Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
Politica Internazionale
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mercoledì 30 settembre 2020
米国大統領選挙の議論:アメリカの政治の悲しい象徴
米国の大統領選挙に関する議論は、米国の政治の変容を浮き彫りにしました。これは、2つの主要な政党が同じような立場にあり、ほとんど違いがないという特徴からはほど遠いものです。プログラムを損なう政治の個人化は、先入観や政治的に誤った考えにますます基づいて、最も極端な立場の漸進的な過激化と並行して確立されました。ますます憤慨した人口主義は、対立の方法で後退を引き起こしました。これはまた、政治の空虚化、そしてとりわけ、政治家の価値の、ますます低い価値への調整によって引き起こされました。このプロセスは双方に影響を及ぼしましたが、より明確には、トランプが悲劇的な産物であるティーパーティーのような運動のテーマを受け入れるために内部から保守的な側面を空にした共和党があります。民主党では、この革命はより微妙なものでしたが、財政と主要な経済的利益に関連する党であるという印象は、投票からの構成員の脱落につながり、クリントンのような見苦しい候補者の敗北をもたらしました。民主党の穏健派は党の左翼との亀裂を生み出しました。それは大統領の地位に対する正当な反対によってのみ結ばれているように見えます。これらの前提の下で、2人の候補者間の議論は、それぞれのプログラムの分析が一連の相互の侮辱と無礼を支持して欠けていた対立の予測を尊重しました。決定する。トランプは対戦相手の寛容さを最も非難し、非常に困難な瞬間を経験しましたが、バイデンはオッズに反して、驚くべき自己制御を示しました。これにより、最終的には対戦相手よりも優れたテストが可能になりました。しかし、2人がどのように統治するつもりであり、どのようなプログラムで、彼らが保持する立場にとって価値のない光景であり、有権者や国際世論にとってまったく役に立たないのかを説明せずに、個人的な決闘に乗り出したことを繰り返し述べなければなりません。確かに、トランプが白人の超常主義者を非難することを拒否したことは、それが深いアメリカの特定の地域からの投票の呼びかけである場合、一方で、ジョー・バイデンを支持するしばしば欠席するアフリカ系アメリカ人の席への呼びかけを構成するかもしれません。しかし、最も厄介なことは、大統領による敗北の可能性のある拒絶であり続けます。アメリカの政治では決して見られないシナリオであり、まさにそのような憤慨した過激化の存在のために極端な危険の状況を呼び起こします。進歩的なネットワークと新聞は、トランプの不当な挑発に直面して、専門家の政治家としての彼の自制心のためにバイデンに勝利をもたらしました。保守的なメディアを反映して、トランプに勝利をもたらしましたが、実際には、双方が認識しています視聴者の大多数が民主党員であり、未決定の視聴者でさえテレビの前で共和党員よりも優れていて、未決定の視聴者の間でバイデンに対してより大きな支持があったといくつかの分析が言ったとしても、議論は単一の投票を動かしませんでした。ただし、これらは安全ではないデータです。それぞれの選挙運動の資金を集めることとは対照的に、バイデンには明らかな利点があり、さらに、彼に勝利を保証するものではありません。超お気に入りのクリントンの敗北は常に存在する警告です。
النقاش حول الانتخابات الرئاسية الأمريكية: رمز حزين للسياسة الأمريكية
سلط النقاش حول الانتخابات الرئاسية للولايات المتحدة الضوء على تحول السياسة الأمريكية ، الذي أصبح الآن بعيدًا جدًا عن الخصائص التي جعلت الحزبين الرئيسيين في مواقف متشابهة ومع اختلافات قليلة. لقد أثبت إضفاء الطابع الشخصي على السياسة ، على حساب البرامج ، وجوده بالتوازي مع التطرف التدريجي للمواقف الأكثر تطرفاً ، والذي يعتمد أكثر فأكثر على التصورات المسبقة والأفكار غير الصحيحة سياسياً. تسببت الشعبوية الغاضبة على نحو متزايد في تراجع طرق المواجهة ، والذي نتج أيضًا عن إفراغ السياسة ، وفوق كل شيء ، من قيمة السياسيين ، المنحازين بشكل متزايد نحو القيم المنخفضة. وقد أثرت هذه العملية على كلا الجانبين ، وإن كان بشكل أوضح ، الحزب الجمهوري ، الذي أفرغ من جانبه المحافظ من الداخل لاحتضان موضوعات حركات مثل حفل الشاي الذي يعتبر ترامب نتاجه المأساوي. كان هذا الانقلاب في الديموقراطيين أكثر دقة ، لكن الانطباع بأنه حزب مرتبط بالتمويل والمصالح الاقتصادية الرئيسية أدى إلى هجر ناخبيه من صناديق الاقتراع ، مما أدى إلى هزيمة مرشح غير قابل للتمثيل مثل كلينتون. أدى اعتدال الديموقراطيين إلى حدوث شقاق مع يسار الحزب ، الذي يبدو أنه لا يتماسك إلا من خلال معارضة شرعية لشخصية الرئيس الحالي. من خلال هذه المقدمات المنطقية ، احترم النقاش بين المرشحين توقعات المواجهة حيث كانت التحليلات الخاصة بالبرامج المعنية تفتقر إلى سلسلة من الإهانات والفظاظة المتبادلة ، والتي لم تعطِ شيئًا للمناقشة العامة ولا إشارة لمن لا يزال يتعين عليهم كي تقرر. ألقى ترامب باللوم على تسامح الخصم أكثر من غيره وواجه لحظات صعبة للغاية ، في حين أظهر بايدن ، عكس الصعاب ، ضبطًا ملحوظًا في النفس ، مما سمح له باختبار ، في النهاية ، أفضل من منافسه. ومع ذلك ، يجب إعادة التأكيد على أن الاثنين شرعا في مبارزة شخصية ، دون شرح كيف ينويان الحكم وما هي البرامج ، مشهد لا يستحق للمنصب الذي سيشغله ، وعديم الفائدة تمامًا للناخبين والرأي العام الدولي. من المؤكد أن رفض ترامب إدانة العنصريين البيض ، إذا كانت دعوة للتصويت من جزء معين من أمريكا العميقة ، من ناحية أخرى قد يشكل دعوة إلى مقاعد للأمريكيين الأفارقة الغائبين غالبًا لصالح جو بايدن ؛ لكن الشيء الأكثر إثارة للقلق يظل الرفض المحتمل للهزيمة من قبل الرئيس في منصبه: سيناريو لم يسبق له مثيل في السياسة الأمريكية ، والذي يثير حالة من الخطر الشديد على وجه التحديد بسبب وجود مثل هذا التطرف الغاضب. أعطت الشبكات والصحف التقدمية انتصارًا لبايدن لضبط نفسه كسياسي خبير في مواجهة استفزازات ترامب غير المبررة ، في صورة معكوسة أعطت وسائل الإعلام المحافظة النصر لترامب ، لكن في الواقع ، كلا الجانبين يدركان أن النقاش لم يحرك صوتاً واحداً ، حتى لو ذكرت بعض التحليلات أن غالبية المشاهدين كانوا من الديمقراطيين وحتى المترددين كانوا متفوقين على الجمهوريين أمام أجهزة التلفزيون ، وكان هناك تأييد أكبر لبايدن بين المشاهدين المترددين. ومع ذلك ، فهذه بيانات غير آمنة ، على عكس جمع الأموال للحملات الانتخابية المعنية ، حيث يتمتع بايدن بميزة واضحة ، علاوة على ذلك ، لا تضمن له الفوز ، وكذلك الاستطلاعات التي تمنحه تقدمًا: ذكرى إن هزيمة كلينتون المفضلة للغاية هي تحذير دائم.
lunedì 28 settembre 2020
Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian può allargarsi pericolosamente
La ripresa del conflitto del Nagorno Karabakh, una guerra a bassa intensità che non si è mai fermata del tutto, potrebbe aprire un nuovo fronte in Europa ed un aggravamento delle relazioni tra Mosca ed Ankara, coinvolgendo, però, anche altri attori. I fatti recenti parlano di nuovi combattimenti con le due parti impegnate nel conflitto che si accusano reciprocamente per avere attaccato per primi. La regione, che dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, era stata assegnata agli azeri, si è staccata da Baku a causa della maggioranza di abitanti armeni, aprendo un conflitto tutt’ora irrisolto, che ha prodotto oltre 20.000 morti ed un esodo imprecisato. L’ostilità tra Armenia e Azerbaigian è anche religiosa, con gli armeni che sono di confessione cristiana e gli azeri che sono musulmani sciiti, fattore che non preclude la stretta alleanza con la Turchia, formata in maggioranza da sunniti, a causa di una lingua comune. In campo internazionale l’Armenia ha un forte legame con la Russia, mentre l’Azerbaigian proprio con la Turchia; lo scenario è aggravato dai pessimi rapporti tra armeni e turchi per l’annosa questione delle stragi che i turchi hanno perpetrato ai danni degli armeni e che Ankara non ha mai voluto riconoscere. In tutti e due gli stati, al momento, vige la legge marziale, e gli scontri hanno già causato diversi morti; la situazione, dal punto di vista internazionale, potrebbe degenerare rapidamente, soprattutto dopo, che aerei delle forze armate turche sono già entrati in azione, mentre effettivi dell’esercito di Ankara sarebbero già presenti in Azerbaigian. In questo momento Putin sembrerebbe restio ad impegnarsi in nuovo conflitto, data la presenza attiva dei militari di Mosca in Siria ed in Ucraina, dove l’impegno doveva essere limitato e veloce, ma si è trasformato in una situazione senza una soluzione in tempi brevi. Il vero pericolo è un intervento più massiccio di Erdogan, che potrebbe non lasciarsi sfuggire una occasione per ribadire il suo impegno diretto nella volontà di praticare una politica estera aggressiva, che permetta al paese turco di estendere la sua area di influenza. Ad essere di fronte sono due leader che hanno un programma internazionale molto simile, basato sul rilancio internazionale dei loro paesi, con operazioni discutibili, ma che li possano fare risultare al mondo come nuovi protagonisti della scena internazionale: una strategia che deve bilanciare i problemi interni, sia in termini economici, che politici. In Siria Mosca ed Ankara sono su posizioni opposte, con i primi che appoggiano il governo di Damasco (con Assad rimasto al potere proprio grazie a Mosca) ed i secondi ancora al fianco degli estremisti islamici sunniti (soprattutto in funzione anti curda). Aldilà delle parole di prammatica il possibile confronto agita le due diplomazie: la possibilità di un rispettivo coinvolgimento, o anche solo di minacce, potrebbe compromettere il già difficile rapporto diplomatico, che andrebbe ad influire proprio su quei fronti dove i due paesi sono contrapposti: sarebbero in grado di sopportare le conseguenze di un confronto tale anche da includere diversi attori internazionali con conseguenze molto rilevanti? Nelle ultime ore l’intervento turco avrebbe provocato il movimento di mezzi pesanti della forza militare russa, che sarebbero entrati in Armenia attraverso l’Iran. La concessione del transito di materiale bellico straniero sul suo territorio, pone l’Iran come un fiancheggiatore della Russia in opposizione alla Turchia, situazione che si inquadra bene nella ostilità di Teheran contro Ankara e che ripete lo schieramento siriano, dove per Teheran l’avversione alla Turchia si basa su motivazioni geopolitiche e religiose. L’Iran non può gradire i movimenti di Ankara quasi sui suoi confini. Inoltre si registrare anche la volontà di appoggiare l’Armenia da parte dell’Egitto: ancora una volta lo schema di distrarre la popolazione dai problemi interni, con azioni internazionali, si ripete con il dittatore egiziano. Il Cairo, peraltro patisce da tempo le iniziative turche, tra cui quella in Libia, che pone Ankara in diretta concorrenza con l’Egitto per l’influenza sui sunniti, specialmente quelli sulla sponda meridionale del Mediterraneo. Occorre anche ricordare che l’Armenia si era schierata con la Grecia e Cipro, nella contesa per le risorse naturali presenti in quella parte di Mediterraneo. Non bisogna sottovalutare l’evoluzione della situazione, anche per la posizione americana che non si è ancora evidenziata; la possibilità di un conflitto molto più largo di quello tra Armenia ed Azerbaigian è una possibilità potenziale, che può allargarsi molto di più, ben oltre tutti gli attori già presenti.
The conflict between Armenia and Azerbaijan can spread dangerously
The resumption of the Nagorno-Karabakh conflict, a low-intensity war that has never stopped completely, could open a new front in Europe and an aggravation of relations between Moscow and Ankara, involving, however, other actors as well. Recent events speak of new fighting with the two sides involved in the conflict who accuse each other for having attacked first. The region, which after the dissolution of the Soviet Union, had been assigned to the Azeris, broke away from Baku due to the majority of Armenian inhabitants, opening a still unresolved conflict, which has produced over 20,000 deaths and an unspecified exodus. The hostility between Armenia and Azerbaijan is also religious, with Armenians being Christian and Azeris who are Shiite Muslims, a factor that does not preclude the close alliance with Turkey, mostly Sunni, due to a common language. . On the international scene, Armenia has a strong bond with Russia, while Azerbaijan has a strong bond with Turkey; the scenario is aggravated by the bad relations between Armenians and Turks due to the age-old question of the massacres that the Turks perpetrated against the Armenians and that Ankara never wanted to recognize. Martial law is currently in force in both states, and the clashes have already caused several deaths; the situation, from the international point of view, could rapidly degenerate, especially after the planes of the Turkish armed forces have already entered into action, while the Ankara army is already present in Azerbaijan. At this moment Putin would seem reluctant to engage in a new conflict, given the active presence of the Moscow military in Syria and Ukraine, where the commitment had to be limited and quick, but it has turned into a situation without a solution in a short time. The real danger is a more massive intervention by Erdogan, who may not miss an opportunity to reaffirm his direct commitment to the will to practice an aggressive foreign policy, which allows the Turkish country to extend its area of influence. To be faced are two leaders who have a very similar international program, based on the international relaunch of their countries, with questionable operations, but which can make them appear to the world as new protagonists on the international scene: a strategy that must balance internal problems , both in economic and political terms. In Syria, Moscow and Ankara are on opposite positions, with the former supporting the government of Damascus (with Assad remaining in power thanks to Moscow) and the latter still alongside the Sunni Islamic extremists (especially in an anti-Kurdish function). Beyond the pragmatic words, the possible confrontation agitates the two diplomacies: the possibility of a respective involvement, or even of threats, could compromise the already difficult diplomatic relationship, which would affect precisely those fronts where the two countries are opposed: they would be able to bear the consequences of such a confrontation as to include various international actors with very relevant consequences? In the last few hours, the Turkish intervention would have provoked the movement of heavy vehicles of the Russian military force, which would have entered Armenia through Iran. The concession of the transit of foreign war material on its territory, places Iran as a supporter of Russia in opposition to Turkey, a situation that fits well in Tehran's hostility against Ankara and which repeats the Syrian deployment, where Tehran's aversion to Turkey is based on geopolitical and religious motivations. Iran cannot welcome Ankara's movements almost on its borders. In addition, there is also the desire to support Armenia on the part of Egypt: once again the scheme of distracting the population from internal problems, with international actions, is repeated with the Egyptian dictator. Cairo, however, has suffered from Turkish initiatives for some time, including that in Libya, which places Ankara in direct competition with Egypt for its influence on the Sunnis, especially those on the southern shore of the Mediterranean. It should also be remembered that Armenia sided with Greece and Cyprus, in the dispute over the natural resources present in that part of the Mediterranean. The evolution of the situation should not be underestimated, also due to the American position which has not yet been highlighted; the possibility of a much larger conflict than that between Armenia and Azerbaijan is a potential possibility, which can expand much further, far beyond all the actors already present.
El conflicto entre Armenia y Azerbaiyán puede extenderse peligrosamente
La reanudación del conflicto de Nagorno-Karabaj, una guerra de baja intensidad que nunca se ha detenido por completo, podría abrir un nuevo frente en Europa y un agravamiento de las relaciones entre Moscú y Ankara, involucrando, sin embargo, también a otros actores. Los hechos recientes hablan de nuevos combates con los dos bandos implicados en el conflicto que se acusan mutuamente de haber atacado primero. La región, que tras la disolución de la Unión Soviética había sido cedida a los azeríes, se separó de Bakú debido a la mayoría de habitantes armenios, abriendo un conflicto aún no resuelto, que ha producido más de 20.000 muertos y un éxodo indeterminado. La hostilidad entre Armenia y Azerbaiyán también es religiosa, siendo los armenios cristianos y azeríes musulmanes chiítas, factor que no excluye la estrecha alianza con Turquía, en su mayoría sunita, debido a un idioma común. . En el ámbito internacional, Armenia tiene un fuerte vínculo con Rusia, mientras que Azerbaiyán tiene un fuerte vínculo con Turquía; el escenario se ve agravado por las malas relaciones entre armenios y turcos debido a la secular cuestión de las masacres que los turcos han perpetrado contra los armenios y que Ankara nunca ha querido reconocer. La ley marcial está actualmente en vigor en ambos estados y los enfrentamientos ya han causado varias muertes; la situación, desde el punto de vista internacional, podría degenerar rápidamente, especialmente después de que los aviones de las fuerzas armadas turcas ya hayan entrado en acción, mientras que el ejército de Ankara ya está presente en Azerbaiyán. En este momento, Putin parecería reacio a entablar un nuevo conflicto, dada la presencia activa del ejército de Moscú en Siria y Ucrania, donde el compromiso tenía que ser limitado y rápido, pero se ha convertido en una situación sin solución en poco tiempo. El peligro real es una intervención más masiva de Erdogan, quien no puede perder la oportunidad de reafirmar su compromiso directo con la voluntad de practicar una política exterior agresiva, que permita al país turco ampliar su área de influencia. Hay que enfrentar a dos líderes que tienen un programa internacional muy similar, basado en el relanzamiento internacional de sus países, con operaciones cuestionables, pero que pueden hacerlos aparecer en el mundo como nuevos protagonistas del escenario internacional: una estrategia que debe equilibrar problemas internos , tanto en términos económicos como políticos. En Siria, Moscú y Ankara están en posiciones opuestas, con el primero apoyando al gobierno de Damasco (con Assad permaneciendo en el poder gracias a Moscú) y el segundo todavía junto a los extremistas islámicos sunitas (especialmente en una función anti-kurda). Más allá de las palabras pragmáticas, el posible enfrentamiento agita las dos diplomacias: la posibilidad de un involucramiento respectivo, o incluso de amenazas, podría comprometer la ya difícil relación diplomática, lo que afectaría precisamente a esos frentes donde los dos países se oponen: serían ¿Capaz de soportar las consecuencias de un enfrentamiento que también incluye a varios actores internacionales con consecuencias muy relevantes? En las últimas horas, la intervención turca habría provocado el movimiento de vehículos pesados de la fuerza militar rusa, que habría entrado en Armenia vía Irán. La concesión del tránsito de material bélico extranjero en su territorio, coloca a Irán como partidario de Rusia en oposición a Turquía, situación que encaja bien en la hostilidad de Teherán contra Ankara y que repite el despliegue sirio, donde para Teherán la aversión a Turquía se basa en motivaciones geopolíticas y religiosas. Irán no puede dar la bienvenida a los movimientos de Ankara casi en sus fronteras. Además, también está el deseo de apoyar a Armenia por parte de Egipto: una vez más se repite con el dictador egipcio el esquema de distraer a la población de los problemas internos, con acciones internacionales. El Cairo, sin embargo, ha sufrido las iniciativas turcas durante algún tiempo, incluida la de Libia, que coloca a Ankara en competencia directa con Egipto por su influencia sobre los sunitas, especialmente los de la costa sur del Mediterráneo. También hay que recordar que Armenia se puso del lado de Grecia y Chipre en la disputa por los recursos naturales presentes en esa parte del Mediterráneo. No se debe subestimar la evolución de la situación, también por la posición estadounidense que aún no ha sido destacada; la posibilidad de un conflicto mucho mayor que el entre Armenia y Azerbaiyán es una posibilidad potencial, que puede expandirse mucho más, mucho más allá de todos los actores ya presentes.
Der Konflikt zwischen Armenien und Aserbaidschan kann sich gefährlich ausbreiten
Die Wiederaufnahme des Berg-Karabach-Konflikts, eines Krieges von geringer Intensität, der nie ganz aufgehört hat, könnte eine neue Front in Europa eröffnen und die Beziehungen zwischen Moskau und Ankara verschärfen, an der jedoch auch andere Akteure beteiligt sind. Die jüngsten Ereignisse sprechen von neuen Kämpfen mit den beiden am Konflikt beteiligten Seiten, die sich gegenseitig beschuldigen, zuerst angegriffen zu haben. Die Region, die nach der Auflösung der Sowjetunion den Aseris zugeteilt worden war, löste sich aufgrund der Mehrheit der armenischen Einwohner von Baku und eröffnete einen noch ungelösten Konflikt, der über 20.000 Todesfälle und einen nicht näher bezeichneten Exodus zur Folge hatte. Die Feindseligkeit zwischen Armenien und Aserbaidschan ist auch religiös. Die Armenier sind Christen und Aserbaidschaner, die schiitische Muslime sind. Dies schließt das enge Bündnis mit der Türkei, hauptsächlich Sunniten, aufgrund einer gemeinsamen Sprache nicht aus. . Auf internationaler Ebene hat Armenien eine starke Bindung zu Russland, während Aserbaidschan eine starke Bindung zur Türkei hat. Das Szenario wird durch die schlechten Beziehungen zwischen Armeniern und Türken aufgrund der jahrhundertealten Frage der Massaker, die die Türken gegen die Armenier verübt haben und die Ankara nie anerkennen wollte, verschärft. In beiden Staaten ist derzeit das Kriegsrecht in Kraft, und die Zusammenstöße haben bereits mehrere Todesfälle verursacht. Aus internationaler Sicht könnte sich die Situation rasch verschlechtern, insbesondere nachdem die Flugzeuge der türkischen Streitkräfte bereits in Aktion getreten sind, während die Ankara-Armee bereits in Aserbaidschan präsent ist. In diesem Moment scheint Putin angesichts der aktiven Präsenz des Moskauer Militärs in Syrien und der Ukraine, wo das Engagement begrenzt und schnell sein musste, nur ungern in einen neuen Konflikt verwickelt zu sein, aber es hat sich in kurzer Zeit zu einer Situation ohne Lösung entwickelt. Die wirkliche Gefahr ist eine massivere Intervention von Erdogan, der möglicherweise nicht die Gelegenheit verpasst, sein direktes Bekenntnis zum Willen zu einer aggressiven Außenpolitik zu bekräftigen, die es dem türkischen Land ermöglicht, seinen Einflussbereich zu erweitern. Zu sehen sind zwei Staats- und Regierungschefs, die ein sehr ähnliches internationales Programm auf der Grundlage des internationalen Relaunchs ihrer Länder mit fragwürdigen Operationen haben, das sie jedoch der Welt als neue Protagonisten auf internationaler Ebene erscheinen lassen kann: eine Strategie, die interne Probleme ausgleichen muss sowohl in wirtschaftlicher als auch in politischer Hinsicht. In Syrien stehen Moskau und Ankara in entgegengesetzten Positionen, wobei die erstere die Damaskus-Regierung unterstützt (wobei Assad dank Moskau an der Macht bleibt) und die letztere immer noch neben den sunnitisch-islamischen Extremisten (insbesondere in antikurdischer Funktion). Über die Worte des Pragmatismus hinaus erschüttert die mögliche Konfrontation die beiden Diplomatien: Die Möglichkeit einer entsprechenden Beteiligung oder sogar von Bedrohungen könnte das ohnehin schwierige diplomatische Verhältnis gefährden, das genau die Fronten betreffen würde, an denen sich die beiden Länder widersetzen: Sie wären es in der Lage, die Konsequenzen einer solchen Konfrontation zu tragen, dass verschiedene internationale Akteure mit sehr relevanten Konsequenzen einbezogen werden? In den letzten Stunden hätte die türkische Intervention die Bewegung schwerer Fahrzeuge der russischen Streitkräfte provoziert, die über den Iran nach Armenien gekommen wären. Das Zugeständnis des Transits von ausländischem Kriegsmaterial auf seinem Territorium stellt den Iran als Unterstützer Russlands gegen die Türkei, eine Situation, die gut zu Teherans Feindseligkeit gegen Ankara passt und die den syrischen Einsatz wiederholt, wo für Teheran die Abneigung in die Türkei basiert auf geopolitischen und religiösen Motivationen. Der Iran kann Ankaras Bewegungen fast an seinen Grenzen nicht begrüßen. Darüber hinaus besteht auch der Wunsch, Armenien seitens Ägyptens zu unterstützen: Wieder einmal wird das Schema, die Bevölkerung mit internationalen Aktionen von internen Problemen abzulenken, mit dem ägyptischen Diktator wiederholt. Kairo hat jedoch lange unter türkischen Initiativen gelitten, darunter in Libyen, wo Ankara in direktem Wettbewerb mit Ägypten steht, um Einfluss auf Sunniten zu nehmen, insbesondere an der Südküste des Mittelmeers. Es sei auch daran erinnert, dass Armenien im Streit um die natürlichen Ressourcen in diesem Teil des Mittelmeers auf der Seite Griechenlands und Zyperns stand. Die Entwicklung der Situation sollte auch aufgrund der noch nicht hervorgehobenen amerikanischen Position nicht unterschätzt werden. Die Möglichkeit eines viel größeren Konflikts als zwischen Armenien und Aserbaidschan ist eine potenzielle Möglichkeit, die sich weit über alle bereits anwesenden Akteure hinaus weiter ausdehnen kann.
Le conflit entre l'Arménie et l'Azerbaïdjan peut se propager dangereusement
La reprise du conflit du Haut-Karabakh, une guerre de faible intensité qui n'a jamais complètement cessé, pourrait ouvrir un nouveau front en Europe et une aggravation des relations entre Moscou et Ankara, impliquant cependant d'autres acteurs également. Les événements récents parlent de nouveaux combats avec les deux parties impliquées dans le conflit qui s’accusent d’avoir attaqué en premier. La région, qui après la dissolution de l'Union soviétique, avait été assignée aux Azéris, s'est détachée de Bakou en raison de la majorité des habitants arméniens, ouvrant un conflit toujours non résolu, qui a fait plus de 20000 morts et un exode indéterminé. L'hostilité entre l'Arménie et l'Azerbaïdjan est également religieuse, les Arméniens étant chrétiens et les Azéris musulmans chiites, un facteur qui n'empêche pas une alliance étroite avec la Turquie, majoritairement sunnite, en raison d'une langue commune. . Sur la scène internationale, l'Arménie a un lien fort avec la Russie, tandis que l'Azerbaïdjan a un lien fort avec la Turquie; le scénario est aggravé par les mauvaises relations entre Arméniens et Turcs en raison de la question séculaire des massacres que les Turcs ont commis contre les Arméniens et qu'Ankara n'a jamais voulu reconnaître. La loi martiale est actuellement en vigueur dans les deux États et les affrontements ont déjà fait plusieurs morts; la situation, d'un point de vue international, pourrait rapidement dégénérer, surtout après l'entrée en action des avions des forces armées turques, alors que l'armée d'Ankara est déjà présente en Azerbaïdjan. En ce moment, Poutine semble réticent à s'engager dans un nouveau conflit, étant donné la présence active de l'armée de Moscou en Syrie et en Ukraine, où l'engagement devait être limité et rapide, mais il s'est transformé en une situation sans solution en peu de temps. Le vrai danger est une intervention plus massive d'Erdogan, qui ne manquera peut-être pas une occasion de réaffirmer son attachement direct à la volonté de pratiquer une politique étrangère agressive, qui permet au pays turc d'étendre sa zone d'influence. A affronter sont deux dirigeants qui ont un programme international très similaire, basé sur la relance internationale de leurs pays, avec des opérations discutables, mais qui peuvent les faire apparaître au monde comme de nouveaux protagonistes sur la scène internationale: une stratégie qui doit équilibrer les problèmes internes , à la fois en termes économiques et politiques. En Syrie, Moscou et Ankara sont sur des positions opposées, le premier soutenant le gouvernement de Damas (avec Assad restant au pouvoir grâce à Moscou) et le second toujours aux côtés des extrémistes islamiques sunnites (en particulier dans une fonction anti-kurde). Au-delà des mots pragmatiques, la confrontation possible agite les deux diplomaties: la possibilité d'une implication respective, voire de menaces, pourrait compromettre la relation diplomatique déjà difficile, qui toucherait précisément les fronts où les deux pays s'opposent: ils seraient capable de supporter les conséquences d'une confrontation qui inclut également divers acteurs internationaux avec des conséquences très pertinentes? Au cours des dernières heures, l'intervention turque aurait provoqué le mouvement de véhicules lourds de la force militaire russe, qui seraient entrés en Arménie par l'Iran. La concession du transit de matériel de guerre étranger sur son territoire, place l'Iran comme partisan de la Russie en opposition à la Turquie, une situation qui s'inscrit bien dans l'hostilité de Téhéran contre Ankara et qui répète le déploiement syrien, d'où pour Téhéran l'aversion en Turquie repose sur des motivations géopolitiques et religieuses. L'Iran ne peut pas accueillir les mouvements d'Ankara presque à ses frontières. En outre, il y a aussi la volonté de soutenir l'Arménie de la part de l'Égypte: une fois de plus, le plan de détourner la population des problèmes internes, par des actions internationales, se répète avec le dictateur égyptien. Le Caire, cependant, a souffert des initiatives turques pendant un certain temps, y compris celle de la Libye, qui place Ankara en concurrence directe avec l'Égypte pour son influence sur les sunnites, en particulier ceux de la rive sud de la Méditerranée. Il convient également de rappeler que l’Arménie a pris le parti de la Grèce et de Chypre, dans le différend sur les ressources naturelles présentes dans cette partie de la Méditerranée. L'évolution de la situation ne doit pas être sous-estimée, également en raison de la position américaine qui n'a pas encore été mise en évidence; la possibilité d'un conflit beaucoup plus large que celui entre l'Arménie et l'Azerbaïdjan est une possibilité potentielle, qui peut s'étendre beaucoup plus loin, bien au-delà de tous les acteurs déjà présents.
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