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venerdì 10 febbraio 2012

Gli USA hanno bisogno dell'Italia di Monti

L'accoglienza calorosa riservata dagli Stati Uniti al premier italiano Monti, segna una inversione di tendenza nei rapporti tra i due paesi. Con Berlusconi, aldilà delle dichiarazioni di facciata in nome della storica alleanza atlantica, la politica estera italiana aveva messo al centro della propria azione, e predilezione, i rapporti con la Russia, sopratutto per le affinità che legavano i leader dei due paesi. In questa fase il rapporto con gli USA, da sempre il primo alleato italiano fin dal secondo dopoguerra, aveva subito un raffreddamento non dovuto soltanto al nuovo indirizzo scelto dai governi di Berlusconi, ma dettata sopratutto dai mutati assetti geopolitici mondiali; che poi il precedente presidente del Consiglio italiano non facesse molto per recuperare questa distanza, aveva soltanto contribuito all'allontanamento reciproco, pur nella conservazione di un legame comunque stretto. Uno degli effetti della crisi economica mondiale è la necessità per gli USA di trovare partner politici che sostengano la necessità di una politica economica espansiva, che favorisca, cioè, secondo la visione dell'amministrazione Obama, una ripresa stabile e duratura, che permetta una penetrazione redditizia dei prodotti americani. Se la UE resta, nonostante tutto, il mercato privilegiato e più ambito di tutti i paesi produttori, che vogliono trarre guadagno dalle loro esportazioni, la politica tedesca, che è il paese che più pesa nelle decisioni comunitarie, costituisce l'ostacolo maggiore a queste aspirazioni a causa della visione diametralmente opposta in materia di politica economica. La cancelliera Merkel ha finora lavorato in funzione dell'esigenza della sola riduzione del debito, in maniera piuttosto spinta, imponendo a tutta la zona euro politiche restrittive, che non possono altro che soffocare qualsiasi ambizione di maggiore inserimento in questo mercato. E' una politica sia economica che finanziaria, quella tedesca, che rappresenta anche una salvaguardia al proprio prodotto, ma soltanto nel breve periodo, tanto che gli ambienti produttivi tedeschi hanno già iniziato da tempo a sollevare obiezioni per l'andamento futuro della stessa economia della Germania, che rischia di avere aziende con i magazzini pieni di merce invenduta. Nonostante queste sollecitazioni la Merkel offre ancora soltanto timide aperture a politiche maggiormente espansive, sostanzialmente perchè è in ostaggio di settori molto forti della società tedesca che sono ancora influenzati dalla situazione greca e temono gli effetti deleteri di una politica espansiva più dei possibili benefici. Per gli USA è venuta meno, relativamente all'Europa, anche l'importanza economica del loro alleato numero uno: la Gran Bretagna, che rifiuta le misure predisposte dalla UE, in nome della propria indipendenza finanziaria, ma, che, di fatto si è posta con questa decisione ai margini del mercato europeo. In tutto questo panorama che sembrava bloccato per le aspirazioni americane, la salita al potere di Monti, ha permesso di nuovo di individuare l'Italia come alleato strategico nel piano di sbloccare l'ingessata politica economica europea. Del resto il nuovo premier italiano, dopo avere imposto misure draconiane alla maggior parte della popolazione italiana, che gli hanno permesso di riscuotere il plauso dei rigoristi, oltre che degli ambienti finanziari, ha immediatamente inaugurato una nuova fase proprio negli ambienti comunitari, dove propugna, pur mantenendo politiche di rigido controllo della spesa, una politica economica espansiva, basata su investimenti mirati, capace di innescare una ripresa che segni una inversione di rotta dell'andamento globale. Questi segnali sono stati colti anche dalla Cina, che si è fatta avanti più volte per sostenere il debito europeo ed attraverso ciò favorire la ripresa economica. Per gli USA l'alleato italiano riprende così il suo alto valore strategico, proprio in chiave anti tedesca, infatti seppure non ne possiede i fondamentali economici, Roma è pur sempre il terzo paese per importanza dell'area euro ed un suo coinvolgimento nella politica economica è imprescindibile dal salvataggio delle moneta unica. Per Obama fare leva su di un alleato che ha ritrovato affidabilità e può appoggiare la sua concezione espansionista in materia di politica economica è vitale per il fattore economico del paese e di conseguenza per gli argomenti da portare nell'imminente campagna elettorale. La ripresa dell'occupazione USA, può essere incrementata ulteriormente con dosi crescenti di prodotto esportato in un mercato rinfrancato dalla ripresa dell'Euro, che può avvenire grazie all'azione congiunta del contenimento del debito e di nuovi investimenti che sollecitino il nuovo incremento produttivo, in modo da consentire la capacità di assorbimento di nuovi prodotti. Seppur nati sotto la difficile stella di una congiuntura problematica, la nuova stagione dei rapporti USA-Italia si annunciano promettenti proprio per la similitudine che può legare Obama a Monti, anche se per il primo le possibilità di allungare il mandato crescono ogni giorno di più, mentre il secondo è un governante con una scadenza certa.

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