um
fato importante é econômica: Iêmen é o estado mais pobre do Oriente
Médio e, mesmo em condições normais da oferta de alimentos é difícil, o
que torna ainda mais difícil encontrar recursos alimentares em um estado
de guerra, onde os suprimentos são quase bloqueada, quer pelos militares, que da condição do sistema de meios de comunicação, que se danifica praticamente em sua totalidade. Politicamente
para a Arábia e seus aliados, é uma guerra que representa a retaliação
contra o Irã, mas também contra a Rússia, pela vitória na Síria, que era
um objetivo dos países sunitas. Uma
derrota dos rebeldes iemenitas da religião xiita poderia ser um
enfraquecimento para Teerã, que buscava uma base para combater as
monarquias sunitas. Dentro
do quadro conflituoso das relações entre Teerã e Washington, um papel
americano dentro do conflito está presente, mesmo que seja extinto. Já
com Obama os EUA se abstiveram de interferir no conflito, mantendo-se
neutra, para não aumentar a distância com Riyadh por causa do acordo
sobre a questão nuclear iraniana, mas com Trump presidente o sentimento é
de que os EUA estão trabalhando com a aliança sunita própria na ótica anti-iraniana. A
falta de sancionamento internacional da Arábia Saudita para as práticas
adotadas no Iêmen também pode ser lida como um elemento estratégico
contra Teerã; Isso
permite que os sauditas continuem a se opor à abertura de corredores
humanitários, tanto para refugiados quanto para o fornecimento de
remédios e alimentos. O
praticado pelo isolamento quase total de Riyadh, que, apesar de não
conseguir vencer a força militar dos rebeldes, reduz a chance de
sobrevivência de civis, forçando-os a grande sofrimento. Outro
fator que agrava a situação é a presença em algumas áreas da aldeia de
Al Qaeda eo grupo Estado Islâmico, que também ficou animado sejam eles
sunitas na população xiita. Se
as Nações Unidas não realiza a sua função, provavelmente porque eles
são reféns dos EUA, o que é surpreendente é o silêncio da Europa, que
mais uma vez prova covarde e incapaz de se tornar um organismo
internacional de autoridade, talvez por causa de investimentos árabes presente no continente. A
emergência humanitária cada vez mais grave continua, porque a violência
militar também aumentou, infringindo o direito internacional e
humanitário em um contexto de silêncio absoluto.
Ситуация в Йемене становится все более серьезной
Война в Йемене продолжается уже три года, но имеет незначительный резонанс, чем сирийский; август был одним из самых трагических из-за грустного учета жертв, который достиг 981 погибшего, в том числе более 300 детей. Гражданская
смерть - это несчастные случаи, оправданные саудовскими военными как
законные военные действия, с циничной и нечувствительной бюрократической
практикой, которые являются частью стратегии, применяемой против
шиитских повстанцев. Это
было реализовано суннитской коалицией во главе с Саудовской Аравией, в
которую входят Марокко, Египет, Судан, Иордания, Объединенные Арабские
Эмираты, Кувейт, Бахрейн и Катар. Это поведение, которое сочетает
военные действия с неизбежными неизбирательные
репрессии, использование почти полного гуманитарного блока для
использования голода и болезней как оружия войны. Однако
эту практику можно было бы использовать в преступлении военного
преступления, если бы была конкретная готовность продвигаться по этому
пути от Организации Объединенных Наций, возможно, можно было бы открыть
решение для этого конфликта; однако война продолжает практически игнорироваться прессой и международными организациями. Только
неправительственные организации пытаются продолжать свою работу в более
сложных ситуациях и с реальной опасностью для их операторов пострадать
от воздушных ударов суннитских коалиций. Состояние
здоровья в стране рушится из-за холеры, которая заразила по меньшей
мере полмиллиона человек и вызвала более двух тысяч смертей за последние
три месяца. Важным
является экономический: Йемен - самое бедное государство на Ближнем
Востоке, и уже в нормальных условиях поставки продовольствия сложны, что
еще более затрудняет поиск продовольственных ресурсов в состоянии
войны, где поставки практически застряли, как военными, что с точки зрения системы путей коммуникации, которая повреждена практически в полном объеме. Политически
для Аравии и ее союзников это война, которая представляет собой ответ
на Иран, но и против России, для победы в Сирии, которая была целью
суннитских стран. Поражение
йеменских повстанцев шиитской религии может стать ослаблением для
Тегерана, который стал основой для противодействия суннитским монархиям.
В
конфликтных рамках отношений между Тегераном и Вашингтоном присутствует
американская роль в конфликте, даже если она не функционирует. Уже
с Обамой США избегали вмешательства в конфликт, оставаясь нейтральными,
а не увеличивать дистанцию с Эр-Риядом из-за иранского ядерного
соглашения, но с президентом Трампа чувствуется, что Соединенные Штаты
сотрудничают с суннитским альянсом в антииранской оптике. Отсутствие
международного санкционирования Саудовской Аравии в отношении практики,
принятой в Йемене, также можно рассматривать как стратегический элемент
против Тегерана; это
позволяет саудитам продолжать выступать против открытия гуманитарных
коридоров, как для беженцев, так и для поставок медикаментов и продуктов
питания. Тот,
который практикуется Эр-Риядом, является почти полной изоляцией,
которая, несмотря на то, что не справилась с военным сопротивлением
повстанцев, уменьшает возможность выживания гражданских лиц, заставляя
их страдать от огромных страданий. Другим
фактором, который усугубляет ситуацию, является присутствие в некоторых
районах страны групп Аль-Каиды и Исламского государства, которые,
будучи суннитами, также подстрекают себя к шиитскому населению. Если
Организация Объединенных Наций не выполняет свою функцию, поскольку
они, вероятно, являются заложниками США, удивительным является тишина
Европы, которая в очередной раз доказывает страх и неспособность стать
авторитетным международным субъектом, возможно, из-за арабских
инвестиций присутствующих на континенте. Все
более серьезная гуманитарная чрезвычайная ситуация сохраняется,
поскольку военное насилие также увеличилось, нарушив международное и
гуманитарное право в условиях абсолютного молчания.
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