Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

giovedì 6 settembre 2018

La situazione dello Yemen è sempre più grave

La guerra nello Yemen è in corso da tre anni, ma ha una risonanza minore di quella siriana; lo scorso mese di Agosto è stato uno dei più tragici per la triste contabilità delle vittime che sono arrivate a ben 981 morti, tra cui più di 300 bambini. Le morti dei civili sono incidenti giustificati dai militari sauditi come atti di guerra legittimi, con pratiche burocratiche ciniche ed insensibili, che si inquadrano nella strategia usata contro i ribelli sciiti. Quella messa in pratica dalla coalizione sunnita, capeggiata, appunto, dall’Arabia Saudita e che comprende Marocco, Egitto, Sudan, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Bahrain e Qatar, è una condotta che unisce l’azione militare, con le inevitabili rappresaglie indiscriminate, all’utilizzo del blocco umanitario pressoché totale per usare la fame e le malattie come arma di guerra. Questa pratica potrebbe però essere inquadrata all’interno del reato del crimine di guerra, se fosse presente una volontà concreta di perseguire questa strada dalle Nazioni Unite, forse si potrebbe aprire una soluzione per questo conflitto; tuttavia la guerra continua quasi ignorata dalla stampa e dalle organizzazioni internazionali. Soltanto le Organizzazioni non governative cercano di portare avanti il loro lavoro in situazioni sempre più difficili e con il rischio concreto, per i loro operatori di essere colpiti da raid aerei della coalizione sunnita. La situazione sanitaria del paese è al collasso a causa del colera, che ha contagiato almeno mezzo milione di persone e che ha provocato oltre duemila morti soltanto negli ultimi tre mesi. Un dato importante è quello economico: lo Yemen è lo stato più povero del medio oriente e già in condizioni normali l’approvigionamento alimentare è difficoltoso, ciò rende ancora più difficile reperire risorse alimentari in una condizione di guerra dove i rifornimenti sono pressoché bloccati, sia dai militari, che dalla condizione del sistema delle vie di comunicazione, che risulta danneggiato praticamente nella sua interezza. Politicamente per l’Arabia ed i suoi alleati si tratta di una guerra che rappresenta la ritorsione contro l’Iran, ma anche contro la Russia, per la vittoria in Siria, che era un obiettivo dei paesi sunniti. Una sconfitta dei ribelli yemeniti di religione sciita potrebbe costituire un indebolimento per Teheran, che cercava un base per contrastare le monarchie sunnite. Nel quadro conflittuale dei rapporti tra Teheran e Washington, è presente, seppure defilato, un ruolo americano all’interno del conflitto. Già con Obama gli USA avevano evitato di interferire nel conflitto, restando neutrali, per non aumentare la distanza con Riyad a causa dell’accordo sul nucleare iraniano, ma con Trump presidente la sensazione è che gli Stati Uniti stiano collaborando con l’alleanza sunnita proprio in ottica anti iraniana. Il mancato sanzionamento internazionale dell’Arabia Saudita per le pratiche adottate nello Yemen può essere letto anche come elemento strategico contro Teheran; ciò consente ai sauditi di continuare ad opporsi all’apertura di corridoi umanitari, sia in uscita per i profughi, sia in entrata per i rifornimenti di medicinali e generi alimentari. Quello praticato da Riyad è un isolamento quasi totale, che pur non riuscendo a vincere la resistenza militare dei ribelli, riduce la possibilità di sopravvivenza dei civili, costringendoli a sofferenze enormi. Un ulteriore fattore che aggrava la situazione è la presenza in alcune zone del paese di gruppi di Al Qaeda e dello Stato islamico, che essendo sunniti si accaniscono anche essi sulla popolazione sciita. Se le Nazioni Unite non espletano la loro funzione, perchè probabilmente sono in ostaggio degli USA, quello che stupisce è il silenzio dell’Europa, che ancora una volta si dimostra pavida ed incapace di diventare un soggetto internazionale autorevole, forse a causa degli investimenti arabi presenti sul continente. Resta l’emergenza umanitaria sempre più grave, perchè la violenza militare è cresciuta anche infrangendo il diritto internazionale ed umanitario in un contesto di assoluto silenzio.

The situation in Yemen is increasingly serious

The war in Yemen has been under way for three years, but has a minor resonance than the Syrian one; last August was one of the most tragic due to the sad accounting of the victims, which reached 981 dead, including more than 300 children. Civilian deaths are accidents justified by the Saudi military as legitimate acts of war, with cynical and insensitive bureaucratic practices, which are part of the strategy used against the Shiite rebels. That put into practice by the Sunni coalition, led by Saudi Arabia, which includes Morocco, Egypt, Sudan, Jordan, United Arab Emirates, Kuwait, Bahrain and Qatar, is a conduct that combines military action with the inevitable indiscriminate reprisals, the use of the almost total humanitarian block to use hunger and disease as a weapon of war. This practice could however be framed within the crime of war crime, if there was a concrete willingness to pursue this path from the United Nations, perhaps a solution could be opened for this conflict; however the war continues almost ignored by the press and international organizations. Only non-governmental organizations try to carry on their work in increasingly difficult situations and with the real risk for their operators to be hit by Sunni coalition air strikes. The health situation in the country is collapsing because of cholera, which has infected at least half a million people and has caused over two thousand deaths in the last three months alone. An important fact is the economic one: Yemen is the poorest state in the Middle East and already under normal conditions the food supply is difficult, which makes it even more difficult to find food resources in a state of war where supplies are almost stuck, both by the military, that from the condition of the system of communication ways, which is damaged practically in its entirety. Politically for Arabia and its allies it is a war that represents the retaliation against Iran, but also against Russia, for the victory in Syria, which was a goal of the Sunni countries. A defeat of the Yemeni rebels of Shiite religion could be a weakening for Tehran, which sought a basis for countering the Sunni monarchies. Within the conflictual framework of the relations between Teheran and Washington, an American role within the conflict is present, even if defunct. Already with Obama the US had avoided interfering in the conflict, remaining neutral, not to increase the distance with Riyad because of the Iranian nuclear agreement, but with Trump president the feeling is that the United States are collaborating with the Sunni alliance in anti-Iranian optics. The lack of international sanctioning of Saudi Arabia for the practices adopted in Yemen can also be read as a strategic element against Tehran; this allows the Saudis to continue to oppose the opening of humanitarian corridors, both for refugees and for supplies of medicines and foodstuffs. The one practiced by Riyadh is an almost total isolation, which despite failing to overcome the military resistance of the rebels, reduces the possibility of survival of civilians, forcing them to enormous suffering. Another factor that exacerbates the situation is the presence in some areas of the country of groups of Al Qaeda and the Islamic State, which being Sunni also incite themselves on the Shiite population. If the United Nations does not perform its function, because they are probably hostage to the US, what is astonishing is the silence of Europe, which once again proves fearful and unable to become an authoritative international subject, perhaps because of Arab investments present on the continent. The increasingly serious humanitarian emergency remains, because military violence has also increased, infringing international and humanitarian law in a context of absolute silence.

La situación en Yemen es cada vez más grave

La guerra en Yemen ha estado en marcha durante tres años, pero tiene una resonancia menor que la de Siria; en agosto pasado fue uno de los más trágicos debido a la triste contabilidad de las víctimas, que llegó a 981 muertos, incluidos más de 300 niños. Las muertes de civiles son accidentes justificados por los militares saudíes como actos legítimos de guerra, con prácticas burocráticas cínicas e insensibles, que son parte de la estrategia utilizada contra los rebeldes chiítas. Eso puesto en práctica por la coalición sunita, liderada por Arabia Saudita, que incluye a Marruecos, Egipto, Sudán, Jordania, Emiratos Árabes Unidos, Kuwait, Bahréin y Qatar, es una conducta que combina la acción militar con lo inevitable represalias indiscriminadas, el uso del bloqueo humanitario casi total para usar el hambre y la enfermedad como arma de guerra. Sin embargo, esta práctica podría enmarcarse en el crimen de crímenes de guerra, si hubiera una voluntad concreta de seguir este camino desde las Naciones Unidas, quizás se podría abrir una solución para este conflicto; sin embargo, la guerra continúa siendo ignorada por la prensa y las organizaciones internacionales. Solo las organizaciones no gubernamentales intentan llevar a cabo su trabajo en situaciones cada vez más difíciles y con el riesgo real de que sus operadores sean atacados por los ataques aéreos de la coalición sunita. La situación de salud en el país se está colapsando debido al cólera, que ha infectado al menos a medio millón de personas y ha causado más de dos mil muertes en los últimos tres meses. Un hecho importante es el económico: Yemen es el estado más pobre de Medio Oriente y ya en condiciones normales el suministro de alimentos es difícil, lo que hace aún más difícil encontrar recursos alimenticios en estado de guerra donde los suministros están casi estancados, tanto por los militares, que desde la condición del sistema de vías de comunicación, que se daña prácticamente en su totalidad. Políticamente para Arabia y sus aliados, es una guerra que representa la represalia contra Irán, pero también contra Rusia, por la victoria en Siria, que fue un objetivo de los países suníes. Una derrota de los rebeldes yemeníes de la religión chiita podría ser un debilitamiento para Teherán, que buscaba una base para contrarrestar las monarquías sunitas. Dentro del marco conflictivo de las relaciones entre Teherán y Washington, está presente un papel estadounidense dentro del conflicto, incluso si está difunto. Ya con Obama, los EE. UU. Habían evitado interferir en el conflicto, manteniéndose neutrales, no para aumentar la distancia con Riyad debido al acuerdo nuclear iraní, pero con el presidente Trump, la sensación es que Estados Unidos está colaborando con la alianza sunita. en óptica anti-iraní. La falta de sanción internacional de Arabia Saudita por las prácticas adoptadas en Yemen también puede interpretarse como un elemento estratégico contra Teherán; esto permite a los saudíes continuar oponiéndose a la apertura de corredores humanitarios, tanto para refugiados como para suministros de medicinas y alimentos. El practicado por Riad es un aislamiento casi total, que a pesar de no superar la resistencia militar de los rebeldes, reduce la posibilidad de supervivencia de los civiles, forzándolos a un enorme sufrimiento. Otro factor que exacerba la situación es la presencia en algunas áreas del país de grupos de Al Qaeda y del Estado Islámico, que siendo sunitas también se incitan a la población chiíta. Si las Naciones Unidas no cumplen su función, porque probablemente sean rehenes de los EE. UU., Lo que es sorprendente es el silencio de Europa, que una vez más demuestra temor e incapacidad para convertirse en un sujeto internacional autorizado, tal vez debido a las inversiones árabes presente en el continente La emergencia humanitaria cada vez más grave se mantiene, porque la violencia militar también ha aumentado, infringiendo el derecho internacional y el derecho humanitario en un contexto de absoluto silencio.

Die Situation in Jemen wird zunehmend ernst

Der Krieg im Jemen ist seit drei Jahren im Gange, hat aber eine geringere Resonanz als der syrische; Letzten August war einer der tragischsten wegen der traurigen Bilanz der Opfer, die 981 Tote erreichte, darunter mehr als 300 Kinder. Zivile Tote sind Unfälle, die vom saudischen Militär als legitime Kriegshandlungen mit zynischen und unsensiblen bürokratischen Praktiken, die Teil der Strategie gegen die schiitischen Rebellen sind, gerechtfertigt sind. Das in der Praxis umgesetzt von der sunnitischen Koalition, geführt, natürlich, das Saudi-Arabien und Marokko, Ägypten, Sudan, Jordanien, Vereinigte Arabische Emirate, Kuwait, Bahrain und Katar umfasst, ist ein Verhalten, das eine militärische Aktion, mit dem unvermeidlichen kombiniert wahllose Repressalien, die Verwendung der fast gesamten humanitären Blockade, um Hunger und Krankheiten als Kriegswaffe zu nutzen. Diese Praxis könnte jedoch in das Verbrechen der Kriegsverbrechen eingebettet werden, wenn eine konkrete Bereitschaft bestünde, diesen Weg von den Vereinten Nationen zu gehen, könnte vielleicht eine Lösung für diesen Konflikt eröffnet werden; Der Krieg wird jedoch von der Presse und internationalen Organisationen fast ignoriert. Nur Nichtregierungsorganisationen versuchen, ihre Arbeit in immer schwierigeren Situationen und mit dem realen Risiko für ihre Betreiber zu führen, von sunnitischen Luftschlägen der Koalition getroffen zu werden. Die Gesundheitssituation im Land bricht zusammen, weil Cholera mindestens eine halbe Million Menschen infiziert hat und allein in den letzten drei Monaten mehr als zweitausend Todesopfer gefordert hat. Eine wichtige Tatsache ist die wirtschaftliche: Jemen ist der ärmste Staat im Nahen Osten und bereits unter normalen Bedingungen ist die Nahrungsmittelversorgung schwierig, was es noch schwieriger macht, Nahrungsressourcen in einem Kriegszustand zu finden, in dem die Versorgung nahezu blockiert ist durch das Militär, das aus dem Zustand des Systems der Kommunikationswege, die praktisch in ihrer Gesamtheit beschädigt ist. Politisch für Arabien und seine Verbündeten ist es ein Krieg, der die Vergeltung gegen den Iran, aber auch gegen Russland, für den Sieg in Syrien, der ein Ziel der sunnitischen Länder war, darstellt. Eine Niederlage der jemenitischen Rebellen schiitischer Religion könnte für Teheran eine Schwächung sein, die eine Grundlage für die Bekämpfung der sunnitischen Monarchien suchte. Im konfliktreichen Rahmen der Beziehungen zwischen Teheran und Washington ist eine amerikanische Rolle innerhalb des Konflikts präsent, selbst wenn sie nicht existiert. Bereits mit Obama hatten die USA von einer Einmischung in dem Konflikt darauf verzichtet, neutral zu bleiben, nicht den Abstand Riad zu erhöhen aufgrund der Vereinbarung über die iranische Atomfrage, aber mit Trump President das Gefühl ist, dass die USA mit der sunnitischen Allianz arbeiten eigene in anti-iranischer Optik. Das Fehlen internationaler Sanktionen für die im Jemen praktizierten Praktiken in Saudi-Arabien kann auch als strategisches Element gegen Teheran gewertet werden; So können sich die Saudis weiterhin der Öffnung humanitärer Korridore sowohl für Flüchtlinge als auch für die Versorgung mit Medikamenten und Lebensmitteln entgegenstellen. Die von Riad praktizierte ist eine fast völlige Isolation, die, obwohl sie den militärischen Widerstand der Rebellen nicht überwinden konnte, die Überlebenschancen von Zivilisten verringert und sie zu enormen Leiden zwingt. Ein weiterer Faktor, der die Situation noch verschärft, ist die Präsenz von Gruppen von al-Qaida und dem islamischen Staat, die sunnitisch sind und sich auf die schiitische Bevölkerung aufstacheln. Wenn die Vereinten Nationen ihre Funktion nicht erfüllen, weil sie wahrscheinlich eine Geisel der USA sind, ist das Schweigen Europas erstaunlich, das sich erneut als ängstlich erweist und nicht in der Lage ist, ein internationales Thema zu werden, vielleicht wegen arabischer Investitionen gegenwärtig auf dem Kontinent. Der zunehmend ernste humanitäre Notstand bleibt bestehen, da auch die militärische Gewalt zugenommen hat, die im völligen Schweigen das internationale und das humanitäre Recht verletzt.

La situation au Yémen est de plus en plus grave

La guerre au Yémen est en cours depuis trois ans, mais a une résonance mineure à celle de la Syrie; L’août dernier a été l’un des plus tragiques en raison de la triste comptabilité des victimes, qui a fait 981 morts, dont plus de 300 enfants. Les morts civiles sont des accidents justifiés par l’armée saoudienne comme des actes de guerre légitimes, avec des pratiques bureaucratiques cyniques et insensibles, qui font partie de la stratégie utilisée contre les rebelles chiites. Cette mise en pratique par la coalition sunnite, a conduit, bien sûr, qui comprend l'Arabie Saoudite et le Maroc, l'Egypte, le Soudan, la Jordanie, aux Emirats Arabes Unis, le Koweït, le Bahreïn et le Qatar, est un comportement qui combine l'action militaire, avec l'inévitable des représailles aveugles, l'utilisation du bloc humanitaire presque total pour utiliser la faim et la maladie comme arme de guerre. Cette pratique pourrait toutefois s’inscrire dans le cadre du crime de guerre, s’il y avait une volonté concrète de poursuivre dans cette voie à partir des Nations Unies, une solution pourrait peut-être être ouverte pour ce conflit; Cependant, la guerre continue d'être ignorée par la presse et les organisations internationales. Seules les organisations non gouvernementales tentent de poursuivre leur travail dans des situations de plus en plus difficiles et avec le risque réel que leurs opérateurs soient frappés par les frappes aériennes de la coalition sunnite. La situation sanitaire dans le pays s’effondre à cause du choléra, qui a infecté au moins un demi-million de personnes et causé plus de deux mille décès au cours des trois derniers mois seulement. Un fait important est d'ordre économique: Le Yémen est l'Etat le plus pauvre du Moyen-Orient et même dans des conditions normales, l'approvisionnement alimentaire est difficile, ce qui rend encore plus difficile de trouver des ressources alimentaires dans un état de guerre où les fournitures sont presque bloqués, que ce soit par l'armée, que de l'état du système de communication, qui est endommagé pratiquement dans son intégralité. Politiquement pour l’Arabie et ses alliés, c’est une guerre qui représente des représailles contre l’Iran, mais aussi contre la Russie, pour la victoire en Syrie, qui était un objectif des pays sunnites. Une défaite des rebelles yéménites de la religion chiite pourrait être un affaiblissement pour Téhéran, qui cherchait une base pour contrer les monarchies sunnites. Dans le cadre conflictuel des relations entre Téhéran et Washington, un rôle américain dans le conflit est présent, même s'il a disparu. Déjà avec Obama les Etats-Unis se sont abstenus d'intervenir dans le conflit, en restant neutre, ne pas augmenter la distance avec Riyad en raison de l'accord sur la question nucléaire iranienne, mais avec Trump Président le sentiment est que les États-Unis travaillent avec l'alliance sunnite propre dans l'optique anti-iranienne. L'absence de sanction internationale de l'Arabie saoudite pour les pratiques adoptées au Yémen peut également être considérée comme un élément stratégique contre Téhéran; Cela permet aux Saoudiens de continuer à s'opposer à l'ouverture de couloirs humanitaires, à la fois pour les réfugiés et pour l'approvisionnement en médicaments et en denrées alimentaires. Celui que Riyad a pratiqué est un isolement presque total qui, malgré son incapacité à surmonter la résistance militaire des rebelles, réduit la possibilité de survie des civils, les forçant à d'énormes souffrances. Un autre facteur qui aggrave la situation est la présence dans certaines régions du pays de groupes d’Al-Qaïda et de l’État islamique, ces derniers étant eux-mêmes incités à la population chiite. Si les Nations Unies ne porte pas leur fonction, probablement parce qu'ils sont otages des États-Unis, ce qui est surprenant est le silence de l'Europe, ce qui prouve une fois de plus lâche et incapable de devenir un organisme international faisant autorité, peut-être en raison des investissements arabes présent sur le continent. L'urgence humanitaire de plus en plus grave demeure, car la violence militaire s'est également accrue, en violation du droit international et du droit humanitaire dans un contexte de silence absolu.

A situação no Iêmen é cada vez mais grave

A guerra no Iêmen está em andamento há três anos, mas tem uma ressonância menor que a síria; agosto passado foi um dos mais trágicos devido à triste contabilidade das vítimas, que atingiram 981 mortos, incluindo mais de 300 crianças. Mortes civis são acidentes justificados pelos militares sauditas como atos legítimos de guerra, com práticas burocráticas cínicas e insensíveis, que fazem parte da estratégia usada contra os rebeldes xiitas. Que colocam em prática pela coalizão sunita, liderada, é claro, que inclui a Arábia Saudita e Marrocos, Egito, Sudão, Jordânia, Emirados Árabes Unidos, Kuwait, Bahrein e Qatar, é a conduta que combina ação militar, com o inevitável represálias indiscriminadas, o uso do bloco humanitário quase total para usar a fome e a doença como arma de guerra. Essa prática poderia, no entanto, ser enquadrada no crime de guerra, se houvesse uma disposição concreta de seguir esse caminho a partir das Nações Unidas, talvez uma solução pudesse ser aberta para esse conflito; no entanto, a guerra continua quase ignorada pela imprensa e pelas organizações internacionais. Somente organizações não-governamentais tentam continuar seu trabalho em situações cada vez mais difíceis e com o risco real de seus operadores serem atingidos por ataques aéreos da coalizão sunita. A situação da saúde no país está em colapso por causa da cólera, que infectou pelo menos meio milhão de pessoas e causou mais de dois mil mortes nos últimos três meses. Um fato importante é econômica: Iêmen é o estado mais pobre do Oriente Médio e, mesmo em condições normais da oferta de alimentos é difícil, o que torna ainda mais difícil encontrar recursos alimentares em um estado de guerra, onde os suprimentos são quase bloqueada, quer pelos militares, que da condição do sistema de meios de comunicação, que se danifica praticamente em sua totalidade. Politicamente para a Arábia e seus aliados, é uma guerra que representa a retaliação contra o Irã, mas também contra a Rússia, pela vitória na Síria, que era um objetivo dos países sunitas. Uma derrota dos rebeldes iemenitas da religião xiita poderia ser um enfraquecimento para Teerã, que buscava uma base para combater as monarquias sunitas. Dentro do quadro conflituoso das relações entre Teerã e Washington, um papel americano dentro do conflito está presente, mesmo que seja extinto. Já com Obama os EUA se abstiveram de interferir no conflito, mantendo-se neutra, para não aumentar a distância com Riyadh por causa do acordo sobre a questão nuclear iraniana, mas com Trump presidente o sentimento é de que os EUA estão trabalhando com a aliança sunita própria na ótica anti-iraniana. A falta de sancionamento internacional da Arábia Saudita para as práticas adotadas no Iêmen também pode ser lida como um elemento estratégico contra Teerã; Isso permite que os sauditas continuem a se opor à abertura de corredores humanitários, tanto para refugiados quanto para o fornecimento de remédios e alimentos. O praticado pelo isolamento quase total de Riyadh, que, apesar de não conseguir vencer a força militar dos rebeldes, reduz a chance de sobrevivência de civis, forçando-os a grande sofrimento. Outro fator que agrava a situação é a presença em algumas áreas da aldeia de Al Qaeda eo grupo Estado Islâmico, que também ficou animado sejam eles sunitas na população xiita. Se as Nações Unidas não realiza a sua função, provavelmente porque eles são reféns dos EUA, o que é surpreendente é o silêncio da Europa, que mais uma vez prova covarde e incapaz de se tornar um organismo internacional de autoridade, talvez por causa de investimentos árabes presente no continente. A emergência humanitária cada vez mais grave continua, porque a violência militar também aumentou, infringindo o direito internacional e humanitário em um contexto de silêncio absoluto.

Ситуация в Йемене становится все более серьезной

Война в Йемене продолжается уже три года, но имеет незначительный резонанс, чем сирийский; август был одним из самых трагических из-за грустного учета жертв, который достиг 981 погибшего, в том числе более 300 детей. Гражданская смерть - это несчастные случаи, оправданные саудовскими военными как законные военные действия, с циничной и нечувствительной бюрократической практикой, которые являются частью стратегии, применяемой против шиитских повстанцев. Это было реализовано суннитской коалицией во главе с Саудовской Аравией, в которую входят Марокко, Египет, Судан, Иордания, Объединенные Арабские Эмираты, Кувейт, Бахрейн и Катар. Это поведение, которое сочетает военные действия с неизбежными неизбирательные репрессии, использование почти полного гуманитарного блока для использования голода и болезней как оружия войны. Однако эту практику можно было бы использовать в преступлении военного преступления, если бы была конкретная готовность продвигаться по этому пути от Организации Объединенных Наций, возможно, можно было бы открыть решение для этого конфликта; однако война продолжает практически игнорироваться прессой и международными организациями. Только неправительственные организации пытаются продолжать свою работу в более сложных ситуациях и с реальной опасностью для их операторов пострадать от воздушных ударов суннитских коалиций. Состояние здоровья в стране рушится из-за холеры, которая заразила по меньшей мере полмиллиона человек и вызвала более двух тысяч смертей за последние три месяца. Важным является экономический: Йемен - самое бедное государство на Ближнем Востоке, и уже в нормальных условиях поставки продовольствия сложны, что еще более затрудняет поиск продовольственных ресурсов в состоянии войны, где поставки практически застряли, как военными, что с точки зрения системы путей коммуникации, которая повреждена практически в полном объеме. Политически для Аравии и ее союзников это война, которая представляет собой ответ на Иран, но и против России, для победы в Сирии, которая была целью суннитских стран. Поражение йеменских повстанцев шиитской религии может стать ослаблением для Тегерана, который стал основой для противодействия суннитским монархиям. В конфликтных рамках отношений между Тегераном и Вашингтоном присутствует американская роль в конфликте, даже если она не функционирует. Уже с Обамой США избегали вмешательства в конфликт, оставаясь нейтральными, а не увеличивать дистанцию ​​с Эр-Риядом из-за иранского ядерного соглашения, но с президентом Трампа чувствуется, что Соединенные Штаты сотрудничают с суннитским альянсом в антииранской оптике. Отсутствие международного санкционирования Саудовской Аравии в отношении практики, принятой в Йемене, также можно рассматривать как стратегический элемент против Тегерана; это позволяет саудитам продолжать выступать против открытия гуманитарных коридоров, как для беженцев, так и для поставок медикаментов и продуктов питания. Тот, который практикуется Эр-Риядом, является почти полной изоляцией, которая, несмотря на то, что не справилась с военным сопротивлением повстанцев, уменьшает возможность выживания гражданских лиц, заставляя их страдать от огромных страданий. Другим фактором, который усугубляет ситуацию, является присутствие в некоторых районах страны групп Аль-Каиды и Исламского государства, которые, будучи суннитами, также подстрекают себя к шиитскому населению. Если Организация Объединенных Наций не выполняет свою функцию, поскольку они, вероятно, являются заложниками США, удивительным является тишина Европы, которая в очередной раз доказывает страх и неспособность стать авторитетным международным субъектом, возможно, из-за арабских инвестиций присутствующих на континенте. Все более серьезная гуманитарная чрезвычайная ситуация сохраняется, поскольку военное насилие также увеличилось, нарушив международное и гуманитарное право в условиях абсолютного молчания.