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martedì 11 ottobre 2011
La Birmania libera 6.300 prigionieri
La Birmania, messa alle strette dalle sanzioni di UE ed USA, annuncia la liberazione di 6.300 prigionieri. Tuttavia non viene precisato dagli organi statali birmani, se sono inclusi anche i prigionieri politici. La richiesta degli Stati Uniti e dell'Unione Europea verteva sul rilascio di circa 2.100 prigionieri politici, oggetto, quindi di abusi circa i propri diritti civili. Ed è proprio la questione sui diritti umani, non rispettati dalla passata giunta militare birmana ad essere la causa delle sanzioni di America ed Europa. Il nuovo governo birmano, pur avendo una impronta più libertaria è comunque espressione dei militari, che sono il vero soggetto forte dietro al governo. Ma la pressione sia internazionale, che interna, sta costringendo al cambiamento, seppure lento e graduale, il governo del paese, che sta operando progressive aperture in favore dei diritti civili e politici. I reclusi liberati rientrano nel piano avanzato dal governo al Presidente del paese, che richiedeva il rilascio dei cosiddetti prigionieri di coscienza e quelli che non costituiscono una minaccia alla stabilità dello stato ed alla pubblica tranquillità del paese. Con questa misura il governo della Birmania spera di attenuare la pressione di cui è oggetto e di cancellare le sanzioni per inserirsi a pieno titolo nell'economia della regione.
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