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Politica Internazionale
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martedì 7 febbraio 2012
Il pericoloso precedente italiano
Politicamente quello che succede in Italia, può essere interpretato come un laboratorio, un possibile futuro di un'Europa, dove le normali pratiche democratiche vengono sospese, in modo morbido, per favorire la supremazia dei poteri economici e finanziari, alle prese con i guasti che essi stessi hanno generato. Dietro lo stato di emergenza economico, senz'altro presente e pressante, si sono venuti a creare i presupposti di un intervento di urgenza sancito dalla più alta carica dello stato e supportato dai principali partiti del paese, che hanno conferito alla soluzione adottata tutti i crismi della democrazia. Se formalmente è così, la sostanza pare indirizzarsi in tutt'altra direzione: il paese si trova guidato da un governo non eletto, non passato, cioè, sotto la formale valutazione del corpo elettorale, ma soltanto vagliato, pur nei modi previsti dalla legge, dal potere legislativo. Questa la situazione dei fatti senza alcuna valutazione di merito. Se poi si vuole entrare in una valutazione più partigiana, appare francamente dubbio che il cosidetto governo dei tecnici, sia composto da persone legate a filo doppio con quel mondo, sia finanziario, che accademico, che, nella migliore delle ipotesi, mentre ricopriva cariche importanti, non si è accorto della rovina cui andava incontro il paese. Basterebbe soltanto questa considerazione per delegittimare quello che è il punto forte dell'attuale esecutivo italiano: la competenza. Non sembra neppure sufficiente la questione del prestigio internazionale, del cui abbassamento è stato accusato, forse non a torto, il precedente governo, giacchè l'apprezzamento dei soci forti della UE, Germania e Francia, sembra costruito a tavolino per presentare un'Unione Europea più forte di fronte al panorama finanziario. Che l'Italia, essendo la terza economia della zona euro, sia importante, anzi decisiva, nel quadro della salvezza della moneta unica, è assodato, ma questo governo appare troppo compiacente ed appiattito su politiche economico finanziarie, che appaiono dettate alla sola funzionalità delle esigenze tedesche, a cui anche la Francia va a rimorchio, sebbene con modalità maggiormente attenuate. Volendo valutare le misure prese dal governo in carica a Roma, non si può che sottolineare, che i provvedimenti adottati, con l'avvallo di quello che fino a poco tempo prima era il principale partito di opposizione e che si dichiara di sinistra, vanno in una direzione esclusivamente di tutela della ricchezza non proveniente da lavoro, garantiscono le rendite di capitale e quindi in sostanza tutelano il mondo finanziario, a cui non è stato praticamente richiesto alcun sacrificio. Viceversa la scure del governo si è abbattuta sui salari e sulle pensioni andando ad aggravare situazioni già compromesse dalla crisi economica e che la spettacolarizzazione della lotta all'evasione, certamente da perseguire, non pare altro che il contentino studiato per compensare, in maniera psicologica i nuovi disagi, giacchè il reddito recuperato non è stato, finora, impiegato per abbassare il ivello di tassazione dei redditi fissi. Questa politica di facile elaborazione ed attuazione, che non richiede per essere pensata, certamente la competenza accademica e professionale di cui sono pieni i curriculum dei nuovi ministri italiani, mette in pratica la distruzione dello stato sociale, come più volte richiesto dal mondo finanziario, non poteva essere attuata dal precedente governo di destra che guidava il paese, perchè sarebbe stato avversato in maniera massiccia dal mondo della parte politica avversa. Ora l'inclusione del principale partito di opposizione nella maggioranza che sostiene il governo, con la scusa della necessità e dell'urgenza, vengono avvallate misure nettamente contrarie alla qualità della vita proprio di chi costituisce la base elettorale di quel partito. Ma ciò non può non impedire la domanda se anche parte del partito dell'opposizione è composto proprio da parti di quel mondo che ha causato lo stato di rovina attuale. Questo ampio preambolo ha la presunzione di spiegare a cosa può andare incontro una Europa priva di regole certe e condivise ed istituzioni politiche forti ed indipendenti, che sappiano privilegiare il bene comune anzichè mantenere la forza di alcune parti del sistema, che preservandosi alimentano le diseguaglianze ed impoveriscono la massa dei cittadini. L'esempio italiano è la concreta prova di un arretramento sociale ed economico a cui va incontro la totalità della popolazione europea, che corre il rischio di essere guidata, come sta succedendo in Italia, da quella parte sociale che ha causato il dissesto, senza neppure averlo scelto. Anche sotto l'attacco del mondo speculativo, che può benissimo paragonarsi ad una guerra, sospendere le decisioni del popolo non può costituire una buona prassi ed il concreto pericolo che questa modalità si estenda, può diventare un precedente pericoloso. Peraltro il tentativo di sospendere la sovranità greca, dichiarato dalla Germania e passato quasi sotto silenzio, rappresenta un seguito evidente a questa via antidemocratica che pare avere imboccato il vecchio continente. Quello da evitare per prima cosa è l'assopimento e la rassegnazione che sembrano avere colpito le persone, missione non facile perchè i mezzi di informazione paiono compatti, tranne qualche rara eccezione, sostenitori di questo nuovo modo di governare le persone e le cose. In effetti dopo anni di sonnifero televisivo, anche le prese di posizione degli indignati vengono smorzate con la repressione ed il silenzio e la gente comune è sempre più china su se stessa nel tentativo di raggiungere la fine del mese. Eppure una primavera europea è sempre più necessaria per risvegliare le coscenze e prendere atto della necessità di non arretrare di fronte all'erosione dei diritti faticosamente conquistati dalle generazioni precedenti. L'Europa è nata per migliorare la vita dei suoi cittadini non per peggiorarla.
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