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venerdì 25 marzo 2011
Quale destino per Gheddafi?
«Le operazioni militari si concluderanno quando la popolazione civile sarà al sicuro dalla minaccia di attacchi e quando gli obiettivi della risoluzione 1973 saranno raggiunti» è scritto in un documento in più punti i capi di Stato e di governo riuniti a Bruxelles. La frase lascia aperta ogni possibilità ed evenienza sul prosieguo della operazione libica. Le riflessioni sulle implicazioni di un pronunciamento del genere, che ha tutti i crismi dell'ufficialità, lasciano credere che l'operazione prevede l'annientamento o almeno la condizione di non nuocere per Gheddafi. Sarebbe, infatti impossibile garantire la parte orientale della Libia dalla minaccia di attacchi per la popolazione civile con Gheddafi ancora in Libia. Se questo è vero si aprono tre possibilità per il rais: la soppressione fisica, in battaglia o successiva (come in Iraq), la cattura e il rinvio a giudizio al tribunale de L'Aja ed infine l'esilio. Non pare deciso verso quale decisione intende dirigersi l'alleanza, che comunque dovrà tenere conto anche della decisione dei ribelli, e senz'altro il tema è fonte di discussione nelle cancellerie. Il destino di Gheddafi è legato non solo al successo delle operazioni militari, anche la diplomazia dietro le quinte sta operando per andare in un senso o nell'altro. Si tratterà di vedere e valutare anche cosa Gheddafi potrà tirare fuori dai cassetti della sua scrivania. La presenza di dossier segreti, in mano al colonnello, è un'ipotesi non tanto peregrina: non si passano quaranta anni al potere senza accumulare documenti riservati su capi di stato con cui si intrattengono rapporti, talvolta anche stretti. Se la presenza di questi dossier fosse reale potrebbe essere l'arma finale che consentirebbe a Gheddafi di contrattare una uscita di scena onorevole e sopratutto conveniente per se stesso. La messa in salvo di Gheddafi potrebbe anche essere vista in chiave di pacificazione nazionale e sarebbe un elemento per evitare un dopoguerra da regolamento di conti, clima essenziale per fare ripartire il nuovo stato libico.
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