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venerdì 17 febbraio 2012
Esplode in Vietnam il problema legato alla terra
In Vietnam il problema della espropriazione dei terreni agricoli è da anni fonte di forte tensione, ma in questi giorni il livello dello scontro si è notevolmente surriscaldato. Partendo da un episodio di singola ribellione, dove un contadino si è barricato nella propria casa in armi, il tragico fenomeno, figlio di una corruzione imperante, è tornato alla ribalta, tanto da sollecitare il primo ministro, il comunista Nguyen Tan Dung, ha promettere azioni concrete contro i funzionari dello stato che operano attraverso la corruzione. La situazione del Vietnam è emblematica di quei paesi ex comunisti o anche che ancora si dichiarano tali, che hanno intrapreso il passaggio ad una economia di mercato. Il dato comune risulta appunto essere una presenza asfissiante di un ceto di burocrati, triste retaggio dei regimi comunisti, che cerca di aumentare i propri guadagni, sfruttando la propria posizione privilegiata nella, di solito, abnorme, macchina burocratica. La transizione economica vietnamita inaugurata alla fine degli anni ottanta, ha visto nel 1993 l'istituzione del diritto di acquisizione dell'utilizzazione dei terreni, rimasti comunque proprietà dello stato. Con l'avvicinarsi della scadenza del termine dei vent'anni, che avverrà nel 2013, il governo centrale teme una serie di rivolte popolari in nome del diritto alla terra, capace di sconvolgere l'assetto sociale del paese. Anche perchè, proprio in vista della fatidica scadenza, sono aumentati in modo esponenziale i reclami contro le autorità periferiche del paese, già bersagliate su altri fronti; i reclami presentati per le questioni inerenti ai terreni sono stimate già nel settanta per cento del totale. Inoltre si registra anche l'aumento di casi di violenza contro i luoghi delle istituzioni, con palazzi governativi e posti di polizia dati alle fiamme. La questione, insomma è vitale per la stessa sopravvivenza del regime, tanto che è allo studio la legalizzazione della proprietà privata o almeno una revisione del diritto fondiario. Tuttavia ciò non pare potere accadere in tempi brevi a causa delle resistenze sia all'interno del partito comunista, che degli stessi organismi burocratici. Ma la crescente organizzazione di manifestazioni a sostegno della privatizzazione della terra, preoccupa non poco il governo centrale, che nella peggiore delle ipotesi può vedere attuata addirittura una spaccatura decisiva all'interno del paese, a causa dell'esasperazione dei contadini. Malgrado le prospettive di crescita a due zeri, legate ad una industrializzazione che si sta progressivamente affermando e che si ritiene possa replicare i successi di altri paesi asiatici, che hanno avuto condizioni analoghe di partenza, l'importanza dell'agricoltura resta centrale sia nel quadro economico nazionale, sia, sopratutto, in quello sociale. In questo momento storico il Vietnam non può permettersi una crisi interna, di alcun tipo, ma sopratutto proveniente dal mondo contadino, capace ancora di catalizzare attorno alle proprie istanze un pesante consenso.
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