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lunedì 22 agosto 2011
La Libia che potrebbe essere
Con l'imminente fine del regime di Gheddafi, sarà ora interessante vedere come si svilupperà il futuro della Libia. E' una grande occasione per i vincitori di dimostrarsi all'altezza per la costruzione di una nuova nazione e di presentarsi al mondo con i giusti attributi per entrare nel consesso internazionale da nazione democratica. La sfida che si presenta per il popolo libico è quella di diventare un laboratorio per la creazione di una democrazia compiuta e fare da apri pista per i popoli arabi ed anche africani. Nonostante l'aiuto della NATO, importante ma non del tutto determinante, i ribelli stanno conquistando da soli la libertà, senza importatori di democrazia, e possono, quindi essere padroni del loro destino. All'euforia, nell'immediato, della liberazione, potrebbe seguire l'ora della vendetta: è indispensabile che i vertici degli insorti mantengano più possibile la legalità, non permettendo atti di vendetta o saccheggi ed applicando ai vinti trattamenti corrispondenti a quelli prescritti dai trattati internazionali. Imporre da subito la legalità deve essere l'obettivo principale nelle prime ore, senz'altro convulse, della vittoria; il nuovo stato deve partire e proseguire su un binario di assoluta legalità che tracci il solco profondo della distanza con il vecchio regime. In questa ottica sarebbe auspicabile una apertura ad ispettori ONU che verifichino la situazione di Tripoli e certifichino la condotta dei vincitori. Sarà interessante vedere come sarà il futuro del rais. Senza augurarsi soluzioni tragiche le due strade più consone ad una soluzione pacifica sono il processo in terra libica o il processo presso la Corte dell'Aja, in ottemperanza al mandato di cattura spiccato dalla corte stessa. Se nel secondo caso la procedura sarebbe lineare e codificata nel primo caso l'aspetto nebuloso della normativa e della stessa procedura da applicare rientrerebbe in una sorta di interrogativo di non chiara definizione. Certamente un processo giusto, con tutte le assicurazioni legali per l'accusato, celebrato in Libia darebbe al nuovo esecutivo un elemento in più di apprezzamento internazionale. Durante la guerra si ci è più volte domandato quali formazioni fossero dietro al movimento della rivolta, peraltro l'aspetto confessionale non è mai risultato ne preponderante ne determinante, connotando così l'azione dei ribelli come un moto scaturito dalla necessità di affermare i propri diritti civili. Naturalmente il pericolo di una infiltrazione di gruppi religiosi estremi esiste, tuttavia questa evenienza non sembrerebbe attecchire su di un movimento che pare essenzialmente fondato sulla ricerca della democrazia. In chiave internazionale un avvento della democrazia in Libia dovrebbe aprire ad un rapporto, specialmente con i paesi vicini, più improntato a forme di collaborazione reciproca su problemi come l'energia, i flussi migratori e lo sviluppo interno del paese. La Libia è indiscutibilmente un paese di grandi potenzialità sia per le risorse energetiche, che quelle turistiche, dove dovrebbe registrarsi un notevole incremento. La presenza di una forma di governo democratico dovrebbe infine favorire gli scambi e gli accordi a livello politico, che in un futuro neanche tanto prossimo, potrebbero concretizzarsi in forme di collaborazione ed integrazione, in special modo con la sponda nord del Mediterraneo.
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