Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

lunedì 23 maggio 2016

وبالاضافة الى الاستيلاء على الفلوجة

الجيش العراقي هجوما على قهر الفلوجة بات وشيكا. من جهة النظر العسكرية، على الرغم من كل الصعوبات في هذه القضية، ينبغي تيسير المعاملات بأحكام القوات الخلافة، وانخفاض في عددهم الإجمالي في المدينة، بسبب الانشقاقات الثقيلة؛ هذا ينبغي أن يؤدي إلى رجحان القوات النظامية العراقية والتي شاركت فيها قوة الطيران تكفله التحالف التي تقودها الولايات المتحدة. غزو ​​الفلوجة، من جهة نظر تكتيكية، سيكون عنصرا هاما، لأنه لا يمكن منع أية أعمال من الدولة الإسلامية إلى عاصمة البلاد، بغداد. الفلوجة، في الواقع، ويقع على بعد 50 كيلومترا من بغداد وكان احتلالها جزئيا، في خطط الخلافة، فقط كأساس لجلب هجوم الجذور في قلب دولة العراق. في معركة وشيكة لاستعادة السيطرة على المدينة يجب النظر في بعض الجوانب، وأنه إذا، يجب أن تكون حاسمة بالنسبة للنتيجة النهائية، ينبغي أن ينظر باهتمام كبير للحفاظ على التوازن، على الرغم من هشاشة، لفترة معينة مباشرة بعد استعادة. تكوين القوات في الميدان، في الواقع، يوفر كميات كبيرة من الميليشيات العسكرية والشيعية في مسرح الحرب ذات الأغلبية السنية. هذا العامل، جنبا إلى جنب مع حقيقة أن الحكومة العراقية ما زالت تعبير عن الشيعة، يمكن أن تولد النفور مماثلة لتلك التي نشأت لصالح التوسع في الخلافة، التي تتعلق، على وجه التحديد على المعارضة داخل الأراضي العراقية بين السنة والشيعة. بالتأكيد أنه يؤخذ في الاعتبار أنه في المدى القصير جدا وبالنظر إلى الإلحاح من قبل استعادة المدينة وبالتالي إلحاق الهزيمة إلى الصورة إلى الخلافة، بالإضافة إلى الحد من سيادة أراضيه للوصول الى الهزيمة النهائية؛ وتتزامن هذه الأهداف كل من بغداد، والتي لواشنطن، ولكن دون جدول زمني بعد النجاح العسكري، على الرغم من أعلن، ومن المرجح أن تكون محبطة من إحياء العداوات المعتادة. ربما في هذا الوقت سكان الفلوجة تعاني خارج سيطرة التحمل للدولة الإسلامية، والشروط القانونية المفروضة، على أساس التطبيق الصارم للشريعة، لكل حالة حرجة على نحو متزايد من الإمدادات الغذائية والظروف الصحية السيئة، وبالتالي ينبغي نرحب إيجابيا على الاطاحة دولة إسلامية، فإن المشكلة سوف تبقى هذه صالح حتى عندما يتم تطبيع الوضع. من وجهة النظر هذه والفلوجة لم تصبح نوعا من المختبر الذي لتطوير التعايش نظام مستدام بين الشيعة والسنة، وخاصة إذا كان مستقبل البلاد العراقي سيكون ليبقى موحدا في أراضيها. الشرط الأول، أن الولايات المتحدة قد أوصى مرارا والحكومة المركزية هو إقامة هو زيادة مشاركة المجتمع السني بدءا من هياكلها الأساسية الاجتماعية، ممثلة العشائر القبلية، التي تمثل أكثر الوسائل فعالية لرحيل علاقة جديدة بين أعضاء من السنة والشيعة، الذين في السلطة يشغلون حاليا من خلال الحكومة. وقد حددت الولايات المتحدة على سبيل الأولوية، وذلك بهدف منع المزيد من الانتهاكات للتطرف الإسلامي السني، والحفاظ على وحدة البلاد، معتبرا أن الحل الأكثر فعالية من أجل السيطرة على مصفوفة التطرف السني. حتى الآن، وذلك بسبب التزام أساسا العسكري، فإنها لم تتطور التعاون بين الجانبين، ولكن تورط الميليشيات القبلية السنية ضد الدولة الإسلامية، ولكن، في المستقبل، فإنه من المستحيل التنبؤ تغيير على المستوى التشريعي حاسم ينص على توزيع أكثر إنصافا للسلطة. يجب أن نتذكر أنه إذا كان أهل السنة هذا الحق مع الدولة بقيادة صدام حسين، الدكتاتور سقط ولم يبق الكثير من السلطة للشيعة، الذين عملوا في صالحهم، وجعلت أيضا بيعها خلافا للمصالحة الوطنية. تم التقليل من شأن هذا الجانب لتحليل نمو الدولة الإسلامية، التي كان من المؤكد أيضا ساعدت عوامل أخرى، لكنها بالتأكيد ليست متفوقة على المعارضة بين الشيعة والسنة، الذي لا يحكم على الإطلاق. من المؤكد أن هناك أيضا خيار تقسيم دولة العراق، ولكن في هذه الحالة معارضة واشنطن يمنع مثل هذا الحل، حتى لو في المستقبل حيث قد يعتقد اجتثاث التطرف يمكن أن يفتح على الأقل نوع من الاتحاد الذي غرفة انتظار ثلاثة ولايات مختلفة، حتى عد الأكراد، الذين يتمتعون بالفعل الحكم الذاتي السياسي والإداري واسع.

mercoledì 18 maggio 2016

L'Egitto si offre come mediatore tra Israele e Palestina

La proposta del governo egiziano di diventare un mediatore nel conflitto tra palestinesi ed arabi è giunta inaspettata, ma rientra in una logica che risponde ad un puro calcolo politico, che possa consentire all’Egitto di uscire dall’attenzione mediatica internazionale per le dure repressioni messe in atto dal governo de Il Cairo ed acquistare il prestigio perduto. Per gli USA ogni alleato trovato sulla strada della pacificazione tra israeliani e palestinesi è sempre ben accetto, anche se, nel caso egiziano, si tratta, senza dubbio, di un alleato scomodo, con il quale i contatti non si sono interrotti, ma allentati, proprio per lo scarso rispetto dei diritti umani dimostrato da Al Sisi. Tuttavia è pur vero che Washington, seppure tra mille incertezze, per il momento continua a preferire il regime in vigore all’unica possibile alternativa di un ritorno dei Fratelli musulmani, troppo condizionati dall’elemento islamico radicale. La Casa Bianca ha condannato le repressioni violente di Al Sisi, ma non ha interrotto del tutto i rapporti e non ha condannato in modo sufficientemente grave la continua violazione dei diritti a danno della popolazione egiziana, perchè vede, comunque nel regime egiziano un argine alla possibile avanzata islamista e quindi anche dello Stato islamico, fino alle rive del Mediterraneo meridionale. La mediazione di Al Sisi è anche gradita ad Israele, sia al governo, che all’opposizione, per la posizione che Il Cairo ha mantenuto nel Sinai, ostacolando gli estremisti contro il paese israeliano, inoltre tra i due paesi, dopo la caduta dei Fratelli musulmani i rapporti tra i rispettivi esecutivi sono più che buoni, come lo erano tra Israele e Mubarak, perchè a Tel Aviv hanno individuato il governo in carica tutt’altro che ostile, di impronta laica e poco incline ad una islamizzazione del paese. Tra i due governi sono in corso collaborazioni reciproche, anche se non ufficiali, per garantire la rispettiva sicurezza. Anche per i palestinesi l’Egitto rappresenta un interlocutore affidabile, forse di più per l’Organizzazione della liberazione della Palestina, che governa la Cisgiordania, che per Hamas, che di fatto amministra la striscia di Gaza e ha dovuto patire conseguenze pratiche dall’occupazione militare del Sinai da parte del governo egiziano in carica. L’antefatto alla proposta egiziano sono state le difficoltà per convocare una conferenza internazionale di pace per il Medio Oriente, a cui sono stati invitati paesi arabi ed occidentali; questa conferenza è una iniziativa francese non gradita ad Israele, per cui rischiava di diventare l’ennesimo fallimento diplomatico. L’Egitto, al contrario, si è detto favorevole anche a questa iniziativa, dimostrando una volontà di giocare a tutto campo per promuovere una pace, che dovrebbe avere come risultato ultimo la creazione dello stato palestinese; è chiaro che un risultato del genere, mai raggiunto fino ad ora è, forse, un obiettivo troppo grande, ma il solo tentativo rappresenta per l’Egitto una occasione per distrarre l’opinione pubblica internazionale, troppo concentrata sull’operato repressivo del governo de Il Cairo. Queste valutazioni portano necessariamente ad una domanda che non può non essere posta: le intenzioni di Al Sisi sono sincere? Una risposta negativa non farebbe che presumere l’ennesima perdita di tempo  nella questione tra israeliani e palestinesi e quindi un tentativo inutile, tuttavia, anche se è chiaro quali siano le intenzioni egiziane è innegabile che per l’atteggiamento favorevole di Israele, siamo di fronte ad una occasione da non sprecare. Se l’Egitto raggiungesse l’obiettivo a cui non si è mai arrivati, gli andrebbero riconosciuti i propri meriti, ma questo non dovrebbe impedire di continuare a rilevare la situazione interna; certamente Al Sisi godrebbe di un prestigio internazionale aumentato, ma questo dovrà essere limitato o impedito da un ruolo maggiormente attivo degli Stati Uniti e dei paesi occidentali, che dovranno sfruttare la presenza dell’occasione di un mediatore gradito alle due parti  per accelerare il processo di pace. Occorre ancora considerare un ulteriore aspetto vantaggioso per l’Egitto, per favorire il processo di pace, oltre a sviare l’attenzione internazionale su quanto succede nel suo territorio: il raggiungimento della pace tra israeliani e palestinesi e la creazione di uno stato autonomo palestinese, potrebbe determinare la fine della situazione instabile nel Sinai egiziano, dove dovrebbe terminare la presenza fondamentalista a favore di Hamas, regolarmente inquadrata in uno stato sovrano, così come dovrebbe finire l’embargo nella striscia di Gaza; questo darebbe una maggiore solidità alla situazione interna anche dell’Egitto. Sfruttare questo aspetto da parte dei governi occidentali appare fondamentale, per poi potere anche incidere sulla questione del rispetto dei diritti e per cercare di riportare nel paese quella democrazia, che sembrava raggiunta con la fine politica di Mubarak.

Egypt offers itself as a mediator between Israel and Palestine

The proposal of the Government of Egypt to become a mediator in the conflict between the Palestinians and Arabs was unexpected, but it is part of a logic that responds to a pure political calculation, that would allow Egypt to quit international media from the attention for the harsh repression put in place by the government of Cairo and acquire the lost prestige. For the US each ally found on the road to peace between Israelis and Palestinians is always welcome, even if, in the Egyptian case, it is, no doubt, of an uncomfortable ally, with which the contacts are not interrupted, but loose, precisely because of the lack of respect for human rights shown by Al Sisi. However it is also true that Washington, even if a thousand uncertainties, for the moment still prefer the system in force to the only possible alternative to a return of the Muslim Brotherhood, too conditioned radical Islamic element. The White House condemned the violent repression of Al Sisi, but it has not stopped at all the reports and has not condemned in a sufficiently serious manner the continued violation of the rights to the detriment of the Egyptian population, because he sees, however, the Egyptian regime of a check on possible advanced Islamist and therefore also of the Islamic State, to the banks of the southern Mediterranean. Mediation of Al Sisi is also pleasing to Israel and to the government, opposition, for the position that Cairo has maintained in the Sinai, hampering extremists against the Israeli town, also between the two countries, after the fall of the Brothers Muslim relations between the respective executable are more than good, as they were between Israel and Mubarak, because in Tel Aviv have identified the government in office far from hostile, secular impression and not prone to an Islamization of the country. Between the two governments are being reciprocal collaborations, although not official, to ensure the respective safety. Also for the Palestinians Egypt is a reliable partner, perhaps more to the Palestine Liberation Organization, which governs the West Bank, which for Hamas, which actually administers the Gaza Strip and had to suffer consequences from occupation practices military Sinai by the Egyptian government in office. The background to the Egyptian proposal were the difficulties to convene an international peace conference for the Middle East, to which were invited Arab and Western countries; this conference is an unwelcome French initiative to Israel, so was likely to become yet another diplomatic failure. Egypt, by contrast, said he was also in favor of this initiative, demonstrating a willingness to play all-out to promote peace, which should have as a final result in the creation of the Palestinian state; it is clear that such a result, never reached until now is, perhaps, a target too big, but even the attempt is an opportunity for Egypt to distract the international public opinion, too focused on the work of the repressive government of Cairo. These assessments lead necessarily to a question that can not be placed: the Al Sisi intentions are sincere? A negative response would only assume yet another waste of time in question between Israelis and Palestinians and therefore a futile attempt, however, although it is unclear what the Egyptian intentions is undeniable that the favorable attitude of Israel, we are faced an opportunity not to be wasted. If Egypt would reach the goal that has never arrived, they should be recognized for their merits, but this should not prevent us from continuing to detect the internal situation; Al Sisi certainly would enjoy an increased international prestige, but this should be restricted or prevented by a more active US role and the Western countries, who will have the opportunity to exploit the presence of a mediator acceptable to both parties to expedite the process of peace. It is still necessary to consider a further advantageous aspect for Egypt, to promote the peace process, in addition to divert international attention to what happens in its territory: the achievement of peace between Israelis and Palestinians and the creation of a viable Palestinian state, it could determine the end of the unstable situation in the Egyptian Sinai, where it should end the fundamentalist presence in favor of Hamas, regularly framed in a sovereign state, as well as should end the embargo on the Gaza strip; This would give greater solidity to also Egypt's internal situation. Exploiting this aspect by Western governments is fundamental, then power also affect the issue of respect for rights and to try to restore the democracy in the country, which seemed reached with Mubarak political order.

Egipto se ofrece como mediador entre Israel y Palestina

La propuesta del Gobierno de Egipto para convertirse en un mediador en el conflicto entre los palestinos y los árabes fue inesperado, pero es parte de una lógica que responde a un cálculo político puro, que permitiría a Egipto para salir de medios de comunicación internacionales de la atención por la dura represión poner en su lugar por el gobierno de el Cairo y adquirir el prestigio perdido. Para los EE.UU. cada aliado que se encuentra en el camino hacia la paz entre israelíes y palestinos es siempre bienvenido, incluso si, en el caso de Egipto, que es, sin duda, de un aliado incómodo, con la que los contactos no se interrumpen, pero flojo, precisamente a causa de la falta de respeto de los derechos humanos que se muestran por al Sisi. Sin embargo, también es cierto que Washington, incluso si mil incertidumbres, por ahora todavía prefieren el sistema vigente a la única alternativa posible un retorno de los Hermanos Musulmanes, el elemento radical islámico demasiado acondicionado. La Casa Blanca condenó la violenta represión de Al Sisi, pero no se ha detenido en todos los informes y no se ha condenado de manera suficientemente seria la continua violación de los derechos en detrimento de la población egipcia, porque ve, sin embargo, el régimen egipcio de un cheque sobre la posible avanzada islamista y por tanto también del Estado islámico, a las orillas del sur del Mediterráneo. La mediación de Al Sisi también es agradable a Israel y al gobierno, la oposición, por la posición que El Cairo ha mantenido en el Sinaí, lo que dificulta extremistas contra la ciudad israelí, también entre los dos países, después de la caída de los Hermanos las relaciones entre musulmanes entre los respectivos ejecutables son más que bien, como lo fueron entre Israel y Mubarak, porque en Tel Aviv han identificado el gobierno de turno lejos de impresión hostil, secular y no es propenso a una islamización del país. Entre los dos gobiernos están siendo colaboraciones recíprocas, aunque no oficial, para garantizar la seguridad respectiva. También para los palestinos Egipto es un socio de confianza, tal vez más a la Organización de Liberación de Palestina, que gobierna Cisjordania, que a Hamas, que en realidad administra la Franja de Gaza y tuvo que sufrir las consecuencias de las prácticas de ocupación Sinaí militar por parte del gobierno egipcio en la oficina. Los antecedentes de la propuesta de Egipto eran las dificultades para convocar una conferencia internacional de paz para Oriente Medio, a la que fueron invitados los países árabes y occidentales; Esta conferencia es una iniciativa francesa no deseada a Israel, por lo que era probable que se convierta en otro fracaso diplomático. Egipto, por el contrario, dijo que también estaba a favor de esta iniciativa, lo que demuestra la voluntad de jugar sin cuartel para promover la paz, que debe tener como resultado final en la creación del Estado palestino; es claro que tal resultado, nunca alcanzó hasta ahora es, tal vez, un objetivo demasiado grande, pero incluso el intento es una oportunidad para Egipto para distraer a la opinión pública internacional, demasiado centrado en el trabajo del gobierno represivo de El Cairo. Estas evaluaciones conducen necesariamente a una pregunta que no puede ser colocado: las intenciones de Al Sisi son sinceros? Una respuesta negativa sólo asume otra pérdida de tiempo en cuestión entre israelíes y palestinos y, por tanto, un intento inútil, sin embargo, aunque no está claro cuáles son las intenciones de Egipto es innegable que la actitud favorable de Israel, que se enfrentan una oportunidad que no se desperdicie. Si Egipto alcanzaría la meta que nunca ha llegado, deben ser reconocidas por sus méritos, pero esto no debe impedirnos continuar para detectar la situación interna; Al Sisi sin duda disfrutaría de un mayor prestigio a nivel internacional, pero esto debe ser restringido o impedido por un papel más activo de Estados Unidos y los países occidentales, que tendrán la oportunidad de explotar la presencia de un mediador aceptable para ambas partes para acelerar el proceso de paz. Todavía es necesario tener en cuenta otro aspecto ventajoso para Egipto, para promover el proceso de paz, además de desviar la atención internacional de lo que ocurre en su territorio: el logro de la paz entre israelíes y palestinos y la creación de un estado palestino viable, podría determinar el final de la situación de inestabilidad en el Sinaí egipcio, donde debe poner fin a la presencia fundamentalista a favor de Hamas, enmarcado con regularidad en un estado soberano, así como debería poner fin al embargo sobre la Franja de Gaza; Esto daría mayor solidez al también la situación interna de Egipto. La explotación de este aspecto por los gobiernos occidentales es fundamental, entonces el poder también afecta a la cuestión del respeto de los derechos y tratar de restaurar la democracia en el país, que parecía llegar con el orden político de Mubarak.

Ägypten bietet sich als Vermittler zwischen Israel und Palästina

Der Vorschlag der Regierung von Ägypten als Vermittler in dem Konflikt zu werden zwischen den Palästinensern und Arabern war unerwartet, aber es ist ein Teil der Logik, die auf eine reine politische Berechnung reagiert, die Ägypten internationalen Medien von der Aufmerksamkeit für die harte Unterdrückung zu beenden erlauben würde, setzen an Ort und Stelle von der Regierung von Kairo und erwerben das verlorene Prestige. Für die USA ist immer jeder Verbündete auf dem Weg zum Frieden zwischen Israelis und Palästinensern gefunden begrüßen, auch wenn in der ägyptischen Fall ist es ohne Zweifel von einem unbequemen Verbündeten, mit der die Kontakte nicht unterbrochen, sondern lose, gerade wegen der fehlenden Achtung der Menschen durch Al Sisi gezeigt Rechte. Aber es ist auch wahr, dass Washington, auch wenn tausend Unsicherheiten im Moment noch das System in Kraft auf die einzig mögliche Alternative zu einer Rückkehr der Muslimbruderschaft bevorzugen, auch bedingt radikal-islamische Element. Das Weiße Haus verurteilte die gewaltsame Unterdrückung von Al Sisi, aber es hat nicht zu den Berichten gestoppt und nicht in einem hinreichend qualifizierten Weise die fortgesetzte Verletzung der Rechte zum Nachteil der ägyptischen Bevölkerung verurteilt, weil er sieht, aber das ägyptische Regime einer Überprüfung möglich Islamist erweiterte und damit auch des islamischen Staates, an den Ufern des südlichen Mittelmeerraum. Vermittlung von Al Sisi ist auch angenehm für Israel und an die Regierung, Opposition, für die Position, die Kairo im Sinai, behindern Extremisten gegen die israelische Stadt, auch zwischen den beiden Ländern nach dem Fall der Brüder gehalten hat muslimischen Beziehungen zwischen dem jeweiligen ausführbar sind mehr als gut, wie sie zwischen Israel und Mubarak waren, weil in Tel Aviv, die Regierung im Amt identifiziert haben weit von Anfeindungen, säkularen Eindruck und nicht anfällig für eine Islamisierung des Landes. Zwischen den beiden Regierungen sind gegenseitige Kooperationen sind, wenn auch nicht offiziell, die entsprechende Sicherheit zu gewährleisten. Auch für die Palästinenser Ägypten ist ein zuverlässiger Partner, vielleicht mehr auf der Palästinensischen Befreiungsorganisation, die die Westbank regelt, die für die Hamas, die tatsächlich in den Gazastreifen verwaltet und hatte Folgen Besetzung Praktiken leiden Militär Sinai von der ägyptischen Regierung im Amt. Der Hintergrund der ägyptischen Vorschlag waren die Schwierigkeiten, eine internationale Friedenskonferenz für den Nahen Osten einzuberufen, zu der arabischen und westlichen Ländern wurden eingeladen; Diese Konferenz ist eine unwillkommene Französisch Initiative zu Israel, so war wahrscheinlich noch eine weitere diplomatische Versagen zu werden. Ägypten, hingegen sagte, er sei auch für diese Initiative, die Bereitschaft zeigen, all-out zu spielen Frieden zu fördern, die als Endergebnis bei der Schaffung des palästinensischen Staates haben sollte; es ist klar, dass ein solches Ergebnis, nie, bis jetzt erreicht hat, vielleicht, ein Ziel zu groß, aber auch der Versuch ist eine Chance für Ägypten die internationale öffentliche Meinung, zu sehr auf die Arbeit der repressiven Regierung ablenken von Kairo. Diese Einschätzungen führen zwangsläufig zu einer Frage, die nicht platziert werden können: die Al-Sisi Absichten aufrichtig sind? Eine negative Antwort würde davon ausgehen, nur noch eine weitere Verschwendung von Zeit in Frage zwischen Israelis und Palästinensern und deshalb einem vergeblichen Versuch jedoch, obwohl es unklar ist, was die ägyptischen Absichten nicht zu leugnen ist, dass die positive Einstellung von Israel, sind wir konfrontiert eine Gelegenheit nicht vergeudet werden. Wenn Ägypten würde das Ziel zu erreichen, die nie angekommen ist, sollten sie für ihre Verdienste anerkannt werden, aber dies sollte uns nicht daran hindern weiterhin die interne Situation zu erfassen; Al Sisi wäre sicherlich ein erhöhtes internationales Ansehen genießen, aber dies sollte durch eine aktivere Rolle der USA und den westlichen Ländern eingeschränkt oder verhindert werden, die die Möglichkeit haben, die Anwesenheit eines Vermittlers für beide Parteien akzeptabel zu nutzen, um den Prozess der zu beschleunigen Frieden. Es ist immer noch notwendig, ein weiterer vorteilhafter Aspekt für Ägypten zu prüfen, um den Friedensprozess zu fördern, zusätzlich zu den internationalen Aufmerksamkeit abzulenken, was in seinem Gebiet geschieht: die Verwirklichung des Friedens zwischen Israelis und Palästinensern und die Schaffung eines lebensfähigen palästinensischen Staates, es könnte das Ende der instabilen Lage in der ägyptischen Sinai bestimmen, wo es die fundamentalistische Präsenz zugunsten der Hamas beenden sollte, in einem souveränen Staat regelmäßig gerahmt, sowie sollte das Embargo gegen den Gaza-Streifen zu beenden; Dies würde für eine größere Festigkeit auch Ägyptens innere Situation. Unter Ausnutzung dieser Aspekt von den westlichen Regierungen ist von grundlegender Bedeutung, dann Macht auch Auswirkungen auf die Frage der Achtung der Rechte und zu versuchen, die Demokratie im Land wieder herzustellen, die mit Mubarak politischen Ordnung erreicht zu sein schien.

L'Egypte se propose comme médiateur entre Israël et la Palestine

La proposition du gouvernement de l'Egypte pour devenir un médiateur dans le conflit entre les Palestiniens et les Arabes était inattendu, mais il fait partie d'une logique qui répond à un calcul purement politique, qui permettrait à l'Egypte de quitter les médias internationaux de l'attention pour la répression sévère mise en place par le gouvernement du Caire et d'acquérir le prestige perdu. Pour les Etats-Unis chaque allié se trouve sur le chemin de la paix entre Israéliens et Palestiniens est toujours la bienvenue, même si, dans le cas de l'Egypte, il est, sans aucun doute, d'un allié inconfortable, avec lequel les contacts ne sont pas interrompues, mais lâche, précisément à cause de l'absence de respect des droits de l'homme présentés par Al Sisi. Cependant, il est également vrai que Washington, même si un millier d'incertitudes, pour le moment préfèrent encore le système en vigueur à la seule alternative possible à un retour des Frères musulmans, trop conditionné élément islamique radical. La Maison Blanche a condamné la répression violente d'Al Sisi, mais il n'a pas arrêté à tous les rapports et n'a pas condamné d'une manière suffisamment grave la violation continue des droits au détriment de la population égyptienne, parce qu'il voit, cependant, le régime égyptien d'un chèque sur une éventuelle avancée islamiste et donc aussi de l'Etat islamique, sur les rives du sud de la Méditerranée. La médiation de Al Sisi est aussi agréable à Israël et au gouvernement, l'opposition, pour la position que le Caire a maintenu dans le Sinaï, ce qui entrave les extrémistes contre la ville israélienne, également entre les deux pays, après la chute des Frères les relations entre musulmans l'exécutable respective sont plus que de bien, car ils étaient entre Israël et Moubarak, parce que Tel Aviv ont identifié le gouvernement dans le bureau loin hostile, impression laïque et non sujettes à une islamisation du pays. Entre les deux gouvernements sont des collaborations réciproques, bien que non officielle, pour assurer la sécurité respective. Aussi pour l'Egypte Palestiniens est un partenaire fiable, peut-être plus à l'Organisation de libération de la Palestine, qui gouverne la Cisjordanie, pour le Hamas, qui administre effectivement la bande de Gaza et a dû subir les conséquences des pratiques d'occupation Sinaï militaire par le gouvernement égyptien dans le bureau. Le contexte de la proposition égyptienne étaient les difficultés à convoquer une conférence internationale de paix pour le Moyen-Orient, à laquelle ont été invités les pays arabes et occidentaux; cette conférence est une initiative française indésirable en Israël, donc était susceptible de devenir encore un autre échec diplomatique. Egypte, en revanche, a dit qu'il était également en faveur de cette initiative, ce qui démontre une volonté de jouer tous azimuts pour promouvoir la paix, qui devrait avoir comme résultat final dans la création de l'Etat palestinien; il est clair qu'un tel résultat, jamais atteint jusqu'à maintenant, peut-être, une cible trop gros, mais même la tentative est une occasion pour l'Egypte pour distraire l'opinion publique internationale, trop centrée sur le travail du gouvernement répressif Caire. Ces évaluations conduisent nécessairement à une question qui ne peut être placée: les intentions Al Sisi sont sincères? Une réponse négative ne ferait que supposer encore une autre perte de temps en question entre Israéliens et Palestiniens, et donc une vaine tentative, cependant, mais on ignore quelles sont les intentions égyptiennes est indéniable que l'attitude favorable d'Israël, nous sommes confrontés une occasion à ne pas gaspiller. Si l'Egypte atteindre l'objectif qui n'a jamais arrivé, ils devraient être reconnus pour leurs mérites, mais cela ne devrait pas nous empêcher de continuer à détecter la situation interne; Al Sisi serait certainement profiter d'un prestige international accru, mais cela devrait être restreinte ou empêchée par un rôle plus actif des États-Unis et les pays occidentaux, qui auront la possibilité d'exploiter la présence d'un médiateur acceptable pour les deux parties à accélérer le processus de paix. Il est encore nécessaire de considérer un autre aspect avantageux de l'Egypte, de promouvoir le processus de paix, en plus de détourner l'attention internationale sur ce qui se passe sur son territoire: la réalisation de la paix entre Israéliens et Palestiniens et la création d'un Etat palestinien viable, il pourrait déterminer la fin de la situation instable dans le Sinaï égyptien, où il devrait mettre fin à la présence fondamentaliste en faveur du Hamas, régulièrement encadrée dans un état souverain, ainsi que devrait mettre fin à l'embargo sur la bande de Gaza; Cela donnerait une plus grande solidité à également la situation intérieure de l'Egypte. Exploiter cet aspect par les gouvernements occidentaux est fondamental, alors la puissance affecte également la question du respect des droits et d'essayer de rétablir la démocratie dans le pays, qui semblait atteint avec Moubarak ordre politique.

Egito oferece-se como mediador entre Israel e Palestina

A proposta do Governo do Egipto para se tornar um mediador no conflito entre palestinos e árabes foi inesperado, mas é parte de uma lógica que responde a um cálculo político puro, que permitiria que o Egito para sair da mídia internacional a partir da atenção para a dura repressão colocá no lugar pelo governo do Cairo e adquirir o prestígio perdido. Para os EUA cada aliado encontrado no caminho para a paz entre israelenses e palestinos é sempre bem-vindo, mesmo que, no caso egípcio, é, sem dúvida, de um aliado incômodo, com o qual os contatos não são interrompidos, mas solta, precisamente por causa da falta de respeito pelos direitos humanos apresentados pela Al Sisi. No entanto, também é verdade que Washington, mesmo que milhares de incertezas, para o momento ainda preferem o regime em vigor para a única alternativa possível para um retorno da Irmandade Muçulmana, também condicionado elemento islâmico radical. A Casa Branca condenou a repressão violenta de Al Sisi, mas não parou em todos os relatórios e não condenou de forma suficientemente grave a violação continuada dos direitos em detrimento da população egípcia, porque vê, no entanto, o regime egípcio de um controlo sobre possíveis avançada islâmico e, portanto, também do Estado islâmico, às margens do sul do Mediterrâneo. Mediação de Al Sisi também é agradável para Israel e para o governo, a oposição, para a posição de que Cairo tem mantido no Sinai, dificultando extremistas contra a cidade israelense, também entre os dois países, depois da queda dos Irmãos relações entre muçulmanos entre os respectivos executável são mais do que bom, como eles estavam entre Israel e Mubarak, porque em Tel Aviv ter identificado o governo em funções longe de hostil impressão, secular e não propenso a uma islamização do país. Entre os dois governos estão sendo colaborações recíprocas, embora não oficial, para garantir a respectiva segurança. Também para os palestinos Egipto é um parceiro confiável, talvez mais para a Organização de Libertação da Palestina, que governa a Cisjordânia, o que para o Hamas, que realmente administra a Faixa de Gaza e teve de sofrer as consequências das práticas de ocupação Sinai militar pelo governo egípcio no escritório. O pano de fundo a proposta egípcia foram as dificuldades de convocar uma conferência internacional de paz para o Médio Oriente, ao qual foram convidados os países árabes e ocidentais; esta conferência é uma iniciativa francesa desagradável para Israel, assim era provável que se torne mais um fracasso diplomático. Egipto, por outro lado, disse que também era a favor desta iniciativa, demonstrando uma vontade de jogar all-out para promover a paz, que deve ter como resultado final na criação do Estado palestino; é evidente que tal resultado, nunca chegou até agora é, talvez, um alvo muito grande, mas mesmo a tentativa é uma oportunidade para o Egito para distrair a opinião pública internacional, também focado no trabalho do governo repressivo de Cairo. Estas avaliações levar necessariamente a uma pergunta que não pode ser colocada: as intenções Al Sisi é sincero? A resposta negativa só iria assumir mais um desperdício de tempo em questão entre israelenses e palestinos e, portanto, uma tentativa inútil, no entanto, ainda não está claro que as intenções egípcia é inegável que a atitude favorável de Israel, somos confrontados uma oportunidade a não ser desperdiçada. Se o Egito iria atingir a meta que nunca chegou, eles devem ser reconhecidos por seus méritos, mas isso não deve impedir-nos de continuar a detectar a situação interna; Al Sisi certamente desfrutar de uma maior prestígio internacional, mas isso deve ser restringido ou impedido por um papel mais ativo dos Estados Unidos e os países ocidentais, que terão a oportunidade de explorar a presença de um mediador aceitável para ambas as partes para agilizar o processo de paz. É ainda necessário considerar um outro aspecto vantajoso para o Egito, para promover o processo de paz, além de desviar a atenção internacional para o que acontece no seu território: a conquista da paz entre israelenses e palestinos ea criação de um Estado palestino viável, poderia determinar o fim da situação instável no Sinai egípcio, onde deve terminar a presença fundamentalista em favor do Hamas, regularmente enquadrado em um estado soberano, bem como deve terminar o embargo à faixa de Gaza; Isso daria maior solidez também a situação interna do Egito. Explorando este aspecto pelos governos ocidentais é fundamental, então o poder também afetam a questão do respeito dos direitos e tentar restaurar a democracia no país, que parecia alcançado com ordem política Mubarak.