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giovedì 3 marzo 2011
Libia: il paradosso della decisione della zona di non volo
Ancora dubbi e tentennamenti su di un possibile intervento militare in Libia. La paura di turbare il mondo arabo, urtandone la suscettibilità ed incrinando l'immagine che Obama sta cercando di costruire per gli USA, è il principale ostacolo sulla strada per intervenire nella guerra libica. Anche la soluzione dell'adozione di una zona di non volo, ritenuto l'espediente più praticabile per il ridotto impiego di uomini, può essere interpetata, dal mondo arabo, come una possibile invasione. L'avversione alla bandiera a stelle e strisce o anche a quella dell'ONU, se inviata dall'occidente, è ancora troppo forte nei paesi arabi per non generare una gamma di rischi che va dalla caduta di immagine fino a possibili attentati terroristici. Questo timore crea un'impasse che la presenza delle navi militari nel Mediterraneo non frena. La soluzione intravista è quella diplomatica, infatti si cerca l'assenso della Lega Araba per l'applicazione della zona di non volo, che permetterebbe di impedire i bombardamenti da aerei o elicotteri sugli insorti. La stessa Lega Araba cerca l'assenso dell'Unione Africana, presumibilmente per coinvolgere più soggetti ed incamerare il maggior numero di soggetti del panorama internazionale. Ma niente si muoverà finche non sarà l'ONU a promulgare una risoluzione che preveda la zona del non volo. Se opzione militare ci sarà dovrà necessariamente essere sotto l'ombrello delle Nazioni Unite. Ed è proprio in seno all'ONU che si deve vincere la ritrosia di Russia e Cina, preoccupate di creare un precedente, che venga poi impiegato a danno dei loro interessi. Ci si trova in un circolo vizioso di veti incrociati e paure che determinano un immobilismo irresponsabile, mentre Gheddafi cerca disperatamente di passare al contrattacco.
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