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mercoledì 11 maggio 2011

Obama punta alla riforma dell'immigrazione

La campagna elettorale di Obama è già cominciata. Dopo il gran colpo, con conseguente effetto mediatico, della morte di Bin Laden, il presidente USA, affronta ora, da una posizione di forza, la riforma migratoria. Era un obiettivo dichiarato nella campagna elettorale. Ora forte del successo dovuto all'operazione di Abbottabad, Obama sfida un congresso non favorevole. La ragione è anche di ordine elettorale: 2 ispanici su 3 hanno votato il presidente USA in carica. La dichiarazione nel puro stile di Obama è che gli USA sono una nazione di immigrati e su questo si fonda il programma della riforma annunciata. Due i punti cardine: l'aumento della sicurezza della frontiera USA e un progetto di largo respiro che possa permettere l'ottenimento della cittadinanza con la doppia valenza di migliorare la sicurezza e fare avanzare l'economia nazionale. Tuttavia le possibilità che la riforma possa passare in un congresso a maggioranza repubblicana sono minime, ma la dichiarazione d'intenti costituisce un atto fondativo delle intenzioni di Obama. La consapevolezza della necessità degli immigrati come incremento della forza lavoro potrà però scontrarsi con le idee dell'america profonda, che, fenomeno ben conosciuto in Europa, non può vedere di buon occhio l'immissione nel mercato del lavoro di concorrenza a buon mercato. Sul territorio statunitense sono già presenti ben undici milioni di immigrati irregolari, la gran parte dei quali latinoamericani, che la riforma di Obama punta regolarizzare. Quello che può scatenarsi quindi, è un confronto epocale negli USA attuali, che potrebbero sconfessare, in caso di mancata riuscita della riforma, la loro stessa essenza profonda di nazione costruita su razze diverse, il cosidetto meltin pot, che ne ha determinato la grandezza. Si tratta di una questione che non riguarda i soli USA, ma che potrebbe influenzare, a seconda dell'esito, il mondo intero. Se infatti anche gli Stati Uniti dovessero piegarsi alla logica della chiusura e del ripiegamento su se stessi, per il mondo sarebbe un salto indietro troppo grande e la locomotiva della storia si avvierebbe verso il deragliamento.

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