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venerdì 11 febbraio 2011
Iran e crisi nordafricane
Per il trentaduesimo anniversario della rivoluzione khomeinista, Ahmadineyad ha arringato una folla numerosa riunitasi per festeggiare l'avvenimento. Il nucleo centrale e di maggior rilevanza politica del capo del governo di Teheran è stato incentrato sulle rivoluzioni che stanno avvenendo in Nord Africa. Ahmadineyad ha paragonato le rivoluzioni in atto a quello avvenuto nel 1979 in Iran, con il rovesciamento di un dittatore, lo Scià di Persia, appoggiato dagli USA ad opera di un movimento teocratico. L'augurio del dittatore iraniano è stato che i popoli nordafricani possano decidere del loro futuro, meglio se va nella direzione della costruzione di stati islamici, senza influenze occidentali in special modo di USA ed Israele. Il discorso è proseguito con la glorificazione della lotta iraniana contro l'ingiustizia mondiale perpetrata da USA e sionisti. Al di là delle dichiarazioni di facciata che incedono con un ritmo da disco rotto, l'intenzione degli iraniani è di trarre un vantaggio politico nella regione nordafricana, dove conta sugli eventi in atto affinchè l'influenza americana ne esca diminuita. Quello che teme l'occidente sarebbe una vittoria per l'Iran, l'Egitto è stato fino ad ora il maggior paese arabo a relazionarsi con Israele e le relazioni sono tuttora ottime, inoltre essendo confinante con Tel Aviv ha permesso ad Israele di avere una linea di confine sicura, di cui non occuparsi in senso militare. Se questa situazione venisse capovolta Israele potrebbe avere una repubblica islamica al confine con l'Iran come alleato. In definitiva è questo che Ahmadineyad si augura ed auspica, ma una cosa sono le dichiarazioni nel giorno di festa nazionale un'altra è la realtà, seppure gli sviluppi sono incerti pare difficile che il quadro finale vada nella direzione che preferisce Teheran, troppo importante la stabilità della regione, troppo strategica la posizione dell'Egitto sullo scacchiere mondiale. Tuttavia non è credibile che Teheran si limiti alle dichiarazioni, intanto il discorso non è stato fatto solo per gli iraniani, è indirizzato a tutti i potenziali fautori della creazione di una repubblica islamica presenti nel Nord Africa ed è stato fatto con lo scopo di riscaldare gli animi in un momento particolarmente delicato, inoltre intende minacciare USA ed Israele manifestando apertamente l'interesse per la partita. L'ingerenza iraniana risulta oltremodo pericolosa se collegata a tutte le minacce proclamate contro Tel Aviv ed il concreto pericolo di uno scoppio bellico tra i due paesi. Innervosire ora Israele significa avvicinarsi pericolosamente con una torcia accesa ad una polveriera. Già nei mesi scorsi l'esercito israeliano insieme a quello statunitense hanno aumentato l'armamento, anche pesante, lungo le frontiere israeliane, ed è risaputo che un'opzione contemplata come possibile dallo stato maggiore di Tel Aviv è l'attacco militare diretto contro l'Iran mediante bombardamenti aerei, in prima istanza acui seguirebbero operazioni di terra. Potrebbe essere un'escalation dagli esiti imprevedibili che la risoluzione della crisi egiziana potrebbe indirizzare in un senso o nell'altro.
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