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martedì 21 febbraio 2012

L'Iran fa le manovre militari

Le forze armate messe in campo dall'Iran per le proprie esercitazioni militari hanno più di un significato. Intanto la prima ipotesi è che la Repubblica islamica, si prepari materialmente ad un attacco israeliano, non a caso la maggiore concentrazione di forze armate in esercitazione è nel sud del paese, dove vi sarebbero i siti nucleari, potenzialmente gli obiettivi più concreti per un attacco.Ma la coincidenza dell'arrivo degli ispettori delle Nazioni Unite, segnala, insieme, la volontà di esibire la propria forza agli inviati dell'ONU, ma anche vuole essere una concreta preparazione in vista di un possibile rapporto negativo e quindi un sostanziale via libera ai timori israeliani, che stanno dietro il possibile confronto bellico tra i due stati. Va specificato che il trattamento riservato agli ispettori inviati per monitorare le centrali nucleari iraniane, non è stato dei migliori: infatti il personale in visita si è dovuto districare tra divieti vari che non faranno che vanificare la missione. In questo caso il regime delle sanzioni sarà confermato, se non inasprito e per l'Iran ci saranno problemi sia economici, che, purtroppo, militari. Nonostante tutte queste premesse il governo di Teheran non pare arretrare di un millimetro e lo sfoggio delle manovre militari ne rappresenta una sostanziale conferma. Anche se si può ipotizzare che tale esibizione di forza sia legata anche ad aspetti interni, dove è necessario mostrare la fermezza del paese in campo internazionale per non indulgere sul piano interno, dove cova una ribellione della società sempre pronta ad esplodere. In quest'ottica si ritiene che un attacco israeliano rischierebbe di aumentare il consenso verso il regime, in una sorta di risveglio nazionalistico che andrebbe a rinforzare il governo iraniano. Questo rilievo non è secondario per quelle potenze che credono ancora possibile rovesciare Ahmadinejad e portare il paese ad una transizione democratica. Tuttavia, malgrado il lavoro sotterraneo, la presa del regime sulla società iraniana è ferrea, grazie ad un controllo costante e capillare, che in questo momento rende quasi impossibile questa ipotesi. Se questa analisi è giusta diminuiscono sempre di più le possibilità di contenere gli israeliani, che, peraltro, non vedono gran risultati dall'imposizione delle sanzioni, sui progressi nucleari degli Ayatollah. La globalizzazione economica ha avuto ricadute anche sui rapporti geopolitici e la chiusura di alcuni mercati può essere facilmente compensata con l'apertura di altri, anche a costo di qualche sacrificio economico. Proprio per queste ragioni la minaccia della chiusura dello stretto di Hormuz appare una sfida che ha soltanto lo scopo di innalzare la tensione, forse, anche in questo caso, più per il fronte interno e dei paesi o movimenti con i quali l'Iran intrattiene rapporti più stretti. La strategia iraniana nei confronti dell'occidente è quindi quella di procedere con minacce ed esibizione di forza per il solo scopo di guadagnare tempo nella corsa all'atomica; nel contempo continua la guerra, fatta di attentati e spionaggio tra Iran ed Israele, con gli USA a rinforzo. I recenti attentati a diplomatici israeliani, malgrado le smentite, sono serviti come rappresaglia alle morti sospette di scienziati nucleari iraniani, di cui Israele ha negato di essere implicato. Si tratta di segnali concreti di come la tensione stia raggiungendo il livello di guardia, solo una azione convinta della diplomazia mondiale può, forse, ancora mettere un freno alla degenerazione della situazione, sempre che non sia troppo tardi.

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