Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

mercoledì 6 agosto 2025

الاتحاد الأوروبي يؤكد عدم أهميته في غزة

 بعد أداءٍ مُخيبٍ للآمال في المفاوضات مع ترامب بشأن الرسوم الجمركية، والتي لم تُختتم رسميًا بعد، بل وأثارت تهديداتٍ مُتجددة من الرئيس الأمريكي، عانى الاتحاد الأوروبي مجددًا من أداءٍ سلبيٍّ في الرأي العام الدولي. حتى أكثر غطرسة نتنياهو جرأةً، الذي أعلن نيته احتلال قطاع غزة ثم ضمه، لم تُثر أي رد فعلٍ يُذكر من بروكسل. لقد شهدنا ضعفًا مُقابل قوة، واختيارًا بعدم الرد على مثل هذه الوقاحة. ومع ذلك، كان من المُمكن أن يُمثل الضغط الدولي، مع الرغبة في الاعتراف بفلسطين كدولة، فرصةً لإظهار بعض الحيوية، خاصةً وأن الاعتراف الفلسطيني، على هذا المستوى، ليس أكثر من مجرد إظهارٍ للرغبة في الضغط على إسرائيل، دون أي تأثيرٍ عمليٍّ فوريٍّ سوى اهتمام وسائل الإعلام. ومع ذلك، يسود الصمت داخل مؤسسات الاتحاد الأوروبي، وحتى الممثلة العليا للسياسة الخارجية في الاتحاد الأوروبي، كايا كالاس، لم تُعلق. رسالتها الأخيرة على شبكة التواصل الاجتماعي X تُدين حماس وتدعو إلى إطلاق سراح الرهائن. في خضم الصمت العام للهيئات الإدارية للاتحاد الأوروبي، يتجلى بوضوح عدم التدخل في شؤون حكومة إسرائيلية تُمثل أبعد ما يكون عن القيم الأوروبية. إن المذبحة والإبادة الجماعية التي ترتكبها تل أبيب، باستخدام الأسلحة والتجويع كسلاح، ينبغي أن تُفضي تلقائيًا إلى فضيحة في كل ديمقراطية، وأن تُؤدي إلى عزلة وعقوبات اقتصادية وسياسية ضد إسرائيل، على الأقل بقدر ما تُفرض بحق روسيا. ما هي أوجه الاختلاف في المعاناة المفروضة على السكان المدنيين؟ لا يكفي أن تكون إحداهما دولة معترف بها والأخرى إقليمًا غير معترف به إجماعيًا؛ بل ينبغي أن تُثير معاناة الشعوب التي تفرضها الأنظمة الغازية المشاعر نفسها. على العكس من ذلك، وبينما يحدث هذا لدى شرائح سكانية متزايدة، فإن الأمر نفسه لا ينطبق على الحكومات والمؤسسات، وخاصةً حكومات الاتحاد الأوروبي. لا يمكن أن يؤدي هذا الموقف إلا إلى نزع الشرعية عن أدوارها، وإلى الشعور بعدم جدوى الهيئات الجماعية، وفي نهاية المطاف، الاتحاد نفسه. من الضروري فهم أسباب احتجاز بروكسل رهينة حتى في مواجهة هذا الفظاعة. في حين يُمكن فهم التردد الطبيعي لدول مثل ألمانيا، التي أبدت، علاوة على ذلك، انفتاحًا على الاعتراف بفلسطين وإدانة إسرائيل (والذي اتُهمت بسببه بالنازية)، في انتقاد الدولة اليهودية، فإن موقف منظمة فوق وطنية كالاتحاد الأوروبي أقل قابلية للفهم؛ خاصةً وأن إدانة الحكومة الإسرائيلية الحالية لن تُعرّضها بالتأكيد لانتقادات معادية للسامية، بل ستُستدعي القانون الدولي، الذي ينبغي الاعتراف به عالميًا. قد يكمن أحد الأسباب في موقف بروكسل الخاضع تمامًا لواشنطن، وهو نوع من الحرص على عدم إثارة غضب ترامب، الذي يدعم تصرفات تل أبيب دعمًا كاملًا، حتى لا يُشعل صراعًا مع الولايات المتحدة، وبالتالي الحفاظ على نوع من قناة تفضيلية في العلاقات مع البيت الأبيض. ومع ذلك، وكما ثبت الآن، يبدو هذا مجرد وهم، لا تُصدقه إلا أوروبا. هناك خوف من تقويض العلاقات الاقتصادية، أو تلك التي فرضت الرسوم الجمركية، أو ربما العلاقات العسكرية، حيث يواجه الحلف الأطلسي تحديًا متزايدًا من الرئيس الأمريكي. تبدو هذه الأسباب واهية بالفعل لو كانت هذه العلاقات قوية حقًا، ولكن في الوضع الراهن، يتبين أنها مجرد أعذار واهية. تكمن المشكلة في أنه لا توجد داخل الاتحاد قواعد سياسية واضحة، ولا حتى توجيهات لا لبس فيها قادرة على الاستناد إلى المبادئ التأسيسية لأوروبا الموحدة، التي هي في الواقع ليست موحدة. إن سيادة بروكسل المحدودة للغاية، وغياب سياسة خارجية موحدة، وعدم وجود قوة مسلحة مشتركة، تمثل عقبات كأداء أمام أن تصبح لاعبًا عالميًا مهمًا. علاوة على ذلك، فإن الفشل في إلغاء التصويت بالأغلبية المطلقة، بدلاً من مبدأ التصويت بالأغلبية النسبية، يسمح للدول الطفيلية بالتأثير بشكل مفرط على حياة الاتحاد، الذي لا يزال قائمًا على الاقتصاد فقط ولكنه غير قادر على تحقيق تقدم داخلي في المجال السياسي، وبالتالي محكوم عليه بعدم الأهمية.

venerdì 1 agosto 2025

Il Canada deve entrare nell'Unione Europea

 Quello che sta accedendo con il ricatto politico di Trump, di applicare i dazi, non solo per ragioni economiche, ma anche per ritorsioni politiche dovrebbe fare riflettere il mondo internazionale e favorire quell’isolamento che gli USA, sembrano orgogliosamente ricercare. Dopo diverse scadenze rimandate, per uso personale e dei suoi familiari, per consentirgli le più spericolate operazioni finanziarie, il disegno di Trump appare sempre più delineato: imporre un nuovo ordine mondiale attraverso la forza finanziaria statunitense; questo progetto vale per gli alleati più tradizionali come per quegli stati ritenuti comunemente avversi a Washington. I recenti casi di minacce di dazi elevati a Brasile, per avere messo in stato di accusa l’ex presidente Bolsonaro, e gli analoghi ricatti al Canada, per avere manifestato la volontà di riconoscere la Palestina, rappresentano esempi abbastanza eloquenti dei fini di Trump, con evidente invasione della sovranità di altri stati. Del resto chi poteva produrre una opposizione forte, come l’Unione Europea, ha assunto fin da subito un atteggiamento troppo accondiscendente, che ha solo favorito la spavalderia del presidente americano. Tutto il contrario della Cina, che ha assunto un atteggiamento più duro verso le minacce americane, anche grazie ad uno stato storico di assenza di subalternità. Va anche detto, che la presidente Von Der Layen si è rivelata un attore poco incisivo e troppo prono alla prepotenza di Trump. La colpa dell’Europa è stata l’incapacità di attrarre nuovi membri forti e di trovare mercati alternativi, cercando di mantenere rendite di posizione nel mercato USA, che si sapeva che erano da tempo già compromesse.  La percezione è quella della mancanza di un progetto coraggioso sia economico, che politico. Il primo passo da fare per l’Europa è quello di abbassare le tariffe interne ed uniformare le rispettive tassazioni, per presentarsi sulla scena internazionale come un blocco coeso; poi occorre allargare i mercati dove vendere le proprie merci e le destinazioni più probabili sono quelle a cui gli USA intendono applicare i dazi più alti, infine aumentare i mercati interno con politiche di aumento dei redditi. Se questa sono le condizioni di partenza economiche, ancora più importante è sviluppare un progetto politico capace di permettere all’Europa di valicare i propri confini geografici. Esiste un potenziale alleato naturale, che si identifica benissimo nei valori europei, al contrario di paesi che sono membri soltanto per puro interesse economico, e che è geograficamente collocato al di fuori dei confini europei, che permetterebbe uno spazio comune ineguagliabile. Si tratta del Canada, minacciato più volte da Trump di essere annesso come cinquantunesimo stato degli Stati Uniti. Progettare un ingresso del Canada nell’Unione Europea significherebbe rompere l’egemonia americana sulle due sponde degli Oceani e creare il mercato più ricco del mondo. Certamente sarebbe un atto di guerra nei confronti di Washington, ma che permetterebbe di aggiungere un peso diplomatico enorme ed una maggiore rilevanza internazionale a Bruxelles. Per affinità culturali e condivisione dei valori democratici sui quali si fonda l’Unione Europea, il Canada sarebbe il partner ideale con il quale allacciare una più profonda alleanza. Un blocco configurato in modo tale sarebbe un avversario ideale per ridurre Trump a più miti consigli ed anche per acquisire una autonomia maggiore nel campo della diplomazia e della difesa, restando nell’ambito dell’Alleanza Atlantica, ma progressivamente più indipendente da Washington. Sicuramente questo sarebbe un processo lungo, che deve prevedere una maggiore indipendenza di giudizio, rispetto agli USA, da parte di alcuni degli stati più importanti dell’Unione, accompagnato da un processo condiviso di rinuncia a parti, anche consistenti di sovranità, ma una Europa capace di attirare e ricomprendere al proprio interno il paese canadese, sarebbe una Unione ancora più moderna ed attrattiva per gli investimenti ed il peso negoziale. L’idea di fare entrare il Canada nella zona di scambio più ricca del mondo, ne accrescerebbe il valore proprio a scapito degli Stati Uniti, accontentandoli nelle loro volontà isolazionista. 

Canada must join the European Union

 What is happening with Trump's political blackmail—the imposition of tariffs, not only for economic reasons but also for political retaliation—should give pause to the international community and foster the isolation the United States seems proudly seeking. After several postponed deadlines, for personal gain and that of his family, to allow him the most reckless financial operations, Trump's plan appears increasingly clear: to impose a new world order through US financial might. This plan applies to both its most traditional allies and those states commonly considered hostile to Washington. The recent threats of high tariffs against Brazil for impeaching former President Bolsonaro, and the similar blackmail against Canada for expressing its desire to recognize Palestine, are quite eloquent examples of Trump's goals, which clearly encroach on the sovereignty of other states. Moreover, those who could have generated strong opposition, such as the European Union, immediately adopted an overly accommodating stance, which only fueled the American president's bravado. Quite the opposite is true for China, which has taken a tougher stance toward American threats, thanks in part to its historical lack of subservience. It must also be said that President von der Leyen has proven to be a less than effective actor and too prone to Trump's bullying. Europe's fault has been its inability to attract new, strong members and find alternative markets, while attempting to maintain its position in the US market, which was already known to be compromised. The perception is that it lacks a courageous economic and political project. The first step for Europe is to lower internal tariffs and standardize their respective taxation, to present itself on the international stage as a cohesive bloc. Then it is necessary to expand the markets in which it can sell its goods, and the most likely destinations are those to which the US intends to apply the highest tariffs. Finally, it is necessary to expand internal markets with income-boosting policies. If these are the economic starting points, it is even more important to develop a political project capable of allowing Europe to transcend its geographical borders. There is a potential natural ally, one that identifies strongly with European values, unlike countries that are members solely out of pure economic interest, and which is geographically located outside Europe's borders, allowing for an unparalleled common space. This is Canada, which Trump has repeatedly threatened to annex as the fifty-first state of the United States. Planning for Canada's accession to the European Union would mean breaking American hegemony on both sides of the ocean and creating the richest market in the world. It would certainly be an act of war against Washington, but it would add enormous diplomatic weight and greater international relevance to Brussels. Given its cultural affinities and shared democratic values on which the European Union is founded, Canada would be the ideal partner with which to forge a deeper alliance. A bloc configured in this way would be an ideal adversary to bring Trump to heel and also to gain greater autonomy in diplomacy and defense, remaining within the Atlantic Alliance but progressively more independent from Washington. This would certainly be a lengthy process, requiring greater independence of judgment from some of the Union's most important states, compared to the United States, accompanied by a shared process of relinquishing even substantial portions of sovereignty. However, a Europe capable of attracting and reincorporating Canada into its fold would be an even more modern and attractive Union for investment and negotiating clout. The idea of bringing Canada into the world's richest trading zone would increase its value at the expense of the United States, satisfying its isolationist ambitions.

Canadá debe unirse a la Unión Europea

 Lo que está sucediendo con el chantaje político de Trump —la imposición de aranceles, no solo por razones económicas sino también como represalia política— debería hacer reflexionar a la comunidad internacional y fomentar el aislamiento que Estados Unidos parece buscar con orgullo. Tras varias postergaciones, para beneficio propio y de su familia, para permitirle las operaciones financieras más imprudentes, el plan de Trump parece cada vez más claro: imponer un nuevo orden mundial mediante el poder financiero estadounidense. Este plan se aplica tanto a sus aliados más tradicionales como a aquellos estados comúnmente considerados hostiles a Washington. Las recientes amenazas de altos aranceles contra Brasil por el impeachment del expresidente Bolsonaro, y el chantaje similar contra Canadá por expresar su deseo de reconocer a Palestina, son ejemplos elocuentes de los objetivos de Trump, que claramente vulneran la soberanía de otros Estados. Es más, quienes podrían haber generado una fuerte oposición, como la Unión Europea, adoptaron de inmediato una postura excesivamente complaciente, lo que no hizo más que alimentar la bravuconería del presidente estadounidense. En el caso de China, la situación es totalmente opuesta: ha adoptado una postura más firme ante las amenazas estadounidenses, en parte debido a su histórica falta de sumisión. Cabe mencionar también que la presidenta Von der Leyen ha demostrado ser un actor poco eficaz y demasiado propenso a la intimidación de Trump. La culpa de Europa ha sido su incapacidad para atraer nuevos miembros fuertes y encontrar mercados alternativos, mientras intentaba mantener su posición en el mercado estadounidense, que ya se sabía comprometido. La percepción es que carece de un proyecto económico y político valiente. El primer paso para Europa es reducir los aranceles internos y uniformizar sus respectivos impuestos para presentarse en el escenario internacional como un bloque cohesionado. Después, es necesario ampliar los mercados donde puede vender sus productos, y los destinos más probables son aquellos a los que Estados Unidos pretende aplicar los aranceles más altos. Finalmente, es necesario expandir los mercados internos con políticas que impulsen los ingresos. Si estos son los puntos de partida económicos, es aún más importante desarrollar un proyecto político capaz de permitir a Europa trascender sus fronteras geográficas. Existe un aliado natural potencial, uno que se identifica fuertemente con los valores europeos, a diferencia de los países que son miembros únicamente por puro interés económico, y que se encuentra geográficamente fuera de las fronteras europeas, lo que permite un espacio común incomparable. Se trata de Canadá, que Trump ha amenazado repetidamente con anexionarse como el quincuagésimo primer estado de Estados Unidos. Planificar la adhesión de Canadá a la Unión Europea significaría romper la hegemonía estadounidense a ambos lados del océano y crear el mercado más rico del mundo. Sin duda, sería un acto de guerra contra Washington, pero añadiría un enorme peso diplomático y una mayor relevancia internacional a Bruselas. Dadas sus afinidades culturales y los valores democráticos compartidos en los que se basa la Unión Europea, Canadá sería el socio ideal para forjar una alianza más profunda. Un bloque configurado de esta manera sería un adversario ideal para someter a Trump y también para ganar mayor autonomía en diplomacia y defensa, permaneciendo dentro de la Alianza Atlántica pero progresivamente más independiente de Washington. Este sería sin duda un proceso largo, que requeriría mayor independencia de criterio de algunos de los estados más importantes de la Unión, en comparación con Estados Unidos, acompañado de un proceso compartido de cesión incluso de porciones sustanciales de soberanía. Sin embargo, una Europa capaz de atraer y reincorporar a Canadá a su seno constituiría una Unión aún más moderna y atractiva para la inversión y el poder negociador. La idea de incorporar a Canadá a la zona comercial más rica del mundo aumentaría su valor a expensas de Estados Unidos, satisfaciendo así sus ambiciones aislacionistas.

Kanada muss der Europäischen Union beitreten

 Trumps politische Erpressung – die Verhängung von Zöllen nicht nur aus wirtschaftlichen Gründen, sondern auch als politische Vergeltung – sollte der internationalen Gemeinschaft Anlass zum Nachdenken geben und die Isolation fördern, die die USA offenbar stolz anstreben. Nach mehreren Fristverschiebungen, die ihm – zum persönlichen Vorteil und dem seiner Familie – die Möglichkeit gaben, die rücksichtslosesten Finanzgeschäfte zu tätigen, zeichnet sich Trumps Plan immer deutlicher ab: die Durchsetzung einer neuen Weltordnung durch die finanzielle Macht der USA. Dieser Plan gilt sowohl für die traditionellsten Verbündeten als auch für Staaten, die gemeinhin als Washington-feindlich gelten. Die jüngsten Drohungen mit hohen Zöllen gegen Brasilien wegen der Amtsenthebung des ehemaligen Präsidenten Bolsonaro und die ähnliche Erpressung gegen Kanada wegen seines Wunsches nach Anerkennung Palästinas sind beredte Beispiele für Trumps Ziele, die eindeutig in die Souveränität anderer Staaten eingreifen. Zudem nahmen diejenigen, die starken Widerstand hätten hervorrufen können, wie die Europäische Union, sofort eine übermäßig entgegenkommende Haltung ein, was die Angeberei des amerikanischen Präsidenten nur noch verstärkte. Das Gegenteil trifft auf China zu, das – auch aufgrund seiner historischen mangelnden Unterwürfigkeit – eine härtere Haltung gegenüber amerikanischen Drohungen einnimmt. Zudem hat sich Präsidentin von der Leyen als wenig effektiv und zu anfällig für Trumps Einschüchterungsversuche erwiesen. Europas Fehler liegt darin, dass es nicht gelungen ist, neue, starke Mitglieder zu gewinnen und alternative Märkte zu erschließen, während es gleichzeitig versucht, seine Position auf dem bereits als gefährdet bekannten US-Markt zu behaupten. Es herrscht der Eindruck, dass es an einem mutigen wirtschaftlichen und politischen Projekt mangelt. Der erste Schritt für Europa besteht darin, die Binnenzölle zu senken und die jeweiligen Steuern zu vereinheitlichen, um sich auf der internationalen Bühne als geschlossener Block zu präsentieren. Anschließend gilt es, die Märkte für seine Waren zu erweitern. Die wahrscheinlichsten Absatzmärkte sind diejenigen, auf denen die USA die höchsten Zölle erheben wollen. Schließlich gilt es, die Binnenmärkte durch einkommenssteigernde Maßnahmen zu erweitern. Wenn dies die wirtschaftlichen Ausgangspunkte sind, ist es umso wichtiger, ein politisches Projekt zu entwickeln, das es Europa ermöglicht, seine geografischen Grenzen zu überschreiten. Es gibt einen potenziellen natürlichen Verbündeten, der sich – im Gegensatz zu Ländern, die nur aus rein wirtschaftlichen Interessen Mitglied sind – stark mit europäischen Werten identifiziert und geografisch außerhalb der europäischen Grenzen liegt, was einen beispiellosen gemeinsamen Raum ermöglicht. Es handelt sich um Kanada, dessen Annexion Trump wiederholt als 51. Bundesstaat der USA angedroht hat. Die Planung eines kanadischen Beitritts zur Europäischen Union würde bedeuten, die amerikanische Hegemonie auf beiden Seiten des Ozeans zu brechen und den reichsten Markt der Welt zu schaffen. Es wäre zwar ein kriegerischer Akt gegen Washington, würde Brüssel aber enormes diplomatisches Gewicht und größere internationale Relevanz verleihen. Angesichts der kulturellen Affinitäten und der gemeinsamen demokratischen Werte, auf denen die Europäische Union beruht, wäre Kanada der ideale Partner für eine engere Allianz. Ein so konfigurierter Block wäre ein idealer Gegner, um Trump zur Räson zu bringen und gleichzeitig mehr Autonomie in Diplomatie und Verteidigung zu erlangen, indem er innerhalb des Atlantischen Bündnisses verbleibt, aber zunehmend unabhängiger von Washington wird. Dies wäre sicherlich ein langwieriger Prozess, der von einigen der wichtigsten Staaten der Union im Vergleich zu den USA eine größere Unabhängigkeit im Urteilsvermögen erfordert und mit einem gemeinsamen Verzicht auf wesentliche Teile ihrer Souveränität einhergeht. Ein Europa, das Kanada an sich binden und wieder eingliedern könnte, wäre jedoch eine noch modernere und attraktivere Union für Investitionen und Verhandlungsmacht. Die Idee, Kanada in die reichste Handelszone der Welt zu integrieren, würde seinen Wert auf Kosten der USA steigern und deren isolationistische Ambitionen befriedigen.

Le Canada doit adhérer à l’Union européenne

 Le chantage politique de Trump – l'imposition de droits de douane, non seulement pour des raisons économiques, mais aussi à des fins de représailles politiques – devrait faire réfléchir la communauté internationale et favoriser l'isolement que les États-Unis semblent fièrement rechercher. Après plusieurs reports d'échéances, pour son propre bénéfice et celui de sa famille, afin de lui permettre les opérations financières les plus téméraires, le plan de Trump apparaît de plus en plus clair : imposer un nouvel ordre mondial par la puissance financière américaine. Ce plan s'applique aussi bien à ses alliés les plus traditionnels qu'aux États généralement considérés comme hostiles à Washington. Les récentes menaces de droits de douane élevés contre le Brésil pour avoir destitué l'ancien président Bolsonaro, et le chantage similaire contre le Canada pour avoir exprimé son désir de reconnaître la Palestine, sont des exemples éloquents des objectifs de Trump, qui empiètent clairement sur la souveraineté d'autres États. De plus, ceux qui auraient pu susciter une forte opposition, comme l'Union européenne, ont immédiatement adopté une position trop accommodante, ce qui n'a fait qu'alimenter la bravade du président américain. La situation est tout à fait inverse pour la Chine, qui a adopté une position plus ferme face aux menaces américaines, en partie grâce à son manque historique de soumission. Il faut également souligner que la présidente von der Leyen s'est révélée peu efficace et trop vulnérable aux pressions de Trump. La faute de l'Europe a été son incapacité à attirer de nouveaux membres puissants et à trouver des marchés alternatifs, tout en essayant de maintenir sa position sur le marché américain, déjà connu pour être compromis. On perçoit l'absence d'un projet économique et politique courageux. La première étape pour l'Europe est de réduire ses droits de douane internes et d'harmoniser sa fiscalité respective, afin de se présenter sur la scène internationale comme un bloc cohérent. Ensuite, il est nécessaire d'élargir les marchés sur lesquels elle peut vendre ses produits, les destinations les plus probables étant celles vers lesquelles les États-Unis prévoient d'appliquer les droits de douane les plus élevés. Enfin, il est nécessaire d'élargir les marchés intérieurs grâce à des politiques de stimulation des revenus. Si ces points de départ économiques constituent un point de départ, il est encore plus important de développer un projet politique capable de permettre à l'Europe de transcender ses frontières géographiques. Il existe un allié naturel potentiel, fortement identifié aux valeurs européennes, contrairement aux pays qui en sont membres uniquement par pur intérêt économique, et géographiquement situé hors des frontières européennes, créant ainsi un espace commun sans équivalent. Il s'agit du Canada, que Trump a menacé à plusieurs reprises d'annexer en tant que cinquante et unième État des États-Unis. Planifier l'adhésion du Canada à l'Union européenne signifierait briser l'hégémonie américaine des deux côtés de l'océan et créer le marché le plus riche du monde. Ce serait certes un acte de guerre contre Washington, mais cela ajouterait un poids diplomatique considérable et une importance internationale accrue à Bruxelles. Compte tenu de ses affinités culturelles et des valeurs démocratiques communes sur lesquelles repose l'Union européenne, le Canada serait le partenaire idéal pour forger une alliance plus étroite. Un bloc ainsi configuré constituerait un adversaire idéal pour mettre Trump au pas et acquérir une plus grande autonomie diplomatique et de défense, tout en restant au sein de l'Alliance atlantique, mais en gagnant progressivement en indépendance vis-à-vis de Washington. Ce serait certainement un processus de longue haleine, exigeant une plus grande indépendance de jugement de la part de certains des États les plus importants de l'Union, comparativement aux États-Unis, et s'accompagnant d'un processus commun d'abandon de parts même substantielles de souveraineté. Cependant, une Europe capable d'attirer et de réintégrer le Canada dans son giron constituerait une Union encore plus moderne et attractive pour les investissements et le pouvoir de négociation. L'idée d'intégrer le Canada à la zone commerciale la plus riche du monde augmenterait sa valeur aux dépens des États-Unis, satisfaisant ainsi leurs ambitions isolationnistes.

O Canadá deve aderir à União Europeia

 O que está a acontecer com a chantagem política de Trump — a imposição de tarifas, não só por razões económicas, mas também por retaliação política — deveria fazer a comunidade internacional reflectir e fomentar o isolamento que os Estados Unidos parecem orgulhosamente procurar. Depois de vários prazos adiados, para benefício próprio e da sua família, de forma a permitir-lhe as operações financeiras mais temerárias, o plano de Trump parece cada vez mais claro: impor uma nova ordem mundial através do poderio financeiro americano. Este plano aplica-se tanto aos seus aliados mais tradicionais como aos Estados comummente considerados hostis a Washington. As recentes ameaças de tarifas elevadas contra o Brasil pelo impeachment do ex-Presidente Bolsonaro, e a chantagem semelhante contra o Canadá por expressar o seu desejo de reconhecer a Palestina, são exemplos bastante eloquentes dos objectivos de Trump, que claramente invadem a soberania de outros Estados. Além disso, aqueles que poderiam ter gerado uma forte oposição, como a União Europeia, adoptaram imediatamente uma postura demasiado complacente, o que apenas alimentou a bravata do presidente americano. O oposto é verdade para a China, que assumiu uma postura mais dura em relação às ameaças americanas, em parte graças à sua histórica falta de subserviência. Diga-se também que a Presidente von der Leyen provou ser uma actriz pouco eficaz e muito propensa à intimidação de Trump. O fracasso da Europa tem sido a sua incapacidade de atrair novos membros fortes e de encontrar mercados alternativos, ao mesmo tempo que tenta manter a sua posição no mercado americano, que já estava reconhecidamente comprometido. A perceção é de que lhe falta um projeto económico e político corajoso. O primeiro passo para a Europa é reduzir as tarifas internas e uniformizar a sua respetiva tributação, para se apresentar no panorama internacional como um bloco coeso. Em seguida, é necessário expandir os mercados nos quais pode vender os seus produtos, sendo que os destinos mais prováveis são aqueles aos quais os EUA pretendem aplicar as tarifas mais elevadas. Por fim, é necessário expandir os mercados internos com políticas de aumento de rendimento. Se estes são os pontos de partida económicos, é ainda mais importante desenvolver um projecto político capaz de permitir à Europa transcender as suas fronteiras geográficas. Existe um potencial aliado natural, que se identifica fortemente com os valores europeus, ao contrário dos países que são membros unicamente por puro interesse económico, e que se localiza geograficamente fora das fronteiras da Europa, permitindo um espaço comum incomparável. Trata-se do Canadá, que Trump ameaçou repetidamente anexar como 51º estado dos Estados Unidos. Planear a adesão do Canadá à União Europeia significaria quebrar a hegemonia americana de ambos os lados do oceano e criar o mercado mais rico do mundo. Seria certamente um acto de guerra contra Washington, mas acrescentaria um enorme peso diplomático e uma maior relevância internacional a Bruxelas. Dadas as suas afinidades culturais e valores democráticos partilhados em que assenta a União Europeia, o Canadá seria o parceiro ideal para forjar uma aliança mais profunda. Um bloco configurado desta forma seria um adversário ideal para subjugar Trump e também para ganhar maior autonomia na diplomacia e na defesa, mantendo-se dentro da Aliança Atlântica, mas progressivamente mais independente de Washington. Este seria certamente um processo longo, exigindo uma maior independência de julgamento de alguns dos Estados mais importantes da União, em comparação com os Estados Unidos, acompanhado por um processo partilhado de renúncia a parcelas substanciais de soberania. No entanto, uma Europa capaz de atrair e reincorporar o Canadá no seu seio seria uma União ainda mais moderna e atractiva para o investimento e para o poder negocial. A ideia de trazer o Canadá para a zona comercial mais rica do mundo aumentaria o seu valor à custa dos Estados Unidos, satisfazendo as suas ambições isolacionistas.