Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

venerdì 8 gennaio 2016

عدم الاستقرار المالي الصيني يزداد سوءا بسبب الوضع الدولي

عدم الاستقرار العالمي القوي، والتي تتميز الوضع في الشرق الأوسط والآن التهديد النووي الكوري الشمالي، وقدم عودة مذهلة على الساحة، يصبح عاملا من عوامل التأثير الخطير على الأزمة المالية والاقتصادية، عندما بدا من الممكن أن نستشف تحسنا طفيفا. الصين، في هذا الوقت، ويبدو أن تعاني من عواقب القضايا الدولية الرئيسية، والتي هي بالإضافة إلى الوضع الداخلي من ضغط كبير بسبب الفشل في توسيع السوق المحلية، والتي كان من المقرر أن قناة مخصصة حيث لوضع الإفراط في السلع التي ليست أسواق خارجية كافية، وجاء إلى وفرة عالية من السيولة والمديونية العالية من السلطات المحلية والأسر. لا يبدو هذه النقطة الأخيرة قد تم تقييمها بشكل كاف من قبل سلطات بكين، الذين كانوا يأملون، ربما، لإخفاء، مع معدلات النمو في خانة العشرات. تراجع النمو في الصين، ولكن مع الأداء العالي بشكل متزايد بالنسبة للاقتصادات الغربية، وقد أبرزت هذه المشكلة من الدين المحلي، وهو ما لا يجب ان ينسب بالاسم للدولة، ولكن نقلها إلى السلطات المحلية في البلاد، وهو ما يمثل مع ذلك عاملا من عوامل عدم الاستقرار عموما بالنسبة للاقتصاد بشكل عام. المشكلة هي أن الصين شهدت اقتصادها في نوع من مرحلة التوسع دائمة، استنادا إلى توافر كبير من العمل الذي لم يتبع، حتى الآن، في مرحلة المزيد من التخصص قادرة على رفع مستوى جودة الإنتاج ، وقادرة أيضا على رفع مروحة وذلك لجلب حصة من مبيعات السوق المحلية للقيم قادرة على استيعاب فائض الإنتاج. هذه المشاكل فليس لديها ما تفعله مع مشاكل السياسة الدولية، ولكن مهدت الطريق لضعف النظام المالي في الصين، الأمر الذي يعكس بدقة السلبية لكل متغير الذي يظهر على الساحة الدبلوماسية. لمواجهة هذه الحالات الطارئة من اضطراب السوق، وكان لا يكفي حتى لحقن كبيرة من النقد أن سلطات بكين قد وضعت في النظام الداخلي لمكافحة الحسومات المفرطة ولم يتم تغيير وسائل الإكراه ضد المساهمين المحلي، والتي هي كانت القيود في بيع الأوراق المالية، لتجنب ارتفاع حجم مبيعات الأسهم. تم إنشاؤه هجوما على العملة الصينية، وتخفيض قيمة العملة التي تم أوضح كضحايا للهجمات المضاربة، على الرغم من نية البنك المركزي للحفاظ على العملة الوطنية عند مستوى توازن معقول. ولكن ما هو مستوى معقول الفعلي أن السلطات الصينية قادرة على ضمان عملة الصين، يبدو من الصعب تحديد. بالتأكيد في النوايا الصينية هناك مستوى الذي يسمح معدلات النمو المنشود، ولكن في هذه المرحلة، ويبدو أن الغلبة على نية للحد من الأضرار تحسبا لأوقات أفضل. التصور هو أن الهيئات الاقتصادية الصينية تعطى عملية تقوم على المدى القصير، لتجنب الضرر الوحدات، قادرة على تقويض قدرة الأسواق المالية الصينية. والخيار مفهومة للاقتصاد مع ارتفاع حجم الإنتاج، ومع ذلك، فإنه يبدو من الضروري، في الوقت نفسه نال وتطوير أدوات وأساليب التدخل أكثر تنظيما، وقادرة على تجاوز حالة الطوارئ، وأيضا بسبب استمرار حالة الإفراط في الإنتاج من النفط، تشجع المنافسين الصينيين، سواء في إنتاج على مستوى منخفض، وهذا على أعلى مستوى، حيث هوامش الربح المرتفعة وتآكل يتحملها الإنتاج الصيني هو أكبر. إلا أن مشكلة انخفاض في الأسواق المالية ليست فقط الصينية، من الصين وليس ينعكس في جميع أسواق الأسهم العالمية، مما تسبب تقلبات كبيرة في الاستثمار، وقياس نسبة النقصان كبيرة. ككل يبدو أن السوق المالي العالمي غير مستعد للظهور المشاكل الدولية، وخطيرة بالتأكيد، ولكن لم يكن غير متوقع، وتسليط الضوء على نقص مقلق القدرة على خلق أدوات لمنع ومكافحة هذه المشاكل من قبل الدول والسلطات تهمة، وترك السوق تحت رحمة أولئك الذين تعودوا على المضاربات واستغلال بالضبط هذه الأوقات من قدر كبير من الشك.

martedì 5 gennaio 2016

La crisi diplomatica nel medio oriente aggrava gli equilibri della regione

L’evoluzione diplomatica della crisi tra Arabia e Iran si allarga ai paesi alleati di Riyad, che, in vari modi, stanno cessando o attenuando i rapporti con Teheran. Per il momento il momento di difficoltà si acuisce con mezzi pacifici, ma spesso ciò costituisce l’anticamera dell’uso di strumenti militari. Questa eventualità però, nonostante tutto, appare ancora lontana, anche se entra di prepotenza nel novero delle possibilità di sviluppo del contrasto. Alla decisione di espellere i diplomatici iraniani da Riyad, l’Arabia Saudita ha fatto coincidere l’abbandono della rappresentanza diplomatica nella capitale iraniana, così come i collegamenti aerei tra le due capitali; queste decisioni hanno dato il via al ritiro degli ambasciatori dal pese sciita anche da parte di Sudan e Bahrein, mentre gli Emirati Arabi Uniti vanno verso la declassazione della propria rappresentanza diplomatica, mantenendo però il rapporto con il paese iraniano. La condanna delle Nazioni Unite è arrivata puntuale, dopo l’assalto all’ambasciata saudita, per la mancanza di protezione di Teheran di una rappresentanza diplomatica di un paese straniero, come prescritto dal diritto internazionale. Su questo punto possono essere mosse poche critiche a Riyad, malgrado la risposta di polizia iraniana, praticata attraverso diversi arresti di manifestanti, non sembra verosimile che alla struttura politica e militare di Teheran sia sfuggito il controllo di una manifestazione di una tale portata, ma si può verosimilmente pensare che la protesta sia stata ispirata anche da personalità autorevoli della nazione. Malgrado la condanna del presidente iraniano Rohani, che ha definito ingiustificabili gli assalti alla sede diplomatica saudita, lo stesso Rohani ha affermato che la rabbia dei dimostranti è comprensibile, perchè diretta contro un crimine perpetrato contro il diritto islamico. Il richiamo alla legge islamica è particolarmente significativo perchè con la stessa giustificazione i sauditi avevano spiegato le ragioni delle condanne a morte. Resta il fatto che, di fronte al diritto internazionale, l’Iran non pare essere del tutto senza responsabilità negli attacchi all’ambasciata e questo ha obbligato le Nazioni Unite ad emettere una condanna, che pare però, più un atto dovuto, di natura neutra, nel rispetto del ruolo, che un segno in appoggio alla Monarchia saudita. D’altro canto le ripercussioni delle condanne a morte, rischiano di portare l’Arabia Saudita ed i paesi del Golfo suoi alleati, nella posizione scomoda di soggetti aventi la volontà di alterare gli equilibri creati per la sconfitta del califfato. La cautela che gli Stati Uniti stanno usando, cercando di mantenere una posizione di equidistanza, per favorire la ripresa del dialogo, appare significativa, ma ottiene il risultato di una sempre maggiore diffidenza verso Washington dai Sauditi. Anche il silenzio di Israele risulta molto eloquente: per il quadro generale che si è venuto a creare è chiaro che Tel Aviv sia virtualmente al fianco di Riyad, con il quale condivide le preoccupazioni per il nucleare iraniano e teme gli sviluppi di una avanzata dell’influenza sciita nel medio oriente. Tuttavia il confronto tra sunniti e sciiti pare destinato ad aggravarsi: gli episodi contro le moschee sunnite in Iraq sono eloquenti in questo senso e ciò non può non essere favorevole allo Stato islamico, che stava subendo notevoli rovesci militari, perdendo terreno proprio per l’azione di milizie sunnite in Iraq. Potrebbe essere probabile che la decisione di alzare il livello dello scontro tra sunniti e sciiti, naturale conseguenza delle condanne a morte saudite, sia stato un mezzo studiato a Riyad per guadagnare tempo su come determinare quello che seguirà all’eventuale sconfitta del califfato. L’intenzione dei sauditi, malgrado la rottura dei rapporti diplomatici con l’Iran, resta quella di partecipare alle trattative per la Siria, anche con la partecipazione di Teheran, ma ciò non esclude di volere esercitare una maggiore influenza anche nel processo che seguirà l’assestamento dell’Iraq, una volta sconfitto lo Stato islamico. L’evidente responsabilità di avere alzato il livello dello scontro al’interno delle due maggiori correnti dell’Islam, potrebbe, però risultare un’arma puntata contro la credibilità e l’affidabilità dei sauditi, che potrebbero vedere diminuito il loro peso specifico al tavolo delle trattative. Ciò dipenderà da come gli USA, la Russia e l’Europa vorranno giudicare le azioni di Riyad, in una dimensione di pura opportunità politica e diplomatica per i nuovi assetti mediorientali.

The diplomatic crisis in the Middle East worsens the balance of the region

The evolution of the diplomatic crisis between Iran and Saudi widens the allied countries of Riyadh, which, in various ways, are ceasing or easing relations with Tehran. For the moment, the moment of difficulty is exacerbated by peaceful means, but often this is the antechamber of the use of military means. This possibility, however, despite everything, is still far away, even if it comes by force in the range of possibility of development of contrast. The decision to expel Iranian diplomats from Riyadh, Saudi Arabia has made to coincide the abandonment of the diplomatic mission in the Iranian capital, as well as flights between the two capitals; these decisions have started the withdrawal of ambassadors from Shiite weigh even by Sudan and Bahrain, and the UAE go to the downgrading of its diplomatic representation, while maintaining the relationship with the country of Iran. The condemnation of the United Nations arrived on time, after the attack the Saudi embassy, ​​for the lack of protection of Tehran of a diplomatic representative of a foreign country, as required by international law. On this point can be leveled much criticism in Riyadh, despite the response of the Iranian police, practiced by several arrests of protesters, it seems unlikely that the political and military structure of Tehran has escaped the control of an event of such magnitude, but It is likely to think that the protest was inspired also by authorities of the nation. Despite the condemnation of Iranian President Rohani, who called unjustifiable assaults to the Saudi embassy, ​​the same Rohani said the anger of the protesters is understandable, because it is directed against a crime perpetrated against Islamic law. The reference to Islamic law is particularly significant because the same justification the Saudis had explained the reasons for the death sentences. The fact remains that, in the face of international law, Iran does not seem to be entirely without responsibility in the embassy attacks and this has forced the United Nations to issue a sentence, which seems, however, more a duty, of neutral nature , in accordance with the role, that a sign in support of the Saudi monarchy. On the other hand the effects of the death sentences, are likely to lead Saudi Arabia and the Gulf countries its allies in the awkward position of persons with a desire to alter the balance created by the defeat of the caliphate. Caution that the US is using, trying to maintain a position of equidistance, to encourage the resumption of dialogue, appear to be significant, but it gets the result of a growing distrust of Washington by the Saudis. The silence of Israel is very eloquent: the general framework that has been created is clear that Tel Aviv is virtually opposite Riyadh, with which it shares the concerns about the Iranian nuclear developments and fears of an advanced ' Shiite influence in the Middle East. However the confrontation between Sunnis and Shiites seem set to worsen: the episodes against Sunni mosques in Iraq are eloquent in this regard and this can not be conducive to the Islamic state, which was undergoing considerable military setbacks, losing ground because of the action of Sunni militias in Iraq. It may be likely that the decision to raise the level of confrontation between Sunnis and Shiites, a natural consequence of the death sentences Saudi, was a way designed to Riyadh to gain time on how to determine what will follow the eventual defeat of the caliphate. The intention of the Saudis, despite the rupture of diplomatic relations with Iran, is to participate in the negotiations for Syria, with the participation of Tehran, but that does not mean that I will exercise more influence also in the process that will follow the 'settling of Iraq, once defeated the Islamic state. The clear responsibility to have raised the level of confrontation INSIDE tHIS of the two major currents of Islam, could, however, be a weapon aimed at the credibility and reliability of the Saudis, who could see decreased their specific weight at the table negotiations. This will depend on how the US, Russia and Europe will want to judge the actions of Riyadh, in a dimension of pure political and diplomatic opportunities for the new arrangements in the Middle East.

La crisis diplomática en el Medio Oriente empeora el equilibrio de la región

La evolución de la crisis diplomática entre Irán y Arabia ensancha los países aliados de Riad, que, de diversas maneras, están dejando o facilitar las relaciones con Teherán. Por el momento, el momento de dificultad se ve agravada por la vía pacífica, pero a menudo esto es la antesala de la utilización de medios militares. Esta posibilidad, sin embargo, a pesar de todo, todavía está muy lejos, incluso si se trata por la fuerza en el rango de posibilidad de desarrollo de contraste. La decisión de expulsar a los diplomáticos iraníes de Riyadh, Arabia Saudita ha hecho coincidir el abandono de la misión diplomática en la capital iraní, así como los vuelos entre las dos capitales; estas decisiones han comenzado la retirada de embajadores desde chií pesan incluso por Sudán y Bahrein, los Emiratos Árabes Unidos y vaya a la degradación de su representación diplomática, mientras que el mantenimiento de la relación con el país de Irán. La condena de las Naciones Unidas llegó a tiempo, después del ataque a la embajada de Arabia Saudita, por la falta de protección de Teherán de un representante diplomático de un país extranjero, como exige el derecho internacional. En este punto se puede nivelar muchas críticas en Riad, a pesar de la respuesta de la policía iraní, practicadas por varias detenciones de manifestantes, parece poco probable que la estructura política y militar de Teherán ha escapado al control de un evento de tal magnitud, pero Es probable que piense que la protesta fue inspirada también por las autoridades de la nación. A pesar de la condena del presidente iraní Rohani, quien llamó a las agresiones injustificadas a la embajada de Arabia, el mismo Rohani dijo que la ira de los manifestantes es comprensible, ya que se dirige contra un crimen perpetrado contra la ley islámica. La referencia a la ley islámica es particularmente significativo porque la misma justificación que los saudíes habían explicado los motivos de las condenas a muerte. El hecho es que, en la cara del derecho internacional, Irán no parece ser del todo y sin responsabilidad en los atentados de la embajada, lo que ha obligado a las Naciones Unidas para emitir una sentencia, lo que parece, sin embargo, más un deber, de la naturaleza neutral , de acuerdo con el papel, que un signo de apoyo a la monarquía saudí. Por otra parte los efectos de las sentencias de muerte, es probable que conduzcan Arabia Saudita y los países del Golfo de sus aliados en la incómoda posición de las personas con el deseo de alterar el equilibrio creado por la derrota del califato. Precaución que los EE.UU. están utilizando, tratando de mantener una posición de equidistancia, para fomentar la reanudación del diálogo, parece ser significativa, pero se pone el resultado de una creciente desconfianza de Washington por los saudíes. El silencio de Israel es muy elocuente: el marco general que se ha creado es claro que Tel Aviv es prácticamente opuesta Riad, con el que comparte las preocupaciones acerca de la evolución y los temores de un avanzado "nucleares iraníes influencia chií en Oriente Medio. Sin embargo, el enfrentamiento entre sunitas y chiítas parecen a empeorar: los episodios contra mezquitas sunitas en Irak son elocuentes en este sentido y esto no puede ser propicio para el Estado islámico, que fue sometido a considerables reveses militares, perdiendo terreno debido a la acción de las milicias suníes en Irak. Puede ser probable que la decisión de elevar el nivel de confrontación entre suníes y chiíes, una consecuencia natural de las condenas a muerte en Arabia, era una manera diseñada a Riad para ganar tiempo en la forma de determinar lo que va a seguir la derrota final del califato. La intención de los saudíes, a pesar de la ruptura de relaciones diplomáticas con Irán, es participar en las negociaciones para Siria, con la participación de Teherán, pero eso no quiere decir que voy a ejercer más influencia también en el proceso que seguirá el 'sedimentación de Irak, una vez derrotado el estado islámico. La clara responsabilidad de haber elevado el nivel de confrontación dentro de esta una de las dos grandes corrientes del Islam, podría, sin embargo, ser un arma destinada a la credibilidad y la fiabilidad de los saudíes, que podría ver disminuido su peso específico en la mesa negociaciones. Esto dependerá de cómo los EE.UU., Rusia y Europa van a querer juzgar las acciones de Riad, en una dimensión de puros oportunidades políticas y diplomáticas para las nuevas disposiciones en el Medio Oriente.

Die diplomatische Krise im Nahen Osten verschlechtert sich das Gleichgewicht der Region

Die Entwicklung der diplomatischen Krise zwischen dem Iran und Saudi erweitert die verbündeten Ländern von Riad, die auf verschiedene Weise, sind aufzuhören oder Lockerung der Beziehungen zu Teheran. Für den Moment ist der Moment der Schwierigkeit, mit friedlichen Mitteln verschärft, aber oft ist dies die Vorkammer der Einsatz militärischer Mittel. Diese Möglichkeit ist jedoch trotz allem ist noch weit weg, auch wenn es mit Gewalt im Bereich von Möglichkeit der Entwicklung von Kontrast kommt. Die Entscheidung über die iranische Diplomaten von Riad zu vertreiben, Saudi-Arabien, um die Abkehr von der diplomatischen Vertretung in der iranischen Hauptstadt zusammenfallen, sowie Flüge zwischen den beiden Hauptstädten; Diese Entscheidungen haben den Rückzug der Botschafter der Autor von schiitischen wiegen sogar von Sudan und Bahrain und die Vereinigten Arabischen Emirate gehen, um die Herabstufung seiner diplomatischen Vertretung, unter Beibehaltung der Beziehung mit dem Land des Iran. Die Verurteilung der Vereinten Nationen kam pünktlich, nach dem Angriff die saudische Botschaft, für den Mangel an Schutz der Tehran einer diplomatischen Vertretung eines fremden Landes, als nach dem Völkerrecht erforderlich. In diesem Punkt kann nivelliert werden viel Kritik in Riyadh, trotz der Antwort der iranischen Polizei, um mehrere Festnahmen von Demonstranten praktiziert wird, scheint es unwahrscheinlich, dass die politische und militärische Struktur Teheran hat die Kontrolle über ein Ereignis dieser Größenordnung entkommen, aber Es ist wahrscheinlich, zu denken, dass der Protest war auch von den Behörden des Landes inspiriert. Trotz der Verurteilung des iranischen Präsidenten Rohani, der ungerechtfertigten Übergriffen auf die saudische Botschaft genannt, die gleiche Rohani, sagte der Wut der Demonstranten ist verständlich, weil es gegen ein Verbrechen gegen das islamische Recht begangen gerichtet ist. Der Verweis auf das islamische Recht ist von besonderer Bedeutung, da die gleiche Begründung Die Saudis waren die Gründe für die Todesstrafe erklärt. Es bleibt die Tatsache, dass, angesichts des internationalen Rechts, Iran scheint nicht ganz ohne Verantwortung in den Botschaftsanschläge, und dies hat die Vereinten Nationen gezwungen, ein Satz, der scheint jedoch mehr die Pflicht, von neutralen Natur ausstellen im Einklang mit der Rolle, dass ein Zeichen zur Unterstützung der saudischen Monarchie. Auf der anderen Seite die Auswirkungen der Todesurteile, sind wahrscheinlich, Saudi-Arabien und die Golfstaaten ihre Verbündeten in der misslichen Lage der Personen mit dem Wunsch, das Gleichgewicht, die durch die Niederlage des Kalifats zu verändern führen. Vorsicht, dass die USA mit und versucht, eine Position der Äquidistanz zu halten, um die Wiederaufnahme des Dialogs zu fördern, signifikant erscheinen, aber es ist das Ergebnis einer wachsenden Misstrauen gegenüber Washington von den Saudis bekommt. Das Schweigen der Israel ist sehr eloquent: der allgemeine Rahmen, die erstellt wurde ist klar, dass Tel Aviv praktisch gegen Riad, mit dem es teilt die Besorgnis über das iranische Atom Entwicklungen und Ängste einer fortschrittlichen ' schiitischen Einfluss im Nahen Osten. Doch die Konfrontation zwischen Sunniten und Schiiten scheinen gesetzt zu verschlechtern: die Episoden gegen sunnitische Moscheen im Irak sind beredte in dieser Hinsicht, und dies kann nicht förderlich für den islamischen Staat, die beträchtliche militärische Rückschläge unterzogen wurde, sein, an Boden verliert, weil der Maßnahme sunnitischer Milizen im Irak. Es kann wahrscheinlich, dass die Entscheidung, das Niveau der Konfrontation zwischen Sunniten und Schiiten zu erheben sein, eine natürliche Folge der Todesurteile Saudi, war ein Weg, um Riyadh entwickelt, um Zeit, wie Sie bestimmen, was die eventuelle Niederlage des Kalifats folgen zu gewinnen. Die Absicht der Saudis trotz der Abbruch der diplomatischen Beziehungen mit dem Iran, ist es, bei den Verhandlungen über Syrien zu beteiligen, mit der Teilnahme von Teheran, aber das bedeutet nicht, dass ich noch mehr Einfluss auch in den Prozess ausüben, die folgen wird der "Beilegung des Irak, einst besiegte den islamischen Staat. Die klare Verantwortung, um das Niveau der Konfrontation innerhalb dieser der beiden großen Strömungen des Islam erhoben haben, könnte jedoch sein, eine Waffe, an der Glaubwürdigkeit und Zuverlässigkeit der Saudis ausgerichtet, die verringerte konnte sehen, ihre spezifischen Gewicht am Tisch Verhandlungen. Dies wird, wie den USA, Russland und Europa, um die Aktionen von Riad beurteilen möchten hängen, in einer Dimension des reinen politischen und diplomatischen Möglichkeiten für die neue Regelung im Nahen Osten.

La crise diplomatique au Moyen-Orient se détériore l'équilibre de la région

L'évolution de la crise diplomatique entre l'Iran et l'Arabie élargit les pays alliés de Riyad, qui, de diverses manières, sont cesse ou faciliter les relations avec Téhéran. Pour le moment, le moment de difficulté est exacerbée par des moyens pacifiques, mais souvent cela est l'antichambre de l'utilisation de moyens militaires. Cette possibilité, cependant, malgré tout, est encore loin, même si elle vient par la force dans la gamme de possibilité de développement de produit de contraste. La décision d'expulser les diplomates iraniens en provenance de Riyad, Arabie Saoudite a fait coïncider l'abandon de la mission diplomatique dans la capitale iranienne, ainsi que les vols entre les deux capitales; ces décisions ont commencé le retrait des ambassadeurs du chiite pèsent même par le Soudan et le Bahreïn, les Émirats arabes unis et aller à la dégradation de sa représentation diplomatique, tout en maintenant la relation avec le pays d'Iran. La condamnation de l'Organisation des Nations Unies est arrivé à temps, après l'attaque de l'ambassade d'Arabie Saoudite, pour le manque de protection de Téhéran d'un représentant diplomatique d'un pays étranger, tel que requis par le droit international. Sur ce point peut être nivelé beaucoup de critiques à Riyad, en dépit de la réponse de la police iranienne, pratiquées par plusieurs arrestations de manifestants, il semble peu probable que la structure politique et militaire de Téhéran a échappé au contrôle d'un événement d'une telle ampleur, mais Il est susceptible de penser que la manifestation a été aussi inspiré par les autorités de la nation. Malgré la condamnation du président iranien Rohani, qui a appelé les agressions injustifiables à l'ambassade saoudienne, le même Rohani a déclaré la colère des manifestants est compréhensible, parce qu'il est dirigé contre un crime perpétré contre la loi islamique. La référence à la loi islamique est particulièrement important parce que la même justification que les Saoudiens avait expliqué les raisons de la peine de mort. Le fait demeure que, dans le visage du droit international, l'Iran ne semble pas être tout à fait sans responsabilité dans les attentats de l'ambassade et de ce qui a forcé les Nations Unies d'émettre une phrase, qui semble, cependant, plus un devoir, de la nature neutre , en conformité avec le rôle, qu'un signe à l'appui de la monarchie saoudienne. D'autre part, les effets des condamnations à mort, sont susceptibles d'entraîner l'Arabie saoudite et les pays du Golfe de ses alliés dans la position inconfortable de personnes avec un désir de modifier l'équilibre créé par la défaite du califat. Attention que les Etats-Unis utilise, en essayant de maintenir une position de l'équidistance, pour encourager la reprise du dialogue, semble être importante, mais il obtient le résultat d'une méfiance croissante de Washington par les Saoudiens. Le silence d'Israël est très éloquent: le cadre général qui a été créé est clair que Tel Aviv est pratiquement opposée Riyad, avec lequel il partage les préoccupations concernant les développements et les craintes d'une avancée »nucléaires iraniennes influence chiite au Moyen-Orient. Cependant, la confrontation entre sunnites et chiites semblent à empirer: les épisodes contre des mosquées sunnites en Irak sont éloquents à cet égard et cela ne peut être favorable à l'Etat islamique, qui a été l'objet d'importants revers militaires, de perdre du terrain en raison de l'action des milices sunnites en Irak. Il peut être probable que la décision d'élever le niveau de la confrontation entre sunnites et chiites, une conséquence naturelle de la peine de mort en Arabie, était un moyen destiné à Riyad pour gagner du temps sur la façon de déterminer ce qui va suivre la défaite éventuelle du califat. L'intention des Saoudiens, en dépit de la rupture des relations diplomatiques avec l'Iran, est de participer à des négociations pour la Syrie, avec la participation de Téhéran, mais cela ne signifie pas que je vais exercer plus d'influence aussi dans le processus qui suivra la «décantation de l'Irak, une fois vaincu l'Etat islamique. La responsabilité claire d'avoir élevé le niveau de l'intérieur de cette confrontation des deux grands courants de l'islam, pourrait, cependant, être une arme visant à la crédibilité et la fiabilité des Saoudiens, qui pourrait voir réduit leur poids spécifique à la table négociations. Cela dépendra de la façon dont les États-Unis, la Russie et l'Europe veulent juger les actions de Riyad, dans une dimension d'opportunités politiques et diplomatiques purs pour les nouveaux arrangements dans le Moyen-Orient.

A crise diplomática no Oriente Médio piora do saldo da região

A evolução da crise diplomática entre o Irã ea Arábia alarga os países aliados de Riyadh, que, de várias maneiras, estão deixando ou facilitando as relações com Teerã. Para o momento, o momento de dificuldade é agravada por meios pacíficos, mas muitas vezes esta é a antecâmara do uso de meios militares. Esta possibilidade, no entanto, apesar de tudo, ainda está longe, mesmo se se trata de força na gama de possibilidade de desenvolvimento de contraste. A decisão de expulsar diplomatas iranianos de Riyadh, Arábia Saudita fez coincidir o abandono da missão diplomática na capital iraniana, bem como os voos entre as duas capitais; estas decisões começaram a retirada de embaixadores de xiita pesar até mesmo pelo Sudão e Bahrein, Emirados Árabes Unidos e ir para o rebaixamento de sua representação diplomática, mantendo a relação com o país do Irã. A condenação das Nações Unidas chegou a tempo, após o ataque a embaixada da Arábia Saudita, para a falta de proteção de Teerã de um representante diplomático de um país estrangeiro, como exigido pela lei internacional. Sobre este ponto pode ser nivelado muitas críticas em Riyadh, apesar da resposta da polícia iraniana, praticados por várias detenções de manifestantes, parece improvável que a estrutura política e militar de Teerã escapou do controle de um evento de tal magnitude, mas É provável que pensar que o protesto foi inspirado também pelas autoridades da nação. Apesar da condenação do presidente iraniano Rohani, que chamou agressões injustificáveis ​​à embaixada da Arábia Saudita, o mesmo Rohani disse que a raiva dos manifestantes é compreensível, porque ele é dirigido contra um crime perpetrado contra a lei islâmica. A referência à lei islâmica é particularmente significativo porque a mesma justificação que os sauditas tinham explicado as razões para as sentenças de morte. O fato é que, em face do direito internacional, o Irã não parece ser inteiramente sem responsabilidade nos ataques às embaixadas e este forçou as Nações Unidas para emitir uma sentença, o que parece, no entanto, mais um dever, de natureza neutra , de acordo com o papel, que um sinal de apoio à monarquia saudita. Por outro lado, os efeitos das condenações à morte, são susceptíveis de conduzir a Arábia Saudita e os países do Golfo seus aliados na incômoda posição de pessoas com um desejo de alterar o equilíbrio criado pela derrota do califado. Atenção que os EUA estão usando, tentando manter uma posição de equidistância, para incentivar a retomada do diálogo, parecem ser significativos, mas torna-se o resultado de uma crescente desconfiança de Washington pelos sauditas. O silêncio de Israel é muito eloquente: o quadro geral que foi criado é claro que Tel Aviv é praticamente em frente Riad, com o qual compartilha as preocupações sobre os desenvolvimentos nucleares iranianas e medos de um avançado " influência xiita no Oriente Médio. No entanto, o confronto entre sunitas e xiitas parecem definir a agravar-se: os episódios contra mesquitas sunitas no Iraque são eloquentes a este respeito e isso não pode ser propício para o Estado islâmico, que estava passando por reveses militares consideráveis, perdendo terreno por causa da ação de milícias sunitas no Iraque. Pode ser provável que a decisão de elevar o nível de confronto entre sunitas e xiitas, uma consequência natural das penas de morte na Arábia, foi uma forma projetada para Riyadh para ganhar tempo sobre como determinar o que se seguirá a eventual derrota do califado. A intenção dos sauditas, apesar da ruptura de relações diplomáticas com o Irã, é participar nas negociações para a Síria, com a participação de Teerã, mas isso não significa que eu vou exercer mais influência também no processo que irá seguir o 'liquidação do Iraque, uma vez derrotado o Estado islâmico. A responsabilidade clara, como tendo elevado o nível de confronto dentro deste das duas principais correntes do Islã, poderiam, no entanto, ser uma arma apontada para a credibilidade e fiabilidade dos sauditas, que poderia ver diminuído o seu peso específico na mesa negociações. Isso vai depender de como os EUA, a Rússia ea Europa vão querer julgar as ações de Riyadh, em uma dimensão de oportunidades políticas e diplomáticas puros para o novo regime no Oriente Médio.