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mercoledì 3 agosto 2011

La manovra USA non incontra i favori del mondo economico

Il mondo economico e finanziario non mostra di apprezzare la manovra USA. La montagna democratico - repubblicana ha partorito un topolino, che non è stato gradito dalle borse. La Cina, che detiene una grossa fetta del debito americano, boccia in maniera assoluta l'intesa americana giudicandola priva di effetti tangibili. La sensazione, a livello mondiale, è che manchi una programmazione strutturale che, mediante fatti concreti, operi sulla giusta via dell'aggiustamento definitivo del debito USA. Sui mercati le sensazioni negative hanno provocato un effetto domino causando cali consistenti su tutte le piazze mondiali. In Europa preoccupa la situazione di Italia e Spagna che sono al centro dell'attenzione degli speculatori. Dunque, per il momento gli USA si salvano alzando l'asticella del debito, ma lasciano in sospeso la propria economia ed a ruota quella del resto del mondo. Nonostante si sia scongiurato il default il futuro resta incerto, il primo pericolo e' che la mancanza di ripresa, che pare davvero difficile con questi provvedimenti, inneschi un fenomeno deflattivo capace di provocare un avvitamento della situazione economica USA su se stessa, con il risultato di un blocco dei consumi, che andrebbe a paralizzare, di conseguenza la produzione e quindi, di seguito, aumento esponenziale della disoccupazione. In questo quadro la tenuta della società USA sarebbe messa a dura prova, anche considerando i tagli previsti proprio sul welfare dall'accordo concluso tra i due partiti americani. La situazione richiederebbe degli interventi contraddistinti dalla velocità di decisione e di esecuzione di misure drastiche e risolutive, ma la scadenza elettorale obbligherà il governo USA, in ostaggio del numero maggiore di componenti del partito repubblicano, avverso nel ramo legislativo, a provvedimenti di ordinaria amministrazione per non urtare i rispettivi elettorati. Possono gli Stati Uniti e di conseguenza l'intera economia mondiale permettersi di aspettare ancora un anno, prima di arrivare al superamento della data di elezione del Presidente americano? La risposta lapalissiana ancora una volta porta ad un ragionamento sulla scarsa importanza degli organismi internazionali ed il loro sotto utilizzo. Quando gli stati da soli non riescono a colmare i loro gap strutturali e di capacità occorrerebbe un intervento ulteriore dall'alto capace di imporre una regolamentazione a tutto vantaggio dell'intero sistema. Sembra fantascienza ma risolverebbe molti problemi.

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