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venerdì 13 luglio 2012
Cina: troppo piccolo il mercato interno, la crescita rallenta
Il rallentamento della crescita cinese, registrato al di sotto dei valori previsti dal governo, impone a Pechino una attenta valutazione sullo stato complessivo della propria economia. Quello che colpisce è un apparato industriale oramai sovradimensionato al bisogno della domanda, sia esterna che interna. La crescita esponenziale delle scorte industriali, si può spiegare soltanto con una consistente minore vendita verso l'estero, non compensata abbastanza dallo stimolo della domanda interna. In realtà la diminuzione delle esportazioni era attesa, a causa della crisi dei paesi ricchi, ma non con questi volumi; per rimediare al calo della domanda esterna si era pensato di stimolare la crescita di quella interna per generare un effetto di compensazione, che potesse permettere un bilanciamento tale da mantenere il previsto tasso di crescita. La ritardata adozione della strategia e degli strumenti per l'aumento del fronte interno giunto al maggiore calo della domanda esterna hanno, di fatto, provocato il rallentamento che proprio Pechino voleva evitare a tutti i costi. Gli effetti pratici di questo rallentamento vanno dal già citato aumento delle scorte, ai tagli salariali ed al fenomeno dei fallimenti industriali, tipico di una economia avviata verso la maturità. Eppure le manovre del settore bancario erano indirizzate per favorire il credito: la banca centrale cinese per ben due volte ha abbassato il tasso di interesse e per tre volte ha ridotto la quota di riserva del capitale degli istituti bancari, per favorire il circolante. Inoltre il controllo sul settore immobiliare, se ha creato inizialmente un rallentamento del comparto, ha concretamente impedito lo scoppio della tanto temuta bolla immobiliare, che molti danni ha generato negli Stati Uniti. Ed anche il fenomeno inflattivo, spauracchio di Pechino, è rimasto contenuto intorno al 2,2%. Tuttavia ciò non è bastato a mantenere una crescita ancora troppo basata sulle esportazioni, mentre l'immenso paese cinese potrebbe rappresentare per se stesso una enorme valvola di sfogo della propria produzione. Alla base di questa mancanza vi è ancora troppa arretratezza delle regioni interne, che patiscono una differenza di reddito con la costa e le regioni industrializzate in notevole misura, sebbene siano stati fatti alcuni sforzi per dotare di infrastrutture le regioni più povere, la vastità del territorio non ha permesso uno sviluppo omogeneo del paese, che, oltre essere fonte di profonde tensioni sociali, rappresenta indubbiamente un grande ostacolo alla diffusione commerciale dei prodotti. Non si può non notare anche una mancanza di visione più ampia da parte di Pechino, che ha concentrato l'industrializzazione soltanto in alcune zone, che hanno accresciuto i propri redditi, a discapito di altre lasciate in situazioni arretrate. Se questa scelta poteva essere giustificata all'inizio del processo di industrializzazione del paese, che non disponeva di adeguate risorse per coinvolgere l'intero territorio, quello che sorprende è la mancata attuazione di un benessere più diffuso in grado di incrementare un mercato interno decisamente asfittico. Infatti alle dichiarazioni governative, che hanno più volte messo al centro dei loro programmi la crescita del consumo interno, non sono seguiti atti capaci di realizzare concretamente questi propositi. Ora in una situazione di compressione dei consumi generalizzata, il ritardo cinese nel creare i presupposti di un innalzamento della domanda interna, rappresenta un ulteriore fattore di debolezza dell'impostazione del sistema della Cina, che si trova con la necessità di svuotare i magazzini delle proprie fabbriche. Il rischio è quello di abbassare i prezzi e di ingolfare mercati già saturi, che rischiano di diventare totalmente incapaci di ricevere altri prodotti, andando così a bloccare il circolo della crescita in maniera determinante. Finiti, quindi i tempi della crescita esponenziale per Pechino si tratterà di elaborare nuove strategie per evitare valori di crescita troppo piccoli per i suoi standard; una sfida molto difficile per il governo ed il popolo cinese.
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