Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

venerdì 27 febbraio 2015

Netanyahu come fattore di destabilizzazione della politica interna degli Stati Uniti

La presenza del leader israeliano Benjamin Netanyahu negli Stati Uniti crea tensioni nella politica interna del paese americano, ma aumenta anche la profonda tensione tra gli esecutivi dei due paesi. L’invito a parlare al Congresso al leader di Tel Aviv è stato fatto dal partito repubblicano, che detiene la maggioranza in entrambi i rami del parlamento, e riveste un importante significato simbolico, giacché Netanyahu farà il suo discorso prima di una sessione congiunta delle due camere per la terza volta, eguagliando il record di Winston Churchill. L’intenzione sembra essere quella di sottolineare come la sintonia tra l’esecutivo israeliano ed il parlamento statunitense sia un fattore che la politica estera statunitense non può tenere in debito conto, anche a costo di cambiare l’indirizzo impresso da Obama. Inoltre per il candidato Netanyahu si tratta si uno spot  elettorale importante, in vista dell’imminente appuntamento elettorale legislativo che si terrà a breve. Proprio con l’esito di queste elezioni il presidente Obama dovrà regolare i suoi rapporti con Israele: una vittoria della parte politica che sta al governo attualmente a Tel Aviv, significherebbe l’impossibilità di un accordo per la formazione dello stato palestinese ed un notevole intralcio nel negoziato del nucleare iraniano, viceversa una vittoria delle opposizioni aprirebbe notevoli possibilità alla nascita dei due stati e potrebbe aprirsi anche un periodo di distensione con l’Iran. Si comprende come si tratti di due visioni antitetiche, che dovranno comunque regolarsi con il nuovo presidente statunitense, che sarà eletto nel 2016. Attualmente però lo scontro è tutto interno agli Stati Uniti, con Obama che vuole ottenere assolutamente la definizione finale sull’uso dell’energia nucleare in Iran, argomento che resta al centro del dibattito americano di politica estera, con evidenti ricadute interne. Il partito repubblicano avversa questo obiettivo non fidandosi della disponibilità di Teheran e spingendo per nuove sanzioni, in completo accordo con Netanyahu, mentre Obama ha già avvertito della sua totale indisponibilità a mettere in atto queste sanzioni, che considera preventive, per non influenzare negativamente l’esito del negoziato. Sulla stessa linea di lettura, una interpretazione più estesa, rispetto alle scuse formali con cui Obama si è rifiutato di vedere Netanyahu, giustificando il fatto di non volere influenzare la campagna elettorale, del mancato incontro tra i due leader è l’espressione della volontà di non rischiare di creare delle occasioni di disaccordo proprio con l’Iran in questa fase delicata del negoziato. Del resto la posizione del leader israeliano è molto chiara: dopo avere più volte minacciato di attaccare l’Iran, ha espresso chiaramente la sua opinione in merito al negoziato in corso, definendolo un rinvio del problema. L’attuale esecutivo di Tel Aviv considera il possesso della tecnologia nucleare da parte dell’Iran, un’arma di distruzione di massa puntata su Israele ed i termini dell’accordo che si stanno delineando, che prevedono la concessione dell’uso dell’energia atomica per scopi civili a Teheran, in cambio di una limitazione all’arricchimento dell’uranio per alcuni anni (dieci o venti), potrebbero dargli ragione, anche se soltanto ipotizzando una mancata distensione sul lungo periodo. Questi timori sono condivisi dal partito repubblicano statunitense, che vede ancora l’Iran come un nemico, nonostante la collaborazione che si è sviluppata, seppure in maniera informale, tra Washington e Teheran nella lotta contro il califfato. Le tensioni tra le due parti politiche statunitensi, rischiano di bloccare ancora di più la politica estera americana, che, a causa delle indecisioni di Obama, ha subito notevoli contraccolpi riguardo ad il suo prestigio, ma che con l’atteggiamento conflittuale dei repubblicani rischia ora la paralisi. Il futuro della politica estera USA potrebbe essere una serie di forze uguali e contrarie, capaci di rendere impossibile una linea certa, tale da costringere gli Stati Uniti ad una politica caratterizzata da una azione di breve periodo, di piccolo cabotaggio, rendendo meno certo lo scenario globale. Forse occorrerà al paese americano una guida meno prudente e più esperta nella difficile arte della diplomazia, come Hillary Clinton potrebbe essere.  

Netanyahu as a destabilizing factor in the internal politics of the United States

The presence of the Israeli leader Benjamin Netanyahu in the United States creates tensions in the internal politics of the American country, but also increases the deep tension between the executives of the two countries. The invitation to speak at the Congress leaders of Tel Aviv has been done by the Republican Party, which holds the majority in both houses of parliament, and has an important symbolic meaning, since Netanyahu will make his speech before a joint session of the two rooms for the third time, equaling the record of Winston Churchill. The intention seems to be to emphasize that the harmony between the Israeli government and the parliament the US is a factor that US foreign policy can not be taken into account, even at the cost of changing the address imprinted by Obama. In addition to the candidate Netanyahu it is an election advert important, in view of the legislative election date to be held shortly. Just with the outcome of this election, President Obama will have to adjust its relations with Israel: a victory for the political party that is currently in government in Tel Aviv, would mean the impossibility of an agreement for the formation of a Palestinian state and a major hindrance in the negotiation of a nuclear Iran, conversely a victory of the opposition would open up significant possibilities to the birth of the two states and could also open up a period of detente with Iran. We understand that these are two antithetical visions, which will still have to adjust to the new US president, to be elected in 2016. Currently, however, the battle is all internal to the United States, with Obama who wants to get absolutely the final definition on the use of 'Nuclear energy in Iran, a topic that remains at the heart of the debate of American foreign policy, with obvious repercussions inside. The Republican party opposing this goal not trusting the availability of Tehran and pushing for new sanctions, in complete agreement with Netanyahu, while Obama has already warned of its total unwillingness to implement these sanctions, which considers preventive, not to adversely affect the ' outcome of the negotiations. Along the same line of reading, a broader interpretation, compared to a formal apology with which Obama has refused to see Netanyahu, justifying the fact they do not want to influence the election campaign, the canceled meeting between the two leaders is the expression of the will of not risking the creation of opportunities for its disagreement with Iran in this delicate stage of negotiations. Moreover, the position of the Israeli leader is very clear: after repeatedly threatened to attack Iran, has clearly expressed its opinion on the current negotiations, calling it a postponement of the problem. The current executive of Tel Aviv considers the possession of nuclear technology by Iran, a weapon of mass destruction aimed at Israel and the terms of the agreement that are emerging, which provide for the use of energy atomic energy for civilian purposes in Tehran, in exchange for a limitation to the enrichment of uranium for a few years (ten or twenty), might agree with him, even if only by assuming a failure to detente in the long run. These fears are shared by the US Republican Party, which still sees Iran as an enemy, despite the collaboration that has developed, albeit informally, between Washington and Tehran in the fight against the caliphate. The tensions between the two sides US policies, are likely to block even more American foreign policy, which, because of indecision Obama, has suffered significant setbacks with regard to its prestige, but that conflicted with the attitude of the Republicans now in danger paralysis. The future of US foreign policy could be a number of equal and opposite forces, capable of making it impossible for a certain line, such as to compel the United States to a policy characterized by a short-term action, coasting, making it less certain scenario Global. Perhaps it will be necessary to American country a less cautious and more expert in the difficult art of diplomacy, as Hillary Clinton might be.

Netanyahu como un factor desestabilizador en la política interna de los Estados Unidos

La presencia del líder israelí, Benjamin Netanyahu, en los Estados Unidos crea tensiones en la política interna del país americano, pero también aumenta la profunda tensión entre los ejecutivos de los dos países. La invitación para hablar en los líderes del Congreso de Tel Aviv se ha hecho por el Partido Republicano, que ostenta la mayoría en ambas cámaras del Parlamento, y tiene un importante significado simbólico, ya que Netanyahu hará su discurso ante una sesión conjunta de las dos habitaciones para la tercera vez, igualando el récord de Winston Churchill. La intención parece ser la de hacer hincapié en que la armonía entre el gobierno israelí y el parlamento los EE.UU. es un factor que la política exterior no puede ser tomado en cuenta, incluso a costa de cambiar la dirección impresa por Obama. Además del candidato Netanyahu es un anuncio electoral importante, teniendo en cuenta la fecha de las elecciones legislativas que se celebrará en breve. Sólo con el resultado de esta elección, el presidente Obama tendrá que ajustar sus relaciones con Israel: una victoria para el partido político que se encuentra actualmente en el gobierno de Tel Aviv, significaría la imposibilidad de un acuerdo para la formación de un Estado palestino y un gran obstáculo en la negociación de un Irán nuclear, a la inversa de una victoria de la oposición, abre posibilidades significativas para el nacimiento de los dos estados y también podría abrir un período de distensión con Irán. Entendemos que se trata de dos visiones antitéticas, que todavía tendrán que ajustarse al nuevo presidente de Estados Unidos, para ser elegido en 2016. En la actualidad, sin embargo, la batalla es todo interior de los Estados Unidos, con Obama que quiere conseguir absolutamente la definición final sobre el uso de 'La energía nuclear en Irán, un tema que se mantiene en el centro del debate de la política exterior de Estados Unidos, con evidentes repercusiones en el interior. El Partido Republicano oponerse a esta meta no confiar en la disponibilidad de Teherán y presionar por nuevas sanciones, en completo acuerdo con Netanyahu, mientras que Obama ya ha advertido de su total falta de voluntad para aplicar estas sanciones, que considera preventivo, para no afectar negativamente a la ' resultado de las negociaciones. En la misma línea de la lectura, una interpretación más amplia, en comparación con una disculpa formal con la que Obama se ha negado a ver a Netanyahu, lo que justifica el hecho de que no quieren influir en la campaña electoral, la reunión cancelada entre los dos líderes es la expresión de la voluntad de sin arriesgar la creación de oportunidades para su desacuerdo con Irán en esta delicada etapa de las negociaciones. Por otra parte, la posición del líder israelí es muy claro: después de varias veces amenazado con atacar a Irán, ha expresado claramente su opinión sobre las negociaciones en curso, llamándolo un aplazamiento del problema. El ejecutivo actual de Tel Aviv considera la posesión de tecnología nuclear por parte de Irán, un arma de destrucción masiva dirigida a Israel y los términos del acuerdo que están surgiendo, que prevén el uso de la energía la energía atómica con fines civiles en Teherán, a cambio de una limitación al enriquecimiento de uranio durante unos años (diez o veinte), podría estar de acuerdo con él, aunque sólo sea por el supuesto de un fallo a la distensión en el largo plazo. Estos temores son compartidos por el Partido Republicano de Estados Unidos, que todavía ve a Irán como un enemigo, a pesar de la colaboración que se ha desarrollado, aunque de manera informal, entre Washington y Teherán en la lucha contra el califato. Las tensiones entre los dos lados las políticas de Estados Unidos, es probable que bloquear la política exterior aún más americano, que, a causa de la indecisión Obama, ha sufrido reveses importantes en cuanto a su prestigio, sino que entraba en conflicto con la actitud de los republicanos ahora en peligro parálisis. El futuro de la política exterior de Estados Unidos podría ser un número de fuerzas iguales y opuestas, capaz de hacer que sea imposible para una determinada línea, como para obligar a los Estados Unidos a una política caracterizada por una acción a corto plazo, por inercia, por lo que es menos cierto escenario Global. Quizás será necesario país de América un experto menos cautelosos y más en el difícil arte de la diplomacia, como Hillary Clinton podría ser.

Netanyahu als destabilisierender Faktor in die Innenpolitik der Vereinigten Staaten

Die Anwesenheit des israelischen Marktführer Benjamin Netanjahu in den Vereinigten Staaten zu Spannungen in die Innenpolitik der amerikanischen Land, sondern erhöht auch die tiefen Spannungen zwischen den Führungskräften der beiden Länder. Die Einladung, an den Kongress Führer Tel Aviv wurde von der Republikanischen Partei, die die Mehrheit in beiden Kammern des Parlaments hält getan zu sprechen, und hat eine wichtige symbolische Bedeutung, denn Netanjahu seiner Rede vor einer gemeinsamen Sitzung der beiden machen Zimmer zum dritten Mal, damit den Rekord von Winston Churchill. Das Ziel scheint zu sein, zu betonen, dass die Harmonie zwischen der israelischen Regierung und dem Parlament die USA sind ein Faktor, der US-Außenpolitik nicht in Betracht, auch auf Kosten der Änderung der Adresse, die von Obama eingeprägt eingenommen werden. Neben der Kandidat Netanjahu ist es eine Wahl Anzeige wichtig, im Hinblick auf die gesetzgeberische Wahltermin in Kürze stattfinden. Nur mit dem Ergebnis dieser Wahl wird Präsident Obama haben, ihre Beziehungen zu Israel einzustellen: ein Sieg für die politische Partei, die derzeit in der Regierung in Tel Aviv, würde die Unmöglichkeit, eine Vereinbarung über die Bildung eines palästinensischen Staates und ein bedeutendes Hindernis bedeuten, bei der Aushandlung eines nuklearen Iran, umgekehrt ein Sieg der Opposition würde erhebliche Möglichkeiten, die Geburt der beiden Staaten zu erschließen und auch öffnen, eine Periode der Entspannung mit dem Iran. Wir verstehen, dass es sich um zwei gegensätzliche Visionen, die noch werden auf den neuen US-Präsidenten anzupassen, um im Jahr 2016. Zur Zeit gewählt werden, jedoch ist der Kampf aller internen in die Vereinigten Staaten, mit Obama, die absolut die endgültige Festlegung über die Verwendung der kommen will "Die Kernenergie in Iran, ein Thema, das im Mittelpunkt der Diskussion der amerikanischen Außenpolitik bleibt, was mit deutlichen Folgen innen. Die Republikanische Partei entgegen dieses Ziel nicht im Vertrauen auf die Verfügbarkeit von Teheran und drängt auf neue Sanktionen, in völliger Übereinstimmung mit Netanjahu, während Obama hat bereits seiner Gesamt mangelnde Bereitschaft, diese Sanktionen umzusetzen, die präventive hält gewarnt, nicht zu beeinträchtigen die ' Ergebnis der Verhandlungen. Entlang der gleichen Linie der Lesung eine weitere Auslegung, im Vergleich zu einer formellen Entschuldigung, mit der Obama hat sich geweigert, Netanyahu zu sehen, rechtfertigt die Tatsache, dass sie nicht wollen, um den Wahlkampf zu beeinflussen, ist die stornierte Besprechung zwischen den beiden Führern der Ausdruck des Willens nicht für seine Meinungsverschiedenheiten mit dem Iran in dieser heiklen Phase der Verhandlungen zu riskieren, die Schaffung von Möglichkeiten. Darüber hinaus ist die Position des israelischen Marktführer ganz klar: nach wiederholt bedroht den Iran anzugreifen, hat klar seine Meinung zum Ausdruck zu den laufenden Verhandlungen, nannte es eine Verschiebung des Problems. Der aktuelle Geschäftsführer von Tel Aviv hält den Besitz von Nukleartechnologie durch den Iran, eine Massenvernichtungswaffe gegen Israel gerichtet und den Bedingungen der Vereinbarung, die im Entstehen sind, die für die Nutzung von Energie bieten Atomenergie für zivile Zwecke in Teheran, im Austausch für eine Beschränkung auf die Anreicherung von Uran für ein paar Jahre (zehn oder zwanzig), könnte ihm zustimmen, wenn auch nur unter der Annahme einer Nicht langfristig detente. Diese Ängste werden von der US Republikanischen Partei, die immer noch sieht Iran als einen Feind, trotz der Zusammenarbeit, die im Kampf gegen das Kalifat entwickelt hat, wenn auch informell, zwischen Washington und Teheran geteilt. Die Spannungen zwischen den beiden Seiten der US-Politik, werden wahrscheinlich noch mehr US-Außenpolitik, die, wegen der Unentschlossenheit Obama, hat erhebliche Rückschläge in Bezug auf sein Ansehen gelitten blockieren, aber das im Widerspruch zu der Haltung der Republikaner nun in Gefahr Lähmung. Die Zukunft der US-Außenpolitik könnte eine Reihe von gleichen und entgegengesetzten Kräften, in der Lage, dass es unmöglich für eine bestimmte Linie, wie die Vereinigten Staaten zu einer Politik gekennzeichnet durch eine kurzfristige Maßnahmen, Ausrollen zwingen, so dass es weniger sicher Szenario Global. Vielleicht wird es notwendig, amerikanischen Land eine weniger vorsichtig und

Netanyahu comme un facteur de déstabilisation dans la politique intérieure des États-Unis

La présence du leader israélien Benjamin Netanyahu aux Etats-Unis crée des tensions dans la politique intérieure de ce pays d'Amérique, mais augmente également la tension profonde entre les dirigeants des deux pays. L'invitation à prendre la parole aux dirigeants du Congrès de Tel-Aviv a été fait par le Parti républicain, qui détient la majorité dans les deux chambres du parlement, et a une signification symbolique importante, car Netanyahu fera son discours devant une session conjointe des deux chambres pour la troisième fois, égalant le record de Winston Churchill. L'intention semble être de souligner que l'harmonie entre le gouvernement israélien et le parlement aux États-Unis est un facteur que la politique étrangère des États-Unis ne peut pas être prise en compte, même au prix de changer l'adresse imprimée par Obama. Outre le candidat Netanyahu ce est une annonce importante élection, compte tenu de la date des élections législatives qui se tiendront prochainement. Juste avec le résultat de cette élection, le président Obama devra ajuster ses relations avec Israël: une victoire pour le parti politique qui est actuellement dans le gouvernement de Tel-Aviv, signifierait l'impossibilité d'un accord pour la formation d'un Etat palestinien et un obstacle majeur dans la négociation d'un Iran nucléaire, à l'inverse d'une victoire de l'opposition ouvrirait des possibilités importantes à la naissance des deux Etats et pourrait également ouvrir une période de détente avec l'Iran. Nous comprenons que ce sont deux visions antithétiques, qui auront encore à se adapter au nouveau président américain, d'être élu en 2016. Actuellement, cependant, la bataille est tout interne aux États-Unis, avec Obama qui veut obtenir absolument la définition finale sur l'utilisation de «L'énergie nucléaire en Iran, un sujet qui reste au cœur du débat de la politique étrangère américaine, avec des répercussions évidentes à l'intérieur. Le parti républicain se opposer à cet objectif ne se fiant pas la disponibilité de Téhéran et de pousser à de nouvelles sanctions, en accord complet avec Netanyahu, alors que M. Obama a déjà prévenu de son refus total à mettre en œuvre ces sanctions, qui considère préventive, pour ne pas compromettre l'' résultat des négociations. Le long de la même ligne de la lecture, une interprétation plus large, par rapport à des excuses officielles avec laquelle Obama a refusé de voir Netanyahu, justifier le fait qu'ils ne veulent pas d'influencer la campagne électorale, la réunion annulée entre les deux dirigeants est l'expression de la volonté de sans risquer de jouer la création de possibilités pour son désaccord avec l'Iran dans cette phase délicate de négociations. En outre, la position du dirigeant israélien est très claire: après avoir menacé à plusieurs reprises d'attaquer l'Iran, a clairement exprimé son avis sur les négociations en cours, en l'appelant un report du problème. L'exécutif actuel de Tel Aviv considère la possession de la technologie nucléaire par l'Iran, une arme de destruction massive visant à Israël et les termes de l'accord qui sont en train d'émerger, qui prévoient l'utilisation de l'énergie l'énergie atomique à des fins civiles à Téhéran, en échange d'une limitation à l'enrichissement de l'uranium pendant quelques années (dix ou vingt), pourrait être d'accord avec lui, même si ce ne est en supposant un échec à la détente dans le long terme. Ces craintes sont partagées par le Parti républicain américain, qui voit toujours l'Iran comme un ennemi, malgré la collaboration qui se est développée, quoique de façon informelle, entre Washington et Téhéran dans la lutte contre le califat. Les tensions entre les deux politiques côtés des États-Unis, sont susceptibles de bloquer la politique étrangère encore plus américain, qui, en raison de l'indécision Obama, a subi des revers importants à l'égard de son prestige, mais en contradiction avec l'attitude des républicains maintenant en danger la paralysie. L'avenir de la politique étrangère des États-Unis pourrait être un certain nombre de forces égales et opposées, capable de rendre impossible pour une certaine ligne, tels que de contraindre les Etats-Unis à une politique caractérisée par une action à court terme, en roue libre, ce qui rend moins certain scénario mondial. Ce sera peut-être nécessaire de pays d'Amérique un expert moins prudent et plus dans l'art difficile de la diplomatie, comme Hillary Clinton pourrait être.

Netanyahu como um fator de desestabilização na política interna dos Estados Unidos

A presença do líder de Israel, Benjamin Netanyahu, nos Estados Unidos cria tensões na política interna do país norte-americano, mas também aumenta a profunda tensão entre os executivos dos dois países. O convite para falar com os líderes do Congresso de Tel Aviv foi feito pelo Partido Republicano, que detém a maioria em ambas as casas do parlamento, e tem um significado simbólico importante, uma vez que Netanyahu fará seu discurso perante uma sessão conjunta das duas salas para a terceira vez, igualando o recorde de Winston Churchill. A intenção parece ser a de enfatizar que a harmonia entre o governo israelense e ao Parlamento os EUA é um fator que a política externa americana não pode ser levado em conta, mesmo ao custo de mudar o endereço impresso por Obama. Além do candidato Netanyahu é um anúncio eleitoral importante, tendo em conta a data da eleição legislativa, a ser realizada em breve. Apenas com o resultado desta eleição, o presidente Obama terá que ajustar as suas relações com Israel: uma vitória para o partido político que está atualmente no governo, em Tel Aviv, significaria a impossibilidade de um acordo para a formação de um Estado palestino e um grande obstáculo na negociação de um Irã nuclear, inversamente, uma vitória da oposição abriria possibilidades significativas para o nascimento dos dois estados e também poderia abrir um período de distensão com o Irã. Entendemos que estas são duas visões antitéticas, que ainda terá de se adaptar ao novo presidente dos Estados Unidos, a ser eleito em 2016. Atualmente, no entanto, a batalha é tudo interno para os Estados Unidos, com Obama que quer ficar absolutamente a definição final sobre o uso de "A energia nuclear no Irã, um tema que continua a estar no centro do debate da política externa norte-americana, com óbvias repercussões no interior. O Partido Republicano se opor a essa meta não confiando a disponibilidade de Teerã e pressionar por novas sanções, em completo acordo com Netanyahu, enquanto Obama já avisou de sua falta de vontade total a implementar estas sanções, que considera preventiva, para não prejudicar o ' resultado das negociações. Na mesma linha de leitura, uma interpretação mais ampla, em comparação com um pedido de desculpas formal com que Obama se recusou a ver Netanyahu, justificando o fato de que eles não querem influenciar a campanha eleitoral, a reunião cancelada entre os dois líderes é a expressão da vontade de não correr o risco de a criação de oportunidades para o seu desacordo com o Irã nesta fase delicada das negociações. Além disso, a posição do líder israelense é muito clara: depois de várias vezes ameaçou atacar o Irã, manifestou claramente o seu parecer sobre as negociações em curso, chamando-o de um adiamento do problema. O executivo atual de Tel Aviv considera a posse da tecnologia nuclear pelo Irã, uma arma de destruição em massa destinada a Israel e os termos do acordo que estão surgindo, que prevêem a utilização de energia energia atômica para fins civis em Teerã, em troca de uma limitação para o enriquecimento de urânio durante alguns anos (dez ou vinte), pode concordar com ele, mesmo que apenas por assumir uma falha de détente, a longo prazo. Estes receios são partilhados pelo Partido Republicano dos EUA, que ainda vê o Irã como um inimigo, apesar da colaboração que tem desenvolvido, embora informalmente, entre Washington e Teerã na luta contra o califado. As tensões entre os dois lados políticas norte-americanas, são susceptíveis de bloquear a política externa americana ainda mais, o que, por causa da indecisão Obama, sofreu reveses significativos no que diz respeito ao seu prestígio, mas que entrou em conflito com a atitude dos republicanos agora em perigo paralisia. O futuro da política externa dos EUA poderia ser um número de forças iguais e opostas, capaz de fazer com que seja impossível para uma determinada linha, como para obrigar os Estados Unidos a uma política caracterizada por uma ação de curto prazo, por inércia, tornando-o menos determinado cenário Global. Talvez seja necessário um país da América especialista menos cautelosos e mais na difícil arte da diplomacia, como Hillary Clinton poderia ser.

Нетаньяху как дестабилизирующий фактор во внутренней политике Соединенных Штатов

Наличие израильского лидера Биньямина Нетаниягу в США создает напряженность во внутренней политике американского стране, но также увеличивает глубокое напряжение между руководителями двух стран. Приглашение выступить на лидеров Конгресса Тель-Авиве было сделано Республиканской партии, которая имеет большинство в обеих палатах парламента, и имеет важное символическое значение, так как Нетаньяху сделает его речь на совместном заседании двух Номера в третий раз, сравнявшись запись Уинстона Черчилля. Намерение вроде бы подчеркнуть, что гармония между израильским правительством и парламентом США является фактором, который американская внешняя политика не может быть принято во внимание, даже ценой изменения адреса отпечаток Обамой. В дополнение к кандидата Нетаньяху это выборы объявление важным, с точки зрения законодательной дату выборов, которые состоятся в ближайшее время. Просто с итогами выборов, президент Обама должен будет регулировать свои отношения с Израилем: победа политической партии, которая в настоящее время в правительстве в Тель-Авиве, будет означать невозможность соглашения о формировании палестинского государства и одним из главных препятствий в ходе переговоров по ядерным Ираном, наоборот победа оппозиции откроет значительные возможности для рождения двух государств, а также может открыть период разрядки с Ираном. Мы понимаем, что это два противоположных видения, которые по-прежнему будут иметь, чтобы приспособиться к новому президенту США, который будет избран в 2016 году В настоящее время, однако, битва все внутренние для США, с Обамой, кто хочет получить абсолютно окончательное определение об использовании "Ядерная энергия в Иране, тема, которая остается в центре обсуждения американской внешней политики, с очевидными последствиями внутри. Республиканская партия против этой цели не доверяя наличие Тегеране и настаивают на новых санкциях, в полном согласии с Нетаньяху, а Обама уже предупредил его общей нежелания осуществлять эти санкции, которая считает профилактических, не отрицательно сказаться ' Итоги переговоров. По той же линии чтения, более широкое толкование, по сравнению с официальных извинений, с которой Обама отказался встретиться с Нетаниягу, оправдываясь тем, что они не хотят, чтобы повлиять на ход избирательной кампании, отменены встреча между двумя лидерами является выражением воли не рискуя создание возможностей для своего несогласия с Ираном в этой деликатной стадии переговоров. Кроме того, позиция израильского лидера, очень ясно: после неоднократно угрожали атаковать Иран, четко выразил свое мнение о текущих переговорах, назвав его отсрочка проблемы. Исполнительных Тель-Авива считает, что владение ядерным технологиям со стороны Ирана, оружия массового уничтожения, направленной против Израиля и условиями договора, которые появляются, которые предусматривают использование энергии атомная энергия в мирных целях в Тегеране, в обмен на ограничение обогащения урана в течение нескольких лет (десять или двадцать), могли бы согласиться с ним, даже если только предположив, неспособность разрядки в долгосрочной перспективе. Эти опасения разделяют Республиканской партии США, который до сих пор рассматривает Иран в качестве врага, несмотря на сотрудничестве, которая сложилась, хотя и неофициально, между Вашингтоном и Тегераном в борьбе против халифата. Напряженность между двумя политиками стороны США, скорее всего, блокировать даже более американскую внешнюю политику, которая, из-за нерешительности Обамы, был нанесен значительный регресс в связи с его престижа, но в противоречии с позицией республиканцев в настоящее время в опасности паралич. Будущее внешней политики США может быть количество равных и противоположных сил, способных сделать его невозможным для определенной линии, например, чтобы заставить Соединенные Штаты политики, характеризующейся кратковременного действия, по инерции, что делает его менее определенного сценария Глобальный. Возможно, это будет необходимо американской стране менее осторожными и более экспертов в трудное искусство дипломатии, а Хиллари Клинтон может быть.