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Politica Internazionale
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lunedì 9 maggio 2011
Cina e Russia contro l'ingerenza negli affari interni degli stati
Cina e Russia si coalizzano contro la guerra libica. I due paesi si sono astenuti in occasione del voto del consiglio di sicurezza dell'ONU sulla risoluzione 1973, in virtù della loro concezione della politica estera, che prevede la non ingerenza negli affari interni degli stati. Il protrarsi della guerra non collima con le attese dei due paesi, che avevano subordinato la loro astensione, ad una soluzione veloce del conflitto. In realtà i timori dei due stati riguardano il crescente peso politico nel quadro internazionale, che stanno assumendo i volenterosi, ed in particolare la Francia e la Gran Bretagna. Infatti, se questo interventismo negli affari interni di altri stati diventasse una consuetudine, si rischierebbe di stravolgere il sistema delle relazioni diplomatiche. Praticamente creato il precedente, le modalità di applicazione negli affari interni di altro paese potrebbero ripetersi all'infinito, generando ogni qual volta una fattispecie giuridica di diritto internazionale. A parte i dubbi giuridici, le perplessità delle due nazioni sono di carattere politico, perchè potrebbero andare ad intaccare situazioni di loro interesse peculiare. I timori sono giustificati, sopratutto per la Cina a causa dell'espansionismo economico che il colosso di Pechino sta attuando in paesi economicamente poveri, ma ricchi di materie prime. Si tratta di nazioni fortemente instabili, dove la repressione della popolazione è pratica comune, dove esistono, cioè, tutti i presupposti per un intervento basato sulle ragioni per le quali si è intervenuto in Libia. L'instaurazione di una sorta di polizia mondiale, sebbene da regolare con disposizioni ferree, non è evidentemente gradita a regimi dittatoriale o comunque dove la democrazia non è ancora compiuta, perchè potrebbe interferire con attività non propriamente democratiche di governi alleati di partner più potenti, uniti da una sorta di simbiosi reciprocamente vantaggiosa ma senza soddisfare i requisiti basilari dei diritti civili della popolazione.
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