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lunedì 1 agosto 2011
La parabola di Obama
L'accordo sul debito USA pone delle riflessioni sull'andamento dell'azione politica di Barack Obama. In primo luogo si assiste ad un accentramento sempre maggiore delle posizioni politiche del presidente Obama, che ha vinto le elezioni partendo come progressista e si ripresenterà invece soltanto un poco più a sinistra dello schieramento repubblicano. Obama è vittima, in primo luogo di se stesso, ha generato troppe aspettative che non ha potuto mantenere, finendo per appiattirsi su schemi consolidati, dovuti ad un esercizio politico diventato stanco. I grandi stravolgimenti sociali, basati su di una nuova distribuzione del reddito, dopo una partenza incoraggiante, sono rimasti poco più che lettera morta. La mutata situazione politica non ha fatto che imbrigliare definitivamente quello che doveva essere il new deal del ventunesimo secolo. Chi guardava con fiducia alla trasformazione della società americana verso una dimensione di maggiore equità è restato deluso. E' vero che la situazione contingente non lasciava molte vie d'uscita, scongiurare la bancarotta, anche come responsabilità mondiale, era diventato prioritario di fronte ad ogni altra ragione, tuttavia questa è stata la logica conclusione di una azione assente precedentemente. Quella che è mancata è stata l'azione di contrasto alle lobby ed ai grandi gruppi che hanno osteggiato da subito le intenzioni del presidente. La manovra che doveva avere una ampiezza su più temi è arrivata a ridursi all'annientamento di Bin Laden, come atto dimostrativo e di forza, più che altro simbolico. Essere ostaggio di un parlamento repubblicano, a sua volta prigioniero del Tea Party, ha costretto l'amministrazione Obama a rivedere i propri programmi, ma così non è lo stesso presidente eletto dal corpo elettorale. Alle prossime elezioni quello che si presenterà sarà un Obama con minore appeal. Anche il nocciolo dell'accordo per salvare gli USA dal default preannuncia un anno dove non ci saranno grandi stravolgimenti, si tirerà a campare in attesa dell'appuntamento elettorale, mantenendo un basso profilo sia sul fronte interno che quello esterno. Un anno di ordinaria amministrazione, senza slanci ne emozioni, guardando l'evoluzione dei freddi numeri, nella speranza di avere qualche buona notizia.
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