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lunedì 27 febbraio 2012
Putin verso l'elezione
Mentre si avvicina la data del 4 Marzo, giorno delle elezioni presidenziali in Russia, nel paese cresce la protesta contro il candidato favorito Putin. L'opposizione mette in scena proteste spettacolari, come la creazione di una catena umana di sedici chilometri, che ha circondato il centro di Mosca, dove sono state impegnate 11.000 persone, secondo la polizia, 30.000 secondo gli organizzatori. Gran parte dell'opinione pubblica non ha ancora accetato il verdetto delle elezioni parlamentari del dicembre scorso, dove vinse con oltre il 50% dei suffragi il partito del governo Russia Unita. Su queste tornata elettorale ha gravato il forte sospetto di brogli che hanno alterato in maniera significativa l'esito del voto. Proprio per questa ragione è salita la protesta in Russia, specialmente concentrata nelle maggiori città. Se su questo argomento vi è stata l'aggregazione convinta delle diverse forze che compongono l'opposizione, tale aggregazione non è però andata oltre le sole proteste, non riuscendo, per le profonde differenze ideologiche, a sintetizzare un piano comune alternativo a Putin. Il malessere presente nel paese si è quindi disperso in mille rivoli, senza che si arrivasse ad una intesa capace di portare unità nell'opposizione per mettere in difficoltà il candidato favorito. I sondaggi, dicono infatti, che Putin dovrebbe essere eletto al primo turno con una percentuale variabile di consensi tra il 50 ed il 66%. Si tratterebbe comunque di una grossa affermazione, che non dovrebbe richiedere neppure la necessità di effettuare dei brogli. Putin è in vantaggio proprio grazie alle estreme divisioni di una opposizione troppo frammentata, non certo per i suoi programmi elettorali che si rifanno ad un populismo nazionalista, che nasconde una pochezza di argomenti clamorosa. Ma bisogna riconoscere che la retorica militarista e l'unità del paese, intesa come espressione di potenza, quasi un revanscismo sovietico, fanno ancora molta presa sulla popolazione. L'obiettivo, veramente lontano da essere realizzato per gli attuali sviluppi geopolitici ed i mutati assetti di forza mondiali, di ridare un ruolo centrale e da protagonista al paese, anche attraverso la rinnovata potenza militare piace inspiegabilmente ad un paese afflitto da condizioni di miseria in forte aumento in tutte le fasce sociali. Eppure nel programma di Putin è scritto nero su bianco che oltre 506 miliardi di euro saranno destinati al riarmo, per rimodernare entro il 2020 le forze militari russe. Quale impiego per questo arsenale prevede il candidato Presidente? La generica definizione di nemico straniero può andare bene per ogni occasione per riaffermare la Russia come super potenza, ma più che verso l'esterno Putin potrebbe usare i militari per reprimere le istanze indipendentiste che si sono più volte presentate nelle repubbliche alla periferia dell'impero. E' anche possibile che Putin intenda percorrere la strada della creazione di una nuova sfera di influenza, per ricalcare la giurisdizione dell'ex Unione Sovietica, in prima battuta favorendo in tutti i modi i movimenti di quei paesi che si sono staccati dalla Federazione Russa e che, al contrario, ne propugnano il ritorno, con metodi pacifici, ma tenendo sempre pronto per ogni evenienza il rinnovato arsenale. Nonostante il ridimensionamento avvenuto sul piano internazionale la Russia può ancora ricoprire un ruolo da protagonista, anche in forza del diritto di veto presso il Consiglio di sicurezza dell'ONU, ma è obiettivamente difficile che riesca a riguadagnare l'importanza ricoperta negli anni della guerra fredda come vorrebbe Putin. Tuttavia la necessità di ritagliarsi un ruolo differente da quello attuale sul piano diplomatico, potrebbe portare Putin ad azioni imprevedibili nei nuovi scenari che si stanno presentando nell'immediato futuro, come insegna l'atteggiamento sulla questione siriana e sopratutto nel caso di conflitto tra Israele ed Iran.
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