إن تصريح رئيس الوزراء الإسرائيلي نتنياهو، الذي قال إنه ضد إقامة دولة فلسطينية بعد انتهاء الحرب، والذي تم التعبير عنه بشكل صريح، يوضح بشكل أكبر استراتيجية الحكومة الإسرائيلية بشأن النية الحقيقية للتوسع في الأراضي المتبقية للفلسطينيين. ومن الواضح أن التطمينات بأن سكانها سيبقون في غزة، حتى لو هلكوا، كانت مجرد تأكيدات رسمية؛ والخطر الحقيقي هو أن هذه النوايا تتعلق أيضاً بالضفة الغربية. يواصل نتنياهو التأكيد على أن الحرب ستظل طويلة جدًا، ولكن من الواضح أنه تكتيك الانتظار والترقب، في انتظار نتيجة المشاورات الأمريكية المقبلة: في الواقع، فوز ترامب سيكون لصالح السلطة التنفيذية في تل أبيب. وسيبقي على المشاكل القضائية لرئيس الوزراء الإسرائيلي. ومع ذلك، فإن الاحتمال يتضمن حالة حرب دائمة، مع خطر الانتشار بشكل أكثر خطورة على جبهات متعددة وإشراك المزيد من الجهات الفاعلة، كما يحدث بالفعل، ولكن بطريقة أكثر ضخامة. وقد أثار هذا الموقف انتقادات عميقة من الولايات المتحدة، ووفقاً لبايدن، لا يمكن تطبيع الوضع الإسرائيلي إلا من خلال إنشاء دولة فلسطينية، وهي حجة تدعمها أيضاً الدول العربية، حيث وضعت المملكة العربية السعودية هذا الشرط للاعتراف بالدولة. إسرائيل؛ ولكن حتى مجرد اقتراح وقف إطلاق النار قوبل بالرفض من قبل السلطة التنفيذية في تل أبيب، على أساس أنه سيمثل دليلاً على الضعف تجاه الإرهابيين. وفي إطار رفض إنشاء دولة فلسطينية، هناك أيضًا رفض تسليم السيطرة على غزة إلى السلطة الوطنية الفلسطينية. ولكن مع هذه المقدمات، تكون بعض الأسئلة مشروعة. الأول هو أن الانتخابات الرئاسية في الولايات المتحدة ستجرى في تشرين الثاني/نوفمبر المقبل: وحتى ذلك الحين، مع وجود بايدن في منصبه، فإن المسافة بين تل أبيب وواشنطن مهددة بأن تصبح أكثر وضوحا، والخطر بالنسبة لنتنياهو هو رؤية الدعم الأمريكي يتقلص، وهو احتمال قد يؤدي إلى تفاقم المشكلة. لم يحدث أبداً في تاريخ العلاقات بين البلدين ما قد يضعف القيادة في البلاد وأيضاً القدرة العسكرية؛ ومن المؤكد أنه يجب على بايدن أن يحسب بعناية إلى أي مدى يمكن أن يذهب، حتى لا يتخذ قرارات لها تداعيات على إجماعه الانتخابي، لكن احتمال إضعاف إسرائيل على المستوى الدولي يبدو حقيقيا للغاية. لقد تسببت الحرب في غزة في توسيع نطاق الصراع الملموس، الذي تمكن من إشراك جهات فاعلة أخرى، لدرجة أن وضع الصراع الإقليمي أصبح الآن حقيقة ثابتة. ويتعلق السؤال بمسؤولية إسرائيل عن رد الفعل على أحداث 7 أكتوبر على المستوى الدولي. إن الوضع الذي نشأ مع هجمات الحوثيين في البحر الأحمر، التي تسببت في أضرار اقتصادية جسيمة للتجارة الدولية، والتدخل السافر لإيران، مع التهديدات المتبادلة مع إسرائيل، وقضية حزب الله، التي تسببت في تورط لبنان وسوريا، يبرز بوضوح. وهو وضع خطير، لكنه لا يزال في مستوى محصور. لقد أدى التدهور وسيؤدي إلى تورط جهات فاعلة لم تتواجد بعد بشكل مباشر على الساحة الشرق أوسطية، مع زيادة تواجد الأسلحة والعمليات العسكرية، بما يجعل الوضع غير مستقر إلى حد كبير. إن وقوع حادث ليس ممكنا فحسب، بل هو أيضا محتمل للغاية، وهذا يمكن أن يؤدي إلى صراع، ليس من خلال طرف ثالث، ولكن من خلال المشاركة المباشرة، على سبيل المثال من قبل إسرائيل ضد إيران؛ ويبدو هذا الاحتمال أقرب من أي وقت مضى، والتهديدات الصريحة لا تساعد في تفضيل الحل الدبلوماسي. والسؤال المركزي هو ما إذا كان الغرب وحتى العالم كله يمكن أن يسمح بوجود أمة مع شخص من نوع نتنياهو في السلطة، بالتأكيد إسرائيل ذات سيادة في حد ذاتها، لكنها لم تتمكن من حل الوضع القضائي لرجل بقي. في السلطة بتكتيكات عديمة الضمير، تستخدم بلا مبالاة تكتيكات اليمين المتطرف القومي المتطرف، وتكتيكات الانتظار والترقب، والوعود الكاذبة والسلوك العنيف، الأقرب إلى الجمعية الإرهابية التي تريد محاربتها، وليس إلى دولة ديمقراطية. ويبدو أن الرأي العام الإسرائيلي يهيمن عليه هذا الطابع، والأصوات المعارضة القليلة ليست كافية لوقف هذا الاتجاه. على الرغم من أن قتال حماس أمر مشروع، إلا أن الطرق ليست هي الصحيحة، حيث أن أكثر من عشرين ألف ضحية هي حصيلة مرتفعة للغاية، مما يخفي نية ضم غزة، كأرض جديدة للمستوطنين؛ وسيكون لهذا السيناريو آثار كارثية، لا يمكن تجنبها إلا بالضغط الدولي، حتى مع استخدام العقوبات، والنشاط الدبلوماسي. وأيضاً لأنه بمجرد الاستيلاء على غزة، فإن المرور إلى الضفة الغربية لن يكون إلا نتيجة، تماماً كما ستكون الحرب الشاملة نتيجة منطقية.
Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
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venerdì 19 gennaio 2024
venerdì 15 dicembre 2023
L'Unione Europea apre a Ucraina e Moldova
Con un negoziato, che si potrebbe definire alternativo, l’Ungheria di Orban, optando per l’astensione costruttiva, come è stata fantasiosamente definita, ha permesso al Consiglio europeo di procedere con l’apertura dei negoziati per l’adesione all’Unione di Moldavia ed Ucraina. Dopo le ripetute minacce il presidente ungherese si è assentato dalla votazione, con una novità procedurale senza precedenti, che ha permesso di raggiungere il risultato approvato da ventisei paesi europei, che comprende anche l’avvio della candidatura della Georgia ed il rinvio a marzo della valutazione dell’iter di adesione della Bosnia-Erzegovina. Orban, unico leader europeo ad incontrare Putin dall’inizio del conflitto ucraino, si è sempre detto contrario all’inizio del processo di adesione di Kiev, sostenendo che non soddisfa le condizioni per entrare nella UE, tuttavia, a parte le affinità con il regime di russo e quindi politiche, Budapest potrebbe temere di condividere le risorse europee, che, di fatto, mantengono finanziariamente il paese magiaro, con i nuovi membri, con un conseguente decremento delle entrate provenienti da Bruxelles. Naturalmente l’astensione di Orban non è stata gratis: aldilà della minaccia di una richiesta di finanziamento di 50 miliardi per il funzionamento dell’amministrazione ungherese per il 2024, il presidente Orban si è “accontentato” dello sblocco di 10 miliardi di finanziamento, che erano stati bloccati per la violazione di diritti fondamentali da parte del governo di Budapest; diritti che non saranno certo ripristinati ed anche questo fatto costituirà un ulteriore pericoloso precedente per il funzionamento della politica europea, superabile, come sempre con la fine del voto all’unanimità, meccanismo da correggere sempre più urgentemente. L’impostazione del vertice è stata tutta rivolta al risultato, dove, appunto, si è preferito creare pericolosi precedenti per raggiungere lo scopo prefissato, con una visione politica, che ha dovuto necessariamente sacrificare qualcosa, ma che ha portato un risultato giustamente festeggiato. Se il processo andrà a buon fine la valenza politica sarà di sicuro successo, oltre che per l’allargamento della casa comune europea, anche per il contenimento geostrategico delle ambizioni russe. Non è altresì da sottovalutare il fatto di avere accolto le ambizioni della Georgia, che potrebbe diventare membro europeo senza continuità geografica con gli altri paesi membri e che potrà costituire un avamposto dell’Unione capace di attrarre altri paesi della regione. La decisione rafforza la credibilità ed il prestigio europeo, permettendo di interrompere l’offuscamento diplomatico, che Bruxelles ha dimostrato con decisioni non sempre troppo congruenti con i propri principi. Il presidente Zelensky, ha scongiurato una vittoria indiretta per Putin, che avrebbe alzato il morale di Mosca in caso di rifiuto verso l’Ucraina. L’apertura a Kiev significa un risultato politico inequivocabile a livello globale, che compensa, almeno in parte, il rifiuto del Congresso americano a sbloccare i 60 miliardi di dollari per gli aiuti militari; del resto la situazione ucraina nel conflitto con la Russia è di stallo, il fronte è immobile e non si sono registrati i progressi che il governo di Kiev aveva promesso all’occidente, mentre le armate russe sembrano resistere nelle loro posizioni. La decisione europea, unita alla promessa consistente da parte di alcuni singoli stati europei della fornitura di aiuti militari, può risollevare il morale ucraino; l’impegno di Kiev e di Mosca nei prossimi mesi invernali, dovrebbe essere quello di mantenere le posizioni e prepararsi per operazioni decisive quando le condizioni metereologiche potranno migliorare. In questo periodo l’impegno europeo può essere più incisivo anche in campo diplomatico, nonostante Putin abbia dichiarato che l’isolamento occidentale non ha prodotto grandi ripercussioni sull'economia russa e non abbia ulteriore necessità di mobilitare nuovo personale militare; queste dichiarazioni vanno interpretate in parte come giustificate dalle imminenti elezioni russe e d in parte dalla capacità di Mosca di essere stata capace di ritagliarsi un dialogo con potenze sia avverse agli USA, come l’Iran, che vicine a Washington, come l’Arabia. L’Europa, quindi deve sapere interpretare un ruolo sempre più autonomo dagli USA, anche in preparazione di una malaugurata rielezione di Trump, di cui l’ammissione di Ucraina, Moldova ed anche Georgia, deve essere letto come un processo facente parte di un piano superiore capace di addensare i paesi europei in senso sempre più federale e politico con autonomia in politica estera e dotato di un esercito proprio, capace, cioè, di superare la logica finanziaria per potere interpretare realmente il ruolo di un soggetto internazionale di primaria importanza.
The European Union opens to Ukraine and Moldova
With a negotiation, which could be defined as alternative, Orban's Hungary, opting for constructive abstention, as it has been imaginatively defined, allowed the European Council to proceed with the opening of negotiations for accession to the Union of Moldova and Ukraine. After repeated threats, the Hungarian president absented himself from the vote, with an unprecedented procedural innovation, which made it possible to achieve the result approved by twenty-six European countries, which also includes the start of Georgia's candidacy and the postponement of the evaluation to March of the accession process of Bosnia-Herzegovina. Orban, the only European leader to meet Putin since the beginning of the Ukrainian conflict, has always said he is against the start of Kiev's accession process, arguing that it does not meet the conditions for joining the EU, however, apart from the affinities with the regime of Russian and therefore political, Budapest could fear sharing European resources, which, in fact, financially support the Hungarian country, with the new members, with a consequent decrease in revenue from Brussels. Naturally, Orban's abstention was not free: beyond the threat of a request for funding of 50 billion for the functioning of the Hungarian administration for 2024, President Orban was "satisfied" with the release of 10 billion in funding, which they had been blocked due to the violation of fundamental rights by the Budapest government; rights that will certainly not be restored and this fact will also constitute a further dangerous precedent for the functioning of European politics, which can be overcome, as always, with the end of unanimity voting, a mechanism that needs to be corrected more and more urgently. The approach of the summit was entirely aimed at the result, where, in fact, it was preferred to create dangerous precedents to achieve the set goal, with a political vision, which necessarily had to sacrifice something, but which brought a result that was rightly celebrated. If the process is successful, the political value will certainly be successful, not only for the enlargement of the common European home, but also for the geostrategic containment of Russian ambitions. Nor should the fact of having accepted the ambitions of Georgia be underestimated, which could become a European member without geographical continuity with the other member countries and which could constitute an outpost of the Union capable of attracting other countries in the region. The decision strengthens European credibility and prestige, allowing us to interrupt the diplomatic obfuscation, which Brussels has demonstrated with decisions that are not always too congruent with its principles. President Zelensky averted an indirect victory for Putin, which would have raised Moscow's morale in the event of refusal towards Ukraine. The opening to Kiev means an unequivocal political result on a global level, which compensates, at least in part, for the refusal of the US Congress to release the 60 billion dollars for military aid; moreover, the Ukrainian situation in the conflict with Russia is at a standstill, the front is immobile and the progress that the Kiev government had promised to the West has not been recorded, while the Russian armies seem to be holding on to their positions. The European decision, combined with the consistent promise by some individual European states to provide military aid, can boost Ukrainian morale; Kiev and Moscow's commitment in the coming winter months should be to maintain their positions and prepare for decisive operations when weather conditions improve. In this period, European commitment may also be more incisive in the diplomatic field, despite Putin having declared that Western isolation has not produced major repercussions on the Russian economy and there is no further need to mobilize new military personnel; these declarations must be interpreted partly as justified by the upcoming Russian elections and partly by Moscow's ability to have been able to carve out a dialogue with powers both adverse to the USA, such as Iran, and close to Washington, such as Arabia. Europe, therefore, must know how to play an increasingly autonomous role from the USA, also in preparation for an unfortunate re-election of Trump, of which the admission of Ukraine, Moldova and also Georgia must be read as a process that is part of a plan superior capable of uniting European countries in an increasingly federal and political sense with autonomy in foreign policy and equipped with its own army, capable, that is, of overcoming the financial logic to be able to truly interpret the role of an international subject of primary importance.
La Unión Europea se abre a Ucrania y Moldavia
Con una negociación que podría definirse como alternativa, la Hungría de Orban, optando por la abstención constructiva, como se ha definido imaginativamente, permitió que el Consejo Europeo procediera a la apertura de negociaciones para la adhesión a la Unión de Moldavia y Ucrania. Tras repetidas amenazas, el presidente húngaro se ausentó de la votación, con una innovación de procedimiento sin precedentes, que permitió alcanzar el resultado aprobado por veintiséis países europeos, que incluye también el inicio de la candidatura de Georgia y el aplazamiento de la evaluación hasta Marcha del proceso de adhesión de Bosnia-Herzegovina. Orban, el único líder europeo que se reunió con Putin desde el inicio del conflicto ucraniano, siempre se ha manifestado en contra del inicio del proceso de adhesión de Kiev, argumentando que no reúne las condiciones para ingresar en la UE, pero aparte de las afinidades con Bajo el régimen ruso y, por tanto, político, Budapest podría temer compartir con los nuevos miembros los recursos europeos, que de hecho sostienen financieramente al país húngaro, con la consiguiente disminución de los ingresos de Bruselas. Naturalmente, la abstención de Orban no fue gratuita: más allá de la amenaza de una solicitud de financiación de 50 mil millones para el funcionamiento de la administración húngara para 2024, el Presidente Orban se mostró "satisfecho" con la liberación de 10 mil millones de financiación que habían sido bloqueados debido a a la violación de derechos fundamentales por parte del gobierno de Budapest; derechos que ciertamente no se recuperarán y este hecho constituirá también un nuevo precedente peligroso para el funcionamiento de la política europea, que podrá superarse, como siempre, con el fin de la votación por unanimidad, un mecanismo que debe corregirse cada vez con mayor urgencia. . El enfoque de la cumbre estuvo enteramente orientado al resultado, donde, de hecho, se prefirió crear precedentes peligrosos para lograr el objetivo fijado, con una visión política, que necesariamente tenía que sacrificar algo, pero que trajo un resultado que era, con razón, celebrado. Si el proceso tiene éxito, el valor político ciertamente lo será, no sólo para la ampliación de la casa común europea, sino también para la contención geoestratégica de las ambiciones rusas. Tampoco debe subestimarse el hecho de haber aceptado las ambiciones de Georgia, que podría convertirse en miembro europeo sin continuidad geográfica con los demás países miembros y que podría constituir una avanzada de la Unión capaz de atraer a otros países de la región. La decisión fortalece la credibilidad y el prestigio europeos, permitiéndonos interrumpir la ofuscación diplomática, que Bruselas ha demostrado con decisiones no siempre demasiado congruentes con sus principios. El presidente Zelensky evitó una victoria indirecta de Putin, que habría elevado la moral de Moscú en caso de rechazo hacia Ucrania. La apertura a Kiev significa un resultado político inequívoco a nivel global, que compensa, al menos en parte, la negativa del Congreso estadounidense a liberar los 60 mil millones de dólares para ayuda militar; Además, la situación ucraniana en el conflicto con Rusia está estancada, el frente está inmóvil y los avances que el gobierno de Kiev había prometido a Occidente no se han registrado, mientras que los ejércitos rusos parecen mantenerse en sus posiciones. La decisión europea, combinada con la constante promesa de algunos estados europeos individuales de proporcionar ayuda militar, puede elevar la moral de Ucrania; El compromiso de Kiev y Moscú en los próximos meses de invierno debería ser mantener sus posiciones y prepararse para operaciones decisivas cuando mejoren las condiciones meteorológicas. En este período, el compromiso europeo también puede ser más incisivo en el terreno diplomático, a pesar de que Putin haya declarado que el aislamiento occidental no ha producido grandes repercusiones en la economía rusa y que no es necesario movilizar nuevo personal militar; Estas declaraciones deben interpretarse en parte como justificadas por las próximas elecciones rusas y en parte por la capacidad de Moscú de haber podido entablar un diálogo con potencias tanto adversas a Estados Unidos, como Irán, como cercanas a Washington, como Arabia. Europa, por tanto, debe saber desempeñar un papel cada vez más autónomo respecto de los EE.UU., también en preparación de una desafortunada reelección de Trump, cuya admisión de Ucrania, Moldavia y también Georgia debe leerse como un proceso que forma parte de un plan superior capaz de unir a los países europeos en un sentido cada vez más federal y político, con autonomía en política exterior y dotados de su propio ejército, capaz, es decir, de superar la lógica financiera para poder interpretar verdaderamente el papel de un sujeto internacional de importancia primordial.
Die Europäische Union öffnet sich der Ukraine und Moldawien
Mit einer Verhandlung, die als Alternative definiert werden könnte, ermöglichte Orbans Ungarn, das sich für eine konstruktive Enthaltung entschied, wie es fantasievoll definiert wurde, dem Europäischen Rat, mit der Aufnahme von Verhandlungen über den Beitritt zur Union Moldawiens und der Ukraine fortzufahren. Nach wiederholten Drohungen nahm der ungarische Präsident nicht an der Abstimmung teil, und zwar mit einer beispiellosen Verfahrensinnovation, die es ermöglichte, das von 26 europäischen Ländern gebilligte Ergebnis zu erreichen, was auch den Beginn der Kandidatur Georgiens und die Verschiebung der Evaluierung auf 2000 beinhaltete März des Beitrittsprozesses von Bosnien-Herzegowina. Orban, der einzige europäische Staatschef, der Putin seit Beginn des Ukraine-Konflikts getroffen hat, hat stets erklärt, er sei gegen den Beginn des Beitrittsprozesses Kiews und argumentierte, dass dieser die Bedingungen für einen EU-Beitritt nicht erfülle, abgesehen von den Affinitäten zu Kiew Das Regime des russischen und damit politischen Budapest könnte befürchten, europäische Ressourcen, die das ungarische Land tatsächlich finanziell unterstützen, mit den neuen Mitgliedern zu teilen, was zu einem Rückgang der Einnahmen aus Brüssel führen würde. Natürlich war Orbans Enthaltung nicht umsonst: Abgesehen von der Androhung eines Antrags auf Finanzierung in Höhe von 50 Milliarden für die Funktionsfähigkeit der ungarischen Regierung im Jahr 2024 zeigte sich Präsident Orban „zufrieden“ mit der Freigabe von 10 Milliarden an Fördermitteln, die sie bedingt blockiert hatten zur Verletzung der Grundrechte durch die Budapester Regierung; Rechte, die sicherlich nicht wiederhergestellt werden, und diese Tatsache wird auch einen weiteren gefährlichen Präzedenzfall für das Funktionieren der europäischen Politik darstellen, der wie immer mit dem Ende der Einstimmigkeitsabstimmung überwunden werden kann, ein Mechanismus, der immer dringender korrigiert werden muss . Der Ansatz des Gipfels war ganz auf das Ergebnis ausgerichtet, wobei es in der Tat darum ging, gefährliche Präzedenzfälle zu schaffen, um das gesetzte Ziel zu erreichen, mit einer politischen Vision, die notwendigerweise etwas opfern musste, aber ein Ergebnis brachte, das richtig war gefeiert. Wenn der Prozess erfolgreich ist, wird der politische Wert sicherlich gelingen, nicht nur für die Erweiterung des gemeinsamen europäischen Hauses, sondern auch für die geostrategische Eindämmung russischer Ambitionen. Es sollte auch nicht unterschätzt werden, die Ambitionen Georgiens akzeptiert zu haben, das ohne geografische Kontinuität mit den anderen Mitgliedsländern europäisches Mitglied werden könnte und einen Außenposten der Union darstellen könnte, der andere Länder in der Region anziehen könnte. Die Entscheidung stärkt die Glaubwürdigkeit und das Ansehen Europas und ermöglicht es uns, die diplomatische Verschleierung zu durchbrechen, die Brüssel mit Entscheidungen an den Tag gelegt hat, die nicht immer mit seinen Grundsätzen übereinstimmen. Präsident Selenskyj verhinderte einen indirekten Sieg Putins, der im Falle einer Weigerung gegenüber der Ukraine die Moral Moskaus gehoben hätte. Die Öffnung gegenüber Kiew bedeutet ein eindeutiges politisches Ergebnis auf globaler Ebene, das die Weigerung des US-Kongresses, die 60 Milliarden Dollar für Militärhilfe freizugeben, zumindest teilweise ausgleicht; Darüber hinaus ist die Lage der Ukraine im Konflikt mit Russland zum Stillstand gekommen, die Front ist unbeweglich und die Fortschritte, die die Kiewer Regierung dem Westen versprochen hatte, sind nicht zu verzeichnen, während die russischen Armeen offenbar an ihren Positionen festhalten. Die europäische Entscheidung kann zusammen mit der konsequenten Zusage einiger einzelner europäischer Staaten, militärische Hilfe zu leisten, die ukrainische Moral stärken; Die Verpflichtung Kiews und Moskaus in den kommenden Wintermonaten sollte darin bestehen, ihre Positionen zu behaupten und sich auf entscheidende Operationen vorzubereiten, wenn sich die Wetterbedingungen verbessern. In dieser Zeit könnte das europäische Engagement auch im diplomatischen Bereich einschneidender sein, obwohl Putin erklärt hat, dass die Isolation des Westens keine größeren Auswirkungen auf die russische Wirtschaft gehabt habe und keine Notwendigkeit mehr bestehe, neues Militärpersonal zu mobilisieren; Diese Erklärungen müssen teils als durch die bevorstehenden russischen Wahlen gerechtfertigt interpretiert werden, teils durch die Fähigkeit Moskaus, einen Dialog mit sowohl den USA feindlich gesinnten Mächten wie dem Iran als auch Washington nahestehenden Mächten wie Arabien zu führen. Europa muss daher wissen, wie es eine immer autonomere Rolle gegenüber den USA spielen kann, auch in Vorbereitung auf eine unglückliche Wiederwahl von Trump, zu der die Aufnahme der Ukraine, Moldawiens und auch Georgiens als ein Prozess verstanden werden muss, der dazugehört ein überlegener Plan, der in der Lage ist, europäische Länder in einem zunehmend föderalen und politischen Sinne mit Autonomie in der Außenpolitik zu vereinen und mit einer eigenen Armee ausgestattet zu sein, der in der Lage ist, die finanzielle Logik zu überwinden, um die Rolle eines internationalen Subjekts wirklich interpretieren zu können Oberste Priorität.
L'Union européenne s'ouvre à l'Ukraine et à la Moldavie
Avec une négociation que l'on pourrait qualifier d'alternative, la Hongrie d'Orban, optant pour l'abstention constructive, comme on l'a défini avec imagination, a permis au Conseil européen de procéder à l'ouverture des négociations d'adhésion à l'Union de la Moldavie et de l'Ukraine. Après des menaces répétées, le président hongrois s'est absenté du vote, avec une innovation procédurale sans précédent, qui a permis d'atteindre le résultat approuvé par vingt-six pays européens, qui comprend également le début de la candidature de la Géorgie et le report de l'évaluation à Marche du processus d'adhésion de la Bosnie-Herzégovine. Orban, le seul dirigeant européen à avoir rencontré Poutine depuis le début du conflit ukrainien, s'est toujours dit contre le début du processus d'adhésion de Kiev, arguant que celui-ci ne remplissait pas les conditions d'adhésion à l'UE, hormis les affinités avec le régime russe et donc politique, Budapest pourrait craindre de partager les ressources européennes, qui, en fait, soutiennent financièrement le pays hongrois, avec les nouveaux membres, avec pour conséquence une diminution des recettes de Bruxelles. Naturellement, l'abstention d'Orban n'a pas été gratuite : au-delà de la menace d'une demande de financement de 50 milliards pour le fonctionnement de l'administration hongroise pour 2024, le président Orban s'est dit « satisfait » du déblocage de 10 milliards de financement, qui avaient été bloqués en raison de à la violation des droits fondamentaux par le gouvernement de Budapest ; des droits qui ne seront certainement pas restaurés et cela constituera également un nouveau précédent dangereux pour le fonctionnement de la politique européenne, qui peut être surmonté, comme toujours, avec la fin du vote à l'unanimité, un mécanisme qui doit être corrigé de plus en plus d'urgence . L'approche du sommet était entièrement axée sur le résultat, là où, en fait, on a préféré créer des précédents dangereux pour atteindre l'objectif fixé, avec une vision politique, qui devait nécessairement sacrifier quelque chose, mais qui a amené un résultat qui était à juste titre célèbre. Si le processus réussit, la valeur politique sera certainement gagnante, non seulement pour l’élargissement de la maison commune européenne, mais aussi pour la maîtrise géostratégique des ambitions russes. Il ne faut pas non plus sous-estimer le fait d'avoir accepté les ambitions de la Géorgie, qui pourrait devenir membre européen sans continuité géographique avec les autres pays membres et qui pourrait constituer un avant-poste de l'Union capable d'attirer d'autres pays de la région. Cette décision renforce la crédibilité et le prestige européens, nous permettant de mettre fin à l’obscurantisme diplomatique dont Bruxelles a fait preuve avec des décisions pas toujours très conformes à ses principes. Le président Zelensky a évité une victoire indirecte de Poutine, qui aurait remonté le moral de Moscou en cas de refus envers l'Ukraine. L'ouverture à Kiev représente un résultat politique sans équivoque au niveau mondial, qui compense, au moins en partie, le refus du Congrès américain de débloquer les 60 milliards de dollars d'aide militaire ; de plus, la situation ukrainienne dans le conflit avec la Russie est au point mort, le front est immobile et les progrès que le gouvernement de Kiev avait promis à l'Occident n'ont pas été enregistrés, tandis que les armées russes semblent tenir leurs positions. La décision européenne, combinée à la promesse constante de certains États européens de fournir une aide militaire, peut remonter le moral des Ukrainiens ; L'engagement de Kiev et de Moscou au cours des prochains mois d'hiver devrait être de maintenir leurs positions et de se préparer à des opérations décisives lorsque les conditions météorologiques s'amélioreront. Dans cette période, l’engagement européen pourrait également être plus incisif dans le domaine diplomatique, même si Poutine a déclaré que l’isolement occidental n’avait pas eu de répercussions majeures sur l’économie russe et qu’il n’était plus nécessaire de mobiliser de nouveaux militaires ; ces déclarations doivent être interprétées en partie comme justifiées par les prochaines élections russes et en partie par la capacité de Moscou à avoir su nouer un dialogue avec des puissances à la fois hostiles aux États-Unis, comme l'Iran, et proches de Washington, comme l'Arabie. L'Europe doit donc savoir jouer un rôle de plus en plus autonome par rapport aux États-Unis, également en prévision d'une malheureuse réélection de Trump, dont l'admission de l'Ukraine, de la Moldavie et aussi de la Géorgie doit être lue comme un processus qui fait partie de un plan supérieur capable d'unir les pays européens dans un sens de plus en plus fédéral et politique avec autonomie en politique étrangère et doté de sa propre armée, capable, c'est-à-dire, de surmonter la logique financière pour pouvoir véritablement interpréter le rôle d'un sujet international de importance primordiale.
A União Europeia abre-se à Ucrânia e à Moldávia
Com uma negociação, que poderia ser definida como alternativa, a Hungria de Orbán, optando pela abstenção construtiva, como foi imaginativamente definida, permitiu ao Conselho Europeu prosseguir com a abertura das negociações para a adesão à União da Moldávia e da Ucrânia. Após reiteradas ameaças, o presidente húngaro ausentou-se da votação, com uma inovação processual inédita, que permitiu alcançar o resultado aprovado por vinte e seis países europeus, que inclui também o início da candidatura da Geórgia e o adiamento da avaliação para Marcha do processo de adesão da Bósnia-Herzegovina. Orbán, o único líder europeu que se encontrou com Putin desde o início do conflito ucraniano, sempre se disse contra o início do processo de adesão de Kiev, argumentando que não reúne as condições para aderir à UE, no entanto, para além das afinidades com Apesar do regime russo e, portanto, político, Budapeste poderá temer a partilha de recursos europeus, que, de facto, apoiam financeiramente o país húngaro, com os novos membros, com a consequente diminuição das receitas de Bruxelas. Naturalmente, a abstenção de Orbán não foi gratuita: para além da ameaça de um pedido de financiamento de 50 mil milhões para o funcionamento da administração húngara para 2024, o Presidente Orbán estava "satisfeito" com a libertação de 10 mil milhões em financiamento, que tinham sido bloqueados devido à violação dos direitos fundamentais por parte do governo de Budapeste; direitos que certamente não serão restaurados e este facto constituirá também mais um precedente perigoso para o funcionamento da política europeia, que poderá ser ultrapassado, como sempre, com o fim da votação por unanimidade, mecanismo que necessita de ser corrigido cada vez mais urgentemente . A abordagem da cimeira foi inteiramente orientada para o resultado, onde, de facto, se preferiu criar precedentes perigosos para atingir o objectivo traçado, com uma visão política, que necessariamente teve de sacrificar alguma coisa, mas que trouxe um resultado que foi justificadamente célebre. Se o processo for bem sucedido, o valor político será certamente bem sucedido, não só para o alargamento da casa comum europeia, mas também para a contenção geoestratégica das ambições russas. Também não se deve subestimar o facto de ter aceitado as ambições da Geórgia, que poderia tornar-se um membro europeu sem continuidade geográfica com os outros países membros e que poderia constituir um posto avançado da União capaz de atrair outros países da região. A decisão reforça a credibilidade e o prestígio europeus, permitindo-nos interromper o ofuscamento diplomático, que Bruxelas tem demonstrado com decisões nem sempre muito congruentes com os seus princípios. O Presidente Zelensky evitou uma vitória indirecta de Putin, o que teria elevado o moral de Moscovo em caso de recusa em relação à Ucrânia. A abertura a Kiev significa um resultado político inequívoco a nível global, que compensa, pelo menos em parte, a recusa do Congresso dos EUA em libertar os 60 mil milhões de dólares para ajuda militar; além disso, a situação ucraniana no conflito com a Rússia está paralisada, a frente está imóvel e o progresso que o governo de Kiev tinha prometido ao Ocidente não foi registado, enquanto os exércitos russos parecem estar a manter as suas posições. A decisão europeia, combinada com a promessa consistente de alguns estados europeus individuais de fornecer ajuda militar, pode elevar o moral ucraniano; O compromisso de Kiev e Moscovo nos próximos meses de Inverno deverá ser manter as suas posições e preparar-se para operações decisivas quando as condições meteorológicas melhorarem. Neste período, o compromisso europeu poderá também ser mais incisivo no campo diplomático, apesar de Putin ter declarado que o isolamento ocidental não produziu grandes repercussões na economia russa e não há mais necessidade de mobilizar novos militares; estas declarações devem ser interpretadas em parte como justificadas pelas próximas eleições russas e em parte pela capacidade de Moscovo ter conseguido estabelecer um diálogo com potências adversas aos EUA, como o Irão, e próximas de Washington, como a Arábia. A Europa deve, portanto, saber desempenhar um papel cada vez mais autónomo em relação aos EUA, também na preparação para uma infeliz reeleição de Trump, da qual a admissão da Ucrânia, da Moldávia e também da Geórgia deve ser lida como um processo que faz parte de um plano superior capaz de unir os países europeus num sentido cada vez mais federal e político, com autonomia na política externa e dotado de um exército próprio, capaz, isto é, de superar a lógica financeira para poder interpretar verdadeiramente o papel de um sujeito internacional de importância primária.