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lunedì 13 febbraio 2012
Siria: la miopia della Russia, l'iniziativa della Lega Araba e la questione libanese
Ormai l'isolamento di Cina e Russia sulla questione siriana, sta assumendo proporzioni sempre maggiori, che potranno alterare i rapporti diplomatici esistenti, sopratutto tra i due paesi e le nazioni aderenti alla Lega Araba; infatti la richiesta esplicita da parte di quest'ultima, avvenuta in maniera ufficiale, dell'invio di una truppa di pace sotto l'egida dell'ONU, con lo scopo di fermare i massacri imputati ad Assad, rischia, se continuerà a permanere il veto in Consiglio di sicurezza da parte di Mosca e Pechino, di alterare in modo significativo le relazioni con i paesi arabi, con ricadute ovvie sugli aspetti economici legati al rifornimento del petrolio. Al tema è particolarmente sensibile la Cina, che necessità di sempre maggiori forniture di greggio per sostenere il proprio sistema produttivo ed è infatti il paese meno rigido sulla possibilità di trovare un accordo. Più difficile da scalfire la posizione di Mosca, che è legata alla Siria attuale, da una serie di accordi ritenuti vitali per Mosca, che riguardano la cooperazione militare, diplomatica ed economica. Il governo russo ha cercato di fare passare, davanti al panorama internazionale, un proprio attivismo, slegato dall'azione comune di ONU, UE e Lega Araba, per convincere Assad a posizioni più morbide, che ne permettano una difesa di fronte all'opinione pubblica internazionale. Ma, per ora, il regime di Damasco è rimasto sordo alle suppliche russe ed anzi, ha intensificato la repressione con azioni ancora più violente e spettacolari, che hanno peggiorato l'immagine di fronte al mondo intero. Il fallimento russo dimostra che Assad è conscio di potere godere dell'alleanza con Mosca, nonostante tutto; ciò, di fatto, va a peggiorare la posizione della Russia che pur non avendo più scusanti per difendere la Siria, continua imperterrita ad esercitare il proprio diritto di veto nel Consiglio di sicurezza. Ma l'azione della Lega Araba obbligherà Mosca ad una decisione, qualunque essa sia, che determinerà conseguenze decisive per il ruolo della politica estera futura della Russia. Infatti se continuerà a prevalere la posizione contraria ad un intervento volto a fermare le violenze in Siria, per Mosca si tratterà di un declassamento diplomatico, per manifesta incapacità di vedere la situazione a lungo termine, che andrà a precludere, con l'ovvia caduta di Assad, anche la propria posizione nel paese, motivo ultimo del veto in Consiglio. Su Mosca ricadrà la colpa della mancata azione, con il conseguente tragico bilancio dela contabilità dei morti e probabilmente un paese in uno stato instabile che potrà essere un pericolo per tutta la regione. Proprio per questo motivo la preoccupazione della Lega Araba ha inasprito le sanzioni e tagliato tutti i contatti diplomatici con il regime siriano. La Lega Araba non vuole una destabilizzazione che può allargarsi a macchia d'olio e che comincia a presentare i propri effetti in quella bomba ad orologeria che è da sempre il Libano. La presenza massiccia in questo paese delle formazioni Hezbollah, di matrice scita e da sempre sostenuti da Assad, costituisce infatti un pericolo potenziale elevato e fonte di innalzamento della tensione. Più volte Assad ha usato provocare conflitti nelle zone limitrofe per distogliere l'attenzione mediatica dai propri problemi interni, fin dall'inizio della crisi. Il pericolo di un nuovo conflitto libanese è ora concreto, se inquadrato in una strategia di Damasco volta a creare caos nella regione. Il paese dei cedri sta vivendo un periodo relativamente stabile di pace, assicurato dalla presenza del contingente UNIFIL, ma neanche le forze armate straniere presenti nel paese, potrebbero fermare una ripresa delle ostilità su grande scala istigata dall'esterno. Ad aggravare la situazione vi è la questione del possibile conflitto Israele-Iran, che potrebbe creare tensioni molto forti alla frontiera tra Libano ed Israele, per l'azione Hezbollah, tradizionali alleati di Teheran. Come si vede una situazione esplosiva, più di quanto trapeli dai pur continui resoconti della stampa. Ci si trova di fronte a più motivi e cause che, prese insieme o anche singole, potrebbero innescare conflitti armati capaci di sovvertire l'ordine mondiale. E' questo il quadro in cui potrebbero concretizzarsi i peggiori timori della Lega Araba ed a ruota di USA e UE. La situazione, pur gravissima per le condizioni cui è sottoposta la popolazione della Siria, potrebbe avere un peggioramento sostanziale che andrebbe ad impattare sull'intera condizione mondiale, con peggioramento della situazione delle relazioni internazionali, degli equilibri militari e le ovvie ripercussioni economiche. La soluzione proposta ora dalla Lega Araba, ma caldeggiata ancora prima da USA e UE, pare ormai l'unica che possa bloccare questa deriva, dato che le sanzioni, pur fiaccando il regime, non hanno ottenuto risultati degni di nota. E' una via da percorrere senza alternative, anche a costo di superare la stessa ONU e passando così il veto di Cina e Russia. E' chiaro che ciò sancirebbe definitivamente la fine dell'assetto attuale delle Nazioni Unite, accelerando la necessaria riforma per cambiare uno schema uscito e rimasto immutato dalla fine della seconda guerra mondiale e non più adatto ai radicali cambiamenti avvenuti negli ultimi sessanta anni.
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