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giovedì 11 agosto 2011
L'assenza delle politiche di coesione sociale genera disastri
Non pare azzeccato il giudizio di chi ha bollato la rivolta inglese come un fatto di mera delinquenza. Non che una parte consistente della componente dei rivoltosi sia da definire in questo modo, ma le ragioni dell'esplosione che stanno a monte dei pesanti disordini vanno ricercate nella politica pesantemente restrittiva del governo inglese, che ha operato un consistente taglio allo stato sociale, in uno dei momenti più difficili dell'economia mondiale. Va ricordato che non molto tempo prima le proteste studentesche, per gli aumenti elevati delle tasse universitarie, avevano costituito una corposa avvisaglia del clima sociale che veniva respirato sul territorio inglese. Il governo in carica non ha chiaramente saputo interpretare la tensione sociale del paese ed ha insistito su di una politica particolarmente incentrata su tagli sociali e di posti di lavoro a cui devono sommarsi gli aumenti dei servizi essenziali. La stagnazione economica certo non aiuta a calmare la situazione, ma la cura intrapresa si sta già rivelando fatale, andando ad intaccare in modo pericoloso la coesione sociale, principale strumento di stabilizzazione di ogni programma economico. Dall'Inghilterra il passaggio all'Europa continentale è molto breve, esiste un chiaro collegamento sottotraccia con il malessere che serpeggia tra i paesi del vecchio continente ed anche oltre (si pensi anche al caso israeliano, dove il governo è stato costretto a scendere a patti con i dimostranti). La situazione economica sfuggita di mano alla politica sta generando pericolosi focolai, che rischiano in ogni momento di trasformarsi in una degenerazione continua. Siamo di fronte ad una patologia del sistema economico che può portare ad un sovvertimento della società come è andata avanti finora. Le troppe differenze create da un sistema incongruo, sono state fino adesso mitigate da un intervento dello stato proprio sul piano sociale, che ha mantenuto, in qualche modo, incanalata la rabbia, ammortizzandola con strumenti appropriati, capaci di svolgere anche, oltre ad una azione livellatrice, una azione di controllo. Il progressivo abbandono, per ragioni di costi e di mancata volontà di investimento sulla materia, di queste politiche ha liberato ampie zone di malcontento che hanno portato e possono portare a forme di rivolta che sfiorano la ribellione allo stato. Scavare fossati profondi tra le classi sociali non porterà altro che disordine ed instabilità, purtroppo la scarsa mobilità sociale è già un dato di fatto di molte realtà occidentali, la situazione, con i provvedimenti che tutti gli stati stanno adottando incondizionatamente, sembra avviarsi verso nuove spaccature sociali, incrinando la tanto decantata coesione sociale. Si è di fronte ad una crescita esponenziale delle diseguaglianze, che si è venuta a creare per ragioni che niente hanno a che fare con il merito e le capacità lavorative e professionali, ma che si basano su legislazioni assenti o peggio colpevoli, atteggiamenti degli stati che hanno favorito la crescita di ricchezze non basate sull'ulteriore creazione di sviluppo ma di mero sfruttamento delle rendite di posizione e che, quindi, costituiscono, un pericolosità sottostimata delle ripercussioni sull'ambito della costituzione ed evoluzione del tessuto sociale. Senza un cambiamento di rotta siamo purtroppo destinati ad assistere ad altri casi simili ai fatti inglesi.
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