Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

martedì 2 agosto 2011

L'escalation della crisi siriana

L'escalation della violenza della repressione siriana indigna, anche se con ritardo le cancellerie e la diplomazia internazionale. I sanguinosi scontri di Hama hanno finalmente risvegliato le paludate coscenze di chi si occupa di affari internazionali. Almeno cento i morti per le strade di Hama, che risulta sottoposta ad un vero e proprio stato d'assedio, con interi quartieri senza luce ed acqua ed con i civili falciati dalle raffiche di mitragliatrice dell'esercito. Anche a Deraa, Harasta, periferia di Damasco ed a Deir Ezzor, nella parte orientale del paese il maglio della repressione si è abbattuto violentemente sugli oppositori del regime, con i cecchini appostati sui tetti che hanno sparato sulla folla. Nella società siriana oramai l'avversione al regime ed ai suoi alleati, in principal modo gli Hezbollah, è ormai tangibile e non più sanabile e potrebbe prendere corpo anche una divisione del paese, con le zone sfavorite dal regime pronte a staccarsi da quelle che godono di maggiori privilegi, come Aleppo. La Siria, oltre ai disordini, sta patendo una inflazione galoppante, che costringe il regime a repentini, ma insufficienti, aumenti degli stipendi delle forze armate, ormai unico strumento di mantenimento del potere. Anche il petrolio scarseggia e la dipendenza dal greggio iraqeno diventa sempre più indispensabile. E' in questo quadro che la diplomazia internazionale comincia ad interessarsi in maniera più consistente del problema Siria. Gli appelli a fermare le violenze sono pervenuti uda tutto il panorama occidentale, ma il più importante è venuto dalla Russia, nazione tradizionalmente amica della Siria, che ha rotto il proprio riserbo chiedendo una esplicita fine della violenza. In ambito europeo è presente una iniziativa congiunta di Germania ed Italia, che presso l'ONU richiedono un inasprimento delle sanzioni, in modo da mettere in ginocchio il regime dal punto di vista economico. Ma la dichiarazione più pesante è stata quella del ministro degli esteri britannico, Hague, che non ha escluso un intervento armato per ottenere la fine dell'uso della violenza sui civili da parte delle forze di Assad. L'ipotesi, tuttavia è ancora remota, la NATO, per il momento si dichiara contraria ad un ulteriore impegno militare, con lo sforzo libico in corso, ed in generale prima di intervenire in armi in Siria occorre considerare attentamente l'alleanza di Damasco con l'Iran. E' questo l'aspetto più pericoloso del problema siriano, infatti se Assad dovesse perdere il potere come potrebbe reagire Teheran, che giudica la Siria un punto chiave della sua politica estera? Per il momento a parte prendere posizione ufficiale contro le proteste, l'Iran non è andato, anche se in via ufficiosa si sospetta che effettivi dei Pasdaran abbiano partecipato alle repressioni. Nel frattempo la Turchia continua ad essere in allerta nel timore che la rivolta siriana coinvolga ad un livello più alto dell'attuale il problema curdo. Come si vede la necessità di un intervento dell'ONU, come agente capace di portare la calma, è sempre più necessario.

Nessun commento:

Posta un commento