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giovedì 1 marzo 2012

Riflessioni sullo stop del programma nucleare della Corea del Nord

Pyongyang fornisce un aiuto insperato per la campagna elettorale di Obama; infatti la promessa di congelare la sua attività di ricerca nel campo degli armamenti nucleari in cambio di aiuti alimentari e di energia
da alla regione una stabilità che, dopo il cambio di regime, pareva in bilico. Per il Presidente uscente un'ottima carta da giocare per i dibattiti di politica internazionale e sul piano diplomatico l'opportunità di dedicare maggiori energie al caso iraniano. Contrariamente alle prime notizie diffuse la Corea del Nord non rinuncia definitivamente al suo programma nucleare, ma lo sospende dando anche l'opportunità agli ispettori dell'AIEA di controllare i siti dove si lavora all'arricchimento dell'uranio e di verificare così i progressi nord coreani nella corsa all'atomica. Gli esperti di affari nord coreani ritengono che questa concessione è il massimo che al momento si possa ottenere, ma il risvolto positivo è che tale mossa costituisce comunque una apertura al dialogo del paese che più si è isolato ai rapporti internazionali. Dietro a questa decisione è difficile dare una lettura sicura di come la Corea del Nord è arrivata a tale determinazione, il fattore più determinante è stato senz'altro il cambio al vertice del governo di Pyongyang a causa della morte del vecchio dittatore. Ma non è chiaro se questa nuova via che segna l'apertura del paese sia dovuta al successore o se viceversa, il potere sia ora in mano ai militari , i quali possono finalmente imprimere una nuovo indirizzo alla politica estera della nazione, che possa mettere fine ad un isolamento che ha portato fame e carestia per la popolazione. Secondo l'ONU, infatti, almeno un quarto della popolazione sarebbe allo stremo per la cronica mancanza di generi alimentari e l'accordo con gli USA, che prevede la fornitura di 240.000 tonnellate di derrate, permetterebbe di alleviare almeno la situazione più urgente. Le trattative tra le due parti prevedono la ripresa dei colloqui sulla base di quanto stilato nel 2005, quando la Corea del Nord aveva accettato di rinunciare all'arma atomica in cambio di aiuti alimentari. Non è la prima volta quindi che i nord coreani promettono di andare verso il disarmo atomico ma poi non mantengono tali promesse. Per questa ragione parte dell'opinione pubblica americana resta scettica sulle reali intenzioni del paese asiatico, tuttavia attualmente si è in presenza di nuove condizioni, come il mutato assetto del potere e la particolare gravità della situazione alimentare del paese, che fanno ben sperare l'amministrazione americana. In ogni caso dal punto di vista diplomatico era impossibile per Washington lasciarsi sfuggire una occasione del genere, che potrebbe portare ad una situazione contraddistinta da stabilità la regione del sud est asiatico. La presenza di Giappone e Corea del Sud, tradizionali alleati americani e l'importanza dei transiti commerciali nei mari limitrofi, pone sul ruolo della Corea del Nord più di un motivo di attenzione. Anche se occorre riconoscere legittimi i dubbi di chi sostiene che l'unico mezzo di pressione di Pyongyang è soltanto la minaccia atomica, quindi una volta finiti i vantaggi di questi ultimi accordi potrebbe ricominciare il teatrino dei test nucleari per sensibilizzare un'altra volta gli americani. Per questo motivo Washington tenta di coinvolgere nei negoziati anche Cina, Russia, Giappone e Corea del Nord, in modo di organizzare una trattativa con sei soggetti, tutti interessati alla stabilità regionale. Se le intenzioni nord coreane sono sincere occorrerà offrire aiuti concreti per permettere lo sviluppo dell'economia di Pyongyang, che al momento versa in situazioni disastrose, in modo da risollevare il paese per consentire alla sua popolazione standard di vita sufficienti. Tutto sta nelle reali intenzioni di chi è effettivamente al potere, ma sia Cina che Corea del Sud temono concretamente esodi massicci di persone in fuga dalla fame ed è quindi loro primario interesse che la Corea del Nord riesca ad uscire dalla crisi. Negli USA si è sviluppata, immediatemente dopo la diffusione della notizia del congelamento del programma nucleare nord coreano, una corrente che vedeva possibili ricadute positive anche su situazioni dove la presenza di possibili ordigni nucleari crea motivi di attrito con l'amministrazione americana; ma la situazione di India, Pakistan ed Iran è totalmente differente dal paese della penisola coreana. Pur caratterizzati da situazioni di povertà le condizioni di questi paesi non sono allo stremo come la Corea del Nord e godono di organizzazioni sia statali che militari di tutt'altro livello. Pare impossibile che la trattativa nord coreana inneschi un effetto analogo in nazioni che hanno un determinato ruolo internazionale e dove il possesso, effettivo o potenziale, dell'atomica ha ben altre valenze che quelle di Pyongyang.

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