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venerdì 15 aprile 2011
Cosa può esserci dietro l'omicidio di Arrigoni
Il tragico omicidio del cooperante italiano Vittorio Arrigoni, chiarisce, purtroppo, la dura crisi presente tra le varie facce dei movimenti che lottano per la Palestina libera. Appare evidente che Hamas è stato scavalcato nella pratica della lotta armata da fazioni inquinate dall'ingresso di Al Qaeda nella contesa. E' chiaro che lo scopo di queste parti estreme è estremizzare al massimo la lotta, senza contemplare il dialogo con Israele. Si tratta di una tattica totalmente distruttiva, che mira a fare terra bruciata attorno al problema palestinese per esasperare al massimo gli animi; quello che emerge è l'individuazione del nemico, non solo all'esterno, Israele, ma anche all'interno, dove perfino Hamas fa la figura di movimento moderato. Chi ha l'interesse che accada una rottura senza l'opzione di ritornare indietro, quando perfino le due parti si sono dette d'accordo su di un cessate il fuoco? Non certo i palestinesi, provati da anni di guerra e privazioni continue; ma neppure gli israeliani, che ora paiono alle prese con problemi di politica internazionale ai loro confini. Non pare improbabile la presenza di una nazione straniera che trama alle spalle delle trattative, per cercare di imporre un fallimento che avrebbe ripercussioni nefaste, prima sulla regione e poi sul mondo intero. Il fallimento di Al Qaida di riuscire ad entrare dalla porta di servizio delle rivolte arabe, dove è stata di fatto emarginata, apre nuovi scenari estremi per il movimento terroristico, che non può permettersi di perdere le luci della ribalta. Ma occorre chiedersi quale è il principale alleato del massimo movimento terroristico islamico; quale è la nazione che ha più da perdere, con la probabile instaurazione delle democrazie nei paesi arabi ed infine qual'è il principale nemico dichiarato di Israele. L'evoluzione della politica nei paesi arabi, con la probabile, anche se faticosa, affermazione di sistemi democratici, pone nell'angolo la dittatura teocratica iraniana, che non vede di buon occhio, per diverse ed ovvie ragioni, essere uno degli ultimi baluardi dell'estremismo islamico. Lo stato di isolamento può essere deleterio per il regime di Teheran, già oggetto di rivolte interne, finite solo perchè soffocate nel sangue. La piega presa dagli eventi costringe a stringere in maniera sempre più serrata l'alleanza con Al Qaida, e ciò costituisce un ben triste destino, perchè mette l'Iran ai margini del panorama internazionale. Forzare la mano potrebbe essere l'estremo tentativo di catalizzare ancora i pochi consensi in grado di essere addensati attorno ad un ideale di violenza. La distruzione di Israele, ancorchè impossibile, risulta, in certi ambienti, un obiettivo ancora capace di mobilitare favori.
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