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martedì 5 luglio 2011

La Francia spinge per il riconoscimento di Bengasi

La Francia non ritiene più indispensabile il lancio delle armi per rifornire i ribelli libici. La ragione è che è materialmente nato un nuovo soggetto politico, capace di contendere con Tripoli e lottare per la propria autonomia. Questo implica la capacità di instaurare relazioni diplomatiche e contrattare in maniera ufficiale gli aiuti, senza ricorrere a rifornimenti di fortuna, ma passare per gli appositi canali previsti dalle relazioni internazionali. Questo non vuole dire uno sganciamento di Parigi dall'impegno assunto in prima persona per sostenere gli insorti, ma invece vuole essere un tentativo di appoggiare l'accredito sulla scena internazionale degli insorti, per aggirare i dubbi e le questioni, anche di diritto internazionale, che la situazione ha generato. Di fatto, attualmente in Libia, esistono due governi, che combattono una sanguinosa guerra civile e dal punto di vista del riconoscimento internazionale, la situazione appare molto fluida. I rivoltosi, che fanno capo al governo autocostituito di Bengasi, sono stati riconosciuti da diversi stati come interlocutori legittimi, scavalcando l'apparato di Gheddafi, ma non hanno ancora dignità di entità statale sovrana. D'altro canto Gheddafi è formalmente disconosciuto dalla comunità internazionale, dove, in più, risulta gravato di un mandato di cattura da parte della Corte dell'Aja. Conferire dignità internazionale, non solo a parole, ma con gesti concreti, ai ribelli, risulta una mossa per costringere nell'angolo dell'agone internazionale Tripoli, incrementandone ulteriormente l'isolamento.

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