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martedì 8 marzo 2011
Prime divisioni nel clan Gheddafi
Spaccatura nel clan Gheddafi, tra la fazione dello scontro ad ogni costo e la fazione della trattativa. Il sintomo sarebbe stata una sparatoria all'interno della caserma dove è asseragliato il rais, scoppiata intorno ad una lite per la possibile soluzione del conflitto. Le divergenze segnalano un morale tutt'altro che alto, con le persone più vicine a Gheddafi, i figli e la famiglia in genere, favorevoli all'uso di ogni possibile mezzo militare per stroncare definitivamente la rivolta, il che è già un indice di grossa difficoltà, mentre i dignitari sarebbero più propensi ad una trattativa che possa permettere una via d'uscita che garantisca l'incolumità. Aldilà delle dichiarazioni di vittoria e dell'uso dei bombardamenti aerei, la parte in conflitto leale al leader libico comincia a temere concretamente un esito diverso del conflitto da quello sperato. La zona sotto il dominio di Gheddafi è sempre maggiormente sottoposta all'assedio dei ribelli, mentre in ambito internazionale la pressione diplomatica si accentua, anche grazie all'intervento della Lega Araba espressamente in favore di una creazione di una zona di non volo in territorio libico. Intanto si susseguono le voci per una immunità per il Rais in caso di resa: la prima voce voleva che l'offerta fosse partita dallo stesso Gheddafi e rifiutata dai ribelli, mentre, successivamente, sembrerebbe partita dai ribelli ma rifiutata dall'entourage del capo libico. In ogni caso sembrerebbe che una trattativa sia stata in qualche modo intavolata per mettere fine al massacro e sopratutto per garantire una via di uscita per il rais. Difficile dire verso quale paese possa concretizzarsi l'esilio di Gheddafi, anche se Chavez ha più volte manifestato la volontà di mettere in atto una mediazione tra le parti ed ha manifestato simpatia per il capo libico. Se questa via d'uscita prenderà corpo il nodo da sciogliere saranno le ricchezze dei Gheddafi, provenienti dal patrimonio nazionale ma di fatto incamerate dalla famiglia; le numerose partecipazioni azionarie e fondi comuni costituiscono una fortuna ingente già bloccata in diversi stati, tra cui, però, non sembra figurarel'Italia.
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