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sabato 2 aprile 2011

Schengen è insufficiente per gestire il transito dei migranti

Bruxelles condanna Parigi per i controlli alla frontiera italiana in aperta violazione al trattato di Schengen. La querelle tra la Francia e l'Italia sugli immigrati, specialmente tunisini, che transitano dalla penisola per dirigersi nel paese transalpino, va inquadrata nell'irrigidimento dei rapporti tra i due paesi iniziato con la questione dell'intervento in Libia. Roma vive con fastidio la scelta interventista francese e sospetta che dietro la fretta della discesa in campo ci siano ragioni legate alle ricche commesse che la Libia ha stipulato con aziende italiane. Il raffreddamento dei rapporti tra i due paesi ha determinato una questione sugli immigrati: Parigi accusa Roma di praticare la politica "delle maglie larghe", che si concretizza, la Francia accusa, con una sorveglianza allentata dei migranti, che scappano dai centri per dirigersi verso la frontiera francese. L'Italia ha ribattuto che è illegale la chiusura delle frontiere. Tuttavia esiste un accordo bilaterale tra i due paesi che permetterebbe di rimandare indietro i migranti nello stato (Italia o Francia) di provenienza. Parigi per ovviare alla violazione di Schengen afferma di effettuare soltanto controlli sporadici nel raggio di 20 km dal confine con L'italia esercitando il proprio diritto di controllo sul proprio territorio. A parte il fatto che si sta toccando uno dei punti più bassi circa le relazioni diplomatiche tra i due paesi, che tra l'altro hanno due governi di medesimo orientamento politico, ancora una volta l'Europa agisce con logica pilatesca, ribadendo l'efficacia della legge in vigore, che, evidentemente non basta a regolare casi particolari, come quello di questi giorni. In effetti Schengen pare regolare la situazione in regime di normalità, ma non prevede casi particolari con rilevanza di urgenza. Quello che fa la Francia, anche se contro il dispositivo vigente, è comprensibile, perchè nella singola fattispecie è costretta a farsi carico di un problema di un'altro paese. L'assenza dell'Europa alla fine sta dietro il problema, la mancanza di un intervento deciso che risolva il problema, giunta al vuoto normativo, determina una situazione di incertezza che lascia ai singoli stati la gestione del problema: ma non sempre la soluzione è concordata.

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