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martedì 3 maggio 2011

Il futuro di Al Qaeda

Quale futuro ora per Al Qaeda? La morte di Bin Laden ha solo un valore simbolico, ma la dice lunga sulla difficolta’ dell’organizzazione nel ritagliarsi un proprio spazio che vada aldila’ della pura eversione estremista. Per la verita’ il successo di Al Qaeda ha dimostrato di incrinarsi gia’ durante i primi vagiti delle rivoluzioni arabe, il tentativo di inserirsi nel fulcro delle ribellioni e’ miseramente fallito per palese differenza di opinioni e di obiettivi delle masse in lotta per i diritti civili, anziche’ per l’affermazione delle leggi islamiche. Ingessata nel proprio schema antioccidentale e puramente islamico, Al Qaeda, non ha saputo interpretare in anticipo la direzione ed i voleri delle masse, denunciando una rigidita’ cher potrebbe comprometterne definitivamente l’esistenza. E’ pur vero che quel momento e’ ancora lontano per la presenza costante di uno zoccolo duro che si richiama ai principi piu’ integrali dell’islamismo, ma il potere di contagio dei mezzi di informazione ha abbondantemente scalfito quelle posizioni e quei sentimenti. Per tutte le organizzazioni terroristiche e per la creatura di Bin Laden, in particolare, la primavera araba costituisce una delle piu’ nefaste evenienze che potevano accadere, perche’ limita, con evidenza lampante, lo spazio di manovra che possa permettere la presa sulla popolazione, che e’, in definitiva cio’ che ne determina il successo. Senza sostrato e sostegno popolare, non pare possibile come le organizzazioni eversive di matrice islamica possano ancora operare su grande scala. Avendo puntato fin dall’inizio sul consenso generale, ora per Al Qaeda manca il terreno sotto i piedi e quello che deve spaventare sara’ come si riconvertira’ l’organizzazione sopratutto sul piano operativo. Le sue roccaforti si sono ridotte, la zona al confine tra Pakistan ed Afghanistan, lo Yemen e le zone deseriche occidentali appena sotto la fascia mediterranea, restano gli avamposti dove l’organizzazione gode ancora di vasta popolarita’, vi e’ poi l’appoggio iraniano, che usa Al Qaeda come propria testa di ponte secondo il proprio bisogno; oltre poco altro. Ma questo restringimento della manovra imporra’ scelte drastiche: per recupperare visibilita’ in maniera veloce e poco costosa potrebbe optare per attentati in serie ad obiettivi di medio calibro mediante kamikaze singoli, in modo di tenere sotto pressione il nemico occidentale, ma sarebbe comunque un ripiego se confrontato ai grnadi attentati dei primi anni duemila. La morte di Bin Laden arriva quindi in un momento di flessione della curva qaeddista e cio’ e’ sicuramente un simbolo della sua decadenza, ma questo non deve fare abbassare la guardia: l’animale ferito solitamente e’ piu’ pericoloso.

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