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Politica Internazionale
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lunedì 25 aprile 2011
Sciti vs sunniti: le implicazioni di un confronto pericoloso
L'antica divisione in seno all'Islam, tra sciti e sunniti sta tornando ad essere una variabile di peso nell'analisi della politica internazionale. Le sollevazioni presenti nei paesi del golfo persico non sono solo di natura riguardante fattori politici, economici e sociali, ma si stanno sempre più connotando per il duro confronto tra le due principali visioni islamiche. L'inimicizia tra sciti e sunniti resiste anche se i seguaci delle due fazioni convivono nello stesso stato. Anzi questa appartenenza costituisce la fonte di grandi differenze nell'ambito sociale. E' quello che succede in Arabia Saudita, Bahrein, E.A.U. e Kuwait. Sono paesi dove i sunniti sono alla guida delle amministrazioni statali e gli sciti lamentano gravi discriminazioni: da quel punto alle sollevazioni popolari il passo è stato breve. Ma la descrizione non è così semplice, perchè nell'economia dello svolgimento dei fatti entrano altri attori, che tendono ad influenzare pesantemente la situazione. Sono attori esogeni alla realtà dei paesi sopracitati, perchè si tratta di altri soggetti internazionali. Il principale elemento è costituito dalla politica estera iraniana, che attraverso la supposta tutela della popolazione scita, tenta di influenzare, o meglio di ingerire nella politica interna dei paesi del golfo. I metodi messi in campo da Teheran sono l'invio di consulenti e dei Pasdaran, per il diritto internazionale si tratta indubbiamente di azioni vietate, tanto che i paesi del golfo persico hanno più volte chiamato in causa la teoria del complotto iraniano ai loro danni. In tutto questo quadro occorre citare l'annosa rivalità tra Teheran e Riyhad, le capitali riconosciute di sciti e sunniti, per la supemazia nell'Islam. Ragioni pratiche impongono all'Iran di agire in questo modo: sfondare nel mondo sunnita significa affermare la propria influenza e potenza da fare valere come catalizzatore per aggregare sempre più soggetti intorno al proprio progetto. L'Arabia, oltre alla propria potenza può contare sul sincero appoggio americano, che conta sui sauditi come principale strumento di contenimento dell'espansionismo iraniano. Occorre ancora dire che quello che pratica Teheran non può riuscire a Riyhad, perchè i sunniti non hanno la stessa presenza numerica degli sciti sul territorio iraniano. Il sospetto, quindi, che dietro le proteste nei paesi del Golfo Persico vi sia la mano della repubblica teocratica è quasi una certezza, lo sviluppo delle cose potrebbe prendere una piega che nessuno si augura: cioè arrivare fino al punto che i due stati potrebbero avere uno scontro ufficiale e non più nascosto sotto oscure manovre, ciò significherebbe anche un coinvolgimento USA ed Israele subirebbe una pressione cui difficilmente si potrebbe arrivare ad un contenimento militare.
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