Un rapporto dell'ONU, avverte che la situazione, già difficile, della striscia di Gaza è destinata a diventare esplosiva, per quanto riguarda le condizioni economiche ed igieniche, nel prossimo futuro, andando ad innescare sia una bomba umanitaria, che rafforzare i duri motivi di contrasto con lo stato israeliano. La stima si basa sulle previsioni della crescita della popolazione, destinata ad aumentare di mezzo milione di abitanti entro il 2020, senza che vi sarà una crescita economica altrettanto consistente ed in grado di assicurare condizioni di vita adeguate. Quello che preoccupa maggiormente è la scarsità di infrastrutture che non consentono un accesso diffuso ai servizi elettrici, all'acqua potabile ed all'istruzione. Sono presupposti che non possono fare scattare segnali di allarme, perchè relegano una popolazione già sacrificata verso scarsità di igiene ed ignoranza, condannandola ad una continua regressione che nega una qualsiasi possibilità di miglioramento. La necessità di aumentare le scuole, i posti letto negli ospedali e lo stesso personale medico, potrebbe diventare una causa scatenante di ribellioni ed atti di terrorismo, andando ad incrementare l'avversione per Israele, individuato come il primo responsabile di questo degrado, sia dalla popolazione, che dai paesi arabi, nei quali sono in atto sovvertimenti dei regimi politici che garantivano a Tel Aviv una relativa sicurezza alle sue frontiere. Nonostante, infatti, l'esercito egiziano sia responsabile della chiusura di un gran numero di tunnel che attraversano la frontiera e che permettevano ai palestinesi di Gaza, di recarsi al lavoro in Egitto, impiegati sopratutto nel settore edile, il sentimento popolare maggioritario in Egitto è sempre più contrario ad Israele, che vede come uno stato oppressore di un popolo che sta di diritto tra gli arabi. La mancata soluzione che la costituzione dello stato palestinese, poteva rappresentare, per permettere una effettiva distensione verso Israele è destinata a pesare in modo preponderante nello sviluppo dei nuovi governi dei paesi usciti dalla primavera araba. Il biglietto da visita di una parte di palestinesi tenuta in situazione di emergenza continua a causa dei blocchi imposti dall'esercito israeliano, sarà per Tel Aviv un argomento centrale con cui dovrà confrontarsi se vorrà avere rapporti diplomatici con diversi paesi arabi. Senza una soluzione positiva della questione, l'isolamento di Israele si farà sempre più marcato e, con esso, la crescente avversione delle popolazione arabe, che non potrà non influenzare l'operato dei propri governi. Ma gli stessi palestinesi devono superare i loro contrasti interni, per procedere di pari passo verso la costruzione dello stato palestinese, che rappresenta l'unica alternativa allo stato di miseria di gran parte della popolazione. Senza che Hamas e l'OLP riescano a trovare una intesa comune e sopratutto duratura, la profonda divisione in atto favorisce soltanto Israele, che ha tutto l'interesse a tenere divise le due anime politiche della Palestina, viceversa un visione univoca dei due movimenti, focalizzata sulla costruzione dello stato, come esigenza fondamentale del popolo palestinese, da cui fare discendere tutte le altre questioni, non può che obbligare Tel Aviv a riconsiderare le proprie posizioni, anche perchè le questioni contingenti dello stato israeliano potrebbero costringerlo alla ricerca, su questo fronte, di una soluzione rapida, come caldeggiato da più parti, tra cui, nonostante gli atteggiamenti ondivaghi, gli Stati Uniti, per permettere la concentrazione esclusiva sulla questione iraniana.
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