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lunedì 24 ottobre 2011

L'influsso della morte di Gheddafi

Come hanno agito sulla psiche dei dittatori, in carica e no, le immagini drammaticamente crudeli della morte di Gheddafi? Sono state un monito, un vaticinio spaventoso, che ha avuto un qualche effetto o sono state catalogate come evento inevitabile per chi non ha avuto la mano sufficientemente salda nella repressione, per chi non ha avuto il polso della situazione ed ha sottovalutato la ribellione, fidandosi delle prerogative fin li acquisite e quindi sopravvalutandosi di fronte ad un pericolo imminente? Lo svolgimento della crisi libica sfociata in guerra civile rappresenta un ottimo insegnamento per chi è ancora in sella e sicuramente si è visto nei logori panni di Gheddafi. La morte violenta del colonnello può costituire una svolta, in un senso o in un altro delle rivolte in atto? Se un fattore psicologico esiste non pare influire troppo su chi è al governo, la fine pur tragica di un "collega" non cambierà i piani di chi vuole mantenere il potere, semmai potrebbe esserci un inasprimento sulla scia dell'emotività; il grosso effetto psicologico potrebbe, al contrario essere, sui dimostranti, una spinta emotiva sulla base della concreta possibilità di rovesciare un regime. Un effetto psicologico del genere non è da sottovalutare per un regime non più saldo, costretto ad incrementare le forme e la violenza della repressioni. La via imboccata da Siria, Arabia Saudita, Yemen è caratterizzata da ripetute violenze tese a soffocare il dissenso ormai pubblico, è vero che questi paesi non possono contare sull'aiuto della NATO, e ciò è da considerare assolutamente certo per l'Arabia che è funzionale agli USA, ma per la Siria e lo Yemen la situazione potrebbe cambiare. L'errore di queste dittature è stato non interpretare all'inizio lo spirito delle proteste, non si sono operate concessioni ed aperture, se non in modo blando in Arabia Saudita, inoltre la mancanza di un ruolo cuscinetto svolto dall'esercito egiziano nel paese dei faraoni, ha determinato una spaccatura sociale con le forze armate che potevano essere un fattore calmierante. La vicenda libica dimostra che la fine del tiranno è possibile ed è tanto più possibile perchè il tiranno muore, non come in Tunisia o in Egitto, e questo fatto assume un valore simbolico enorme, che rimarrà a lungo impresso in quei popoli che patiscono sotto il giogo delle dittature. Se le repressioni continueranno ad essere violente la resa dei conti non potrà che essere violenta.

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